(1, 2, prova microfono. Parto io poi la passo)
Quando frequentavo le scuole medie un mio amico mi avevo convinto che il nome Litfiba fosse l’acronimo di Linea Italiana Treni Firenze Bari e che fosse stato scelto in omaggio alle presunte origini baresi di Ghigo Renzulli e alle risapute origini fiorentine del resto della band. A furia di sentirmelo ripetere ho finito per crederci e per anni ed anni ho vissuto convinto che l’origine del nome fosse quella, così come non sono mai stato in un acquaparco perché credevo alla leggenda metropolitana delle lamette negli scivoli eccetera eccetera.
Non so perché ho scritto una cosa del genere ma mi pareva l’unico modo sensato per aprire un pezzo che parla di un disco nuovo dei Litfiba nel 2012. Cos’altro dire di una band che si era sciolta dodici anni fa circa e poi si è riformata l’anno scorso non si sa bene per quali ragioni? Cosa dire del fatto che Pelù senza i Litfiba non se lo è cagato nessuno e i Litfiba senza Pelù uguale se non peggio? Electromacumba è stata o no vietata dalla Convenzione di Ginevra? Cosa dire di Pelù che si veste come si vestiva ai tempi di Il mio corpo che cambia ma avrà addosso ad occhio e croce quindici chili in più (segno che il suo corpo è cambiato sul serio, nella forma e nel colore è in trasformazione)? E che dire di Renzulli pelato con il codino manco fosse Danny De Vito nel capolavoro I gemelli con Arnold Schwarzenegger? Perché poi i Litfiba non hanno recuperato nella loro line-up Antonio Socci, primo storico bassista della band fiorentina impazzito per qualche micropunta di troppo e divenuto autentica star televisivo-giornalistica dai primi Anni Zero in poi? Perché, perché, perché, perché, perché (cit.)?
Visto che anche quest’ultima domanda non troverà risposta parliamo del disco appena uscito. Grande Nazione è un disco politico e fa parte di una trilogia di dischi – ce lo hanno spiegato Pelù e Renzulli in tutte le salse (soprattutto tonnata, visto quanto sono entrambi ingrassati negli ultimi anni), perfino alla trasmissione di Fabio Fazio un sabato sera a caso tanto gli ospiti sono sempre gli stessi – che come una minaccia incombe sull’umanità (speriamo nei Maya e nel 21/12/12). Dotato di una copertina davvero leccezionale che pare presa di peso da un disco dei Voodoo Glow Skulls ed adattata alle ridotte facoltà mentali di un certo pubblico altermondista, Grande Nazione è un disco che non è lontano parente delle prime, avanguardistiche opere della band fiorentina (quando scrivo cose del genere sembro Stefano Morelli, me ne compiaccio assai) e nemmeno delle ultime, più commerciali e leccate opere della band fiorentina (quando scrivo cose del genere sembro Gino Latino Castaldo ed un po’ mi vergogno) perché è una sega a vuoto essenzialmente figlia di due menti che non hanno più niente da dire perché non ci credono più. Han finito la benza da almeno quindici anni, cosa ti aspetti? Ti aspetti di ridere di loro, ma non riesci neanche a fare questo perché Grande Nazione è un disco che si prende troppo sul serio e pretende di lanciare dei messaggi.
Messaggi a chi, poi? Al popolo degli studenti fuorisede che vivono a Bologna? A coloro che popolano il sito di Beppe Grillo credendo che Beppe Grillo sia la sinistra? Agli indignati? A mio padre che li ha visti quando non li conosceva nessuno? Non è dato sapersi purtroppo. Quello che è certo è che credevamo di essercene liberati ed invece dovremmo sorbirceli in tutte le salse (perfino in copertina su XL, come se comprassi XL o me ne fregasse qualcosa di codesta rivista) per almeno un’altra decina di anni, fino al prossimo scioglimento con conseguente reunion dopo x anni, fino al prossimo nuovo disco di band drammaticamente fuori dai tempi perché ferme a tempi in cui avevano grosso successo di pubblico ma erano già drammaticamente sorpassate (eeeh?).
