Cronistoria del LOAL

il giorno 31 gennaio sul forum del Mucchio (ci scrivo da quand’ero giovane, sul forum, non sulla rivista) qualcuno posta una gif animata:

Passo il successivo minuto e mezzo in modalità facepalm rendendomi conto che questo mese il Mucchio e Rumore avranno la stessa artista in copertina con la stessa cosa. Più due ore e mezzo a farmi mesmerizzare dalla gif, che a quanto ne so è stata realizzata dall’amico Copons.  Il tempo di uscire dallo stato catatonico e febbraio è iniziato già da mo’, con le accuse e le vicendevoli coltellate che scaldano gli animi e imbarbagliano la situazione.

L’intervista esclusiva era stata assegnata a Rumore, questa cosa la si viene a sapere da subito: Rumore aveva anche scatti in esclusiva, ma non erano buoni quanto l’immagine poi finita in copertina. La quale, essendo disponibile a tutti, è stata messa in copertina anche dall’altra rivista. Non sono in molti a risparmiare critiche al Mucchio, che già per conto suo non è che stia vincendo il Premio Simpatia (sta andando avanti da due anni una guerricciola su tre fronti che si sputano addosso a vicenda). Veder volare gli stracci tra direttori, ex direttori, redattori ed ex redattori è diventato un brutto spettacolo da diverso tempo. Il comunicato di Rumore è di lunedì mattina. Rossano Lo Mele non vola bassissimo:

 Ho amici e colleghi che lavorano lì. Li rispetto e li leggo. Non ho rispetto invece per chi ci ha preso in giro. Noi lavoriamo in modo corretto e scrupoloso, senza pestare i calli a nessuno. Che situazione è quella in cui ci troviamo addirittura costretti a chiedere scusa di aver rispettato le regole?

Lunga storia. Il giorno successivo esce il comunicato del Mucchio, il quale cerca di buttare acqua sul fuoco.

Di sicuro tutto ha preso una piega brutta, al limite del tragicomico, una volta visto che sia Rumore sia Il Mucchio uscivano in edicola con la stessa, identica foto. Ma il nostro ragionamento era stato “All’altro giornale, oltre all’intervista dedicata, avranno dato anche degli scatti dedicati, non useranno certo per la copertina quello a disposizione di tutti”. Non era voluto.

Negli stessi giorni inizia a montare una polemica sul fatto che stanno togliendo la storia dell’arte dalle scuole, cosa che per parte non è vera (o non è esatta) e per parte mi scalda un po’ l’anima pensando a certa gente che si beccava degli otto e mezzo e dei nove in disegno e storia dell’arte e ora fa il commercialista e gli apericena in piazza Aldrovandi (io avevo la media del cinque e giustamente faccio il sementiero, ma sto comunque continuando a fare i disegnini col pennarello nelle pause pranzo e ne so a pacchi di gente tipo , BRAVO FRANCI, STIMATI). Saltiamo la polemica, passiamo oltre.

(Fun fact: il comunicato di Rumore e quello del Mucchio sulla vicenda hanno LO STESSO TITOLO. Che è più o meno lo stesso titolo anche di un pezzo di Marina Pierri su Wired a commento)

In giro si inizia a creare il classico clima da controriforma, tipo questo post dell’amico Colasanti (datato ieri) in cui viene lanciata qualche sacrosanta bombetta:

Sarebbe bello, e forse anche giusto, cominciare davvero a entrare nel merito delle cose, e analizzare una volta per tutte cos’è che sta uccidendo un mestiere nato quasi già morto.
Discutere del perché le riviste hanno perso parte del loro appeal, e del perché non ci siano alle orizzonte grossi cambiamenti.

Opinione condivisa dall’amico Ceccain questo sfogo del giornio prima su Facebook.

Basta le stesse copertine, sì!, ma anche basta con le recensioni del cavolo, con articoli di aria fritta, basta con la poca attenzione data alla musica dal vivo e basta all’omologazione! La verità è che siete tutte diventate illeggibili.

Il problema potrebbe diventare serio da qui in poi: nei commenti al pezzo viene dato sfogo a qualche opinione sui contenuti, sul fatto che le riviste siano troppo modaiole, seguano poco i gruppi, abbiano recensioni del cavolo appunto, e via di queste. A un certo punto interviene l’ex direttore del Mucchio Max Stefani, che attualmente dirige la rivista Outsider di cui mi ero già occupato in passato. La mette giù pesa:

il problema è che in edicola ci sono tre riviste uguali: Mucchio, Rumore, Blow Up. Forse ne basterebbe una sola?

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Ma il direttore di Mucchio ne ha fatte molto peggio purtroppo…

E via di queste. La più pesante, comunque, è sulla bacheca FB di Gabriele Barone, nella quale Stefani interviene con

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E poi si passa ad altro. Il direttore di Outsider inizia a promuovere il nuovo Outsider, che in copertina in effetti non ha St. Vincent.

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Manco brutta, cioè, a me piace abbastanza questa cosa del monocromo giallone sul bianco e nero, immagino ci sia anche un modo tecnico di chiamare questa cosa. L’affare-St.Vincent diventa una specie di meme, escono immagini di copertine fake di riviste (la prima è Rolling Stone, qualcuno ci crede) che mi portano, buon ultimo e per nulla divertente, a cambiare il logo di Bastonate, così per menare il torrone un altro po’. E poi tutto si spegne e immagino che questa cosa sia servita di lezione un po’ a tutti.

 

 

E poi esce il numero di Febbraio del Buscadero, e Carlo Bordone scatta una foto alla copertina. che è

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Pikkio Music Awards 2k13 (parte 2)

L’intro è nella prima parte leggetevelo se volete capire il 2k13 in musica!!! E ora ecco le 18 categorie delle cose musicali 2k13! Ricordatevi la terza parte sarà quella in cui ci saranno i DISCHI DIO quelli proprio DIO.

"2k13" (opera d'arte di https://soundcloud.com/ragazzodiperiferia )
“2k13” (opera d’arte di https://soundcloud.com/ragazzodiperiferia )

SGRAKKIO (il vero suono del 2013 è stato lo SGRAKKIO, ne noise skranno ne sgrattoa rusty, ma proprio quel suono de sgrakkio alla gola in rigoroso ordine alfabetico)

Kyle Hall – The Boat Party LP (Prendi la house sgrakkiala male, dentro 10 cassette sgrakkianti e hai il boat party di Kyle Hall)
Deerhunter – Monomania (tutto Monomania sgrakkia male già dal primo pezzo, ma lo fanno un po’ tutti i dischi garage rock (anche se non con sto suono skrotale), il fatto è che in Monomania c’è il primo esempio di assolo di SGRAKKIO DE CATARRO (escluso tom waits) nel pezzo T.H.M.)
Kanye West – Yeezus (Kanye West è uno JEZU’ COGLIONE perché con Yeezus ha creato il primo esempio di SGRAKKIO HD tipo che ne so ricostruire con 300miliardi delle rovine scrause però con materiali pregiati. Senza motivo. Unico disco che mi piace veramente di Kanye West e poi infatti ho scoperto che al mitico Lou Reed (RIP) piaceva per gli stessi motivi miei. Quindi c’ho ragione io e mi metto a cantare HEAVENLY ARMS REACH OUT TO HOoOOOLD MEEeE con il fantasma di Lou evocandolo nella mia casa in un cortocircuito con la prima canzone “my house” di Blue Mask dove Lou evoca lo spirito del suo mentore cortocircuito triplo visto che invece heavenly arms è l’ultima canzone di blue mask!! ahahah quanto sono POSTMODERN(O))) RETROMANIA REVENANT IL FANTASMA EL PHANTASMO HD SOLDI FINANZA etc.)

