STADIO Nel prefestival sono il nome che si è beccato le pernacchie, nel senso, CHI CAZZO SONO GLI STADIO? Così, quelle cose da gruppo finto di rimastoni di un’altra epoca alla ultima Antonella Ruggero. Presente? Col cazzo. Non li ho mai visti in foto e mi aspettavo di avere un Premio Lara Fabian* già pronto, cinque sessantenni stornati con sette capelli lunghi in testa, quel look alla Gollum sfornato da Matia Bazar e Nomadi. Invece Curreri s’è conservato meglio di chiunque altro, un po’ stile Morrissey ma meno tarro, e oggi si gioca la parte dell’uomo-canzone invecchiato, quel genere di underdog che 1 nasconde uno dei segreti più preziosi del Festival di Sanremo e 2 mi manda fuori. Probabilmente serve un briciolo di tempo ed immedesimazione per entrare in sintonia col testo, nel senso che me la sono lavorata un po’ stanotte e ci sono andato completamente sotto. Ma già in tempo reale, in mezzo a una serata dove tutti i big si cagano in mano, è quasi uno scacco matto. Il gruppo spinge un casino sul finale, porta a casa la pelle e sbaraglia la prima serata di Sanremo, con buona pace dei geni che continuano a sfottere su Twitter anche dopo la fine del pezzo. 8.4
ARISA Arisa piace a tutti ma non serve a un cazzo, le sue canzoni non servono a un cazzo, la sua esistenza fuori da Sanremo è questionabilissima (boh sì ha fatto un X-Factor, ma anche Blaze Bayley ha fatto un X-Factor e tutto sommato nessuno si ricorda). Quando è stata l’ultima volta che vi siete posti il problema del disco di Arisa? Questa cosa probabilmente vale per una grassa metà degli artisti in gara, ma lei per qualche strano scherzo del destino è la depositaria de La Qualità Musicale di ogni edizione di Sanremo senza CRIBER, con lo schiaffo morale di avere stravinto in un’edizione del Festival in cui il CRIBER era presente, motivato e in fotta. E comunque sticazzi, ogni anno il pezzo sanremese di Arisa è con tutta evidenza il peggior pezzo sanremese di Arisa, eccezion fatta forse per La Notte che era leggermente meglio di quello sulla fine del mondo, e quindi boh, la prammatica forse ci impone quindici sanremi di lodi sperticate a canzoni sempre peggiori di Arisa mentre i raggi gamma ci mangiano il cervello, o forse lei è l’unico genio della canzona italiana in attività e io sono l’unico coglionazzo che non coglie. E quindi vaffanculo, mica mi pagano per cogliere. Sarebbe un 3.9 di odio ma devo perlomeno ammettere che il testo ha un risvolto NATURALISMO quindi diciamo 6.0
RUGGERI Mi dispiace che continui a menarla con ‘sta manfrina del punk prima di me, nel senso che Ruggeri non punk è molto meglio del ruggeri punk e il Ruggeri prima di me era molto peggio del Ruggeri durante me, poi sia io che lui abbiamo preso altre strade, lui ha fatto Mistero, io ho fatto il liceo scientifico e quello che è successo dopo ha mandato più o meno in vacca la vita di tutti e due, così che io sono diventato un blogger rancoroso che scrive opinioni non richieste in pausa pranzo al lavoro e lui è diventato i Vendicatori di Riserva della musica italiana, e non sarebbe niente se non si sentisse costretto a tornare di tanto in tanto vestito come la copia di Rob Halford a cantare un pezzo che forse è punk prima di tutti i punk che lo sfottono in timeline su twitter, ma a che prezzo? Avrebbe potuto gestirsela con il gimmick del Grande Vecchio, provare un arrangiamento più pop e farci la figura di quello che sa di cosa sta parlando. 4.9
