il listone del martedì: I 25 DISCHI DEL 2013 SECONDO STEREOGUM (al 4 giugno) COME PARABOLA DELLA FINE DEL POP

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Non sono pronto con la rece dei Marnero (disco immenso) e non ho voglia di scrivere quella del disco degli Alice In Chains (dignitoso) per non ripetere cose che ho già messo nell’altro post, e non ho pronta la classifica per oggi. Vedo giusto ora che Stereogum ha messo una lista dei 25 dischi più belli del 2013 fino ad ora: in mancanza di meglio prendo la lista e provo a fare le recensioni della roba che ho sentito. L’obiettivo, che probabilmente fallirò, è quello di arrivare a una specie di morale sulla musica contemporanea. Mi fa piacere, comunque, sapere che ho ascoltato la maggior parte dei dischi buoni usciti quest’anno secondo Stereogum.

25 Kylesa – Ultraviolet (Season Of Mist)

Musica di merda composta da gente di merda e diretta a gente di merda il cui unico vero punto di svolta è aver trovato gente ancor più di merda che la recensisce positivamente.

24 Tegan And Sara – Heartthrob (Warner Bros.)

Non l’ho sentito, peraltro dubito che ascolterò mai la musica di qualcuno che si firma TEGAN, mi suona come (boh) ascoltarsi il disco d’esordio di Riccardo Morìa di Coioni.

23 Autre Ne Veut – Anxiety (Software/Mexican Summer)

Non l’ho sentito, non credo sia roba che mi interessi.

22 Laura Marling – Once I Was An Eagle (Ribbon Music)

Non l’ho sentito e sono certo che non mi interessi.

21 Yeah Yeah Yeahs – Mosquito (Interscope)

Probabilmente se stiamo a guardare la cosa col lanternino Mosquito è probabilmente meglio del disastro ideologico/musicale/canoro che era il precedente It’s Blitz, ma il fatto che un qualsiasi disco degli YYYs (compreso Fever To Tell, figurarsi i successivi) possa essere compreso secondo una qualsiasi ottica critica nei primi DUECENTO dischi dell’anno di uscita è un concetto che per il mio sistema di valori offende l’idea di “musica popolare” e pone notevoli dubbi sul cosa ci faccia io in questo posto.

20 Yo La Tengo – Fade (Matador)

“più che una delle più rocciose istituzioni indierock della storia dell’umanità iniziano a suonare come gli ennesimi Arcade Fire mancati o dei REM dei poveri senza la capacità di scoperchiare la radio, con l’aggravante di una storia lunga vent’anni” (Ennio Flaiano)

19 The Strokes – Comedown Machine (RCA)

Sono senz’altro disposto ad ammettere che nell’essere (di gran lunga) il disco peggiore mai registrato dagli Strokes, Comedown Machine abbia almeno il coraggio di essere fallimentare in modo molto aperto ed onesto e senza cazzi, ma mi sembra pochino per metterlo al diciannovesimo posto nella classifica dei più bei dischi del semestre, a meno che la classifica non sia sponsorizzata da RCA insomma.

18 Deerhunter – Monomania (4AD)

Su questo potrei essere d’accordo sul serio invece, a patto che chiunque sia d’accordo nel fatto che è di gran lunga il peggior disco dei Deerhunter fino ad oggi. Comunque l’ho ascoltato così tante volte, solo per capire come gli sia venuto in mente di buttarsi via così, che alla fine mi sono abituato pure a questa incarnazione di Brad Cox.

17 Kvelertak – Meir (Roadrunner)

“Cioè è un disco anche carino e tirato con dei suoni carini e tirati (Kurt Ballou, figurarsi), ma in generale suona un po’ come il classico disco che dieci anni fa, mica venti o trenta voglio dire, sarebbe finito nei box di recensioni da una riga delle riviste metal di seconda categoria.” (Giovanni Giorgio Verga)

16 Charli XCX – True Romance (IAMSOUND)

Non sentito, non so manco chi cazzo sia

15 Mikal Cronin – MCII (Merge)

Non mi ricordo come suona. Giuro, l’ho ascoltato e non mi ricordo che suono ha. Manco vagamente. Tipo chitarrine o cose così, ma non lo riconoscerei nemmeno se minacciassero di torturare mia madre se non.

