Il listone del martedì: DIECI EPIC FAIL DA EVITARE QUANDO MI MANDI UN COMUNICATO STAMPA

La seguente lista viene da un’idea della mia amica Nur Al-Habash. Se avete mai accettato di scrivere su una fanzine o webzine o rivista musicale o blog musicale o account twitter in cui una volta avete nominato i Contortions per sbaglio, avete al contempo iniziato a comunicare con una delle categorie più WTF di lavoratori dell’internet, vale a dire gli addetti stampa. Ora, in sé e per sé quello di addetto stampa è un mestiere assolutamente decoroso, difficile da svolgere e che richiede decoro e perseveranza, oltre alla capacità di capire da dove vieni e dove sei diretto. Il mestiere di addetto stampa, tuttavia, si fonda su un bisogno di qualcuno che gestisca a tempo pieno e nell’ombra ciò che comunichi e non comunichi al mondo implicando che ciò che appunto comunichi determini una parte del tuo successo/insuccesso, in altre parole l’ufficio stampa esiste sulla base di un fatturato di decine/centinaia di milioni di euro. Quello di cui ci occupiamo noi, invece, è un network di persone che operano nella musica, perlopiù scrausa o comunque indipendente, e che inondano la casella di posta di gente come noi a botte di tre o quattro comunicati la settimana che propongono artisti quasi sempre orribili, o comunque non abbastanza buoni da farsi notare da qualcuno a un concerto. Questa cosa è male già dal punto di vista ideologico e presupponendo un buon lavoro, ma all’atto pratico questa serie di comunicati diventa una sorta di contest a chi scrive la cosa più triste e sgodibile nell’atto di promuovere i suoi protetti. Pertanto il listone che segue contiene una selezione di dieci modi di incorrere in un FAIL che ci capita di leggere ormai quotidianamente sulla nostra casella di posta, quantomeno l’oggetto dell’email. Il listone di cui sotto non distingue, come è giusto che sia, tra professionisti e dilettanti, e considera che bene e spesso la cartella stampa o la spam-mail arrivano dal batterista del gruppo che si è messo con diligenza e abnegazione a collezionare una lista di seicento email di persone che cazzeggiano con la musica. Per lo stesso motivo non c’è alcuna distinzione tra cartella stampa, comunicato stampa, newsletter, mail privata e qualsiasi altra cosa. Nur mi ha dato una mano, i pezzi sono firmati -per così dire.

7000 BATTUTE SU UN GRUPPO DI 40ENNI COL CRAVATTINO ROSSO, SCRITTE PENSANDO CHE IO LE LEGGERO’

Questa cosa mi ha sempre messo addosso un sacco di allegria. Quello che mi stupisce infatti non è la band di sfigati che cerca disperatamente di farsi notare, ma è l’ufficio stampa che crede veramente in loro. Ci crede talmente tanto veramente che si impegna a redigere una storia ragionata della vita di Gino, Antonio, Marco e Pierluigi, quarantenni dell’hinterland piacentino, fino al giorno in cui decisero di metter su una band, scegliere un nome dal sapore anni 90 e farsi una foto in un casale abbandonato indossando delle cravatte rosso fuoco. Il tutto il 7000 lunghissime battute, che sperano io legga avidamente. Allegriaaaaa! (Nur)

MOLTIPLICAZIONE DEGLI INDIRIZZI EMAIL

Questa fastidiosissima cosa funziona in due sensi. Il primo senso è quello più comune, in cui il destinatario riceve la stessa email a due indirizzi diversi. Ora, quasi chiunque ha -per un motivo o per l’altro- più di un indirizzo email e quasi chiunque li fa inoltrare tutti allo stesso indirizzo (di solito gmail, perchè siamo gente di nicchia ma gmail ci è stata donata da Dio in persona). Il fatto che tu ufficio stampa abbia messo due (o più spesso tre) mie email in copia significa implicitamente che in almeno due casi su tre ci stai provando a caso e non hai idea di chi cazzo tu stia mettendo dentro la tua newsletter, cosa che ti squalifica anche per il primo indirizzo che hai messo, voglio dire, NON SAI CHI CAZZO SONO, fottiti, muori.

