
“son tutti punk col culo degli Altro”
(anonimo)
L’ultima volta che ho visto gli Altro dal vivo è stato a un Musica nelle Valli nel quale i With Love suonavano ancora l’arcòr (più o meno), i FBYC cantavano in inglese, il bassista dei Disco Drive era Pomini e gli El Guapo non avevano ancora generato dieci gruppi diversi. Gli Altro uscivano per Love Boat, che era sempre Andrea Pomini, e avevano fatto questi dischi pop molto storti e molto lo-fi che se non li vedevi dal vivo potevi anche fraintendere. Però era quasi impossibile ascoltare gli Altro senza vederli dal vivo. Quel MNV credo sia stato una specie di spartiacque per quella scena di gruppi lì, voglio dire che da allora aveva smesso di essere una scena e aveva iniziato a essere un genere musicale, trasversale ma comunque un genere musicale. Qualche gruppo è cresciuto ed è diventato quel che è diventato oggi. Alcuni sono peggiorati. I più si sono messi a fare altre cose. Di gruppi che facevano le cose a quei tempi e che le fanno oggi pari pari sono rimasti in pochi, forse solamente gli Altro e gli Ex-Otago (per i quali tutto sommato vale lo stesso discorso, tra le altre cose). Per loro vale quasi tutto: Baronciani è diventato –meritandolo- uno dei disegnatori italiani più influenti in circolazione senza muoversi di un passo da quel che faceva allora, gli Altro fanno sempre dischi pop storti, testi con storielle adolescenziali scritte bene. Non mi piacciono granchè gli Altro su disco, non rendono l’idea di come sono dal vivo o quantomeno a com’erano dal vivo otto anni fa. In un solo caso, e per caso, un disco degli Altro è stato una cosa imperdibile e che cambiava le cose. Si tratta del primo album, si chiamava Candore, durava poco, ci sono dentro i due pezzi più belli mai scritti dagli Altro (Pitagora e Persa) e a dieci anni di distanza dall’uscita potrebbe essere rimasto l’unico manifesto culturale credibile di un’epoca in cui tutto era a portata di mano, a patto di considerarne una versione in scala. Per farne una, è uscito un disco di tributo. O meglio una raccolta di canzoni–tributo contenute nel primo disco degli Altro, la differenza è che tipo di Pitagora ci sono due versioni. E sì, è vero che mi perdo un concerto degli Altro da quasi dieci anni, ma domanda a questo punto è: come fai a dare una versione sensata e godibile di un disco la cui riuscita è il frutto del fortunatissimo incontro tra una personalità unica ed una gran botta di culo? Difficile dare risposta, per cui per ora siamo propensi a considerare il disco insensato e sgodibile a prescindere dal valore assoluto di ogni singola cover, e ho scritto questa cosa solo per usare la parola sgodibile. Tra i nomi coinvolti ci sono alcuni dei migliori gruppi di adesso (Jonathan Clancy, i Cosmetic, Capra Penguins, Be Forest etc), nel migliore degli episodi portano a casa le penne a fatica. Immagino sia giusto, immagino anche che faccia parte questa cosa stessa del tributo. Poco altro. Per il nuovo EP del gruppo, che esce per ToLoseLaTrack, ci sono i testi in anteprima su Rockit. Non voglio ricominciare daccapo a vaneggiare, ma se li stacchi dalle canzoni urlate a squarciagola sembrano i rantoli della morte del diario Smemoranda di una liceale, dimenticato su uno scaffale e riaperto dopo quindici anni in nome di quanto eravamo tristi e pieni di sfiga a quei tempi, e tra un po’ a nanna che domattina c’è un evento in Triennale Bovisa che ho organizzato con i tizi di Poste Mobile. Forse sto esagerando un po’.