Stanotte ho sognato Emma Marrone + il nuovo disco dei Dillinger Escape Plan.

marrone

Sono in un bar di tendenza a Gambettola (FC), un posto di quelli per aperitivi che a quanto ne so a Gambettola manco esistono, e mi sto sparando un bicchiere di qualcosa con certa gente della mia ditta, una specie di rimpatriata o riunione di lavoro o entrambe le cose. Nel locale c’è musica wave moderna tipo Bloc Party e qualcuno sta provando a fare il karaoke ma il dj è un tizio con la puzza sotto al naso e toglie i pezzi appena qualcuno inizia a infilarli col microfono, la situazione è un po’ tesa e io penso che in fin dei conti non sono obbligato a stare qui ed esco. Fuori è freddio e inizia ad essere buio, quei climi che le ragazze non hanno più il piumino ma girano ancora col giubbino di pelle eccetera. A un certo punto passo accanto ad un monumento a scaloni di quelli simili alle fontane, sento una ragazza che urla “Checco!” da dietro, Checco sono io. Mi guardo un po’ intorno e vedo Emma Marrone, quella di Amici e/o la vincitrice del festival di Sanremo, che mi sorride con uno sguardo un po’ spento. Sorrido a mia volta e le corro incontro e ci abbracciamo e iniziamo una tirata tipo ma quanto tempo che non ti vedo, ma come ti va la vita eccetera. Nel sogno non mi viene spiegato come faccio a conoscere Emma da così tanto tempo, ma è chiaro che Emma in realtà è una gambettolese con trascorsi punk costretta per lavoro a fare la cantantessa da ex-reality e nella chiacchierata lei mi parla di quanto sia una rottura di cazzo mimare quella parlata southern metal becera. Ci incamminiamo assieme per il centro di Gambettola e affrontiamo i soliti discorsi che si fanno tra amici di sesso opposto: la mia vita sentimentale è un casino, vorrei mettere insieme un gruppo decente, ho dei bei testi per un disco chitarra e voce, il manager non mi fa fare un cazzo, la metà delle canzoni nel disco manco le canto io. Ha un giubbino di pelle e i capelli alla Emma con il ciuffone riccio da una parte. Ha uno sguardo triste di qualcuno che ha i cazzi suoi, ma non mi dice perchè. La chiacchierata continua per un sacco di tempo, forse un’ora, è difficile da dire, parliamo di un sacco di cose e vorrei che continuassimo a parlare per l’eternità perchè non ci vediamo da un sacco e mi sento come se fossi a casa. Passiamo davanti a una chiesa e lei entra. C’è un corteo e un funerale, e lei mi dice che è morto un suo zio che era come un padre ed è tornata apposta e ora sta piangendo ma in un modo molto composito. Mi chiede se voglio leggere qualcosa a messa, le dico di sì e lo faccio, ma mentre sono sul pulpito e leggo un salmo di fronte a tutti mi viene la voce stridula (ogni tanto mi viene la voce stridula, se vi capita con me dal vivo non mettetevi a ridere). Emma piange un po’, qualcuno le ronza attorno a mo’ di paparazzi, io la proteggo, lei mi sta attaccata e sembra che non conosca nessun altro qua dentro o che tutti la evitino come la peste. Dice che i contratti che ha firmato non l’hanno nemmeno riempita di soldi, che è tutta una mafia ma sempre meglio che quelli di x-factor, anche se non so cosa significhi. La notte faccio qualcos’altro e poi mi arriva una mail di Emma, che mi scrive belle parole sul fatto che è stato bello incontrarsi e parlare con qualcuno che ti capisce e si scusa per quello che sta succedendo sulla mia bacheca facebook. Vado sulla bacheca e ci sono centinaia di insulti perchè ho fatto la voce stridula durante un salmo. Qualcuno mi difende citando Diamanda Galas e parlando di scale pentatoniche in modi che non capisco ma che ho letto una dozzina d’anni fa in un flame nel forum di metal.it che parlava di una possibile stecca nell’assolo di basso di Another Life degli Skylark, con gente della scena epic metal italiana che si iscrisse al forum per intervenire nella discussione e regolarsi i conti al suo interno. Qualcuno mi indica come il fidanzato segreto di Emma, qualcun altro dice che no, sono un amico di lungo corso e snocciola quasi tutto quello che ho fatto negli ultimi sei anni di vita (aperto dei blog, sostanzialmente). Sono più o meno a metà dei commenti quando in casa succede qualcosa e mi sveglio. Sull’onda del sogno oggi ho dato un’ascoltata al disco di Emma, e mentirei se dicessi che è un disco interessante ma sono stato così bene durante il sogno che davvero al momento Emma è l’artista italiana vivente che preferisco. Ho scoperto che i Dillinger Escape Plan hanno un nuovo disco in giro perchè ho letto la recensione di Rumore, che ne parla (ovviamente) come del più grande album rock mai registrato. Il titolo del disco, One of Us is the Killer, è evidentemente dedicato al cantante Greg Puciato, uno scarsone che per metà del minutaggio è convinto di essere Mike Patton (sentitevi la cazzo di title-track del cazzo che plagio del cazzo) e per l’altra metà sembra che dopo quattro dischi da frontman non abbia ancora capito che musica suonano i DEP. Il gruppo comunque ci prova: in qualche passaggio prova a far sentire la voce e cerca di mettere insieme un reboot di quello che a conti fatti è l’unico disco ascoltabile della formazione, risolvendo il nuovo disco dei DEP in un patetico alternarsi tra jazzettino, strapponi alla 43% Burnt (che sembrano buttati a cazzo in giro per il disco: stan suonando un’altra cosa, la batteria si ferma un attimo e le chitarre fanno DA DA DA DA DA con quel bel tirone noise, poi ricominciano a suonare l’altra cosa o a urlare qualcosa di stupido) e scimmiottamenti casuali di gruppi crossover stradigeriti e che non citiamo perchè sarebbero parafrasi della parola Patton, appunto. Già da tempo ascoltiamo i dischi nuovi del gruppo per stupirci di quanto siano sempre più brutti e patetici, ma persino in questo a questo giro veniamo delusi -diciamocelo, il precedente Option Paralysis nel suo starsene lì a cresta alta era molto più vergognoso. Mentre cerco un finale per la recensione del disco di merda dei Dillinger Escape Plan mi assale un dubbio : il fatto che abbia sognato di essere amico di Emma sta forse a significare che mentre dormo sono Kekko dei Modà? Vabbè. Prog-math-core che più stantio non si potrebbe. Copertina stilosa, ma forse meglio quella del disco di Emma. 3.2