Il senso opposto, altrimenti noto come sindrome del MEI, consiste nel mandare le comunicazioni per lo stesso disco/evento allo stesso indirizzo email ma da tre o quattro account di posta elettronica diversi. Se nel primo caso dimostravi più che altro di essere maldestro, il secondo caso ti certifica come un manigoldo di prima categoria, uno che ha ben chiaro l’obiettivo di schivare a man bassa le mie impostazioni antispam per farmi sapere a qualunque costo che i Dogdick Dance Society si esibiranno alla sagra del cinghiale di Cusercoli. La stessa newsletter da tre o quattro indirizzi diversi è probabilmente l’apice assoluto del cagare il cazzo via mail a un povero sfigato che scrive di musica, e non sono moltissimi ad avere la faccia come il culo fino a questo punto. Per certi versi, non fosse per quelli da cui la sindrome prende il nome, la cosa non sarebbe nemmeno concepibile. (F)

CHIEDERMI GENTILMENTE DI SEGNALARGLI L’USCITA DEL SUO COMUNICATO SUL MIO SITO

Questa è una pratica tipica del 98% degli uffici stampa, pratica che mi sconvolge abbastanza, visto che io pensavo che in un ufficio stampa si facessero cose come appunto la rassegna stampa.

Mettiamolo allora nero su bianco: io cerco di scrivere (bene) delle cose che mi piacciono o interessano me e i miei lettori, e il mio lavoro si ferma qui. Il tuo lavoro invece consiste nel promuovere un prodotto e poi verificare se questo prodotto ha avuto successo e se la gente ne ha parlato. Considerando, caro addetto stampa, che nella maggior parte dei casi tra noi due quello pagato sei tu, facciamo che impari ad usare google alert e non mi rompi più le palle con un recall a settimana? (Nur)

SEGNALARE PIAZZAMENTI A CONCORSI SCRAUSI

Questa pratica sta passando di moda, ma non si è ancora estinta e fino a sei-sette anni fa ancora andava per la maggiore. Fahrenheit, band attiva dal 2001, Terzi a Rock in Abruzzo 2004, menzione speciale della giuria nella selezione Scrausi Senza Possibilità di Redenzione ad Italia Wave l’anno successivo. Non è atroce pensare che internet riesca a metterti in comunicazione con qualcuno il cui gruppo ha partecipato a dei contest a pagamento e farlo sapere agli altri esseri umani? Voglio dire, non credevo che queste cose esistessero davvero, colpa mia, ma da un gruppo che si mette a fare a gara con le altre cover band uno s’aspetta quantomeno che mandi via i comunicati stampa coi piccioni o la Fiat Duna che batte i paesini con l’altoparlante sul tettuccio, quel genere di cose. Diocristo, sono  vent’anni che mi vedo dei concerti e non sono MAI capitato in mezzo a una gara tra gruppi. Non è vero,  successe alla Casa del Popolo di Ponte Pietra, ogni settimana suonava un gruppo e quello per il quale il pubblico beveva più birre vinceva un premio in lire. Ci vidi un gruppo del mio paese che si piazzò benissimo e quelli che poi diventarono i Sentence (gloria locale cesenate) in una delle loro prime incarnazioni, credo già straight edge e quindi sostanzialmente privi di qualsiasi possibilità. Vabbè. Ci chiamiamo Sostanze Ignote, veniamo da Calabrina e cinque nostri amici sono finiti in coma etilico per farci arrivare terzi a Rock in Ponte Pietra. (F)

