DISCONE: Indian – From All Purity

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Un sette od otto anni fa quando i Cough uscirono per Relapse ci fu una specie di spinta a quella coscienza collettiva coi capelli lunghi e lo smanicato di jeans che voleva l’imbruttimento, nel senso letterale tipo citofonare all’appartamento sbagliato e ritrovarsi al cospetto di una congrega di demoni che cucinano metanfetamina dentro a delle teste umane -giusto per iniziare a parlare dei dischi usando l’immaginario contestuale-, di tutto il circuito doom. Mi ricordo di aver letto all’epoca rimasugli di recensioni che puzzavano di sudore di sottopalla e affermazioni del tipo “EHI TU CHE ASCOLTI LA ROBA PESA, I COUGH SONO FIGHI PERCHE’ SONO IL GRUPPO PIU’ PESO DELLA RELAPSE, GIURO!”. Sto parafrasando il giusto, ma la posa che c’era dentro e fuori quelle parole era abbastanza da sfigati. I Cough erano fighi perche’ riuscivano ad essere credibili da almeno due punti di vista: quello di protoblackster con la fissa del mistico marcio e quello doom con quel riff là all’inglese. L’uno prevaleva in maniera netta su Ritual Abuse, l’altro non poteva non essere dentro Sigillum Luciferi e tutto si mischiava per tirare fuori una botta tutt’altro che ignorante o limitata al pittoresco, quindi si erano pesi e ci avevano passato del tempo su a lavorarci per esserlo in quel modo lì. Nessuna posa, solo credibilità e spessore.
La cosa bella è che gli Indian hanno tirato fuori una roba che suona ancora più pesa di Ritual Abuse pur mantenendo la stessa credibilità, oltre che la stessa etichetta: From All Purity è il disco doom più peso che ci sia in giro attualmente e il pezzo Rhetoric Of No è la nuova madonna che piange sangue davvero.
E’ il secondo disco che gli Indian fanno uscire per Relapse, il primo era Guiltless ed era più che buono considerando che era una specie di rimasterizzata messa giù meglio dei pezzi usciti prima. Non c’era la malattia, la mortemale, lo strisciare nella merda che c’è in From All Purity e se manca lo strisciare nella merda è un po’ come quando manca la badilata sulla schiena nella roba hardcore: rimane sempre tutto bello, ma manca il dettaglio che ti uccide davvero.
Adesso si sono incattiviti, hanno tolto l’alone di epicità ad ogni costo che strabordava dalla roba vecchia, hanno ingrassato i riff e rallentato tutto quanto per rendere meglio l’effetto di punizione infinita e dolorosa a cui tende tutto il disco.
Grandi sorrisi.