MANCARONE (dal mondo della moda) – Struggente appello per JOHN GALLIANO libero!

"Mm, io farei la maglia celeste e i calzoncini bianchi" - John Galliano all'epoca della sua consulenza per la Lazio (courtesy of Fotomontaggi Fatti Male - fotomontaggifattimale.wordpress.com)

D’accordo, questa volta parliamo di musica. No, non è vero: guarda tu se l’insopportabile esponente di una genia malvagia e arrogante, vestito in un modo che renderebbe intollerante Cristo e ragionevole uno studente universitario (non so se l’abito faccia il monaco, ma di certo fa il pirla, e anche voialtri gaypride e ballerini alla fine della fiera – “fiera” nel senso di “animale feroce” – preferireste essere tratti in salvo dal Generale Stanley McChrystal in alta uniforme che da Morgan. Almeno questo è ciò che penso e spero, nella mia mente reazionaria e consapevole di essere nel giusto), guarda tu – dicevo – se questo pagliaccione, diciamo le cose come stanno, debba muoverci a compassione.

Cosa è successo? E’ successo che il gran pirla, vestito come il pirata Mazzucco, ha pensato bene di dare della “maledetta ebrea” a una tizia dell’establishment in un elegante caffè dell’establishment parigino, e non pago ha aggiunto (dopo essersi accertato di essere ripreso. Perché, se non fosse stato ripreso la cosa sarebbe stata meno grave? Bè, Cristo (tollerante), no, cari tifosi delle intercettazioni, ma porco cazzo. Sì, la frase finisce così, ed è proprio quanto volevo esprimere) di amare Hitler e di detestare anche quel cinese bastardo che si accompagnava alla tizia in questione. Che poi me la immagino la scena. Lei elegante e raffinata, forte e fiera. Il suo compagno elegante e raffinato, colto e fragile. Galliano fuori di sé, ubriaco e drogato. La urta, le rovescia addosso il mojito. Lei dice ma insomma. Lui non se la incula. Lei dice almeno si scusi. Lui dice ma vaffanculo. Lei dice lei è un cafone. Lui dice ma muori ebrea di merda. Lei fa IIIIHHH tirando il fiato. Il suo compagno le dice vieni andiamo. Lei è forte e fiera e femmina, fuori controllo, urla al compagno ma non hai sentito che ha detto. Il compagno dice dai calmati è solo ubriaco. Galliano intanto sale su un tavolo, rovescia altro mojito, canta Hitler has only got one ball. Lei urla scenda, Galliano ride. Lei urla al compagno fai qualcosa, E che devo fa’?, lei urla ancora di più, si impone sul compagno. E’ una donna cazzo. “E una donna EBREA”, interviene Galliano, ridendo. Il compagno allora cerca di fare l’uomo – come faremmo noi quando sosteniamo le insostenibili e irragionevoli cause delle nostre donne contro altri poveracci come noi dagli occhi buoni, stanchi, che ci mandano affanculo solo per mostrarsi protettivi al cospetto da quella tigre dagli occhi di fuoco che hanno a fianco e che ci odia, ODIA – solo le donne sono davvero capaci di odiare -, mentre loro preferirebbero dirci, ahò e daje, e noi ahò, ma sì, e poi faremmo pace e giocheremmo a calcio, ecco la palla, facciamo ebrei contro nazisti, ahhaah me fai tajà, porco due. Il compagno cerca di fare l’uomo e dice tipo SCUSI a Galliano, ma non si disturba mai un attore sul palcoscenico, o lui sarà obbligato a seguire il copione e, inevitabilmente, a dirti: ma vaffanculo, CINESE. La fine.

Scusate la paratassi delle righe precedenti, ma la trovavo adatta (e poi tutti sanno la mia derivazione McCarthiana) (Ma vaffanculo EBREO). Bè, insomma. Galliano è cacciato con ignominia da Dior, dall’atelier, dalle piccole mani e dalle grandi aziende della moda che, com’è normale, non possono accollarsi la responsabilità di un pirla la cui pirlata gli costerà miliardi. Galliano non ha più un cazzo da fare, è distrutto, piangono le Veneri e i Cupidi che vivono nel suo appartamento. Non è un modo di dire veterolatinista, è proprio così: paperelle gonfiabili alate, gnomi, amorini e fanciulle rinascimentali adesso si riuniscono in triste silenzio attorno al baldacchino crisoelefantino di John, a cui è rimasta amica solo Kate “Respect” Moss, pare, e che, senza un lavoro, si è ridotto a tagliare tutte le spese extra (pane, condominio, un completo di Valentino per carnevale) e con quanto ha sul conto non riesce a permettersi altro che il milione di euro mensile in cocaina, i settecentotrentamila euro settimanali di tigre bianca acrobatica in giardino, i quotidiani 60.000,00 euro in perle, di cui si nutre sciogliendole in poco aceto ogni mattina e quel poco di irrinunciabile benzina (per i rifornimenti al mangiafuoco che abita le cucine di casa sua, ovviamente. John non ha una macchina ma quarantasette unicorni nutriti a rose nere e gigli, che da mesi ormai devono accontentarsi di banali peonie).

Il mio non è, brutti malpensanti, l’invidioso e crudele sdegno del poveraccio con le pezze al culo che si gode la rovina di uno che ha miliardi di soldi e strafantastiliardi di talento più di lui. Il mio è solo il sentimento di tenerezza che mi ha suscitato l’immagine di Galliano, pentito e forse ancor più spaventato, che si è presentato l’altro giorno in tribunale vestito serio per una volta, cioè con un elegante, assurdo cravattone a pois allentato sul colletto perché John avrebbe stile anche durante l’Armageddon; ed è il sentimento di tenerezza che accomuna il sentire di John, uomo di successo e perciò ragazzino di tredici anni per sempre (affanculo, la crescita la lasciamo a voialtri stronzi privi di capacità che per questo vi riducete a fare gli account manager, John, Elton e io non vogliamo manco sapé che significa), perciò capace di atroci stronzate, e incapace suo malgrado di avere il perdono e la compassione di una (ricca) Erinni offesa.

Liberate il soldato Galliano! E, per favore, giudici, se anche voi siete maschi e prima di vincere il concorso avreste voluto fare gli astronauti, abbiate per stavolta, solo per stavolta, un po’ di compassione per il diavolo.

P.S.: A proposito di “gente famosa che ama Hitler”. Lars von Trier, che ha dichiarato più o meno lo stesso ma per fare il fico, e per fare il fico ci ammannisce la sua depressione in tremendi orrendi scabrosi osceni film, per girare uno dei quali ha avuto coraggio di uccidere un asinello indifeso (è successo per Dogville), può andare a farsi fottere e morire, ma morire sul serio, acciocché il realismo filmico non abbia di che patirne.