MANCARONE – R.I.P. Shrek, la pecora ribelle (200?-2011)

Mentre il mondo parla di futilità, l’Italia dice stronzate (Milano e Napoli sono state “liberate” dalla destra e forse dalla monnezza ma nessuno le libererà mai da se stesse – let us face the trout, come direbbe Captain Beefheart, RIP, mancarone nel mancarone) e Bastonate aggiunge poco visto che la mancanza del gattino (cioè io) ha scatenato i topi che hanno iniziato a ballare sparando stronzate a caso sulla musica leggera, mentre insomma succede tutto questo, viene a mancare in Nuova Zelanda (terra grandemente inutile, nota perlopiù per essere agli antipodi dell’Italia, per avere la forma dell’Italia al rovescio e per nient’altro, assolutamente nient’altro) la grandissima pecora Shrek, che nel 2004 sfuggì alla tosatura annuale (no means no) rifugiandosi nelle grotte e lì vivendo di arbusti e acqua sporca, perciò alla grandissima (come se un essere umano si rifugiasse a un banchetto di nozze), finché sporchi, inetti, inutili, neozelandesi esseri umani, invidiosi di tutta quella bella lana, la catturarono e la sottoposero al giogo della tosatura pubblica e in diretta tv. Esistono le foto di tutto ciò, se siete curiosi, ma non le metterò perché Shrek la lana ce l’ha ancora e ce l’avrà sempre, nei nostri cuori. Shrek, malata e stanca, da oggi bruca in pascoli migliori, dove angeli con pettini d’oro la aiutano a rendere ancora più selvaggio e scompigliato il bel manto che il buon Dio le ha dato nella sua immensa saggezza, proprio Lui che per figlio aveva un agnello e che, se avesse voluto che le pecore avessero la lana corta le avrebbe fatte simili a cani, e se avesse voluto che gli uomini sopravvivessero ai suoi inverni sterminatori non li avrebbe fatti nudi come vermi. Poi, è noto, è intervenuto quell’altro, Satana, a darci la parola, il cappotto di lana, il sesso, il blues, e tutto ciò che è sbagliato e ci corrompe.
So long Shrek!

Possono tosarci la lana, ma non ci toseranno mai
la libertà.

Live report, discone, sonno e Satana: The Sabbath Assembly + Earth (Init, Roma 27 aprile 2011)

Oh, era un pacco di tempo come diceva Pezzals che non uscivo la sera per fare assurdamente tardi dietro a quattro perdenti e davanti a un palco, e svegliarmi il giorno dopo più vecchio e stanco e manager di me stesso di prima, con un LP inutile in più a occupare spazio vitale e a creare disordine con la sua massa piatta buttata su un tavolo, da qualche parte.

Nonostante vita adulta, pioggia e tedio, alle 21.43 di ieri ho vinto me stesso e indossando una maglietta dei SATANIC SURFERS (regalatami da un tizio tipo nel ’97) con sopra solo un giaccone Burberry, rendendomi perciò perdente e sciattissimo, sono andato dopo decenni all’Init a vedere gli Earth (i Tèra), per l’occasione supportati dai Sabbath Assembly, parte dei No Neck Blues Band a quanto pare e a quanto effettivamente dimostrato dalla loro ritualità pagana e le invocazioni agresti e fricchettone a Satana e a Geova. Insomma mi sono comprato il disco alla fine, anzi durante l’esibizione degli Earth, e questo non è tanto un giudizio sulla qualità o meno dell’esibizione (lo è) né un consiglio sull’andarli a vedere o no, quanto semmai un consiglio, se andate, a non lasciarvi sfuggire la maglietta chic bianca col caprone d’oro sopra, che peraltro non si trova su internet perché io, che in qualità di braccino corto mi merito questa sfiga, per aver voluto risparmiare quindici euro ieri oggi ho buttato una mattina cercando in lacrime quella maglietta, che mai più ritroverò.

Le serate come quella di ieri riconsegnano noi stessi alla non-vita degli appassionati della Musica (in senso di rock, Shostakovich merda) e in genere di ciò che è molto maschile e molto futile come le chitarre elettriche settantone e i primi Pink Floyd, e le fattorie nel sud degli U.S.A. e le zingare diaboliche che erano 25 anni che non si vedevano in un film se non fosse stato per Drag Me to Hell l’altr’anno, porco cazzo.

Insomma, tanto scrivere per dire così poco, ma tanto altri bastonatori andranno a vedere il freak-show e gli staticissimi Earth e ne sapranno dire con maggiore competenza mentre a noi, così autoreferenziali nell’osare pubblicare cose del genere piene di riferimenti a incomprensibili conversazioni private, non resta che dire: VAJE

A.A.E.

P.S.: Il disco “Restored to One” dei Sabbath Assembly è di difficile reperibilità in vinile (in cd non ha alcun senso), costa 15 euro appena e ha una copertina bianca e dorata – che vedete sopra – e un vinile dorato – che non vedete-. Io fossi in voi me lo comprerei, tenete presente che loro ricordano Syd Barrett che incontra dei Fairport Convention maschi e satanici, l’Angelo Moroni, un vecchio spaventapasseri infestato e tutto sommato anche l’ironia di un film di Sam Raimi. Vedete un po’ che dovete fa.