CIAO CIV (Bastonate politico)

(sottotitolo possibile: QUINDICI MINUTI DELLA MIA VITA ANDATI VIA IN PRIMARIE PD)

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PRODROMI
Qualcuno mi dice che è caldamente consigliato registrarsi online per snellire le procedure di voto al seggio, dice. Cazzo, ok. Mi collego al sito e mi registro. Registrazione pulita su pagina ordinata, niente scam, devo solo indicare il numero della mia sezione. Registro il nome, cerco dove si vota, il sito mi sputa fuori il nome di un centro commerciale che si chiama *****  non ho mai sentito nominare. Un centro commerciale a Ravenna, mai sentito. Boh, non è la mia città. Dico alla mia fidanzata di registrarsi che è semplice e lei mi risponde qualcosa tipo “mavaccagare te e il PD”, che ci sta, e io le dico CAZZO DAI PROVIAMO A VOTARE CIVATI e scopro che quella già datami era la risposta definitiva. Ok. Ho votato solo un’altra volta alle primarie del PD, per motivi che vanno dall’indisponibilità nel giorno specifico a una mancanza d’interesse che genera sbadigli da slogarsi la mascella.

IL TEMPO
Impegni del fine settimana: Primarie del PD, fiera del disco a Forlì, comprare i regali di natale che mancano, vedere un presepe in una chiesa della campagna ravennate a cui hanno lavorato persone a me legate, aperitivo di un’associazione benefica specializzata nel cucire a mano indumenti per i nati prematuri, un festival psichedelico al Bronson con Fulkanelli e Julie’s Haircut, il tradizionale pranzo con salama da sugo che faccio con certi amici il giorno 8 dicembre di ogni anno, tenere eventuale disponibilità per una coppia di amici che dicono di avere intenzione di visitarmi. Da quando è nata la bambina prendo scientemente impegni sapendo che in una lista del genere posso sperare di infilare due o tre cose e trovare scuse per ogni altra. La mattina della domenica siamo discretamente lanciati per i regali di natale, ed è quasi sicuro che piscerò le primarie del PD. Il negozio di dolciumi dove eravamo supposti passare l’ora a nostra disposizione è chiuso, e per tutto il resto non c’è tempo. Cerco il centro ******col telefonino e vado a votare.

IL LUOGO
Mi presento a questo centro commerciale ***** e scopro perché non l’ho mai sentito nominare. Non è che odio la grande distribuzione, ma il centro commerciale ***** è una cosa molto anni ottanta: una struttura massiccia a parallelepipedo con un corridoio centrale, un bar e un discount a sinistra e i negozi (una lavanderia, un frutta e verdura, l’ambulatorio di un medico, roba chiusa e altro che non ricordo) a destra. È come una qualsiasi via di un qualsiasi paese di periferia nel ravennate con un filino di grasso in più e la scritta *****. Il tutto ha quel sapore un po’ da rovina, quello dei centri che hanno avuto miglior fortuna in un altro tempo. Il seggio elettorale delle primarie è nell’ambulatorio del medico.

LE CIANCE
Ho votato Pippo Civati in quota esisterà pure qualcuno in mezzo tra Palmiro Togliatti e Matteo Renzi. Civati è il PJ Bersani di queste primarie, tranne che ha un briciolo di fascino in più e una settantina d’anni di carriera in meno (nel 2013 la mancanza di esperienza è un vantaggio, vuol dire che sei stato complice di meno malghini) (la parola malghini è la traduzione romagnola di, uhm, lo potete immaginare). Civati è quello che voti se preferisci un partito politico che ti rappresenti un briciolo, invece che un partito politico con qualche chance di vincere le prossime elezioni. Questa cosa di giocare per perdere ha una sua logica malata che se avete sempre votato PD probabilmente non comprendete (io vengo da Rifondazione Comunista; dirlo alle primarie del PD è come dire che vieni dal punk alle selezioni di Sanremo Giovani). Non sono iscritto al PD. Il mio sostegno al partito si è limitato a mettere le crocette su quel cazzo di pallino ogni volta che mi veniva chiesto dal 2008 ad oggi, e datevi una svegliata che siete sulla schiena del buratello (romagnolo per “camminate sul ghiaccio sottile”). Ci tengo anche a precisare che forse avrei votato Civati senza avere in casa i bombardamenti a tappeto dei miei amici su twitter.

LA SPOSA MESSA A NUDO DAI SUOI SCAPOLI
La prima cosa che vedi entrando è che qualcuno ha sfondato il vetro della porta scorrevole e il vetro ora è per terra con sotto un manifesto del PD, il che fa subito un effetto tipo Marcel Duchamp. Entro e penso TAFFERUGLI, o qualsiasi altro pensiero scombussolato che mi attraversa la testa e comporti la presenza, vera o millantata, di vetri rotti, manganelli, sampietrini, FASCISTI e tutto il resto. Mi chiedo chi dei tre candidati sarebbe votato da un fascista. Magari sono le avvisaglie della rivolta dei Forconi. Entro nel posto dove si vota e c’è questo manifesto.

