
Nell’imbarazzante dubbio se continuare a fare uscire dischi di merda a nome Devin Townsend o dischi di merda con il progetto Strapping Young Lad decide di buttare l’una e l’altra nel cestino e iniziare una storia diversa, a nome, ahm, Devin Townsend Project. Così uno pensa, ecco, c’è dietro un progetto. I progetti sono belle cose, implicano –tipo- uno stadio di progettazione. Nel caso concreto, il genio psicotico in provetta peggio concepito della storia del rock pesante ha deciso che l’eclettismo applicato ai peggiori sottogeneri della storia (ambient-metal, techno-metal e qualsiasi altra cosa che non c’entra con il metal + il metal) non bastava ed era ora di pisciare un po’ più fuori dal vaso. Ki, primo lavoro sotto il nuovo monicker, diventa dunque una buona occasione per lanciarsi in tutta quella branca di out-pop del cazzo alla Peeping Tom, o anche peggio. Per essere sicuro di farsi notare da Mike Patton, Hevy Devy ci infila un altro paio di riferimenti a Ipecac del tutto a caso, tipo che Disrupt diventa una specie di pezzo dei Melvins senza i riff dei Melvins e/o qualche bel pezzo tipo Winter, una versione povera di certe tracce che skippate tutte le volte nei dischi brutti dei Faith No More. Il tutto assemblato e suonato –pare- con la seria e motivata intenzione di arrivare nei negozi con un lavoro da top ten dei peggiori dischi della storia del pop, risultato conseguito in pieno. Congratulazioni, Devin.
E queste erano le buone notizie. La cattiva notizia è che Ki è la prima parte di una trilogia.