I COMPLIMENTI FUORI CONTESTO

Questa cosa è comunissima e la maggior parte della gente che ci prova è gente che ti scrive in prima persona del suo gruppo/progetto solista/salcazzo. Ciao, leggo sempre il tuo blog e penso che tu sia l’unico che capisce di musica oggigiorno, non mi perdo una puntata, ne parlo a tutti i miei amici e A PROPOSITO, con alcuni dei miei amici abbiamo un gruppo che si chiama Il Viaggio di Irene e abbiamo registrato il nostro primo disco autoprodotto ai Dark Forever Studios di San Vito di Cadore, si chiama Intensa Preghiera ed è fortemente influenzato da Cure ed Afterhours. Mi piacerebbe tanto che tu lo ascoltassi, ti linko il bandcamp, il mediafire, se preferisci il soundcloud e abbiamo anche caricato gli audio su youtube, se ti interessa magari ti mano i flac via mail o se mi dai l’indirizzo di casa ti faccio arrivare il disco fisico. Ora io davvero non ho problemi di nessun tipo con l’insincerità delle persone, non è che sto lì a farti le pulci sul fatto che tu legga o meno quello che scrivo (manco io lo leggo, la maggior parte delle volte), e insomma non è per niente un problema una leccata di culo ogni tanto ma P.D. ti rendi conto che nella tua email stai implicando che sulla base di quello che scrivo hai pensato che potrebbe interessarmi enormemente un disco e un gruppo con quei nomi? (F)

MANDARMI IL TEASER AL TRAILER VIMEO DI UN DISCO DI UNA BAND AL PRIMISSIMO DEBUTTO

Niente, questa è talmente assurda che non ha nemmeno bisogno di spiegazione. Uno che manda un comunicato stampa per informare del teaser al trailer del disco di debutto di una band è uno a cui mancano proprio i fondamentali della logica aristotelica. (Nur)

LUIGI XIV

Pregevole redazione, sottoponiamo al vs vaglio l’esordio indipendente del primo eponimo album de La Cruna, quartetto d’ispirazione “grind-gore” da vieppiù anni attivo all’interno della quantomai fiorente scena benacense. Non dovete prenderla sul personale, ma la maggior parte della gente che scrive di musica non ha palesemente MAI preso in mano un libro e non ha la più pallida idea di cosa stiate parlando, e quelli che li hanno presi in mano ci hanno preso abbastanza gusto da continuare a leggere libri invece che cartelle stampa. Qualsiasi verbo al suo posto mi fa sospettare di te. Sei il padre del cantante? Perchè il figlio di un notaio dovrebbe cantare canzoni che parlano di odiare la vita? (F)

FARMI SAPERE DA CHI STAI COPIANDO

Nur intendeva soprattutto cose scritte nell’oggetto, quei bei biglietti da visita tipo “ti piacciono Raveonettes e XX? PROVA I THE CAZZISMIS!”. Questa impostazione deriva da un assunto culturale piuttosto curioso secondo il quale chi ascolta la musica sta aspettando da tutta la vita UN suono e poi arrivano gli XX e soddisfano questa fame pluridecennale di musica con un disco che si assesta sulle coordinate sonore perfette, per la prima volta dacché l’uomo ha inventato il disco in vinile. E sì, insomma, è curioso. In realtà la questione delle influenze e delle assonanze    riguarda anche e soprattutto le cartelle stampa allegate, nelle quali il fiorire di echi di Pixies e This Heat è il pane quotidiano e serve a dare un indirizzo al gusto. Si può anche comprendere come mai la cosa sia prioritaria, voglio dire, quantomeno per non mettere un disco di cloni dei Vaccines sotto i denti di un fan degli Eyehategod, ma l’unica cosa interessante che mi piace di un disco non interessante è sgamare da chi hai rubato i giri di basso e poi magari farmi una mia idea sulla faccenda. Invece tu mi parli di echi di Mercury Rev nella tua musica e io mi vado a sentire un pezzo dei Mercury Rev su youtube, riuscendo a dare una dimensione piuttosto precisa al tutto mentre cerco di non morire annoiato. (F)

LA PROGENIE

Dicesi PROGENIE, o sindrome di Mei all’ultimo stadio, la capacità che ha una insignificante notiziola del cazzo di moltiplicarsi in sei, sette o otto comunicati stampa diversi che a loro volta figliano sei, sette o otto sottotrame della stessa triste storia a cui nessuno di coloro che legge è minimamente interessato. C’è un certo eroismo di fondo nel continuare ad insistere su un canovaccio palesemente non-interessante concedendosi il lusso di divagare su aspetti collaterali ancora meno interessanti. A volte se devo essere sincero questo genere di storie mi appassiona in sè, ha tutto un aspetto romantico e non-istituzionale che cerco di capire dove andranno a parare. Ci sono casi in cui le cose diventano semplicemente troppo grandi, tipo quando una major inizia a sponsorizzare artisti che vorrebbero far diventare i nuovi Giovanni Allevi e girano un comunicato stampa per ogni singola data che gli artisti in questione riescono a mettere insieme. (F)

