VIA
Per il nuovo disco dei VOD (bella copertina di merda) parlare di pilota automatico è riduttivo e non rende giustizia al concetto. Il concetto è che per tutto il disco tira un’aria tipo che i musicisti entrano in sala prove la domenica mattina a gruppo sciolto e la domenica sera c’è la reunion, il disco pronto e una data d’uscita. Veniamo ai problemi: il disco che è arrivato fresco nei negozi (metaforicamente parlando, chiaro) non somiglia per un cazzo a From Bliss to Devastation. The Cursed Remain Cursed, anzi, è pensato e suonato in modo da far dimenticare quell’increscioso momento commerciale (il miglior disco della loro carriera, en passant) e tornare armi e bagagli all’epoca Imprint. O forse rivederlo sulla base delle più recenti conquiste tecniche, artistiche e ideologiche del metalcòr americano, le quali comunque non ci sono. E quello che viene fuori è un disco pesissimo in cui tutte le cose che possono comporre un album di questo genere vengono sminuzzate e ricomposte come una specie di mosaico scrauso all’interno delle canzoni per dare l’idea che il disco si regga su qualche idea. Non è così, naturalmente. Quello che abbiamo in cambio, e che al momento ci basta, è comunque un disco sfascione ed arrabbiato che a quanto pare da dei ventenni che fanno la stessa musica non ci è dato di sentire, la sensazione che in fin dei conti i VOD ci credano davvero (in cosa non si sa, forse nel culto del corpo e della canotta da basket) e a contorno qualche momento melodico di Tim Williams che se chiudi un attimo gli occhi ti senti ancora incazzato nero con la società e disturbato mentalmente. Non son mica in
STOP