 

Sanremo Natzione – Road to Il Festival della Canzone Italiana 2013

Isso

Bisiongiada a suffriri po imbelliri

L’Italia è il paese che amo. No, davvero: quando vedo quelle facce di bimbi sardi posteggiatori nella Roma degli anni cinquanta o sessanta (ho visto un documentario su questo, sabato o domenica: massimo e rispetto e carineria totale per questo ragazzino emigrato dalla Sardegna, libera e fiera, a Roma, volgare e corrotta. Romani popolo di stronzi, molli e senza palle. Sardi uomini veri, sardi guerrieri, sardi eroi. Se l’America facesse la guerra alla Sardegna, rimarrebbe impantanata peggio che in Afghanistan. Lo sbarco dei Marines ad Arbatax. La breccia di Tortolì, l’apparente vittoria. E poi gli ISSOHADORES che al grido di ABARRA CUNFETTAU piombano sugli yankee sgomenti al passo di Talana; l’agguato, la fuga disordinata verso la trappola di Urzulei; gli spiriti delle montagne che assistono silenti e segreti al massacro – sa morte non jughet ojos – e la Sardigna Natzione, ancora e per sempre inviolata, che si richiude su se stessa), quando vedo i bimbi sardi, insomma, o la buona e brava gente della nazione che la domenica ad Ostia – così, senza verbo -, e si vede nei documentari la Via Appia com’era, il pane con la frittata, quanto abbiamo riso quanto abbiamo pianto con Macario, Tenacious Umberto D., e i mulini del Po, quando vedo o penso a tutto questo, insomma, mi pacifico nell’idea di un paese non necessariamente brutto e assurdo e vergogna d’Europa, coi suoi cineasti disoccupati e le tensioni sociali, e i Baustelle che si potrebbero vendere all’estero e la ruga della Fornero assetata del sangue dei vecchietti. Questo paese non esiste più – ucciso dal ’68, da Tangentopoli, dai telefoni cellulari ; questo paese tuttavia avrebbe ancora un piccolo spazio, quello del palco dell’Ariston, se non che lo Stato Ladro Bastardo e Porco, nemico di noi giovani, vuole toglierci anche questo.