MP3+JPEG+PDF= 20Mb

Questa cosa è di super-moda fin dagli albori di internet, quando scaricavi le mail con Outlook e il 56k ed un distributore napoletano di dischi AOR (di cui quindi non mi fregava un cazzo) aveva gentilmente deciso di inondarmi di comunicati stampa da due mega l’uno e mi costringeva a sedute coatte di internet a tariffa oraria solo per liberarmi dalle loro cazzo di email, acuendo il mio odio per il prog metal e derivati e costringendomi alla bestemmia in diversi casi prima che riuscissi a fare eliminare la mia mail dal loro database. Finita l’epoca gloriosa dei megabyte ed archiviate per sempre le frequentazioni AOR, rimangono annose questioni legate allo stile che in epoca gmail hanno perso del tutto il loro significato (libero.it, con tutto lo scrauso di cui era capace, almeno ti faceva il favore di cestinare per principio le mail troppo pesanti). La mia attuale casella email mi dà a disposizione circa 10Gb online. Il fatto che un gruppo mi mandi in scioltezza un’email di 10 mega pone innanzitutto una questione di valore intrinseco. Con alcune delle persone che stimo di più al mondo ho avuto una corrispondenza che ha occupato un centesimo dello spazio totale. Se dovessi indicizzare la mia casella email per permettere ad ogni gruppo di mandarmi un solo messaggio avrei mille slot liberi e i gruppi che mi mandano 10 mega a botta non sarebbero inclusi. Di questo sono assolutamente sicuro. Tra l’altro mandarmi via mail un mp3 invece che il link all’mp3 sul tuo sito è estremamente scomodo, voglio dire, sprechi banda una volta sola per tutti e sei bell’e a posto. Mettere un mp3 via email è indice di due inclinazioni: la prima è che non ne hai la più pallida idea, la seconda è che sei convinto che un mp3 nella mia casella fugherà ogni mio dubbio in merito al fatto che sia il caso o meno di ascoltare o meno una canzone, e quindi che in qualche modo malvagio e vizioso stai implicando che mi mandi una mail di dieci mega per farmi un favore. (F)

I dieci pezzi più belli degli anni duemila (a complemento di quell’altra, non so se hai presente)

Stesse regole dell’altra volta: dieci pezzi, niente piagnistei, niente storie tipo “Martina mi ha lasciato e da un bar usciva forte questo pezzo di Tiga”. Che tega che era Tiga, ve lo ricordate?

UNSANE – EAST BROADWAY (da VISQUEEN, Ipecac2007)
East Brodway non è altro che la registrazione dei rumori che si sentono nel mio quartiere. Mi legavo un microfono al polso e passeggiavo per il quartiere con un registratore.
(Chris Spencer intervistato su Metal Shock)

DAFT PUNK – ONE MORE TIME (da DISCOVERY, Virgin 2001)
Il problema più grande legato allo scegliere dieci pezzi è che in qualche modo bisogna lasciare fuori delle fette intere di roba che magari hai ascoltato finchè non ti sono usciti i coglioni dal palato. Per quanto mi riguarda vuol dire soprattutto sbattersene di tutto quello che è uscito e riguarda IL SUONO, vale a dire una serie di cose elettroacustiche (o anche peggio) uscite per etichette tipo Touch o Mego o Leaf ma anche per certi versi la versione più brutale e classicona e popposa tipo Sightings et similia. Per fare un doppio sgarbo a questo terribile (e tutto sommato ancora in atto) periodo della mia esistenza, un tributo al disco pop che più di tutti ha dato un volto al pop della nostra epoca e forse di tutte le epoche e quindi in qualche modo (visto dal punto di vista della futuribilità passata) l’unico vero disco anni duemila uscito negli anni duemila a parte i soliti noti (cioè gruppi/artisti che al momento non ricordo ma che sicuramente hanno fatto un disco anni duemila negli anni duemila: van tutti bene a parte i Radiohead) e/o la canzone con le tette più grosse del pianeta. Da questo punto di vista l’unica alternativa che mi verrebbe in mente è Time to Pretend, ma mi sentirei di fare uno sgarbo agli MGMT di Congratulations.

