BOCELLI CE MARCIA – Sanremo 2016, serata uno, le pagelle

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Mi sentivo addosso poca fotta, non so se era il cast o che altro ma ieri sera non mi sono precipitato a casa a vedere il festival. Poi ho fatto partire lo streaming e dopo cinque minuti l’audio ha iniziato a friggere tipo segnale TV disturbato e dopo aver riavviato lo streaming sette volte e il computer una volta ancora friggeva e stavo diventando malvagio e violento e pensavo a chi avrei potuto farla pagare (fidanzata, figlia, gatta). Poi miracolosamente lo streaming si è sistemato, due minuti prima che iniziassero i cantanti, il che mi ha permesso di seguire una delle più deludenti serate singole degli ultimi anni a Sanremo -roba che tipo al confronto mi son messo a piangere di gioia guardando Laura Pausini che inneggiava a Solarolo dal palco e panicava parole casuali in ravennate stretto (“grazzie davvero a voi che venite ai concérti“). Vado con le pagelle.

 

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LORENZO FRAGOLA, a cui auguriamo tutto il bene, viene introdotto da Conti che puntualizza che tra gli autori della sua canzone c’è anche lui (sono le piccole stronzatine di contorno all’idea che i fuoriusciti dai talent siano tutti dei minorati del cazzo, voglio dire, di Morgan non l’ha detto, ok, anche Morgan è un fuoriuscito da X-Factor di base). I problemi di Lorenzo Fragola sono che le sue canzoni sono brutte, e che sceglie consapevolmente di presentarsi con questa immagine da sex symbol acchiappacougar che mischia Garko e Natalino Balasso. Il voto è destinato a cambiare alla prima esibizione in cui non la canterà senza il panico negli occhi, ma 5.2
NOEMI è probabile che la canzone di Noemi sia uno sleeper, uno di quei pezzi che serve ascoltare una dozzina di volte prima di apprezzarlo appieno, il che per essere un pezzo in gara a Sanremo è un’idea geniale. La canzone parla dello spray al peperoncino. 5.8
DEAR JACK, stroncati dalla qualunque, io non so chi siano i Dear Jack, nel senso che non mi ricordo da quale talent vengano quindi non ce l’ho per forza con loro, possono vivere o morire usando le loro forze. Perchè la gente scoreggia addosso ai Dear Jack ma tutto sommato sostiene i Fragola e gli Scrannu? Non lo sappiamo. Forse i Dear Jack hanno questa aura da gruppetto indie che fa incazzare, non so. O forse le loro cose sono più brutte delle altre, ma non stasera o non fino a questo momento. 6.1
CACCAMO+IURATO di base sono stati stroncati dal prefestival con le carrellate dei vincitori precedenti e quei tre secondi di teamup Lola Ponce/Giò Di Tonno, perchè una volta i teamup erano così, Leali/Oxa, Minghi/Mietta Ron/Tosca, Jah/Lisse, Barbarossa/De Rosario. Prima ancora che per veri e propri demeriti musicali, l’associazione canora tra Giovanni Caccamo e Deborah Iurato pecca di abbassamento dell’asticella e ideologia normcore. 4.7

 

STADIO Nel prefestival sono il nome che si è beccato le pernacchie, nel senso, CHI CAZZO SONO GLI STADIO? Così, quelle cose da gruppo finto di rimastoni di un’altra epoca alla ultima Antonella Ruggero. Presente? Col cazzo. Non li ho mai visti in foto e mi aspettavo di avere un Premio Lara Fabian* già pronto, cinque sessantenni stornati con sette capelli lunghi in testa, quel look alla Gollum sfornato da Matia Bazar e Nomadi. Invece Curreri s’è conservato meglio di chiunque altro, un po’ stile Morrissey ma meno tarro, e oggi si gioca la parte dell’uomo-canzone invecchiato, quel genere di underdog che 1 nasconde uno dei segreti più preziosi del Festival di Sanremo e 2 mi manda fuori. Probabilmente serve un briciolo di tempo ed immedesimazione per entrare in sintonia col testo, nel senso che me la sono lavorata un po’ stanotte e ci sono andato completamente sotto. Ma già in tempo reale, in mezzo a una serata dove tutti i big si cagano in mano, è quasi uno scacco matto. Il gruppo spinge un casino sul finale, porta a casa la pelle e sbaraglia la prima serata di Sanremo, con buona pace dei geni che continuano a sfottere su Twitter anche dopo la fine del pezzo. 8.4

