QUANTO ERAVAMO DISADATTATI: il mio terzo tempo, il quarto e pure il quinto

The dark side of the spoon

Diciamo la verità: Max Pezzali all’ultimo Festival della Canzone Italiana non ha fatto una gran bella figura. Si è presentato con una canzone che cercava disperatamente di rinverdire i fasti dei bei tempi che furono senza rendersi conto che non siamo più nel 1994 e la gente è molto cambiata, sia esteriormente che interiormente. Tanto per dire, i giovani che erano giovani allora adesso non sono più giovani ed i giovani di oggi sono diversi dai giovani di allora, sono molto più giovani (con tutto ciò che ne consegue in termini di autentiche illusioni come “mi posso vestire male come mi vestivo male quindici anni fa, tanto mi apprezzano perché sono quello che sono ma soprattutto perché sono genuino”, “posso di colpo presentarmi con una canzone uguale a quelle che facevo ad inizio carriera, tanto io sono così e mi capiranno comunque” , “sono finito artisticamente da almeno dieci anni ma fortunatamente sono uno che sta simpatico alla gente e dunque perdoneranno ogni mio tentativo di raschiare il fondo del barile” e “sono il riccardone della canzone giovanilista italiana”)(dopo aver espresso un pensiero del genere mi gira la testa, rileggendolo non ci capisco nulla ma va bene così). È stato triste vederlo in quello stato, con la voce incerta ed un testo che parla di un ipotetico secondo tempo, ennesimo prototipo di metafora calcistica per annunciare al mondo una sua rinascita che poi non si sa se sia davvero giunta a compimento sul palco sanremese. Davvero triste, mi ha fatto male.

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Si può dare di più senza essere eroi.

Diciamolo: chi se ne fotte del Festival di Sanremo. Tutti lì a parlare solo di quello e mai nessuno che parli di altre cose ben più importanti come – che so – il fatto che nelle Marche hanno arrestato un egiziano per possesso di eroina e questi per cercare di salvarsi ha affermato di essere il fratello di Ruby oppure del fatto che ultimamente chi guarda il Tg4 ha il piacere di poter vedere un Emilio Fede clamorosamente alla canna del gas, nello stato di forma penoso di chi ha capito che ormai è finita e non c’è più nulla da fare. Si parla del Festival (a proposito, son praticamente certo che lo vincerà Emma Marrone – con un conduttore del calibro di Gianni Morandi non può che vincere una che si chiama Marrone, è matematico) e non si sa più che fine hanno fatto, tra gli altri:

  • Alberto Stasi;
  • Flavio Montrucchio che ha vinto il Grande Fratello, sposato una velina poi è sparito nel nulla;
  • Fedro Francioni che sempre al Grande Fratello emetteva peti e rutti da gita in terza media;
  • Patrick Ray Pugliese, col suo caschetto biondo da gita in terza media;
  • Pucci, il comico meno divertente di tutti i tempi;
  • Loredana Bertè sempre più simile ad una homeless;
  • Justin Bieber;
  • Robert Kubica;
  • Alessandro Nannini, fratello di Gianna;
  • David Beckham;
  • Ronaldinho;
  • Adriano;
  • Jerry Calà, un guru per intere generazioni di ragazzi italiani;
  • i Ragazzi Italiani;
  • i Barbarian Brothers;
  • Fabio Lanzoni;
  • Fabio Quagliarella;
  • Fabio Capello;
  • il parrucchino che Gigi Buffon indossa per camuffare la chierica;
  • i tizi della Red Bull che volevano comprare il Torino;
  • Roberto Cota che aveva barato alle elezioni regionali piemontesi ma poi è rimasto lì con le chiappe sulla poltrona di governatore del Piemonte;
  • il nuovo disco dei Subsonica;
  • il nuovo tour dei Subsonica che è probabilmente già sold out per merito degli studenti fuorisede che son rimasti fermi al ’99 e l’ultimo concerto che hanno visto è stato quello dei 99 Posse (o magari dei 99 Fosse, a seconda dei gusti e delle tendenze);
  • Madonna, che artisticamente è finita nel ’99 quando i Daft Punk hanno rifiutato di produrle un disco e da allora si trascina per i palchi come una salma, seppur ben conservata grazie ai segreti della Kabbalah;
  • la salma di Mike Bongiorno;
  • la salma di Silvio Berlusconi.

Queste sarebbero le cose da conoscere ed approfondire per affrontare la vita a testa alta, altroché Sanremo con il suo carico di inutilità. E poi chi ha il coraggio di guardare Sanremo quando puoi benissimo cambiare canale e sintonizzarti su un canale del digitale terrestre dove fanno vedere repliche di Cantando Ballando ventiquattr’ore su ventiquattro, senza soluzione di continuità? È roba da rimanerci secchi nonché da ridere tantissimo, meglio del crack o di un ATP con gli Animal Collective e mille altri gruppi fritti dall’LSD. Assieme alle repliche ad orario da fornaio di Maddecheao’ su Raidue (ormai non dormo più come una persona normale per riuscire a vedere Corrado Guzzanti nei panni di Lorenzo) è il programma musicale definitivo. Anzi, più che un programma musicale Cantando Ballando è uno stile di vita. Di recente ci ho visto cantare pure un mio amico che fa pianobar e guadagna un sacco di soldi suonando ai matrimoni e nei centri anziani, non ho mai provato così tanta invidia in vita mia.