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LA FICA
Alle primarie di oggi, forse per la prima volta, c’è in ballo qualcosa di più che una linea politica: quello che ci stiamo giocando è l’ultima occasione di aderire ad un’ideologia di centro-sinistra e, nonostante questo, scopare. La cosa che è davvero in ballo nella scelta dei candidati è l’ideologia del coito. Cuperlo è il candidato che voti se LA FICA in fin dei conti non ti interessa o se non la preferisci al Partito, una scelta che non comprendo particolarmente non tanto perché mi interessa LA FICA quanto per il fatto che il partito, insomma, è quel che è. Matteo Renzi lo voti se LA FICA la vuoi sempre e comunque e sei interessato alLA FICA di per sé, senza guardare troppo di fino al modo di ottenerla, se vuoi LA FICA alla fine di un appuntamento e sei disposto per LA FICA a fare discorsi poco interessanti con lei per tutta la sera e a comprarti un giubbino di pelle di tendenza. Civati è LA FICA come effetto collaterale: lo voti perché vuoi essere quel genere di persona elitista e perfetta con i capelli un po’ sbottonati che alle occupazioni del liceo sta dietro al banco e non parla mai se non per dire due parole decisive nella seconda metà dell’assemblea, e le ragazze dietro di te stanno facendosi i gomitini e dicendo “dio che fico Pippo Civati guardalo cazzo”. Pippo Civati, dietro tutto quel mare di fica non voluta, è il candidato della riforma. Se avesse detto “fanculo il caso-Cancellieri, parliamo di quanto fa schifo il remake di Oldboy”, lo avrebbero votato più o meno le stesse persone, forse spingendo un tantino di più sulla penna quando fanno la croce. A proposito di croce, non è stato sufficientemente spinto sulla somiglianza fisica tra Pippo Ciwati e il Gesù Cristo interpretato da Willem Dafoe nel film di Scorsese. E questo spiega sia come mai Civati sia arrivato ultimo al ballottaggio sia il prossimo capoverso, che vi racconto solo perché altrimenti mi passa di mente.

DON ANDREA
Il mio parroco di riferimento si chiamava Don Andrea, un grettissimo parroco old skool fissato coi soldi. Nei miei anni di elementari ero fissato con Gesù e lo scoutismo e pendevo dalle sue labbra, e un giorno ci spiegò i peccati che nascevano dalla SCIENZA e dalla MEDICINA e dalla SOCIETÀ MODERNA, le quali secondo l’ideologia di Don Andrea erano la stessa cosa, così come del resto appunto i mali dell’età contemporanea e cioè IL DIVORZIO, L’ABORTO e L’EUTANASIA. In realtà al momento credo di perderne qualcuna, ma quella che interessava è l’ultima perché le prime due me le aveva già spiegata qualcuno. E così il tizio ci spiegò con le lacrime agli occhi che L’EUTANASIA, questa parola che poi ho scoperto non solo meravigliosa e scientifica di per sé ma anche –volendo- non applicata con sufficiente frequenza, era che       quando una persona è malata e soffre e sai che morirà tu vai lì e ti sostituisci a DIO e gli fai LA PUNTURINA (romagnolo per iniezione, spiegato ai bambini). Non era ben chiaro in quel momento, a me, cosa ci fosse di sbagliato nell’uccidere uno che soffre come un cane e sai che morirà comunque. Lui non mi ha tirato fuori Sylvia Plath o gli Swans, naturalmente: mi ha fatto l’unico esempio a sua disposizione, urlandomi contro METTI CHE GESÙ ERA LÌ NELLA CROCE A SOFFRIRE E QUALCUNO FOSSE ARRIVATO LÌ A DIRGLI SPETTA CHE TI FACCIO UNA PUNTURINA, TI SAREBBE SEMBRATO GIUSTO? EH? Ecco, non ho mai avuto l’occasione a dire a Don Andrea, il cui nome non era Andrea e che ora è purtroppo defunto, che se qualcuno si fosse avvicinato a fare un’eutanasia a Gesù sulla croce non avrei niente da obiettare, e anzi mi sarebbe parso un po’ sadico stare lì a guardarlo soffrire mentre faccio il livetwitting con hashtag #GOLGOTA13. Ho perso il filo.