#CIVOTI (quei dischi che dici “ammazza belli!”, ma poi pure sticazzi nonostante tu li apprezzi come artisti e il disco è piacevole. in rigoroso ordine alfabetico)

Machinedrum – Vapor City (Bravo Machinedrum! un bel piano liquido una ritmica fooworkjungle tutto perfetto, pare sempre tutto perfetto, ma poi rimetti su Room(s) che essendo uscito su Planet Mu e non su Ninjatune era più dritto e aerodinamico senza lo spauracchio del dire/fare/ammorbidire)
Matmos – The Marriage of True Minds (I Matmos li amo poi quest’album ha titoli e intenzioni bellissime, sviluppo electro malato bello, psicoterapie e mentalismi, ma poi metti su la musica di Ape Escape 3 e te lo dimentichi. Credo sia un capolavoro ma lo riaggancerò nel futuro. Per ora #CIVOTA)
MGMT – MGMT (MGMT video e canzone loop sgrakkio2k13 con your life is a lie, ma poi l’album m’ha rotto li coglioni mica ho capito perché visto che è pure più pazzo degli altri dischi. Gli ho pure dato tante chance! Sarà perché #CIVOTA)

SO HD IT HURTS (quei dischi così HD che ti fanno spaccare la faccia contro il muro dei 1440p)

Rustie – Triadzz/Slasherr ep (Rustie continua imperterrito il suo trip fatto di Sonic Generations, ITALIA…. UNO!!!! e pasticche HD)
Jackson and His Computerband – Vista *Hudson Mohawke Remix* (MINCHIE IN AMORE/CAZZI TAGLIATI per il pacchian-francese Jackson che si unisce con l’HDGOLENBOY e TwitterStar scozzese HudMo in questo remix che è ai limiti del 1440p)
Atom™ – HD (album intellettual/politico sul POP in HD, che però è cazzismo come dev’esse l’HD e in più da un senso agli scassamenti di palle techno brutta spacciata per arte dell’ultima Raster-Noton)

BonusKanye West – BOUND 2 (il video! perché contiene cose non descrivibili per il genere umano in quanto oltre il 1440p oltre il muro della megalomania e dell’universo riproducibile)

SNAZZICACHANNEL (dischi per snazzicare a casa, in disco o in auto)

Thundercat – Apocalypse (Thundercat già noto bassista di Flying Lotus migliora la sua formula fusionphuturo diventando più aeroso e funky, per snazzicare in scioltezza ho scelto il pezzo più classic dedicato ai suoi amici Lotus e Jondy!)
Syclops – A Blink of an Eye (Maurice Fulton aka Syclops aka ER FRONTE ci fa saltare tipo insetti in Jump Bugs! IN generale il disco è Gran Snazzicamento in uno SkrotoClub Houzz)
Omar-s – Thank You For Letting Be Myself (Omar-S ci ringrazia che l’abbiamo lasciato esse se stesso e ci fa snazzicare da Detroit in stile Out-Run!)

INSTICCHIAMENTO (i dischi di ritorno verso l’utero/la morte-la vita eternity loop)

Boards of Canada – Tomorrow’s Harvest (nothign is real. i boards of canada ci dicono che nulla è reale se non l’insticchiamento mummia per sfuggire all’apocalisse dei semi della morte)
Flaming Lips – The Terror (il terrore di una vita senza amore, ma tanto ti devi insticchiare lo stesso)
Daft Punk – Random Access Memory (vitamortevitamorte pacchian hd insticchiamento opera’70 sbagliati. give me something real.)

DISCHI GAMING (dischi con cui ho giocato bene ai videogiochi in rigoroso ordine alfabetico)

Kenobit – Kenobit (se volete correre più veloci di tutti a Trackmania2 dovete assolutamente mettervi in loop l’album di Kenobit come faccio sempre io. TURBOTUTTO8BITBLASTO ULTRAMODE ON)
Knx. – Anthology (se volete fare più trick maledetti e sfidare la morte con la vostra motocross a Trials Evolution togliete la sua orrida colonna sonora e mettetevi l’antologia di Knxwledge! Swaggherete rombando e sarete un tutt’uno con gli ammortizzatori!)
Polysick – Daydream (Se volete giocare 52 ore di seguito a Civilization mettetevi in loop Daydream di Polysick vi terrà in stato di lucido sogno di conquista del mondo!)

Bonus: Parallax & Shaders (compilation gratise di cover di musiche di videogiochi superpsychodeludica e dentro c’è pure la mia band Rainbow Island che rifà Cannon Fodder, SPAM)

BLAST FROM THE PAST (le RISTAMPE i REMAKE i CAPOLAVORI NASCOSTI il PASSATO)

Psyche BFC ‎– Elements 1989 – 1990 (che gran phuturo che vedeva l’allora giovane maestro della techno Carl Craig nell’89/’90! Capolavori detroitiani che finalmente hanno una loro raccolta!)
Alessandro Alessandroni – I Cantori Moderni Di A. Alessandroni (Alessandro Alessandroni aka Mr Fischio ci portava nell’infinito delle voci italo’70, ovviamente ristampa da avere nell’edizione vinilica fetish!)
Piero Pelù – Identikit (Piero Pelù si re-inventa più STRAROCK che mai e ritorna come un maldito boomerango!!! E quanto è TUTTO2kMORTE che pure Pelù ti torna remake ROCK (una volta i remake erano boh acustici al massimo elettronici) tipo bumerango dietro la clavicola?!?)

Bonus: Rainbow Island – Road To Mirapuri (ristampa fondamentale di questa band krautdarkdub polacca dell’79 rimasta sconosciuta fino ad oggi)

PHUTURO (i dischi che ti comunicano quella sensazione di fantascienza phuturo urbana extra urbana o aliena. in rigoroso ordine verdeo!)

Mu-Ziq – XTEP ep (µ-Ziq non ha fatto solo il disco PHUTURO dell’anno ma anche l’ep più bello dell’anno. E il viaggio di MONJ2 che vi ho linkato ne è solo un esempio. Il disco intero Chewed Corners merita, ma non quanto questo EP.)
Roly Porter – Life Cycle of a Massive Star lp (Roly Porter ci porta oltre i bastioni d’orione a veder balenare raggi gamma, nel disco più gravity/frontier: elite 2 di sempre!!)
Mark Pritchard – Ghosts / 1234 / Make A Livin’ Eps (Mark Pritchard sbaraglia qualsiasi bass turbo phuturo muzik con tre ep di cristo per ballare in un Wipeout5040)

Bonus: Buromaschinen – Welcome to Buromaschinen (Buromaschinen purtroppo incastrato tra 2012 e 2013, ma tutt’ora il miglior disco electro phuturo possibile in questo 2k13 ! ED E’ GRATISE)

SMORFINAMENTO COMFY (i dischi che agevolano lo scivolo nel piumone, quella musica che ti coccola e anestetizza dolcemente piano piano. Ordine alfabetico!)

Terekke – Yyyyyyyyyy ep (ah che dolce scivolare in una glassa galassia piuminosa con l’ep di Terekke! tipo quando c’hai la febbra e prendi lo sciroppo glocconico)
TM404 – tm404 lp (un’orchestrina techno che ti coccola e ipnotizza a dovere, bravo TM404 se proprio dobbiamo basic channelare allora channeliamoci nel letto)
Raajmahal ‎– Raajmahal lp (Raajmahal sono i capi del COMFYCON2k13 alla faccia della regina Grouper, seguiteli nel loro bandcamp buttatevi sul letto e poi provate a rialzarvi, non ci riuscirete rimarrete immobili con la bava alla bocca in overdose di comfyness oppiacea.)

IKKEHAUNTING (la musica phantasmo che ti haunta di stramaledetto)

Actress – Silver Cloud ep (La nuvola argentea di Actress è stata la cosa più hauntante del 2k13 inizia con uno sgrakkio e finisce con uno SPECIAL DREAM VOODOO POSSE CHRONIC ILLUSION)
L VIS 1990 – Ballads ep (Un rolex che ti perseguita nella notte, una ferrari che non ti appartiene, un incubo in HD. Tutto questo è Ballad 4D di L VIS 1990)
Mazzy Star – Seasons of your day (ogni tanto è bello anche farsi perseguitare da dolcezza noir e porporina dreamy come fanno i Mazzy Star!)

