Aggiornamenti, precisazioni e dubbi

un flyer largo

 
La buona notizia è che il Locomotiv è stato completamente insonorizzato, quindi a Dio piacendo si potrà tornare ad assistere ai concerti senza il coprifuoco di mezzanotte e a volumi anche solo lontanamente udibili, il tutto alla facciaccia del querelante vicinato (tutti quanti dotati di superudito, evidentemente). Quella cattiva è che per rifarsi delle spese sono diventati un circolo AICS, il che significa che toccherà cacciare altri sette euro per l’ennesima tessera senza la quale non si può entrare. Esborso a parte, se tutto va bene e i funzionari dell’ARPA non rompono i coglioni la riapertura è prevista per oggi con la prima serata del Soulville Festival – Bologna meets Bordeaux, di cui potete trovare tutte le informazioni disponibili (scalette, orari, locations, mancano giusto i prezzi) Qui; ma come dire, certezze per stasera non ce ne sono. Toccherà stare in campana. Intanto se vi sentite particolarmente aggressivi potrete comunque cominciare la serata al Modo Infoshop al suono psichedelico e spinellante dei sonic landscapes del Colourful Mountain Duo; è gratis, inizia alle 19 e intanto inaugurano una mostra. Domani tutto confermato all’XM24, e sabato coda dj-istica al Sestosenso, ma tanto saremo tutti al Crash per Alex Paterson e Thomas Fehlmann.
C’è un cambiamento per la serata di domenica 24 al Nuovo Lazzaretto: invece del bagno di sangue che avevamo preannunciato, in cartellone ci saranno “solo” Turbo AC’s e Antares, mentre i Dew-Scented infilati a viva forza in mezzo a robaccia metalcore pare slittino a martedì 26. Anche l’orario di inizio slitta dalle 21 alle 22. Per tutto il resto rimandiamo all’agendina della settimana corrente.

Speciale Dischi Stupidi: Maxence Cyrin

 

Maxence Cyrin suona il piano fin da bambino. Poco più che adolescente scopre la new wave, ed è la prima folgorazione; la seconda sarà la techno, un amore vissuto con passione viscerale e coinvolgimento totale nel pieno degli anni d’oro del genere. E la fiamma non si spegne: Maxence è ancora un technoide pazzo quando conosce Laurent Garnier nei corridoi del network francese dove entrambi lavorano. Da qualche tempo sta cullando l’idea di riarrangiare pezzi techno per piano solo; accenna il suo progetto a un incredulo Garnier che lo mette sotto contratto per la sua etichetta Fcom sulla fiducia, senza avere ascoltato nemmeno una nota. Modern Rhapsodies esce nel 2005, e sulla carta sembra una gran puttanata: la scaletta è di quelle che ci si aspetterebbero da un dj set très-très chic a una festa privata tra miliardari o in localini di un certo livello, in perfetto equilibrio tra generalismo dance sofisticato (Go di Moby, l’hit planetario Don’t You Want Me di Felix, ma anche Sabres of Paradise e Windowlicker per i palati più esigenti) e improvvisi colpetti da stronzo che tradiscono una passione autentica (DJ Rolando, Sueño Latino, Laurent Garnier & Shazz, LFO), con i Massive Attack in mezzo a depotenziare e i Depeche Mode all’inizio per rompere gli indugi. E invece funziona; quasi tutte le riletture sono perlomeno interessanti nonchè perfettamente in grado di reggersi sulle proprie gambe, chi non ha mai ascoltato un pezzo techno in vita sua penserà di trovarsi di fronte a un Michael Nyman preso bene, e anche per gli introdotti ogni sospetto di gratuità dell’operazione viene spazzato via al cospetto di una Jaguar perfino commovente, tipo Steve Reich in trip ibizenco, comunque una cosa indescrivibile. Intanto l’uomo comincia a esibirsi dal vivo, ed è incontenibile, pare poter riarrangiare qualsiasi cosa, da Britney Spears agli immancabili Nirvana (ormai coverizzati in tutte le salse da chiunque) ai classici degli anni ottanta (quale che sia il genere non fa differenza), il tutto frullato dissezionato e ricomposto in un imprevedibile stream of consciousness condito spesso e volentieri da torrenziali improvvisazioni (a differenza di quel cialtrone di Allevi che non improvvisa mai un cazzo).
Per il recentissimo Novö Piano Maxence alza il tiro, titolo con umlaut e scaletta onnicomprensiva, non più soltanto limitata a un repertorio di stretta osservanza dance; il rischio è quello di trasformarsi anzitempo in un incrocio (ancora più molesto della somma delle parti) tra Tori Amos e Yanni. Rischio per ora dribblato in extremis grazie a due numeri francamente eccezionali: una malinconica, debussiana Where Is My Mind? (di gran lunga superiore all’originale) e la conclusiva, tonitruante Crazy In Love (capace di rivaleggiare con la frocesca versione di Antony). Il resto è robetta, tra scelte da francese snob del cazzo (My Bloody Valentine, Daft Punk), ciarpame attuale indifendibile (Arcade Fire, MGMT e gli orribili Justice), ancora Nirvana (Lithium) e una coraggiosa Ivo dei Cocteau Twins fortunatamente passabile. Bonus track per il solo mercato giapponese, ovviamente della Yellow Magic Orchestra. Tolti i due pezzi di cui sopra, ecco pronta la nuova colonna sonora degli aperitivi estivi più à la page: il produttore, del resto, è lo stesso dei Nouvelle Vague, e già da questo si doveva capire che sarebbe andata a finire male. Non metto link perchè praticamente tutto l’album è già finito su youtube, basta cercare.