14 LE1F – Fly Zone (Greedhead/Cmp & Street)

Non sentito, non so manco chi cazzo sia

13 Kurt Vile – Wakin On A Pretty Daze (Matador)

Non sentito, non so manco chi cazzo sia. Scherzo, cioè so chi è Kurt Vile ma non ho ancora sentito il suo ultimo disco, ma ho letto che è prodotto da tale John Agnello e spero tra me e me che il prossimo disco degli Unsane sarà prodotto da Frank Grandi Animali Marini.

12 Rhye – Woman (Republic)

Non sentito, non so manco chi cazzo sia

11 Chance The Rapper – Acid Rap (Self-Released)

Non sentito, non so manco chi cazzo sia

10 Waxahatchee – Cerulean Salt (Don Giovanni Records)

Un disco anche molto carino, ma mettere Waxahatchee tra i primi dieci dischi dell’anno in cui esce un disco come l’ultimo Shannon Wright vale come dire, boh, che i Lambchop sono senz’altro il miglior gruppo tra quelli che hanno inciso un disco dal titolo Damaged. Più o meno.

09 The National – Trouble Will Find Me (4AD)

Non credo di avere mai confessato questa cosa ma c’è stato un momento della mia vita in cui ho pensato di essere seriamente in botta per i National. Non è stato né ascoltando i loro dischi, che pure ho sentito dal primo all’ultimo (quelli lunghi) scacciando il tedio che ti assale volta per volta, né vedendomeli dal vivo non una ma DUE VOLTE e la seconda PAGANDO con la scusa di DOVERMI VEDERE BEIRUT. È stato quando li ho trovati con About Today sul finale di Warrior, un film sensazionale di un paio d’anni fa del quale probabilmente avete la vostra idea MA non vi è permesso di malgiudicare in mia presenza. Ancora adesso se mi mettete About Today rischio di mettermi a piangere davanti a voi, è la stessa cosa che provo per una Wide Awake degli Audioslave comunque. Il che ha giustificato il fatto di aver ascoltato il nuovo disco dei The National, che è più brutto di High Violet il quale era più brutto di Boxer il quale era più brutto di Alligator. Il tutto, tra l’altro, non considerando Alligator particolarmente bello né Trouble Will Find Me particolarmente brutto. È tutta robetta media il cui massimo pregio è quello di non infastidire nessuno, che sulla base di questo essere media e non infastidire nessuno è diventata la roba più calda sul mercato e in questo i National e gruppi simili sono un po’ l’incarnazione di quello che davvero non va nel pop rock contemporaneo. Pero, insomma, non mi infastidisce. 

08 Justin Timberlake – The 20/20 Experience (RCA)

“Meno bello di quanto vorrebbe essere ma più bello di quanto sono disposto ad ammettere. 6.9” (Philippe Daverio)

07 Majical Cloudz – Impersonator (Matador)

Non ascoltato.

