BOCELLI CE VEDE ANCORA aka Senza panza il CRIBER avanza (Sanremo 2014, serata uno)

Uno schizzo della Casta fatto in diretta da un famoso artista
Uno schizzo della Casta fatto in diretta da un famoso artista

 

Che è sta roba? Va bene, il Festival lo abbiamo perduto da anni, forse non lo abbiamo neanche mai vissuto nel corso delle nostre giovani vite, quel posto dove le canzoni erano romantiche, gli arrangiamenti esagerati, e il dramma dell’italianità era sintetizzato a perfezione dal melodramma condensato in tre minuti, arie e romanze, e amore, amore, solo amore, scagliato contro il cuore tetro d’Europa sulle ali di sessanta milioni di mandolini. Poi l’aggettivo ITALIANO è diventato un insulto, Morgan e Asia Argento (ultimo momento di forte amore festivaliero in diretta che io ricordi) si sono lasciati tramutando lui in un povero coglione, e noi, che abbiamo rifiutato la conversione al bon-ton come i Santi Martiri di Otranto, soccombiamo con le teste tagliate dal jihad fazista, sperando in una rivalutazione postuma se non nell’innalzamento agli altari del Bel Canto.

Che cazzo ho scritto fin qui? Parole poco lucide, concetti nebulosi espressi da una mente stordita dalla bruttezza di Laetitia Casta, che peggiora il record negativo della Bar Refaeli dell’anno scorso e che manda in merda persino la gag di Fazio che apre gli occhi e al posto di Laetitia trova la Littizzetto  – ma a quel punto che ti urli, Fa? La situazione è decisamente migliorata -; stordita da qualcosa come tre ore di nulla, tre ore di noia assoluta dopo le quali è sembrato vivace il cadavere dell’ennesima Carrà, e dopo le quali, per fortuna, è sopravanzato il CRIBER regalandoci (insomma: vendendoci al prezzo del canone rai) l’unico pezzo sanremese della prima serata.

Un pezzo sanremese dal CRIBER? Assurdo a credersi, e del resto sembravano increduli e schifati anche Fazio e lo stesso CRIBER all’apprendere l’esito del televoto che premiava la gloriosa Il cielo è vuoto (evidente e a un tempo pazzesco contro-tributo al LIGA che, da parte sua, inaugurava Sanremo tutto omaggiando il FABER e cantando Creuza de ma con evidente impaccio linguistico) al posto della savianesca Invisibili.

CRIBER unico vero possibile vincitore tra i BIG della prima serata, dunque, e chi lo avrebbe detto. Noialtri vecchie lenze, vecchie paglie che da giorni se la davano di gomito pronti a infierire sul povero Cristiano che ci aspettavamo impresentabile, e che ci ha invece gloriosamente dato in culo, arrivando sul palco magro (bè, relativamente magro: più di noi, in ogni caso) e in forma (bè, relativamente in forma: più di noi, in ogni caso), lo sguardo solenne tipo OBEY e la Dori Ghezzi a tifare per lui in prima fila, in culo a quella zoccola della nipote.

CRIBER redento, CRIBER salvato e rivalutato nella serata in cui i comunisti si affidano per la prima volta AL POPOLO delegandogli il compito di SCEGLIERE LE CANZONI, e ricevendo l’amara conferma che ogni suffragio è una cazzata: il popolo non sa scegliere, il popolo vota Berlusconi e ama le canzoni di merda, scartando così i pezzi migliori di tutti i cantanti in gara, dalla bella Arisa al grande Frankie al grande Robert Smith (dai, lo abbiamo pensato tutti: HAIL Ruggiero) al grande Gualazzi e i suoi Locust (bella prova di scoreggio-rock stile Pink Floyd andati a male negli anni ’80) ai grandi Perturbazione alla bella Giusy Ferreri. Scordo qualcuno? Boh, sì, sti cazzi. Ah, sì: Yusuf Islam, ospite perfetto per il jihad di cui sopra, che ci apre gli occhi sul fatto che in questi anni di musica derelitta, qualunque vecchio residuato e schiavo di un’ideologia sbagliata è comunque sopra ogni altra cosa.

Buona notte a tutti.