BIAGY SNACK (l’ora della merenda, quei dischi gustosi che ti fanno scivolare bene la giornata)

Four Tet – Beautiful Rewind (disco BIAGY SNACK per eccellenza alterna puccyoserie tipo Unicorn a momenti movimento phessi tipo Buchla. Four Tet malcagatissimo da chi lo osannava perché non più in Domino fa in bel concept audiolibro sui ritmi che gli piace ballare, che secondo il mio disonesto parere è l’album più completo che ha fatto insieme a Rounds e Everything Ecstatic. BRAVO FOUR TET!)
Blondes – Swisher (Swisher dei Blondes è quel momento di snack sulla scrivania alle sei di sera, hypno nebbioso e melodia crunchy)
Ducktails – Flower Lane (ogni canzone dell’altrimenti prescindibile Flower Lane di Ducktails è un momento di jingle janglo snack feel good con infiltrazioni di momenti nostalgia per non farci mancare niente. E grazie a sto disco ho scoperto la fusion autostradale jappo)

FIRE MUSIC (dischi di fuoco improvvisativo che vi scuotono dal torpore !!!)

Fire Orchestra – Exit! lp (l’orchestra di Matts Gustaffson ci indica che l’uscita è DA QUELLA PARTEEEEEEEEEEE dove tutti fanno RParaprpiuapURPESKREEWE ma in modo bello !!!)
Rob Mazurek Octet – Skull Sessions lp (esplorazioni febbrili dentro le misteriose cave del teschio !!!)
Fabio Mancini – Noi Due youtube (focosa e struggente storia d’amore per un tripudio di emozioni free improv impareggiabili !!!)

SKRANNO DELL’ANNO (la musica SKRANNA quella dei RUMERI)

Pete Swanson – Punk Authority (Pete Swanson ci insegna che la vita finisce a 30, poi bisogna cercare di averne 10 in skrannostrobo techno loop!)
Wolf Eyes – No Answers: Lower Floor (classico disagio zombie del Michigan tagliando alberi a caso, belli pure hair police o quello di aaron dilloway non più wolf eyes)
Venta Protesix – Lolicon Noise Star (skranno manga video morte: un bel digestivo effervescente brioschi)

YOUTUBE LOOP (canzoni ascoltate in loop per 10kmila volte)

Beck – It won’t be long (non sarà lunga Beck e quindi l’ho dovuta mettere in loop per 20mila volte almeno. per me canzone pop dell’anno alla faccia de quella merda de pop lady gaga li porco dio o quelle cose popbegoli che non se ne può più !!20912012)
Fabio Mancini – Noi Due (FABIO MANCINI NON POTEVA NON VINCERE ALMENO DUE PREMI! NOI DUE IN LOOP PER 8 ORE DI LAVORO AL GIORNO SEMPRE!)
Mauro dj – GNOMO ROTTINCULO (Un pezzo straordinario e capellone, un avventura romantica in una cornice da sogno, ma anche un momento di grande trascuratezza personale e sciatteria. Un pezzo per stare insieme, ma anche un pezzo per stare male. Consigliato soprattutto a drogati e malfattori.)

Fuori classifica Ape Escape 3 – Happy Sensation Italian Version (non è del 2013 però E’ LA CANZONE PIU’ BELLA D ISEMPRE NON POTRERWEE FARNE A MAEONAON DOAJNT IUODCRISTOO!!!)

MINGHIIIEeeEE SWAG (turboswagga2k13)

DJ Rashad – I Don’t Give a Fuck ep / Double Cup lp (ai ai ai ai stis tisitstilll lll–lll-loove youuu)
RP Boo – Legacy (that’s what the speaker are for / what they do what they do what they do)
Traxman – Blow Your Whistle (oooo-o-o-o-o-oneone-oneone-twotwo-three-four)

DISCHI FAMMOCC (delusioni dischi rate cacca che la gente se magna)

Black Angels – Cascionata Futile Involuzione A Cui Voto CONTRO!!!! BASTA CON LE RADICI! (emmesà che i pontiak so i prossimi uff)
Forest Swords – Monnezza Finto Burial Coi Suoni Orribili E La Composizione Tipo Finto Darkettone Pretenzioso (questo è veramente non capibile il perché esista)
Fuck Buttons – Brillocchio Pretenzioso (e pure i live mo so a rischio fregna de pecora epic mogwai-style che palle)

PREMIO SPECIALE “COME UNA MINCHIA IN FACCIA”

Burial – Rival Dealer EP (Era difficile battere entità abnormi come Kanye West in questo matto matto 2k13, ma Burial si conferma outsider in tutto e per tutto e che fa? Si fa una foto del suo cazzo e la schiaffa sui desktop di tutto il mondo così, come regalo di natale! Abbiamo Rival Dealer che è Burial feat. Jean Alesi, c’è Hiders che è una cover degli WHAM!, e poi quel Come Down To Us tipo Final Fantasy XXVIII che nel mitico minuto 7:40 diventa Cheb Khaled – Aisha + Zucchero – Senza una donna = Pavarotti & Friends 2030 Veramente, non se l’aspettava proprio nessuno.)

Pikkio Music Awards 2k13 (parte 1)

CIAO IO SONO DJ PIKKIO E BENVENUTI ALLA PRIMA EDIZIONE DEI PIKKIO MUSIC AWARDS! SONO ONORATO CHE FRANCIKEKKOBEGOLI DI BASTONATE HA VOLUTO PUBBLICARE I MIEI AWARDS QUI SU BASTONATE !!!

per leggere questo articolo si consiglia questo sottofondo musicale

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Prima di spararvi banali classifiche ripercorriamo quest’anno 2k13 in musica, che ne vale proprio la pena! Voi penserete sicuramente “anno banale/le solite canzoni/ma che è/la mia giovinezza/bloating” invece è stato un anno specialissimo. Un anno di musica tipo cazzo all’indietro che si insticchia, cioè un cazzo che torna indietro e si rificca nello sticchio da dove era nato, forse per far morire tutti non riproducendosi più, oppure per generare una nuova vita nel mondo pre-vita che abbiamo sempre snobbato, ma che necessita ancora di tante scoperte e ascolti come dimostrano le tante troppe ristampe di cazzate tipo “mizzìo il prog cantautore italiano sconosicuto”. Attenzione questo cazzo insticchio2k13 non è retromaniaco piuttosto vuole rifugiarsi nel luogo della mente (che non ha spazio e tempo ma solamente KEK), questo si può anche evincere dalla forma caratteriale di 2013 che è molto “<==3” tipo aerodinamicità al contrario nel senso “sono aerodinamico solo dentro la mia mente non vi inculo de pezza CIAONE DOMANI” quindi si è proiettati verso il DOMANI da tanti ormai tragicamente disprezzato.

Guardatelo bene! <==3 è proprio lo specchio magico del più banale e volgare cazzo dritto 8==D  che invece va stupidamente diritto contro il muro dell’ottusità dell’oggi!!!!!

Il 2k13 musikale è un 2k13 che ci ha rivelato i segreti dell’HDLIFE, del post-apocalittico quello non sgothico orendo (che però non cessa di morire e condannandoci al living with sgothic, ma d’altronde la purezza e il bello assoluto non esistono e lo sgoth ce lo ricorda saggiamente), dello sgrattare la superficie del grattino, dell’esseri liberi da vincoli tipo “la glossa”, del potere mental, degli eccessi e irregolarità racchiusi in album pesanti (o leggeri) ma piuttosto megalomani e consapevoli del loro concetto di album dall’inizio alla fine. Questo avviene dopo anni in cui tutti si erano fissati con il “pop” o il formato “canzone singola” (compresi molti che leggono e scrivono qui dentro) o addirittura “la musica di genere” (tipo la famigerata musica AKTION) in un trip sbagliatissimo tutto loro, figlio magari di cacate sul mito dei 45 giri (cheppalle) o di youtube e la musica liquida. Sbagliatissimo perché mentre il 45 giri ti limita  a due canzonette, youtube soundcloud torrentz quel cazzo che vi pare non si limita per niente! il vostro limite è soltanto la banda larga e la vostra faaAntAasiAAA, anzi si presta a quelle operazioni qui già celebrate tipo “rumore di click del mouse per 2 ore in loop” o “la playlist infinita del mio amore gatto! <3 “. Certo è tosta racchiudere in un album intero (e non in una raccolta canzoni tipo le mie meglio canzoni 2006-13) la propria ispirazione che si diluisce in mille cazzatielle, per questo a fare il DISCO DIO ci sono riusciti in pochi (ma ci sono riusciti al contrario di anni scivolosi tipo il 2011) e gli altri però ci si sono avvicinati con album altrettanto notevoli.