06 My Bloody Valentine – MBV (Pickpocket)

Non è possibile scrivere qualcosa di divertente su MBV. E nemmeno qualcosa di serio che non sia già stato scritto da qualcun altro e magari demolito parola per parola da qualche amico o vicino. Qualcuno ha scritto seriamente cose tipo “ma in realtà non è un disco con una gestazione di 22 anni” o “se l’avessero fatto i Deerhunter avreste tessuto lodi” o “non è vero che è uguale a Loveless” o simili. Il senso ultimo di MBV naturalmente esula quasi completamente dal discorso artistico in sé, ha più a che fare con il regolarsi dei conti personali che ognuno di quelli nati nel mio evo si trova addosso. MBV non avrebbe mai potuto giustificare, musicalmente, un’ondata di fanatismo e santificazione (autoalimentata, tra l’altro) che ci ha dato ventidue anni di stampa su un musicista che non stava facendo niente per quasi tutto il tempo. MBV è molto meno interessante come disco (un 6.7 pitchforkiano, diciamo) che come atto umano, come progetto di auto-sabotaggio da parte di Kevin Shields. Ti ascolti MBV e capisci che nonostante quello che pensano i tuoi contatti Facebook Loveless alla fine era solo un bellissimo disco che uno come me oggi non metterebbe mai tra i primi dieci dischi del ’91 (non a scapito di cose tipo Necroticism, Unsane, Nevermind, Forest Of Equilibrium, Bullhead, Slow Deep and Hard, Green Mind, Steady Diet of Nothing, Goat, White Light from the Mouth of Infinity, Spiderland, Scrabbling at the Lock etcetera), e che tutto sommato aspettare vent’anni per un disco non ha nessun senso. In questo senso anche solo il fatto di mettere MBV in una classifica dei migliori dischi del 2013 può significare che non capisci un cazzo di musica.

05 Deafheaven – Sunbather (Deathwish Inc.)

Non l’ho sentito, mi riservo di parlarne male in seguito.

04 Daft Punk – Random Access Memories (Columbia)

Su questo sono d’accordo, è effettivamente uno dei migliori dischi usciti quest’anno.

03 Savages – Silence Yourself (Matador/Pop Noire)

Non l’ho sentito. Delle Savages ho letto che sono uguali a certo pospanc originario, diciamo così, gruppi tipo Siouxie o Joy Division. Parlo per sentito dire. Fino a qualche anno fa questi gruppi venivano promossi con la manfrina del “certo le loro radici sono chiare, ma il gruppo ha un approccio molto moderno”; gruppacci tipo gli XX testimoniano che nella maggior parte dei casi questa cosa dell’approccio moderno è una stronzata colossale, e per le Savages la maggior parte della gente s’è limitata a dire che il gruppo è roba totalmente vintage ma con una propria personalità e canzoni molto belle. Io un’idea sulle Savages me la sono fatta solo guardando la copertina del disco: merda new wave strasentita che se critica e pubblico avessero ancora una spina dorsale sarebbe relegata a un bacino di utenza di duemila stronzi nostalgici vestiti e grassi come Robert Smith. Magari mi sto perdendo un disco della stramadonna, ma che senso ha il boicottaggio di qualcosa che non perdi niente a boicottare?

02 Disclosure – Settle (PMR)

Questo invece l’ho sentito –in un contesto rilassato tipo gente che diceva “toh, sentiti questo”. È una roba elettropop dozzinale tagliata con piccole dosi di black music, o con robuste dosi di musica in piccola parte black. In qualsiasi caso un disco che per metà suona come le tracce che skippavate nella compilation del Festivalbar 1994 e per l’altra metà suona come se dovesse nascondere che suona come le tracce che skippavate nella compilation del Festivalbar 1994. In un caso o nell’altro sono rimasto assolutamente sconvolto nel leggere che questo è il disco più caldo sul mercato, la cosa britannica più chiacchierata di questa settimana e il gruppo da cui più ci si aspetta in questo momento nel pop: voglio dire, non conviene piuttosto continuare a cagarsi l’ultimo disco dei The Knife, che saranno pure dei cialtroni dal vivo ma di uno Shaking the Habitual il disco dei Discolosure sembra comunque una versione scrausa per gente con problemi di apprendimento?  

01 Vampire Weekend – Modern Vampires Of The City (XL)

Lo stesso problema di Mikal Cronin, lungo tre dischi. NON MI RICORDO COME SUONANO i Vampire Weekend, solo l’idea generica di una roba che detesto e che tutti invece adorano –anche gente molto figa, voglio dire, Andrew WK ci ha suonato assieme, ecco, non so davvero che dire. Me lo sono ascoltato per ricordarmi di cosa suonano i Vampire Weekend e ora mi sono ri-dimenticato daccapo. È evidente pertanto che i Vampire Weekend sono indice di un mio problema d’apprendimento, e non mi dà nessun fastidio vedere i loro dischi in cima alle classifiche pop dei siti che ne sanno.

