In vita mia sono stato in montagna una sola volta. Ero bambino, non era nemmeno Inverno, non c’era nessuno della mia età, ero con mia madre e mio padre e l’unico gran lato positivo che ricordo è di aver scoperto di avere una fotofobia per tutte le due settimane che ci sono stato: la congiuntivite non mi faceva tenere gli occhi aperti se c’era luce solare e mi sono rimaste un sacco di foto in cui sembra mi piaccia un sacco l’eroina. Non ce n’è una in cui sorrido perchè mi bruciava e mi lacrimava tutto quello che stava sotto la fronte e mio padre mi ha pure ripescato da un torrente perchè ci sono finito dentro da mezzo ciecato.
Non sono più andato in montagna perchè ho paura di finire in un torrente di nuovo o al peggio di venire intervistato dal tizio di Studio Aperto con gli occhiali a culo di bottiglia di grappa Piave che mi chiede se mi sto divertendo e in caso di risposta negativa mi rincalza sul perchè cazzo non mi sto divertendo.
Sei in montagna, ti devi divertire cazzo. Non ti piace la montagna? E allora cosa ci fai qua. E se ti piace la montagna, perchè non ti stai divertendo? Si sta bene qua, non vedi come si sta bene? Scrivi qualcosa di ispirato guardando fuori dalla finestra. No. Allora vai a fare un giro che è bello fuori, non vedi com’è bello? Non mi interessa. Eppoi arriva l’inevitabile commento di qualcuno che ti gira attorno “Fai le tue cose lì, quello che sai fare meglio, tipo lamentarti”.
Come diceva Ugo Illing: se sei in montagna ti devi divertire per forza o qualcuno ti cagherà il cazzo, se invece sei i FBYC e fai uscire la Domenica due pezzi nuovi non urlati qualcuno ti cagherà il cazzo.
Quassù c’è quasi tutto sono due pezzi per sedici minuti di roba che completano l’eclissi e il gran freddo iniziati con Come fare a non tornare, l’estinzione di tutto ciò che erano i FBYC fino ad Ormai, in una svolta che è ancora più grossa di quella che era toccata prima con il cambio di lingua del cantato perchè a sto giro è cambiata la botta e si resta tutti fermi, è ufficiale. A sto giro si passa dal sentirsi vivere addosso i pezzi e a buttarli fuori facendo a gara a chi li canta a voce più alta e a testa più bassa quando c’è il giro di chitarra al “ehi, no, così fa male“. Non è una cosa che deve piacere o non piacere, non ci si deve trovare d’accordo o meno, è la trasformazione di un gruppo che ha dato-detto-fatto tanto in qualcos altro. E’ una cosa che si subisce addosso, fine della storia.
Si fa partire il disco, ci si becca due minuti di silenzio prima di iniziare a sentire quel totem strumentale di dieci minuti piovuto direttamente dal pianeta degli indiani tristi dal muso lungo che è Angoli.
Si è ostaggio di questa cosa che è più lenta e monotona e CAZZO silenziosa, ma non si riesce a fermare prima della fine. Va cambiata l’attitudine con cui ci si avvicina ad ogni loro roba di questa fase e in questo processo di distacco l’hype che avevamo coi dischi precedenti rende tutto più difficile e sì, ci ha fatto più male che bene, a tutti (leggasi “Spegniamo tutto, restiamo soli, non pensiamoci più”).
Jacopo è sempre uno dei migliori a scrivere le cose e gli va dato il merito di essere uno di quelli che sa quali sono le cose che vanno scritte e non quelle che il fan in fotta vuol sentire, che poi le due cose in molti pezzi/situazioni/dischi coincidano in modo così reale che neanche l’effetto Forer degli oroscopi è pura parte della stregoneria che ha reso i Fine Before You Came quello che sono. Meno testi e più mantra tristi, forse. Meno botta e più silenzi sicuro, poi la svolta del cantato alla Enrico Ruggeri in certe parti di Distanze è frutto dell’adattarsi a un nuovo comunicare che è hardcore in un modo tutto suo, che poi non so neanche cosa voglia dire, ma insomma non credo c’entri la figa.
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é_è

Sono le 23.43 quando mi chiamano dalla redazione di Bastonate e mi dicono: “Il servizio lo dobbiamo mandare in onda domani, ho bisogno di una recensione del nuovo film di winding refn.” E io rispondo: “Non posso, al momento le idee non sono chiare, devo cercare opinioni in rete!” “Opinioni? Di chi?” “Non metto in pericolo le mie fonti! E’ la regola numero uno! Mi dimetto!” Dietro di me c’è il mare in tempesta, mentre visiono la videorecensione di Solo dio perdona di un sedicenne brufoloso. La videorecensione è: “uuuh coool”. Devo proteggerlo.