Nothing Is Real
Nothing Is Real

Insomma la prima parte di questo gigantesco e verboso Pikkio Music Awards 2k13 si conclude qui, era solo un intro. La seconda parte vi mostrerà le ben 20 microcategorie che rappresentano la segmentazione del mio cervello (e non del mercato, che è roba che non conosco), mentre la terza vi raccoglierà i veri SETTE+DUE DISCHI DIO DEL 2k13 QUELLI PROPRIO GLI ALBUM DA ASCOLTARE INTERI (e no non ci sarà manco l’ombra di una roba metal o hc, quindi potreste non leggermi più) CIAO A TUTTI !!!!!

Federico Guglielmi

fg

Federico Guglielmi, giornalista musicale di vecchissimo corso e neo-blogger. 

Ho aperto un blog sul quale per ora sto pubblicando pezzi vecchi, ma sul quale conto di inserire anche materiale inedito scritto appositamente. Perché? Beh, perché ho un archivio immenso nel quale c’è tanto materiale che ritengo interessante e che altrimenti sarebbe difficile leggere, perché era un’esperienza che ancora mi mancava, perché un sacco di miei lettori me lo chiedevano da anni, perché è divertente, perché immagino gioverà alla mia “public image”, perché sono orgoglioso di tutto quello che ho combinato in tutti questi decenni e dato che di soldi ne ho sempre visti pochi, via, che almeno sia “pagato” in soddisfazioni. Non sarebbe accaduto, però, senza l’ispirazione dalla magnifica title track dell’ultimo – in tutti i sensi – album di Francesco Guccini, che non parla di blog ma che, involontariamente, fotografa il mio stato d’animo nei confronti della mia professione.

me l’ascolto e magari ti chiedo qualcosa in merito. però: come può giovare all’immagine pubblica di un giornalista musicale aprire un blog? e poi: che differenza ci sarà tra i pezzi scritti apposta per il blog e i pezzi che scrivi sul mucchio?

Oggi le percezioni delle cose e delle persone mi sembrano più superficiali di un tempo. Nell’ambiente musicale chiunque sa più o meno chi sono, ma molti meno hanno un’idea un po’ più precisa di quante cose ho fatto. Continuando a pubblicare un post al giorno, fra un tot di mesi dovrebbe emergere un quadro sufficientemente ampio, che suppongo farà capire anche ai più duri di comprendonio che anche quella che al momento rimane ancora la mia professione – domani, chissà? – può essere “una cosa seria”, che comporta competenze, studio e (duro) lavoro. Scrivere di musica in un certo modo non è lo stesso che buttar giù su un forum o su un sito pensieri random a proposito di un disco o un artista, insomma. E non è nemmeno solo farsi le seghe nella propria cameretta, senza “vivere” la musica a tutti i livelli. Io la vivo da ormai quarant’anni e la racconto, per come posso, da trentaquattro, anche continuando a seguire esordienti e confrontandomi con tutto quello che succede oggi. Mi farebbe piacere che esistesse un posto – il blog, appunto – che fra un po’ di tempo sia in grado di fungere da biglietto da visita di ciò che sono, professionalmente parlando.

Per quanto riguarda la seconda domanda… beh, non mi sono ancora posto il problema. Magari ci saranno commenti che mi andrà di diffondere subito, senza attendere i tempi della carta stampata, e che forse sul Mucchio svilupperò in altro modo o non svilupperò affatto. Per ora, a parte le introduzioni “contestualizzanti” ai vari recuperi, mi limiterò comunque a materiale vecchio.

“Scrivere di musica in un certo modo non è lo stesso che buttar giù su un forum o su un sito pensieri random a proposito di un disco o un artista ” – Non sono d’accordo, dimmi quali sono le differenze. magari una volta ce n’erano di differenze perchè reperire i materiali e le notizie era difficile, oggi secondo me non ce n’è, o ce n’è poca. quello che c’è di diverso è la bontà dei pezzi, ma è una differenza tra gente buona e gente non buona (non tra professione e scrivere roba). Mi devi convincere del contrario, se vuoi puoi fare degli esempi. Che poi cosa vuol dire “vivere la musica a tutti i livelli”? farsi le seghe nella cameretta dieci ore al giorno è uno dei modi per imparare meglio la musica, no?

“farsi le seghe” è uno degli elementi, benché pure per quello c’è modo e modo: ascoltare solo un genere, ascoltare solo musica vecchia o solo musica nuova, piluccare con superficialità e non approfondire mai, non sforzarsi di acquisire almeno un’infarinatura globale perché “tanto di certi generi scriverò mai”… non sono buoni modi. Poi, per come la vedo io, serve anche vedere molti concerti, parlare con molti musicisti di ogni livello e intervistarli, raccogliere informazioni serie su come funzionano i mondi dell’ormai morente discografia, dell’organizzazione dei concerti, dei media specializzati… nonché avere un’idea vaga di cosa significhi suonare (il che non significa necessariamente saperlo fare) e utilizzare uno studio di registrazione. Inoltre, sentire la responsabilità non solo verso se stessi ma anche verso chi paga per leggere, impegnandosi a essere quanto più possibile seri, documentati, comprensibili… e magari rispettare un po’ la cara, vecchia lingua italiana, così spesso maltrattata. Certo, va da sé che a contare è la qualità degli articoli, così come è scontato che si trovino anche cose ottime in Rete e anche cose pessime su carta… però, in generale, io rivendico a gran voce il bisogno di professionalità e il valore dell’esperienza.

Ma la maggior parte della gente che scrive di musica fa queste cose, anche i blogger. un concerto o due a settimana, interviste quando si riesce. che poi l’intervista al musicista, magari tappati le orecchie, è il genere letterario più merdoso della storia dei generi letterari e della merda. per uno che ti dice una cosa vagamente interessante ce ne sono 25 che ti raccontano stronzate promozionali generiche. tra l’altro se un musicista avesse qualcosa di interessante da dire dovrebbe avere la decenza di metterlo tutto dentro al disco o quando suona dal vivo. Quindi secondo me non lo so, non regge insomma. anche il fatto che hai aperto un blog mi suona più come una testimonianza che è in atto un bel ripensamento del mestiere. anche eddy cilìa ne ha aperto uno qualche tempo fa, molto simile tra l’altro come impostazione. 

Sì, certo, e chi lo nega? Ci pensavo da una vita ma rimandavo perché non avevo mai tempo, poi Eddy ha varato il suo un anno fa e allora ho pensato “perché no?”. Sul ripensamento hai perfettamente ragione: visto che ormai guadagnare due lire scrivendo di musica è diventato un’impresa persino per me, tanto vale accontentarsi della soddisfazione di essere comunque letti da molti, e in tempo reale. Credo inoltre che sarebbe stato un peccato non rendere disponibile il materiale che ho accumulato in tutto questo tempo: non ho difficoltà ad ammettere che, essendomi costato del lavoro, avrei preferito venderlo, ma dato che ormai regna il “gratis o niente”… chi se frega, lo regalo. Credo che in tanti, leggendomi, possano essere portati a conoscere o approfondire determinati argomenti. E in ogni caso da molte cose che leggo in Rete – non tutte, lo specifico – traspaiono per lo più copiaincolla dai comunicati-stampa, superficialità, ignoranza, semi-analfabetismo, voglia di apparire e frenesia di essere “il primo” a scrivere del tale disco o evento. Per quanto riguarda le interviste, sono d’accordo a metà: è vero, verissimo che spesso si ha a che fare con interlocutori svogliati o poco acuti, ma molto dipende anche dall’abilità dell’intervistatore nel portare avanti i discorsi e poi nel “cucinarli” in modo da ottenere una lettura ricca e piacevole. Io, per esempio, sono molto soddisfatto di tantissime mie interviste, e so che lo sono anche gli intervistati.

Com’è stare nella redazione di una rivista oggi rispetto a com’era 15 o 20 anni fa?