BLUVERTIGO Se retrodatassimo questi racconti di cinque anni, è probabile che affronteremmo Morgan come uno dei più grossi irrisolti dell’ultimo ventennio sanremese. Impallinato a due settimane dal festival, da un’intervista estorta probabilmente con la forza, in cui racconta allegramente la sua tossicodipendenza e la macchina gerarchica dentro i talent show e l’industria musicale italiana in generale, il pubblico che si spacca sulla sua esclusione, i complottisti che non sanno se dare la colpa a Maria de Filippi o alla lobby dei cattolici. Tutto questo senza che Morgan si sia mai preso il disturbo di fare un disco davvero buono, a meno che non consideriate tali il suo primo disco solista e/o la roba dei Bluvertigo (non vi tolgo il saluto). Cinque anni dopo le cose sono tornate abbastanza all’ordine: Morgan ha ripetuto il giochetto di mandare tutto affanculo e tornare all’ordine una mezza dozzina di volte, i Bluvertigo non sono manco più argomento di discussione per quei duecento eroici combattenti in giro per l’Italia che considerano ancora l’alternative italiano a Sanremo un bene a prescindere. La loro canzone spinge anche meno di quella che portarono nei primi duemila ma almeno non ti fa provare quella sensazione di quando ti accarezza la guancia mentre ti sborra in bocca. Magari tra cinque anni saranno eroi, anche loro. 4.9
ROCCO HUNT Non si può essere davvero adirati contro un tizio che con una mossa semplice e geniale ci ha tolto dalle palle i neomelodici ed è riuscito a convincere l’Italia che la Quota Canzone Napoletana può essere occupata anche da un rappettaro. Questo naturalmente a patto di avere la capacità di proiezione mentale sufficiente ad accettare che un leggero e veniale fastidio è meglio di sentire una canzone e provare il desiderio di versare il vinavil dentro al tablet per farlo smettere. 6.3 di incoraggiamento.
IRENE FORNACIARI Irene Fornaciari è un concetto che non afferro, cioè, non so a chi venda i dischi, non so chi vada ai suoi concerti, non ho mai conosciuto in vita una persona che POTREBBE, anche solo in via ipotetica, trovarsi a comprare suoi dischi. Voi ce l’avete un amico, un parente, un amico di amici, di cui pensate che possa vedere il disco di Irene Fornaciari al supermercato e metterselo nel cestino? Io no. Qualcuno potrebbe pensare, ebbè, invece gli altri. Ma io a volte mi sono trovato a pensare seriamente di rimediare dischi di Britti, di Bianca Atzei, persino Rocco Hunt una volta, ma dico anche solo per il LOL. Una volta in terza media un nostro compagno di classe compiva gli anni, decidemmo di regalargli un LP e sapevamo solo che ascoltava Vasco Rossi e cose simili, così qualcuno di noi andò al negozio di dischi e gli prese il vinile degli Stadio. Per dire, insomma, sono cose che possono succedere a chiunque, anche ad Arisa, ma voi avete mai sentito anche solo la curiosità di vedere un video di Irene Fornaciari sul tubo per ricordare che canzone aveva portato al Sanremo di quell’anno? ZERO. Mica che la sua musica sia più brutta di quella degli altri, è proprio che non passa il concetto, non conosco nessuno a cui potrebbe fregare di Irene Fornaciari. E quindi insomma, chi cazzo sta continuando ad investire montagne di soldi per mandare Irene Fornaciari a Sanremo? La mia idea è che il nome Irene Fornaciari nasconda una montagna di merda illegale, che sia un personaggio inesistente ed interpretato ogni volta da una ragazza diversa, a cui critica e stampa non danno troppa cura e non si prendono il disturbo di andare a controllare le foto dell’anno precedente. Forse il nome Irene Fornaciari serve a riciclare soldi della camorra. O forse ha un suo pubblico, completamente disgiunto dalla mia cerchia di conoscenze, magari ultra-radicato in una minuscola regione del pianeta popolata di ultrafanatici che si sputtanano per Irene più soldi dei fan dei Pearl Jam. Il pezzo è un 5.1