Il programma del Festival di Sanremo 2013 è quanto di peggio si possa immaginare, è un vero attentato a tutto ciò che siamo, e questo a partire dall’incarico di conduzione affidato a Fabio Fazio. Fazio, roito umano, disprezzabile falso-buono che al grido di SORTE CURREDE E NON CUADDU, no, che dico, scusate, al grido di LA MUSICA DI NICCHIA entra a gamba tesa sui nostri ricordi e mette di fatto una fascetta con una frase di Roberto Saviano sulla copertina del nostro concorso musicale. Il programma è naturalmente risibile, del tutto spogliato della CANZONA e della ROMANZA, e prevede una infilata di soggetti vecchi nel 1996 (Daniele Silvestri, gli Almamegretta, Max Gazzè) o, se va bene, nel 2002 (Marta Sui Tubi), e ancora quei riccardoni rottinculo cacata infame merda morte male di Elio e le Storie Tese, scorregge jazz (Raphael Gualazzi, cioè uno di quelli di cui si dice ELEGANTE) , una esponente della female mongoloid-wave italiana (Malika Ayane) e quel bambacione di Cristicchi, i cui capelli phonati gli sono sufficienti per essere considerato intellettuale (sono l’unico a ricordare che tipo Wire, anni fa,  in un giorno in cui evidentemente avevano finito la birra e dovettero ubriacarsi di piscio, dette tipo SETTE al primo album di Cristicchi? Io non so se questa cosa me la sono solo sognata – temo di no -, ma che non leggo più Wire è un fatto). Completano il quadro strani tizi che non conosco – quindi vengono dai reality, e tra di loro bisognerà cercare il vincitore (se non sarà Elio) -, e unici passabili tale Maria Nazionale, il cui aspetto da vaiassa promette un pezzo come si deve, e i Modà con il loro cafard-rock di cuore.

A rendere tutto ancora peggiore, il fatto che – apprendo da Wikipedia – ogni concorrente eseguirà anche un BRANO scelto tra i GRANDI BRANI del passato, e gli abbinamenti sono tutto un brivido lungo la schiena, tipo abbiamo Daniele Silvestri che rifà Dalla perché si pone a erede di Dalla (appena morto e gay, giù applausi, qualcuno si alza, si alzano tutti); gli Almamegretta che rifanno Celentano, perché a sorpresa e comunque eredi di Celentano (appena morto e gay, giù applausi, qualcuno si alza, si alzano tutti); Chiara Galiazzo (DA FUCQ?!) che rifà Mia Martini (morta e mai dimenticata, grande Mia, vai Mia, che strazio, giù applausi, qualcuno si alza, si alzano tutti); Elio e le Storie tese che rifanno Un bacio piccolissimo (che eleganza, che riscoperta, ecco il piccolo mondo del cabaret, ecco le influenze della Musica Migliore, giù applausi, qualcuno si alza, si alzano tutti);  Maria Nazionale che rifà Perdere l’amore (omaggio a Napoli e alla sua solarità, Napoli è Napoli, terra della canzone,  giù applausi, qualcuno si alza, si alzano tutti); e così via, giù giù fino all’ecatombe di Marco Mengoni che rifà Tenco, la canzone del festival a cui si sparò, che è insieme brivido e lacrima, un ritrovarsi e un commiato, addio piccolo principe, grazie, ciao Tenco, arrivederci Tenco, ciao Luigi ciao.

Sotto i peggiori auspici, tra poco inizia il Festival della Canzone Italiana. Noi ci saremo. E che il Dio del melodramma abbia pietà dell’anima nera di Fazio.

Ma, sebbene verso la fine della battaglia gli uomini sentissero tutto l’orrore della loro azione, – con gioia avrebbero voluto smettere, – la forza dei malloreddus, incomprensibile e misteriosa, continuava ancora a condurli, e gli artiglieri, madidi di sudore, macchiati di polvere da sparo e di sangue, rimasti vivi nella proporzione di uno a tre, pure incespicando e ansimando per la stanchezza, portavano le munizioni, caricavano, puntavano, davano fuoco alle pecore; e i proiettili sempre nello stesso modo, rapidamente e spietatamente, volavano dalle due parti e straziavano mamuthones e issohadores, e continuava a svolgersi quell’opera terribile che si compie non per volontà degli uomini, ma per volontà di Colui che regge le sorti degli uomini e dei mondi. Chi avesse guardato le retrovie disordinate dell’esercito sardo, avrebbe detto che, se gli americani avessero fatto ancora un piccolo sforzo, l’esercito sardo sarebbe scomparso; e colui che avesse guardato le linee retrostanti degli americani, avrebbe detto che se i sardi avessero fatto ancora un piccolo sforzo, gli americani sarebbero stati perduti. Ma né gli americani né i sardi fecero questo sforzo, e la vampa della battaglia si spense lentamente

L’ultimo Festival della Storia // SANREMO 2012 R. U. READY?