ABBASSARE IL LIVELLO #2 – Kylesa – Ultraviolet

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Per apprezzare appieno il nuovo disco dei Kylesa bisogna avere una mente molto aperta. Per mente molto aperta si intende ovviamente ABBASSARE IL LIVELLO, cioè (in senso cognitivo) adeguarsi ad accogliere alcuni assunti di base che per quanto riguarda la mia formazione (o anche solo la mia permanenza tra la gente che compra dischi oggigiorno) non sono così facilmente concepibili. Vado ad elencare sommariamente:

1-     può esistere musica metal non violenta;

2-     può esistere un ascoltatore di musica metal che ascolta sia musica metal violenta che musica metal non violenta;

3-     gli steccati tra i generi musicali sono stati abbattuti. questo ci ha permesso NON di smettere di usare i generi musicali per descrivere il prodotto MA di usare, esempio, la parola “sludge metal” per cose che “sludge metal” non sono;

4-     l’offerta crea la propria domanda. Un musicista con un briciolo di reputazione registra il disco e l’ascoltatore può essere costretto a rivedere i suoi principi di base per accoglierlo con favore;

5-     questa cosa avviene senza più un apparato promozionale alle spalle.

Per quanto riguarda il punto 1 ovviamente è un dibattito che dura da un sacco di tempo, o meglio è una cosa comunemente accettata che io continuo a non concepire; nei primi anni duemila la distinzione tra gli ascoltatori del punto 2 comunque era ancora abbastanza netta, oggi è abbastanza facile conoscere gente che si abbevera a tutte e due le fonti. È una questione di invecchiamento mio, certo non sono convinto che il mischiarsi tra musica pesa e musica non pesa abbia creato un buon ambiente per i gruppi ma insomma. Per parlare del punto 3 inizio a parlare del disco dei Kylesa: i Kylesa ancora oggi suonano sludge metal, ove per sludge metal si intende tipo i Down di Nola con Cristina Scabbia alla voce. Questo tra l’altro è tutto quello che ho da dire sul disco: sono i Down di Nola, ovviamente senza manco un pezzo degno entrare negli SCARTI delle session di Nola, con Cristina Scabbia alla voce. Il punto 4 e il punto 5 entrano in gioco nel momento in cui ti leggi le recensioni del disco (tipo qui o qui o qui, mica debaser voglio dire), le quali si concentrano su aspetti tipo completezza, ispirazione, ripetere gli ascolti per capirlo e generici cazzi di contorno per guardarsi dall’ammettere, o dall’accorgersi, che il nuovo Kylesa è un disco loffio con pezzi indecenti realizzato da un gruppo che per un sacco di tempo  è stato non-loffio e con pezzi decenti. Punto 5: se una cosa come questa fosse successa nei novanta si sarebbe ipotizzato che la casa discografica avesse cacciato il grano per avere una buona recensione. In un momento di collasso editoriale/discografico, e di gente che ascolta musica a trecentosessanta gradi, suona strano. Uno si aspetta che questa roba venga scremata per conto suo, trattata con la sufficienza e il rispetto che merita (poco), rispedita al mittente e dimenticata appena possibile. Non viene fatto. Perché? Buona domanda.  L’unica reale funzione di un disco come Ultraviolet è di raccontarci i Kylesa come gruppo: i dischi precedenti non erano (come pensavamo) buone variazioni sul tema e tentativi di trovare una propria via al rock pesante di oggi ma le prime avvisaglie di un tracollo artistico con pochissimi precedenti, una cosa così vergognosa che ti senti come quando facevano ballare gli storpi nel medioevo e tu stavi lì a guardare. Di chi è la colpa?