In era pre Internet tutto era meno frenetico, sia per la quantità infinitamente minore di uscite discografiche, sia nelle modalità di lavoro. Benché le spese fossero tante e le vendite mai davvero sicure, si credeva che lavorando bene si sarebbe comunque avuto un pubblico disposto a seguirti, perché esisteva un autentico, solido mercato editoriale: quello che oggi sta andando sempre più velocemente a puttane perché il mondo si è rivoltato. Adesso tutto corre velocissimo e noi giornalisti della carta siamo stati largamente ridimensionati perché, almeno nell’informare, arriviamo inevitabilmente dopo la Rete. Rete che non ha regole, purtroppo: stamattina l’etichetta invia a me e ad altre centinaia di colleghi più o meno qualificati di tutto il mondo i file di un album che uscirà fra due mesi; dopo un’ora qualche miserabile bastardo che crede anche sia giusto così ha “condiviso”; dopo un giorno, in un’infinità di blog, siti e forum si parla già di un disco che nella sua forma “corretta” – quella fisica, CD o vinile che sia – arriverà dopo settimane, e che sui giornali sarà trattato sempre dopo settimane. E che quindi, oltretutto, sarà considerato “vecchio” prima ancora di essere uscito. Per quanto riguarda aspetti più strettamente legati alla scrittura, posso dire che anni fa mi sentivo addosso una grande responsabilità: sapevo che parecchia gente avrebbe acquistato un certo disco a scatola chiusa solo basandosi su un paio di recensioni. Oggi, più che al giudizio, punto alla spiegazione e contestualizzazione dei dischi dei quali mi occupo, perché tanto so che la massima parte dei miei lettori si limiterà a perdere un po’ di tempo ad ascoltare quello che ho consigliato, ma certo non ci spenderà soldi senza aver prima “toccato con mano”.

Quante copie vende il mucchio?

Dolenti note. Più di Rumore, Blow Up o Rockerilla, ma sempre poco: fra edicola e abbonamenti, una media di settemila copie al mese. Tutte le riviste, di qualsiasi genere, hanno subito crolli di vendite.

Con i finanziamenti pubblici come state messi? Leggevo qui che fino al 2011 vi arrivavano circa 500mila euro. su 8000 copie al mese vuol dire più di 5 euro a copia. ora?

Premetto che non sono né sono mai stato parte della società editrice del Mucchio, né ho mai avuto ruoli che avessero a che fare con la gestione del denaro. So comunque per certo che quelle cifre, reali qualche anno fa (quando si vendeva anche di più), sono state notevolmente ridimensionate, oltretutto retroattivamente: insomma, i rimborsi previsti per il passato – c’è sempre un ritardo di due anni – per spese già sostenute, sono stati pesantemente decurtati. È stato questo a causare, all’inizio del 2012, i problemi che hanno quasi portato alla chiusura. Comunque, quando si parla di contributi, quasi tutti pensano che si tratti di soldi regalati e nessuno dice che per avervi accesso è obbligatorio avere personale regolarmente assunto – per la cronaca, non io – e sostenere tutta una serie di spese che creano lavoro che altrimenti non ci sarebbe. La situazione attuale? Non è affatto buona, purtroppo. Daniela Federico ha spiegato tutto dettagliatamente nell’editoriale del numero di febbraio, ma non sono previste campagne salva-Mucchio tipo quella dell’anno scorso. (NdFF da Febbraio il Mucchio ha avuto una notevole diminuzione di pagine, tra le altre cose)

Nel dettaglio, a che spese extra bisogna far fronte quando hai accesso ai contributi statali?

Non essendo mai stato socio della Stemax o di altre strutture affini non conosco i dettagli alla pari di un amministratore. So comunque per certo che ci sono obblighi di un numero minimo di dipendenti con contratto a tempo indeterminato (alla Stemax, negli ultimi tempi, quattro), che il commercialista deve essere molto bravo, che i bilanci devono essere certificati da una costosissima società di revisione… In pratica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri esamina la documentazione presentata e, con un paio d’anni di scarto, decide se rimborsare oppure no una parte delle spese. Anni fa era tutto molto più vago, tipo “basta dimostrare di aver speso 100 e viene restituito 50”, mentre negli ultimi anni ci sono stati notevoli giri di vite: adesso continuano a rimborsare, ma praticamente solo una parte delle spese relative all’affitto, alla stampa dei giornali (quindi, carta e tipografia) e ai dipendenti. Scelta secondo me giustissima, ma che ha una sola, enorme “stortura”: viene applicata anche a rimborsi del passato che, per consuetudine, si ritenevano “promessi”. La fregatura sta nella retroattività: determinati soldi non sarebbero stati spesi in partenza, se si fosse saputo che non sarebbero più stati soggetti a parziale rimborso.

In questi giorni mi prende male perchè alla fine sono usciti pezzi di Cilìa e Del Papa sul loro blog e poi s’è iniziato a capire che il mucchio verrà esfoliato e tutto questo genere di cose, alla fine sono anni che sento raccontare la stessa cosa da angolature diverse e -boh- la prima cosa che viene da pensare, ormai, è che sarebbe convenuto chiudere baracca, mettersi d’impegno, rifondare un’altra rivista -o insomma, un altro progetto dal niente- e vedere cosa se ne sarebbe potuto tirar fuori. magari non ci si sarebbe cavato un ragno dal buco, ma almeno non si sarebbero passati due anni a chiedersi chi ha la colpa di cosa. mettiamo che dovessi fondare un nuovo progetto adesso, che progetto sarebbe? chi chiameresti a lavorare?

L’enorme crisi dell’editoria in genere e di quella musicale in particolare taglia le gambe a qualsiasi ambizione: una rivista indipendente avrebbe ben poche chance di sopravvivere, una sponsorizzata da un grande editore – e quindi in grado di far sapere al pubblico la sua esistenza – non venderebbe comunque abbastanza da giustificare un grande investimento anche promozionale. A livello personale, con l’editoria “ho già dato” quando ho creato “Velvet”, nel 1988: non so se rischierei di nuovo, oggi, di lanciarmi in una simile impresa, a meno che non fossi schifosamente ricco. E non lo sono. Se poi vogliamo fare un discorso puramente ipotetico, una mia eventuale nuova rivista sarebbe una specie di incrocio fra Mucchio ed Extra, con un piccolo settore per cinema, libri e attualità legati (anche solo per affinità) alla musica, con grafica estremamente semplice e un bellissimo sito.  E ci scriverebbero tutti i “miei” attuali collaboratori del Mucchio più tutti quelli “da Mucchio” che purtroppo scrivono su altre testate (Maurizio Blatto, per esempio). Il tutto con autorevolezza ma senza eccessi di seriosità. E, naturalmente, senza cercare di accedere a contributi pubblici.

Capisco il tuo discorso sul ricominciare da zero, ma ti pare che avremmo mai dato questa soddisfazione all’ex direttore? E, comunque, l’idea in questione potrebbe essere applicata solo dalla proprietà: insomma, se per assurdo tutti andassero via, la proprietà continuerebbe a fare uscire in qualche modo il giornale.

Forse hai ragione, quello che mi indispone personalmente è il fatto che tutti i giorni se ne perde un pezzo, Stefani che abbandona la nave o viene buttato in acqua e tutti i tiramolla  tra i vecchi e i nuovi e poi lo strappo con Cilìa e tutto il resto. vabbè. mi citi Blatto, che insomma come si fa a non amare quello che scrive ma è uno ed è pop. tutto il resto più o meno sarebbe immutato sia come forma che come contenuto, quindi insomma lo scenario che mi figuro è sempre lo stesso: le riviste di musica, ma anche i siti, ridotti a lavorare con la stessa gente che ci lavorava 15 anni fa, più o meno, e lette dalle stesse persone che le leggevano allora. Una cosa che scriveva Ceronetti o che io mi mettevo in testa quando leggevo altre cose scritte da Ceronetti è che non dobbiamo avere paura dell’apocalisse, della recessione e del rinnovamento. ti pongo la stessa questione che ho posto ad altri: quello che ci piace di più scrivere e leggere sulla musica è roba perlopiù antiquata e costruita su sistemi di pensiero vecchi come il cucco, che -visto che in qualche modo tu che hai 50 anni ti ci puoi definire un’autorità- è più che giusto vengano abbattuti quanto prima da altra gente con la metà dei nostri anni e che pensa in un modo diverso e più elastico. voglio dire, I DISCHI, la promozione dei dischi, le recensioni dei dischi, le interviste ai gruppi, tutte quelle robe lì, son cose con la muffa. la roba che sta succedendo è tutt’altra, più elastica e tranquilla e senza tanti cazzi. il video caricato sul tubo a sorpresa, kevin shields che minaccia di pubblicare un disco tra due giorni senza averlo fatto sentire a nessuno, questa roba qui. quello che si ottiene col fatto di essere così tanti trentenni in giro per i festival europei è che ci si becca due reunion diverse dei Black Flag la stessa settimana, o che in alternativa Bob Mould finisca sulla copertina di un Blow Up con uno dei suoi dischi più noiosi e allineati di sempre (è la stessa cosa).