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SOPA e PIPA ci chiudono tutto! E quando dico “tutto”, intendo TUTTO, ossia anche Megaupload, e con esso le già scarse possibilità che vedevo nel mio futuro per conoscere il finale di Mad Men e quello di Lost. Per chi volesse raccontarmi il resto, a Mad Men sono arrivato al punto in cui lui tradisce la moglie con una darklady-donnaforte, quindi potrebbe trattarsi di una qualsiasi puntata di qualsiasi serie – ah, ho un’altra hint da darvi, però: nella puntata a cui ero arrivato si parlava vagamente di una pubblicità di qualcosa. Riguardo a Lost, invece, ero arrivato a quando il negro resuscita, più o meno. Ora che ci penso, di Lost ho i dvd originali, e il motivo per cui ho smesso di vederlo non è l’on-line piracy act, ma il fatto che faceva schifo. Come non detto. Dicevo però che, con questo atto che stalinamente ci obbligherà d’ora in avanti a pagare le cose in commercio (e io gliela faccio pure passare, ma se qualcuno mi mette una legge che mi impedisce di fottermi le rosette dal fornaio, bè, stavolta scendo in piazza), e che Obama, l’FBI e J. Edgar col naso finto (ma Eastwood, invece di usare quel trucco assurdo, non poteva prendere dei vecchi per la parte dei vecchi, tipo Godano e Tesio?) subdolamente diffondono proprio quando nelle nostre arriva – portato dallo Sceriffo di Nottingham e dai suoi sgherri (o dai Bravi di Don Rodrigo nel nord Italia) – il contocorrente del Canone RAI, a noi due sole cose restano per evitare le conversazioni in famiglia: la televisione e il Festival di Sanremo.

Perché Sanremo è Sanremo, e se proprio ce lo devono far pagare, gliela faremo pagare noi questa volta, ‘sti stronzi, infiltreremo dei nostri agenti nel cast (rock di avanguardia, tipo i Marlene) e davanti agli apparecchi, per scrivere sagaci recensioni che solleveranno le folle ribelli e porteranno la musica giovane e di qualità (Afterhours) in televisione, il cantante dei Cani a capo del governo, e i Tre Allegri Ragazzi Morti agli esteri. Toffolo con delega per l’Afghanistan, Talebani disperati e fine della guerra.

Dicevamo, e se non dicevamo lo diciamo ora: il cast, ragazzi! La più grande dimostrazione con l’albero di Natale che Eliade non diceva cazzate tonanti sull’eterno ritorno – peraltro era una cover di Nice, da cui la canzone di Zucchero che anche quest’anno manda in terra quella gran cozza della figlia (ricordate la hit, “Sono down, down…”?) a terrorizzare i più piccoli – sfoggia quest’anno dei veri e propri pezzi da novanta.

 Riesumati dalla tomba come quello di Lost, guidano la cavalcata i principi della reunion, i Matia Bazar, con una formazione ormai ambigua e raccogliticcia oltre il lecito (due ex-componenti di varie reunion anni ’80, Pete Best, Radu al centro e Stankevicius sulla fascia) e il loro pianolone d’assalto; unica altra contendente per la vittoria finale (parlo del premio Bastonate), la Berté, direttamente dalla notte dei tempi, resa irritabile e schizoide per il fatto di non essere stata citata nella autobiografia di Agassi, e contenuta da Gigi D’Alessio che tiene eshperienza.

 

Basterebbe questo per un gigantesco SOPA (che significa “zitti!” in greco) a tutti i detrattori, ma c’è, naturalmente, di più: la Rita Pavone della no-wave post-punk, cioè Dolcenera, magra, così magra da essere praticamente uno dei Marlene; i Rita Pavone della no-wave post-punk, cioè i Marlene magri, così magri da essere praticamente il braccio di Dolcenera; Samuele Bersani, cautamente intelligente e dalle tinte morbide e calde (che du coioni, ritira il premio della critica fin d’ora e non farti mai più vedere); Pierdavide Carone in full-frontal naked (non so chi sia Pierdavide Carone, di lui so solo che è giovane e brutto, ma spero di ottenere in questo modo molti contatti e numerosi elogi dalle ragazzine sue fan); Arisa che ha scoperto la propria femminilità e ora ce la fa pagare a noi; la Phil Anselmo del pop italiano, Emma Marrone, che canta per l’occasione un brano composto da Kekko, leader di Bastonate e dei Modà, in full-frontal naked anche lui; e poi due-tre minori, la Civello, Nina Zilli, tale Finardi.

Come avrete capito, la fotta è tale e tanta che neanche le gigantesche mani (a Roma “mano”) di Morandi (“Morando”) potrebbero ridurla. I telespettatori già accendono la tv, la SIAE prepara i bollini per i dischi (SOPA ci chiude i torrent), quello di Mad Men tradisce la moglie che tanto ai suoi tempi c’è al massimo la Motown: pagate il canone, e state sereni, che un mondo più giusto si appronta.