FOTTA: Kylesa – Spiral Shadow (Season Of Mist)

Il nuovo Kylesa uscirà il 26 ottobre su Season Of Mist.

i fatti:

1 dal sito di SOM potete ascoltare un mp3 che illustra più o meno le coordinate: sarà buono, sarà la stessa roba del disco prima.
2 l’artwork non è più di John Baizley, che è un illustratore della madonna ma dopo tipo cinque copertine già sembra una presenza troppo ingombrante -è strano come succedano queste cose, se uno ci pensa.
3 nient’altro ad ora. Vediamo quindi di capire cosa ne pensa chi ha già detto la sua all’estero, ovviamente usando il solito Google Translator .

Metalsucks
Kylesa la “Stanco Climb” è in streaming qui. Vorrei poter pensare a qualcosa da dire in proposito di diverso da “Sembra Kylesa”, ma, sai. Sembra Kylesa. IO veramente scavare, ma se non vi piace questa band, questa canzone non farà nulla per cambiare idea. E se siete come me e vi piace Kylesa ma completamente capire il punto di Vince su che sia assolutamente alcuna necessità che il secondo batterista, beh, questo non farà di tutto per cambiare idea, o – se non sapevo che ilbanda aveva due batteristi, non avevo mai essere in grado di capire da questo brano. Kylesa più recenti, Spirale Ombra, 26 ottobre esce su Season of Mist.

Hellbound
Ma il trionfo dell’album per me, senza dubbio, è la maestosa, sfarzo di cuore (l’inferno, quasi power-pop!) Di “Don’t Look Back”, i suoi due note intro Clarion-chiamata provoca i capelli sul retro della mia collo di alzarsi ogni volta che ascolto e il testo della canzone e voce spingere la canzone in puro inno gloria. E ‘uno di quei brani che è così potente e così immediatamente riconoscibile dal primo ascolto, che dovevo controllare che non ero l’ascolto di alcune cover oscura, forse qualche heavied, assai perso one hit wonder da un meno noto flick John Hughes degli anni ’80. Ma, no, suona solo in questo modo. Kylesa hanno messo il tipo di canzone che è così inaspettato, così diverso da loro, ma allo stesso tempo li si adatta come un guanto. (…) Personalità enigmatica Kylesa li serve particolarmente bene su spirale Shadow.Non giocando insieme a qualsiasi tipo di aspettative che possono essere stati creati da tensioni statiche, la band ha realizzato un album davvero squisita che è impostato a soffiare alcune menti, a condizione che gli ascoltatori possono mantenere il loro aperto. Come uno dei miei album più atteso del 2010, sono felice di riferire che è anche diventato rapidamente uno dei miei preferiti.

J. Santos (autore della copertina)
Il tema dell’album è stata quella di guardare indietro sulla tua vita in cui sei stato e dove si sta andando. Le altre specifiche sono state che l’arte doveva essere in un modello circolare, essere super semplice, non contengono teschi, e in qualche modo il lavoro OP ART modelli in esso. Sembra che una simile idea astratta, ma lavorando con loro per anni sono stato in grado di elaborare i disegni piuttosto rapidamente che hanno sembravano riflettere le parole e la musica è destinata significato.

Roadburn
con l’ultima, Spirale loro primo Season of Mist Shadow, spingono il loro approccio in un nuovo territorio in termini di come tocca sia prog e pop, e si esce facilmente suonare più strette che mai, ma anche il più capace e melodicamente che vanno più lontano. Si deve dire qualcosa che in una band con due batteristi le chitarre continuano a dominare, ma questo è il caso della spirale Shadow. Ormai è ovvio che il chitarrista / cantante Phillip Cope ha fatto un lavoro eccezionale con la produzione – la sua abilità in tale zona è ben documentata e si può grafico la sua crescita come ingegnere / produttore nel corso della carriera Kylesa – ma su Spirale Ombra sembra aver spianato il sound della band un po ‘. Lo si sente nei toni del opener ‘Stanco Climb’, o la miscelazione delle note di chiamata che segnano l’intro alla seconda traccia, ‘Cheating Synergy.’