 

ARISA Arisa piace a tutti ma non serve a un cazzo, le sue canzoni non servono a un cazzo, la sua esistenza fuori da Sanremo è questionabilissima (boh sì ha fatto un X-Factor, ma anche Blaze Bayley ha fatto un X-Factor e tutto sommato nessuno si ricorda). Quando è stata l’ultima volta che vi siete posti il problema del disco di Arisa? Questa cosa probabilmente vale per una grassa metà degli artisti in gara, ma lei per qualche strano scherzo del destino è la depositaria de La Qualità Musicale di ogni edizione di Sanremo senza CRIBER, con lo schiaffo morale di avere stravinto in un’edizione del Festival in cui il CRIBER era presente, motivato e in fotta. E comunque sticazzi, ogni anno il pezzo sanremese di Arisa è con tutta evidenza il peggior pezzo sanremese di Arisa, eccezion fatta forse per La Notte che era leggermente meglio di quello sulla fine del mondo, e quindi boh, la prammatica forse ci impone quindici sanremi di lodi sperticate a canzoni sempre peggiori di Arisa mentre i raggi gamma ci mangiano il cervello, o forse lei è l’unico genio della canzona italiana in attività e io sono l’unico coglionazzo che non coglie. E quindi vaffanculo, mica mi pagano per cogliere. Sarebbe un 3.9 di odio ma devo perlomeno ammettere che il testo ha un risvolto NATURALISMO quindi diciamo 6.0

 

RUGGERI Mi dispiace che continui a menarla con ‘sta manfrina del punk prima di me, nel senso che Ruggeri non punk è molto meglio del ruggeri punk e il Ruggeri prima di me era molto peggio del Ruggeri durante me, poi sia io che lui abbiamo preso altre strade, lui ha fatto Mistero, io ho fatto il liceo scientifico e quello che è successo dopo ha mandato più o meno in vacca la vita di tutti e due, così che io sono diventato un blogger rancoroso che scrive opinioni non richieste in pausa pranzo al lavoro e lui è diventato i Vendicatori di Riserva della musica italiana, e non sarebbe niente se non si sentisse costretto a tornare di tanto in tanto vestito come la copia di Rob Halford a cantare un pezzo che forse è punk prima di tutti i punk che lo sfottono in timeline su twitter, ma a che prezzo? Avrebbe potuto gestirsela con il gimmick del Grande Vecchio, provare un arrangiamento più pop e farci la figura di quello che sa di cosa sta parlando. 4.9

 

BLUVERTIGO Se retrodatassimo questi racconti di cinque anni, è probabile che affronteremmo Morgan come uno dei più grossi irrisolti dell’ultimo ventennio sanremese. Impallinato a due settimane dal festival, da un’intervista estorta probabilmente con la forza, in cui racconta allegramente la sua tossicodipendenza e la macchina gerarchica dentro i talent show e l’industria musicale italiana in generale, il pubblico che si spacca sulla sua esclusione, i complottisti che non sanno se dare la colpa a Maria de Filippi o alla lobby dei cattolici. Tutto questo senza che Morgan si sia mai preso il disturbo di fare un disco davvero buono, a meno che non consideriate tali il suo primo disco solista e/o la roba dei Bluvertigo (non vi tolgo il saluto). Cinque anni dopo le cose sono tornate abbastanza all’ordine: Morgan ha ripetuto il giochetto di mandare tutto affanculo e tornare all’ordine una mezza dozzina di volte, i Bluvertigo non sono manco più argomento di discussione per quei duecento eroici combattenti in giro per l’Italia che considerano ancora l’alternative italiano a Sanremo un bene a prescindere. La loro canzone spinge anche meno di quella che portarono nei primi duemila ma almeno non ti fa provare quella sensazione di quando ti accarezza la guancia mentre ti sborra in bocca. Magari tra cinque anni saranno eroi, anche loro. 4.9