IL LISTONE DELLA DOMENICA
Riguardo il manifesto sull’eiaculazione precoce e penso che qualcuno ha incassato contanti per fare questa cosa. Accalcate ad un tavolo ci sono dieci persone, tutte con tessera elettorale e carta d’identità in mano; ho la bambina in braccio, il che vuol dire che cinque di queste dieci persone si voltano e iniziano a fare la tipica espressione di chi non ha mai visto una bambina di undici mesi in vita sua. IL LISTONE funziona così: ci sono sei elenchi di persone, tre per i maschi e tre per le femmine, e in ogni elenco ci sono i nomi degli elettori in tre sotto-tronconi alfabetici. La gente viene ammessa o respinta su una base territoriale che non so. Arriva il mio turno, poggio la carta d’identità sul tavolo, lei come si chiama?
Francesco Farabegoli.
Ok, eccolo qui, Farabegoli Sante Adelmo.
No, proprio FRANCESCO.
Allora lei non deve votare qui, mi rispondono. Momento di panico. Penso a CIV, al suo bisogno di persone che credano in lui, ingoio l’orgoglio, chiedo informazioni. Guardi che ho controllato, dovevo venire qua. Lei dove abita?, mi chiedono, glielo dico e mi vogliono spedire da qualche altra parte. Senta, io non so che dire, non bazzico questa zona, mi sono registrato online e mi ha indicato questo posto per votare.

Crolla il silenzio. Le persone in stanza con me smettono di fare i sorrisini alla bimba e qualsiasi altra cosa stiano facendo lì dentro. Le tre persone mi guardano come se fossi sceso dallo spazio. Ho un maglione di lana e una camicia e un cappello nero da scemo, ora finisce che mi prendono per uno che vuol piantar grane e mi riempiono di cartoni in faccia.
La signora in mezzo mi chiede con la voce rotta “lei si è registrato online?”
Le rispondo di sì.
Mi chiede quando.
Forse giovedì scorso, le dico.
Mi chiedo perché è importante sapere se mi sono registrato giovedì o un altro giorno della settimana. Non lo chiedo a lei. Stanno continuando a fissarmi e inizio a preoccuparmi davvero, poi una chiama un tizio dietro e gli fa “senti, c’è uno che si è registrato online”. Questo sta tornando con delle penne e mi squadra. E poi si apre in un sorriso e mi sento come se fossi entrato da un concessionario con una borsa di contanti. AAAH MA SIIII CE L’HO QUI L’ELENCO DI QUELLI CHE SI SONO REGISTRATIIIII, ECCO, FARABEGOLI FRANCESCO, SIII.
Il foglio sembra contenere, più o meno, una quindicina di nomi. Beh, succede; non saranno tante persone ad essersi registrate in questo seggio, quindi ci sta. Mi consegnano una scheda. Ho un’altra domanda dentro, ma è troppo scottante per riuscire a tenerla dentro e covarmela nel mare delle ipotesi. Sentite, com’è che se una persona si registra online sparisce dalla lista degli elettori fisici ed entra in un’altra lista-ghetto di elettori che possiedono un computer?
La tizia che ha parlato per prima risponde che “eeeh, quelli che si registrano hanno una corsia preferenziale”. Per un momento pensavo che sarebbe stato alquanto figo sapere che il mio voto alle primarie, in quanto registratomi online, sarebbe stato messo in un’urna più fica e valso 1,5 voti dei non registrati online. Lana caprina.

Mi infilo dietro nel tavolino e butto la croce su PIPPO CIVATI, voto LA FIGA, voto LA FIGA SENZA DOVERLA CHIEDERE e LA FIGA SENZA DOVERMI VESTIRE PER LA FIGA. Supergag. Cristo, speriamo che Civati stravinca, sai che LOLLONI addosso a Matteo Renzi? Esco dal centro commerciale, faccio un segno alla mia morosa, la convinco a scendere e votare.

LEI
La mia morosa entra nel seggio con la carta d’identità in mano, guarda il cartello dell’eiaculazione precoce, poi me, poi sua figlia. Poi le dicono di farsi avanti e la rimbalzano perché il suo nome non è sulla lista. Non è la sua sezione, le dicono. Il tizio che mi voleva vendere l’auto sta chiamando un centralino per capire dove dobbiamo andare a votare, un posto più vicino a casa nostra dove ci aspettano con i nostri nomi nel LISTONE. Purtroppo il tempo è scaduto e votare Civati non vale poi tutte queste pugnette (romagnolo per onanismo). La tizia dopo di noi è ugualmente in un’altra sezione, ma le viene permesso di votare lì. Probabilmente erano due problemi diversi. Perché io ho potuto votare lì, mi chiedo? Risposta: chi si registra online può votare dove vuole e gli elenchi sono in mano a tutti.

EPILOGO
Ci metto altri venti minuti a realizzare che –a meno di errori- in tutto il comune di Ravenna, la città più grande di una delle zone più rosse d’Italia, alle primarie del PD ci siamo registrati online in quindici. Più o meno. L’unica altra cosa a cui riesco a pensare è che non ho ancora scritto CIAO CIV su Facebook linkando il video di Set Your Goals, così mi precipito a casa e lo faccio. Realizzo intorno alle 23 che tutto sommato il voto della signora a CIV sarebbe stato inutile. Sto ancora cercando un modo di salire sul carro del vincitore.