PICHFORKIANA DEATH METAL: Defeated Sanity, Humangled, Inherit Disease, Mortification, Severe Torture

DEFEATED SANITY – Chapters of Repugnance (Willowtip)
Brutal death tecnico velocissimo da un gruppo che di tedesco ha solo il passaporto; modelli dichiarati i Suffocation di Breeding the Spawn e i primi tre album dei Disgorge americani (nei quali peraltro ha brevemente militato il vocalist A.J. Magana), il tutto shakerato e rivomitato con un coefficiente di violenza perfino superiore alla somma delle parti. Peccato per la batteria registrata tipo “mastello”, unico difetto di un gioiellino di disco. Curiosità: il batterista si chiama Lille Gruber (ah ah, uh uh). (8.0)

HUMANGLED – Fractal (Abyss)
Death groove metal crasso e fetente alla vecchia, con punte di ignoranza nella letale uno-due Brutalize the Pedophile / Liquidfire (il cui invasivo e mongoloide chorus si stampa in testa e non se ne va più); loro hanno una storia lunghissima alle spalle, tra cambi di moniker e repentine virate ora verso il grind, ora cyber death metal (il mini Foetalize, peraltro graziato da una cover geniale), ora death gore purulento. Il mixaggio è ad opera di Dan Swanö e anche solo per questo Fractal merita quantomeno l’ascolto. (6.7)

INHERIT DISEASE – Visceral Transcendence (Unique Leader)
Brutal ipertecnico con concept cyber-futuristico alla base, ben esplicato dalla suggestiva copertina in bilico tra Matrix e La Guerra dei Mondi di Spielberg; i gargarismi vocali del voluminoso singer Obie Flett somigliano sempre più al rumore di uno scarico del cesso intasato, il che può rappresentare un punto a favore come un handicap (dipende dai gusti, a me prende bene). Più difficile restare indifferenti di fronte al mostruoso lavoro di batteria del tritacarne umano Daniel Osborn (titolare anche della one-man band Misanthropic Carnage). Non per tutti i gusti ma estremamente interessante. (8.0)

MORTIFICATION – Twenty Years in the Underground (Nuclear Blast)
I più famosi baciapile australiani celebrano il ventennale con una doppia raccolta assemblata, probabilmente, solo e soltanto per il LOAL: cinque reincisioni di vecchi e nuovi classici e il resto estrapolato da bootleg registrati col walkman da qualche disperato tra il 1990 e il 1993. Ci sono anche quattro pezzi acustici (…) da un unplugged in Norvegia. Basta la parola. (0.8)

SEVERE TORTURE – Slaughtered (Season of Mist)
Quinto centro (su cinque) per i macellai olandesi. Non cambia la formula – brutal death drittissimo con il santino dei Cannibal Corpse in bella vista – in compenso si lavora ai fianchi un songwriting sempre più ferale, complice una produzione cristallina come mai prima d’ora, in grado di rendere ancora più temibili composizioni già in partenza devastanti; a completare il quadro la solita piacevole alternanza nelle liriche tra sbrodolate di sangue & interiora e simpatiche invettive anticristiane che al confronto Glen Benton è un mansueto sacrestano. Loro sono una macchina da guerra. (7.8)

Piccoli fans: WHITE SHIT

whiteshitNon so esattamente perché non amo i Big Business. Nel senso, da un gruppo che è in pratica la sezione ritmica dei Melvins ti aspetti di sborrarci sopra come se non ci sia un domani, ecco tutto. Probabilmente è il genere che fanno. Così insomma, ora i Big Business mi hanno ascoltato e hanno cambiato genere, licenziando un EP di quindici minuti, roba crust pesa prodotta a cazzo di cane con delle batterie che SBOMBANO più un paio di pezzi gruva unsaniani insensati di un minuto l’uno e qualche parte vocale che per mezzo secondo sembra tassata pari pari dal primo disco dei Life Of Agony. Notizie aggiuntive: è un’altra band, a cui è stato deciso di dare un nome sfuggente e poco memorabile, White Shit. L’organico si fregia, oltre che dei due Big Business, dell’apporto di Andy Coronado, uno che è stato dentro a Monorchid, Glass Candy e soprattutto Wrangler Brutes, uno dei miei gruppi preferiti della mia giovinezza (specie da quando li ho scoperti un annetto fa scarso inculando una cassetta ad un amico). DISCONE, direbbe Reje se si degnasse di postare ogni tanto. Naturalmente noi non incoraggiamo il download illegale, quindi vi consigliamo di emigrare in uno stato in cui il download non sia proibito dalla legge e dare un’occhiata al solito Worried Well –uno dei miei blogghe preferiti, rispetto agli m-blog tradizionali screma tantissimo, con un certo qual stile. Ora gli scrivo e gli chiedo di uscire, o quantomeno di ospitarmi in Scozia. Che poi insomma, roba buona o cattiva che sia il premio per la cover più gay del 2009 lo vanno a ritirare a man bassa.