Promemoria.

c'è da dire che a far 'ste cose son bravi...

Stavo iniziando a disegnare una locandina finta per farci il post, ma perchè perdere l’occasione di inculare un’immagine ai ragazzi diversamente simpatici di SoloMacello? Venerdì sera al Bronson di Ravenna c’è

SHRINEBUILDER
(recupero della data rimandata lo scorso anno per l’eruzione del vulcano copia-incolla)

KARMA TO BURN
(terzo concerto dell’anno in due anni al Bronson)

e prima/durante/dopo i dischi li mettiamo noialtri di Bastonate. Davvero. Siateci. Al primo che si presenterà in consolle e mi dirà “ciao Franci, questo pezzo mi fa cagare” costringendomi a calci a metter su Lady Gaga (preferibilmente Bad Romance), offrirò uno shortino di Jagermeister di tasca mia. L’alternativa è di andarveli a vedere sabato nel milanese con -appunto- i tipi lassù a suonare, ma per prima cosa noi suoniamo dischi più belli e colti, secondo i milanesi ammazzano il sabato e terzo OPS sabato i Karma To Burn di spalla agli Shrinebuilder NON CI SUONANO. Suoneranno in culo a qualche posto a Brescia e voi dovrete rosicare e dividervi.
Lo dico con la consapevolezza di uno che indossa le magliette con sopra stampato un demonio femmina con il cazzo.

Karma To Burn @ Bronson, Ravenna, 22/11/2009

Due giorni prima su questo stesso palco hanno suonato gli Horrors, e credo che sia andato sold-out. Ha un suo senso: la musica drittona degli anni novanta ha rotto il cazzo, era necessaria un’evoluzione, e gli Horrors sono la quintessenza del gruppo evoluto era 2009 -dei voltagabbana col ciuffo. Mollato il fashion-garage prima che la gente avesse da ridire, si sono ributtati sul mercato con un disco di inqualificabili rip off wave/shoegaze e hanno fatto il pieno di consensi critici, con tanto di attestati di lode al coraggio (con un disco finto-shoegaze, nel 2009). E sarà stato pieno di figa, me lo figuro proprio davanti agli occhi: fintosessuali con frangia e ragazze vestite come tante Emily The Strange Troia che sorseggiano vodka-lemon in attesa che Spider inizi a fare le mossettine talle alla tastiera. Magari qualche hipster è riuscito a limonare, e il giorno dopo sui network mi è persino capitato di leggere gente rimasta piacevolmente impressionata dalla carica della band dal vivo. Grazie mamma ma mi tengo l’odio pregiudizievole. No, non c’ero. E voi sicuramente non c’eravate, due giorni dopo, alla seconda calata in cinque mesi di Karma To Burn, revival stoner-grunge anni ’90 becerissimo e incazzosissimo con berrettini, t-shirt, jeans slavati, chain-wallet e un muro di amplificatori. In compenso siete costretti a beccarvi il secondo live report in manco un semestre con nient’altro da dire a parte: un TRENO sonoro fatto di parti di chitarra e basso sostanzialmente identiche, con un milione di stop’n’go tutti perfettamente sincronizzati e a volumi altissimi (pure troppo, per una domenica sera), scanditi da una batteria precisa al millisecondo. Un’ora e passa di musica senza staccare le mani dagli strumenti, a parte il chitarrista Will Mecum che dopo tre o quattro pezzi ringrazia per essere passati nonostante fosse domenica e “lo so che questo è il giorno del Signore, ma vaffanculo“. Purtroppo stavolta non c’era tra il pubblico un tizio in carrozzella con la maglia degli Unsane, ma lo teniamo come guida spirituale. Un’ora e passa dopo l’inizio, mentre il gruppo è uscito dal palco, la gente  ha smesso d’applaudire e il dj ha già messo su la prima traccia di Backspacer per chiudere la serata, i tre tornano su e regalano un inaspettato bis. Concerto dell’anno.

PS la foto è mia -stavolta mi son ricordato la macchina. Altre mie stanno QUI.

“Oh, come hanno suonato le chitarre negli anni novanta non le han suonate più.”

ktb

Verso metà concerto arriva un amico e mi dice quello che ho usato come titolo del post. Come concetto è abbastanza tellurico: arrivano all’Hana-bi di Marina di RA in mezzo ad un cartellone diviso quasi equamente tra indie-shoegaze per frangette anasessuali e/o folk mortifero di nobili origini e inappuntabile fattura e/o garage rock tra ottanta e novanta, più eccezioni meritevoli. L’Hana-bi, se non lo sapete, è un bagno al mare. Questa è l’unica data italiana di Karma To Burn, band di culto tra i principali vessilliferi di tutto il giro di gruppi che teorizzarono (capirai) il passaggio da grunge a stoner, famosa soprattutto per avere amoreggiato con John Garcia per dieci minuti prima di decidere di non sostituire il primo cantante e diventare un atipico gruppo strumentale. Tre rusticoni con i muscoli da musicista pestone, la cartola a seimila e tutto il bagaglio culturale di un hippy trucido che ha sguazzato in mezzo al fango per tutti gli anni novanta in preda al trip mentale di diventare come i Motorhead. Suonano così bene dal vivo che invece di andargli davanti con la fava fuori a dirgli “tempo scaduto, mi spiace” ti ritrovi un centinaio di persone che ridono e saltellano facendo le corna metal e fanno headbanging come se avessero imparato il concetto l’altro ieri. Il premio nobel della serata, eccezion fatta per suonatori e fonico, va assegnato ad un tizio in carrozzella con maglietta UNSANE che fa su e giù con la testa al lato sinistro del palco. Suonano un’ora e mezzo senza staccare le mani un secondo dagli strumenti, scene di panico tra un pezzo e l’altro. Come hanno suonato le chitarre negli anni novanta non le han suonate più. Concerto dell’anno.

PS: mi sono scordato la macchina fotografica. La foto l’ho inculata su Flickr, croppata e virata b/n. La foto originale insieme alle altre appartiene a questo set.