(Ill Bill Laimbeer takes the m/f stand)
Quando rappavo in terza media with my man Ghigo Renzulli il mio compagno di banco sempre avanti (che mi sbeffeggiava perchè ascoltavo Luca Carponi e i Technotronic e Pump Up The Volume dei MARRS invece di El Diablo Chiappucci) Fausti’ko mi aveva dato da intendere che si chiamavano così in omaggio allo zio Tibia e alla fibbia della cintura con la quale, ben prima dell’invenzione della cinghia mattanza salentina, gli ultras della SPAL a cui limonavamo le donne ci pestavano alla discoteca Enigma di Ferrara (nessuna relazione con l’omonimo gruppo di Micheal Cretu, forse). Comunque, il passato è passato, il futuro è un selciato per cui, annunciato dal singolo bomba Squalo (toccante omaggio alla casa editrice di fumetti porno tipo Lando, Il Tromba e Sukia la band stoner e agli H–Blockx che poi omaggiarono a loro volta Elio E le Storie Tese citandoli in una copertina con uno squalo e tutto torna) ci ritroviamo qui a parlare del nuovo Litfibia che non l’abbiamo ascoltato e ne parliamo, facciamo sempre così e nessuno ci fa caso perchè l’importante è che se ne parli e noi siamo qui a parlarne e ascoltare i dischi non è 2.0 per cui: Grande Nazione supera in glocalismo (come dice quel cuore di bue del Capitano Trota) il nuovo mondo di quel re del porcodio che camuffa la voce e vi denuncia lui di Carcarlo Capovilloni (che come Cicciolina e i Pop Will Eat Itself non ha peli sulla lingua e se ce li ha non sono i suoi). E’ un album che ripeto, non abbiamo ascoltato ma è un istant scult, è l’Alex l’ariete del 2012 in musica (che ricordiamo nasce dalla coppia Damiano Damiani e quello coi baffi che faceva le sceneggiature di tutti i film degli anni 70 e giocava a basket, Meo Sacchetti non ho voglia di guardare google per verificare), è un el diablous in musica che manco gli slayer, roba da stelle a cinque punte sulla porta come Andrea Volpe e le bestie di Saragat quindi è roba che scotta e che fomenta, poi c’ha la grafica del dias de los muertos tua che è un toccante omaggio ai vodoo glow skull e ai chupito e le tequila che Renzulli e Pelù si fanno al posto del botox (e tra poco faranno un progetto con Justin Pearson dei Locust e Favero quello che giocava nel Verona, retox botox). Quindi giù le mani dalla salma di Mike e di Ringo boy De Palma, che è morto per colpa di Antonio Socci e allora per fare finta di essere puliti perchè i vincenti non usano droga è stato cacciato dai Litifiba ed è andato a sosituire Faso negli EELST (che non è l’acronimo di Emerson, Lake e Olof Palmer sia bene inteso) che in realtà non è Faso, come Paul Mc Cartney e Pippo Franco (http://ilmortificatore.blogspot.com/2009/05/pippo-franco-e-stato-ucciso.html) non son loro ma son morti e son stati sostituiti per mantnere lo status quo (non il gruppo, o forse sì).
Insomma, Grande Nazione è un messaggio a reti unificate alla nazione e il messaggio è forte è chiaro: nell’Italia del 2012 uno che non ha mai fatto un cazzo nella vita (perchè fare il musicista in Italia è fare un cazzo nella vita) può lavorare a 50 anni come Pelù e Renzulli? No, e Grande Nazione ci dice, come d’altronde ci diceva Enzo Braschi in Italian Fast Food quando i punk si picchiavano con i paninari in discoteca e Beavis e Butthead nella puntata del natale passato, che la vita e l’ultimo dei Litfibia è una cosa merdavigliosa.