Si tratta insomma del fatto che non vedo cose nuove, non so nemmeno che forma potrebbero avere a parte mettere in streaming il disco del gruppo. la prima volta che salta fuori un’idea decente andiamo tutti a compilare il curriculum, e secondo me non è una cosa con cui si può pensare di essere operativi. 

Un bel sito servirebbe appunto ad assecondare tutte le piccole e grandi follie del “moderno”, fungendo al contempo da vetrina promozionale per la rivista. Per come la vedo io, una rivista – magari con distribuzione minima solo in alcune città e in abbonamento – è ancora il naturale complemento di quello che può essere sviluppato sul web, una cosa “in più” che comunque può piacere e interessare a un numero di persone sufficiente a consentirne la sopravvivenza. Qui nessuno ha chissà quali ambizioni o vuole arricchirsi, si vorrebbe solo soddisfare un’esigenza di un pur ristretto pubblico ricavando da ciò un compenso dignitoso. In Italia ci sono sessanta milioni di persone, per campare senza rischi basterebbe essere acquistati da diecimila. Mica voglio cambiare il mondo, mica pretendo di arrestare il progresso… dico solo che conosco un sacco di gente, ultratrentenne ma anche in piccola misura giovane, che ama quello che tu chiami muffa e vuole continuare a viverla, fottendosene se la cosa non è… gggiovane, trendy, cool o come vuoi definirla. A me una rivista di nicchia, per un pubblico di pochi eletti, andrebbe benissimo, e non la vedo così incompatibile con tutta l’infinità di input dai quali siamo quotidianamente bersagliati attraverso la Rete: la gente normale non ha mica il tempo di star dietro a tutto questo circo, e ha bisogno di qualcuno che gli suggerisca a quali musiche, artisti e dischi dedicare le poche ore settimanali che ha a disposizione per lo svago. Kevin Shields minaccia di pubblicare un disco fra due giorni? Ottimo. Ma se l’impegato di Rho quel disco lo ascolta fra due mesi invece di dopodomani… che differenza fa? Bisognerebbe liberarsi – e lo dico anche a me stesso, eh – di tutta questa maledetta frenesia, di questa corsa all’apparire immediatamente sul Web con i propri cazzo di pensieri. E prima o poi, spero, la situazione diventerà più normale: arriva l’onda, ma poi c’è il riflusso.

Ma non è per una questione di giovane o trendy o cool, è una questione di MUFFA. cioè io posso tranquillamente passare il resto della vita a scrivere di dischi e concerti sul mio blog, ma sono un VECCHIO senza ragione di esistere e spero -un giorno non troppo lontano- di dover bussare all’impazzata alla porta di mia figlia urlando spegni questo casino, perchè credo i nostri figli si meritino di scaricarci giù per il cesso in favore di qualcosa di più intenso. e quindi in qualche modo che la loro musica si metta di traverso e voglia negare alla nostra l’esistenza. non so se riesco a spiegarmi. ti faccio un esempio: quando ero ragazzo e leggevo le riviste di musica c’erano le riviste che leggevo io e poi c’erano i Castaldo o Assante o Bertoncelli o i rottinculo che provavano a ficcarti i Pink Floyd in gola, e questa cosa di disprezzare la musica dei Pink Floyd e ascoltare il death metal per me è molto sana perchè ha definito la mia generazione come una cosa che stava succedendo negli anni in cui stava succedendo. oggi un 35enne riesce a capire, o riesce a fingere di capire, qualsiasi musica ci sia là fuori, ma secondo me qualsiasi musica comprensibile da un 35enne è sbagliata. comunque capisco che sono io. 

Ribadisco: ma a me, o a chiunque altro, cosa importa di cosa sia giovane o vecchio? E non è una forzatura voler per forza vedere certa musica come antagonista alla musica e al “sistema” preesistenti? Sono vecchio? E ‘STI GRAN CAZZI, scusami. Al mondo c’è spazio per tutti i punti di vista, e se la psichedelia rigorosamente anni ’60 o il grindcore avessero un pubblico sufficiente a sostenerle, perché mai non dovrebbere esistere riviste dedicate a questi generi, dedicate all’approfondimento di queste cose? Ma basta con questa cazzata delle “rottamazioni”, che ognuno si ascolti quello che vuole lui e non rompa i coglioni a quelli che vogliono ascoltare altro, vecchio o nuovo che sia. La musica rock (e dintorni) è una forma di linguaggio e di cultura come tante altre, che si presta a essere analizzata, storicizzata, contestualizzata SERENAMENTE, senza conflitti generazionali. Non capisco il senso di certa musica elettronica di oggi? Amen, non ne scrivo. Però magari il senso di Dylan e dei Social Distortion lo capisco, e scrivo di quello… che non ha meno valore della musica elettronica o di quello che vuoi tu.

Scusa se te lo dico, ma di rado ho sentito un discorso più fuori del mondo del tuo.

Un altro discorso è quello della distribuzione limitata, voglio dire, se il mucchio lo legge una persona ogni diecimila, cioè tipo 10 persone in tutta Ravenna, tanto vale non distribuirlo, o distribuirlo al negozio di dischi e vaffanculo. quante copie si stampano e quante se ne vendono?

Alla fine si vende circa il 30% di quello che si stampa: quindi, certo, la distribuzione “mirata” sarebbe meragliosa sotto ogni profilo. L’ideale sarebbe che tutti gli affezionati si abbonassero al cartaceo, in modo da fissare una tiratura pari al venduto sicuro. Si potrebbe poi studiare una piccola diffusione nelle edicole solo nelle principali città, e per il resto puntare sui pdf. In ogni caso, si tratta di una faccenda parecchio complessa. Nei negozi di dischi? Si potrebbe fare, magari affidandosi a un Self, un Audioglobe o un Goodfellas, ma non mi sembra che i negozi di dischi se la passino bene… e comunque ci sarebbe il problema dei resi delle copie invendute.

e poi iniziamo a parlare del crowdfunding.

Mio dio, e perché? 🙁

Perchè è importante. l’altro mese, ai tempi della tua polemica con Moltheni, ho messo online un pezzo sul crowdfunding che parlava molto in negativo di certe cose che vengono fatte. Di solito quando metto un pezzo del genere arriva qualcuno a darmi del rosicone e mi dice di vivere e lasciar vivere (che nella musica per me è la cosa più sbagliata che si possa fare), invece per il crowdfunding ho trovato quasi solo gente interessata al discorso. e poi alla fine credo che nel 2013 sarai più ricordato per come ti sei messo di traverso in un certo momento, che come uno che ha sostenuto/scoperto questo o quel gruppo. voglio dire, chi ha più bisogno di scoprire i gruppi?

Oddio… sì, certo, negli ultimi anni il ruolo del giornalista che si occupa di musica è parecchio cambiato e in effetti con lo scoprire gruppi c’entra ormai pochino, ma spero davvvero che non sarò ricordato – sempre che lo sarò, ricordato – per avere innocentemente alzato il ditino e affermato, con un post di due righe su facebook, che mi sembrava si stesse iniziando ad abusare malamente di una pratica in sé valida che, fra l’altro, esiste da un bel po’ anche su Internet e che adesso si sta perfezionando o, se preferisci, “industrializzando”. Io non ho assolutamente nulla contro lo strumento crowdfunding e mi va benissimo che Giovanni Gulino o qualsiasi altra persona per bene allestisca una struttura seria per sostenere quanti vogliono applicarlo e che per questo guadagni una percentuale. Però, da addetto ai lavori che in questo ambiente vive e lavora da quasi trentacinque anni, mi permetto di osservare che tutto questo trionfalismo mi sembra eccessivo: ovvio che il crowdfunding può essere di grande aiuto per trasformare alcune belle idee in realtà, ma considerarlo la panacea per tutti i mali della musica italiana è a mio avviso una pia illusione: basti vedere come, immediatamente, chiunque ci si sia buttato a pesce per cercare di realizzare progetti pretestuosi e inutili, anche offrendo prestazioni discutibilissime in cambio del sostegno economico ricevuto. E chissà quante altre ne vedremo.