 

ROCCO HUNT Non si può essere davvero adirati contro un tizio che con una mossa semplice e geniale ci ha tolto dalle palle i neomelodici ed è riuscito a convincere l’Italia che la Quota Canzone Napoletana può essere occupata anche da un rappettaro. Questo naturalmente a patto di avere la capacità di proiezione mentale sufficiente ad accettare che un leggero e veniale fastidio è meglio di sentire una canzone e provare il desiderio di versare il vinavil dentro al tablet per farlo smettere. 6.3 di incoraggiamento.

 

IRENE FORNACIARI Irene Fornaciari è un concetto che non afferro, cioè, non so a chi venda i dischi, non so chi vada ai suoi concerti, non ho mai conosciuto in vita una persona che POTREBBE, anche solo in via ipotetica, trovarsi a comprare suoi dischi. Voi ce l’avete un amico, un parente, un amico di amici, di cui pensate che possa vedere il disco di Irene Fornaciari al supermercato e metterselo nel cestino? Io no. Qualcuno potrebbe pensare, ebbè, invece gli altri. Ma io a volte mi sono trovato a pensare seriamente di rimediare dischi di Britti, di Bianca Atzei, persino Rocco Hunt una volta, ma dico anche solo per il LOL. Una volta in terza media un nostro compagno di classe compiva gli anni, decidemmo di regalargli un LP e sapevamo solo che ascoltava Vasco Rossi e cose simili, così qualcuno di noi andò al negozio di dischi e gli prese il vinile degli Stadio. Per dire, insomma, sono cose che possono succedere a chiunque, anche ad Arisa, ma voi avete mai sentito anche solo la curiosità di vedere un video di Irene Fornaciari sul tubo per ricordare che canzone aveva portato al Sanremo di quell’anno? ZERO. Mica che la sua musica sia più brutta di quella degli altri, è proprio che non passa il concetto, non conosco nessuno a cui potrebbe fregare di Irene Fornaciari. E quindi insomma, chi cazzo sta continuando ad investire montagne di soldi per mandare Irene Fornaciari a Sanremo? La mia idea è che il nome Irene Fornaciari nasconda una montagna di merda illegale, che sia un personaggio inesistente ed interpretato ogni volta da una ragazza diversa, a cui critica e stampa non danno troppa cura e non si prendono il disturbo di andare a controllare le foto dell’anno precedente. Forse il nome Irene Fornaciari serve a riciclare soldi della camorra. O forse ha un suo pubblico, completamente disgiunto dalla mia cerchia di conoscenze, magari ultra-radicato in una minuscola regione del pianeta popolata di ultrafanatici che si sputtanano per Irene più soldi dei fan dei Pearl Jam. Il pezzo è un 5.1

 

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e questo è più o meno quanto. Tutti i miei pesi massimi si esibiscono stasera: Neffa (hashtag #JEFF), Annalisa, Dolcenera e Clementino possibile outsider. Gli Stadio mi sono bastati a svoltare la fotta. Da qui in poi è tutto in discesa.
*lo ricordiamo ogni anno: il Premio Lara Fabian è il premio più prestigioso insignito dal sito Bastonate al Festival di Sanremo. è il premio all’artista che non c’entra, al cantante che, lui per primo, non sa bene cosa ci stia a fare sul palco e si guarda attorno con sgomento prima di essere eliminato a calci dal televoto. Il premio prende il nome dell’artista che ha vinto lo stesso premio l’anno precedente, ad estendere la memoria di un anno (Lara Fabian aveva vinto il premio Frankie Hi-NRG).