Allora il film è che ci sono due fratelli bianchi birichini in thailandia, uno è il male, l’altro è il bene wannabe. Quello male fa una stronzata e ci rimane, a causa di un poliziotto godlike che mena come un fabbro e taglia come un cuoco. Quello bene non si sa cosa fa. Sogna, tipo. Ma non i sogni che fanno tutti. Fa i sogni dams: gente che cammina per corridoi stranamente illuminati, apre porte, vede il buio e si avvicina perchè c’era un film che si chiamava “il buio si avvicina”. Poi ci sono metafore del cazzo. Cioè davvero. Erezioni, seghe, impotenza, evirazioni. Per un po’ voglio convincermi che è un film sull’eredità della violenza, sul controllo del proprio destino, sull’espiazione. Ma non è vero, è un film sulle seghe. Kristin scott thomas ad un certo punto dice una cosa tipo che suo figlio maggiore (non ryan gosling) aveva un gran bel cazzone e suo figlio minore (ryan gosling) un po’ meno. Ma comunque nella norma. Poi insomma!, come fai a far dire a kristinscotthomas cose del genere? Forse per spezzare la sensazione di essere su un tapis roulant che passa attraverso una serie di scene/vetrine che sanno un po’ di auto-conferma mentre il racconto procede per inerzia.
Notturni e alcuni accostamenti musicali fanno un po’ il paio con drive, il film dell’esplosione, e per fortuna si ferma lì. Il resto del tappeto sonoro di cliff martinez è più stile badalamenti quando ti avverte che devi fartela sotto mentre lynch gira scene in cui non succede niente. Il gos cammina, è triste, è combattuto, lo capisci perchè ha quell’espressione lì é_è . D’altronde è in quei momenti che viene fuori la reale direzione del film, quando la questione dell’omicidio che ne produce altri a cascata non ha sviluppi interessanti e il film non si premura di raccontare nè realtà, nè storie. Non c’è empatia romanzesca, al massimo il personaggio di é_è si svela orizzontalmente in una cocciuta battaglia interiore per un’espiazione che è possibile solo attraverso la dimostrazione di possedere una coscienza. Capirai. Ma rispetto al killer/transporter ideale e idealizzato di drive, il suo personaggio ha meno coolness, ma più ciccia. Buon per é_è. Il resto è ordinaria amministrazione del pulp. Allora perchè non rivolgersi a circa una buona metà della filmografia di Johnnie To che sui temi della violenza urbana, destino e riscatto c’ha imbastito una lodevole carriera? In effetti si potrebbe, c’è più sostanza e ha girato film molto più belli e sottili di Solo dio perdona. Ma non ci sono le metafore del cazzo.
cercasugoogle: A COSA PORTANO LE SEGHE?

Segue un veloce resoconto con risposte di alcune domande particolarmente interessanti rivolte a Google negli ultimi giorni -per le quali Google ha gentilmente delegato a noi la risposta.
VISIONE GRATIS FIGLIA SVERGINATA DAL PADRE
Non saprei. Mi sa che se riesci a trovare dei video non a pagamento, Gesù incasserà in anni di purgatorio.
L’AUDIO DEL DOLBY SCOMPARE QUANDO SI ECCITA IL RELE DI CASA
Pagine gialle alla voce Esorcistri.
DON’T WORRY ABOUT ME
Ok.
NON TI RICORDI DI KEN SARO WIWA
Mi ero appena dimenticato, grazie per avermelo ricordato comunque.
SILENCE IS SEXY JOHN CAGE TRADUZIONE
In tedesco credo si dica Einsturzende Neubauten.
BASTONATE MOGWAI ITALIANO
GRAZIE! Aspettavo la domanda. I Mogwai a Bologna mi han fatto pena al cazzo. No, non è vero, ma non lo definirei un concerto all’altezza. Troppa roba nuova, pochi classiconi, poco mal d’orecchie.
COME SI CHIAMA IL TESCHIO DI PIRATA DEI LITFIBA
Matteo.
DOPO LA CHIUSURA DEI MANICOMI IN ITALIA
Il valore delle azioni di Google è sensibilmente aumentato ed è comparsa la
A CHE COSA PORTANO LE SEGHE?
Preferisco non fare spoiler, ma tu tieni pronto un fazzolettino.
SITO CHE PARLA MALE DI MAX PEZZALI
VATTENE AFFANCULO FUORI DA QUI.
COME SI CHIAMA LA CANZONE CHE HA PER RITORNELLO RIGHT NOW
Angel Of Death.
SEI MAI STATO A SHERBORNE?
No.
È STATA GIUSTA L’ELIMINAZIONE DI MAX DAL FESTIVAL?
Non direi, no.
VESTITO KEKKO A SANREMO
Per l’ultima sera avevo i pantaloni del pigiama e una felpa nera del Decathlon.
DA DOVE CAZZO RIUSCITI LA CRUS
Buona domanda. Non so.
BASTONATEWE
Questo è come canterebbe il jingle della nostra pubblicità Ligabue, ma al momento è vincolato da obblighi contrattuali che gli impediscono di registrare le parti vocali.
UCCELLINO DRONE
Si chiama chiurl(o))). Puoi trovare tutte le info su questo simpatico sito.