Il “vivi e lascia vivere” è il nemico non solo della musica ma di tutta questa nostra società di merda. Ma poi, scusa, perché “rosicone”?

beh c’è una mentalità diffusa (specie all’interno della musica italiana) di considerare un pezzo pieno di insulti come il parto mentale di uno che rosica, o di uno che ha dei conti suoi da regolare o cose così. Tipo qualche settimana dopo ho scritto un pezzo sull’ultimo disco dei Baustelle, manco negativissimo, e su Facebook mi hanno dato del nazista e dell’attention whore -oddio dell’attention whore mi son beccato anche oggi a pranzo per una stroncatura dei Muse. Allo stesso momento qualcuno è arrivato nei commenti a dare del minorato a Bianconi, così più o meno a cazzo, che alla fine è come dare del nazo a me per avere scritto il pezzo. Non puoi negare che questa cosa delle ruggini sia una delle dinamiche-chiave, voglio dire, tra te e moltheni (per dire) il confronto non è stato sulle posizioni in merito alla cosa, ma su chi ha insultato prima chi altro e chi si è comportato peggio nel passato… Alla fine la cosa che mi piace di più dei blog è il fatto che nessuno li confonde per delle riviste, e che siano posti talmente piccoli e insignificanti da far sì che ogni tanto ci passi dentro anche qualche pezzo che sa di vero.

Io credo che anche sulle riviste vengano fuori pezzi autentici. E poi, con quello che contano oggi le riviste, non vedo i blog – certi blog, almeno – così insignificanti. Ma poi in questo processo Internet sta facendo danni pazzeschi. Se io stronco qualcuno sul Mucchio, mezz’ora dopo l’uscita in edicola del giornale la mia recensione è “condivisa” e dal trentunesimo minuto in poi i fan si scatenano nel darmi del coglione. La cosa più sorprendente è che alcuni mi scrivono chiedendomi “ma cosa ti hanno fatto?”, e rimangono basiti dalla mia risposta “nulla, non li conosco neppure, penso solo che facciano cagare a spruzzo e trovo che il loro disco sia un oltraggio per la musica”. L’ulteriore replica che immancabilmente mi arriva è “ma allora non potevi far finta che non esistesse?”. E allora mi arrendo.

La storia di Moltheni/Giardini è lì sul mio blog, chiunque voglia farsi un’idea basata su fatti reali e non su chiacchiere, la leggesse tutta.

Beh ma alla fine questa mentalità è basilare, bisogna senz’altro parlarne. per esempio, boh, qualche anno fa davo una mano a un tizio che aveva un’etichetta e lui si prendeva malissimo, MALISSIMO, se gli stroncavano un gruppo. Cioè era seriamente convinto che una persona avesse tutto il diritto di schifare il gruppo a man bassa e non dovesse mentire per nessun motivo, ma che una stroncatura proibisse al gruppo di evolversi, diciamo, e quindi non andava pubblicata. Un’altra citazione che potrei farti è quella del mio amico Enzo Polaroid, che dice che il fatto di NON parlare di un gruppo, nell’evoluzione di internet, sia l’unico vero criterio di esclusione. Ho sempre pensato che fossero cazzate tonanti ma la verità è che un po’ questo approccio lo seguo. Non dico nel non parlare dei dischi brutti (parlo quasi solo di dischi brutti), ma per dire, anche solo nella lista dei dischi che escono non sto a vedere se uno ne parla bene o male ma CHI ne parla. Qualche giorno fa ho ascoltato l’ultimo disco degli hair police perchè l’ho trovato su Nodata, dopo almeno sei anni che non ascoltavo un disco degli hair police, e il disco è pure molto bello. la stessa cosa succede per esempio nel leggere una stroncatura su pitchfork o sul mucchio o dove sia, non lo so. voi per dire sul mucchio avete un numero di recensioni piuttosto misero sul quantitativo totale di recensioni di altre riviste/siti, che mi dicevi è frutto di una selezione. magari la strada è questa, non lo so. che criteri usi per dire se una cosa finisce nelle rece del mucchio o no?

Ho sempre pensato che le stroncature facciano benissimo: possono aiutare a riflettere, a porsi delle domande. Magari non fanno piacere, ma se l’artista stroncato non è del tutto ottenebrato dal proprio ego può ricavarne qualche lezione. Per quanto riguarda il Mucchio, abbiamo optato per recensioni mediamente lunghe (non “francobollini”, insomma) e sempre ben ordinate e visibili (la copertina non manca mai), fregandocene della quantità: visto che scrivere di tutto è impossibile, ogni mese inserisco tutti i dischi più importanti in linea con le tradizioni della rivista, di artisti sia vecchi che nuovi, e un tot delle cose migliori di ambiti più “laterali”. Ogni collaboratore propone quello che lui potrebbe recensire e io tiro un po’ i fili, assegnando poi (o facendo direttamente io) quello che secondo me “manca”. Guardiamo in faccia la realtà: ci sono migliaia di appassionati di musica che, non essendo fancazzisti ma avendo un lavoro, una famiglia e quant’altro, non hanno proprio il tempo e la fantasia di star dietro al delirio delle uscite. Tutti costoro hanno piacere che qualcuno ritenuto competente gli segnali qualcosa di valido e di interessante, quei due-cinque-dieci dischi al mese che magari potrebbero piacergli. Un sacco di gente se ne strafotte delle centinaia di altri dischi che potrebbero appassionarli, anche perché sa che non avrebbe la possibilità di ascoltarli/approfondirli tutti: preferisce, invece, che qualcuno gli dica “ecco, prova questa band all’esordio” e che gli faccia sapere come sono gli ennesimi album dei suoi artisti preferiti, quelli che segue da sempre.

Ultima cosa. Se uno mi dice il tuo nome io in genere lo associo al nuovo rock italiano nel senso del libro di alberto campo, per capirci, quelle robe che andavano come il pane una dozzina di anni fa e che poi hanno avuto la loro (non) evoluzione. io mi ci sto iniziando ad affezionare nell’ultimissimo periodo perchè i gruppi stanno iniziando ad avere sempre meno senso del reale; gli afterhours di padania, per dire, o i bachi da pietra dell’ultimo disco sono gruppi fuori dal tempo, hanno questi dischi che suonano fuori controllo e quasi collassati sui nervi. I baustelle han fatto un concept album (bellissimo, peccato per i testi) sui sepolcri, l’ultimo disco dei verdena era tipo Tommy, robe così. ci son gruppi tipo lo stato sociale che hanno perso quasi tutto il senso dell’umorismo che si richiederebbe alla musica che suonano e in questo (ok, per me) diventano roba grandiosa, odio puro in formato pop plastificato. non lo so, la domanda credo sia -come ti sembra questa roba rispetto a quello che era dieci o venti anni fa? è comunque questa la roba da ascoltare? ce n’è altra da ascoltare di più?

Mi occupo assiduamente di rock italiano dal 1980, non solo di artisti famosi ma anche di emergenti, e quindi l’accostamento è più che legittimo, anche se è solo uno dei miei campi d’azione professionali. Capisco cosa vuoi dire e, sì, non hai torto: molti gruppi e solisti affermati – e i tuoi esempi sono azzeccatissimi – sembrano puntare a produzioni sempre più complesse, sofisticate e concettuali, anche se con un linguaggio che quasi sempre rimane rock e spigoloso. Se però vuoi paragonare costoro alle star del progressive degli anni ’70, e quindi roba come Lo Stato Sociale al punk, credo tu sia fuori strada. Per come la vedo io, non c’è nessun odio: sono solo cazzeggi e pantomime di gente priva di talento che pensa a divertirsi, a giocare a fare la pseudo-rockstar con tutto ciò che questo comporta in termini di fama su YouTube e Rockit, concerti pagati anche decentemente, ubriachezza molesta ed eventuale sesso promiscuo. Non ci sono intenti pseudo-rivoluzionari e non c’è nessuna ingenuità o naturalezza: sono solo paraculate costruitissime volte all’autogratificazione, non è rock’n’roll né tantomeno arte: sono miserie di stagione, buone al massimo per farsi due risate, che di sicuro non dureranno. Molta della musica di dieci e vent’anni fa era fatta per durare, e infatti ancora dura. Poi, certo, per qualcuno la musica da ascoltare sarà questa, ma non lo è per me: io amo la musica che trasmette sensazioni ed emozioni forti, o che quantomeno abbia fra i suoi requisiti una certa “classe”.

Non la penso così. o meglio, c’è una cosa interessante che dici tra le righe, che è quella delle dinamiche. cioè che in qualche modo la nostra idea sulla musica (in questo caso dello Stato Sociale, per dire) è che debba riprodurre una dinamica già vista in passato, l’idea della rottura, l’idea di punk. per dire, oggigiorno chiunque si riempie la bocca di punk quando evidentemente mancano proprio le basi concettuali su cui il punk si è costruito e imposto, o non imposto. il fatto che si possa fare un disco in cameretta e che questo disco rispetti ogni canone di professionalità e vendibilità mi sembra innegabile, vedi ad esempio I Cani che sono una one-man-band da cameretta e al contempo il grande evento di pop italiano del 2011. però i Cani non sono punk, mi sembra un’offesa al punk e a noi stessi e soprattutto ai Cani che sono molto più complessi e contemporanei. Sono un gruppo che fa una cosa oggi in un modo che è diverso da come poteva essere negli anni ottanta o novanta o primi duemila. Lo Stato Sociale ha una sensibilità ancora diversa, degli altri obiettivi e un modo diverso di porsi. La stessa cosa succede a un sacco di altri gruppi, anche internazionali ma io la vedo molto nella musica italiana. Persino Trucebaldazzi, che alla fine per uno come me è l’incarnazione stessa del punk, in realtà è tutta un’altra cosa, un fenomeno puro che non c’entra né col punk né col rap né col pop. Questo sarebbe poi lo stesso discorso di cui ti parlavo sopra, siamo legati a dei canoni critici che ci stanno morendo e noi facciamo finta di niente, o semplicemente non comprendiamo le cose e proviamo a ricontestualizzare tutto. anche solo l’idea che dicevi sopra di internet, “internet ha fatto dei danni qui e ha aiutato qua”, non credo si possa più pensare al modo in cui “internet influenza la musica”. sarebbe come dire “in che modo il CD influenza la musica?”. la musica è su CD ed è su internet. forse si potevano fare dei discorsi del genere fino al 2000, ora non credo. Tra qualche giorno arriva in italia Spotify, tutta la musica a cui si può pensare in streaming legale. Non si può essere pro o contro Spotify, per dire, o pro/contro Soundcloud, stanno lì, è un po’ come essere contro la fine del PCI. no?

Tutto molto sensato, ma ciò non significa che tutto il mondo debba adeguarsi alla modernità reale o presunta, o essere “contro” questa modernità. Per come la vedo io, che ho una certa età ma che vorrei tanto essere molto più vecchio invece che molto più giovane, vedo solo un’assurda, demenziale corsa a chi è più aggiornato: tutti a star dietro all’ultimo smartphone, all’ultima applicazione, all’ultimo giochino on line, all’ultimo blog alla moda, all’ultima band con il nome stupido, all’ultimo ritrovato per salvare la musica. Io, e come me tanti altri, osservo tutto ciò e lo analizzo secondo i miei parametri, che sono gli stessi di tanti altri. E scelgo come muovermi, come regolarmi, anche contestualizzando in base a parametri che ritengo comunque validi. In ogni caso, lo Stato Sociale o chi per loro non sta facendo proprio nulla di “nuovo”, non fa altro che adattare all’oggi una serie di concetti che esistono da quando esistono il rock e il pop e forse anche da prima che esistessero. Quindi, per quale motivo dovrei dire che “non comprendo”? Io credo di comprendere, anche perché non vivo in una torre dalla quale pontifico: magari vivo l’attuale “società musicale” con un certo cinismo, un certo distacco dato dall’esperienza, ma non penso di essere meno lucido di un ventenne che di tutto quello che è successo ieri non sa nulla. Anzi, penso esattamente il contrario: conosco quello che succede e lo valuto secondo canoni che mi sembrano tuttora adeguati, al di là di qualche piccola contingenza. Ho vissuto in diretta l’ascesa dei cantautori italiani, il progressive, il krautrock, il punk e il post-punk, l’hardcore, il neo-Sixties, il grunge, lo shoegaze, il post-rock, il britpop, il nu-metal e tutto il resto, e ho raccontato molti di questi fenomeni in modo – credo – corretto… e adesso dovrei sentirmi inadeguato di fronte a Lo Stato Sociale? Dai, su.

nelle puntate precedenti:

Marco Pecorari

Marco Pecorari (o Il Pecora o Peco o Pec o direttamente P  però inserendo Er davanti) viene da una cittadina in provincia di Ferrara, io sono un razzista e posso dire che queste cose non aiutano il carattere. Marco Pecorari scrive di musica e figura come metà del blog più bello e peggio tenuto dell’internet italiano, che si chiama Spadrillas in da Mist ed è ricomparso qui dentro giusto ieri dopo un congelamento piuttosto lungo. Se lo conoscete sapete che con il Pecora non si sta mai parlando  di una sola cosa, quindi si inizia un mesetto fa chiedendogli che musica sta ascoltando e si incrociano le dita. Avviso: siamo intorno alle cinquantamila battute e quindi non ho inserito link o altro. Vado a capo, poi il grassetto è mio e il non grassetto è suo.

Che musica stai ascoltando?

Dici in questo momento? italiana: Ooze da trieste, sludge. Sonic Jesus da non so. Roba mi dicono alla BJM e Dead Skeletons, gruppi che non ho mai ascoltato. Mi piaciono.

Straniera: Exuma, un personaggio assurdo della Florida ma originario delle Bahamas che parla di robe strane, che ovviamente è già morto.

Ti riporto una recensione di una tipa su amazon, della Florida. Come tutte le persone ignoranti ignora che il tipo abitava nel suo stato e non in Africa:

Please know what you are ordering here and try and ignore the “avant-garde, trendy, b.s.” spewed about the wonders of this music. I have been listening to music from many countries in a quest to learn more about the spirit and sounds of countries I have yet to visit, Africa being one of them. And in actuality, the music I have heard from many, many African artists is amazing!!! My absolute favorite country for beautiful, loving and soulful music.

This is NOT that. Not in any way, shape or form. Make no mistake….

Based on the previous reviews for Exuma I and II, I bought both Exuma I and II. I cannot get through either one of them. The music is pure evil. It speaks repeatedly of Satan, hell, fire, death, demons, devils, zombies, even including satan’s reincarnation in the birth of a child. This is disgusting. I am no prude, believe me. But, I could write a book about what’s wrong with this music. Is this some sort of devil worshiping crowd pleaser? Otherwise, I cannot imagine any sane person listening to it.

Please know I would describe this music as repulsive, repugnant and offensive.

I am returning both CD’s and should probably have my car blessed with holy water.

Cathy S., Gainesville, FL.

Oh, I WAS FORCED to give this nightmare “music” one star in order to submit this review. Honestly, if ever there was a call for it – this could be rated on a negative scale.

Per il resto ti dico: è un periodo che vedo molto più che ascoltare, molti film italiani del periodo anni ’70, serie americane non trasmesse in italia o trasmesse col contagocce. Ieri ho visto un documentario bellissimo, me lo sono sognato di notte. E’ una storia tipo L’Amico Ritrovato, solo che i protagonisti sono il serbo Vlade Divac e il croato Drazen Petrovic. Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro, chi non sa di cosa stiamo parlando o si informi o non è degno. Ah, il titolo è Once brothers. Continue reading Marco Pecorari