WOLF EYES – BLACK VOMIT (da BURNED MIND, Sub Pop 2004)
Questa canzone cambia radicalmente valore assoluto nel momento in cui qualcuno carica un video su Youtube fatto di esorcismi e negritudine in salsa porno amatoriale lynchiano che sembra tipo il video ufficiale della canzone e la riporta alla ribalta come uno dei pochissimi tentativi riusciti di fare musica industriale non-vintage. Nel senso che i Wolf Eyes ci hanno davvero PROVATO, nella manifesta incapacità di provare qualsiasi altra cosa nel momento di massima esposizione (disco Sub Pop etc). Ce l’hanno fatta. E tutto sommato il loro periodo alla luce del sole è stato il più divertente. Per puro piacere personale avrei usato probabilmente Stabbed in the Face, ma Black Vomit ha appunto questo video amatoriale E un legame col disco assieme a Braxton.

TEETH OF LIONS RULE THE DIVINE – HE WHO ACCEPTS ALL THAT IS OFFERED (FEEL BLACK HIT OF THE WINTER) (da RAMPTON, Rise Above 2002)
La voce di Lee Dorrian, trasfigurata, deforme, immane, esplode sguaiata al decimo minuto, contemporaneamente all’eruzione di chitarra e basso, un’orgia di bassissime frequenze ad accompagnare un rantolo che non conserva più nulla di umano. Di quel che latra non si capisce niente, e probabilmente è un bene: le farneticazioni sono minuziosamente riportate parola per parola, con certosina pazienza, in un libretto allucinante dove confluiscono stile liberty, stampe del ‘500 e outsider art della più perturbante mai concepita, ma i testi scritti a mano in sghembi e diseguali caratteri gotici rendono la decifrazione un’autentica tortura per gli occhi. Ne parlò a suo tempo m.c., io sono abbastanza d’accordo. L’unico serio candidato a sostituirla, parlando di postrock, è My Wall, traccia-mastodonte confezionata dai Sunn (o))) con Julian Cope in quello che in prospettiva è tutto sommato il loro miglior disco (White 1). Ma i Sunn (o))) hanno fatto, relativamente parlando, una fine peggiore rispetto al side-project Teeth of Lions.

RIHANNA – UMBRELLA (da GOOD GIRL GONE BAD, Def Jam 2007)
C’è questo beat grassissimo e comunque molto scarno che fa un sacco old school (il disco tra l’altro esce per quello che è rimasto di Def Jam). Il testo è una canzone d’amore standard che è tuttavia è facilissimo interpretare (soprattutto accanendosi sulla biografia della Rihanna da Rated R in poi) come una possibile storia d’amore che nasce dietro a un singolone rap che parli di macchine e troie. Solo, dal punto di vista della troia. Che in realtà è una ragazza-coraggio

ONEIDA – SHEETS OF EASTER (da EACH ONE TEACH ONE, Jagjaguwar 2002)
You’ve got to look into the LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT LIGHT per duecentomila volte, la prima volta che l’ho sentita mi ha cambiato l’esistenza, continua a cambiarmela ogni volta che ripassa per lo stereo, è una cosa molto grassa e antipatica e respingente e sì, insomma, ogni volta che suonano dal vivo sembra più divertente della volta precedente e questo in un ambiente come il nostro ha quel che da gruppo vissuto che a noi piace molto. Ma qui si dà un voto alle canzoni in sè, e Sheets of Easter sta a rappresentare al meglio tutto il giro noise-wave newyorkese che a un certo punto è diventato il nuovo pop e ha cercato disperatamente di non sputtanarsi una volta incontrato il pubblico delle grandi occasioni, trovandosi a tavola con gente che s’aspettava i nuovi PIL ed è saggiamente scappata via a gambe levate prima che arrivasse il conto. Each One Teach One rimane comunque uno dei dischi più belli di quel periodo.

FUGAZI – CASHOUT (da THE ARGUMENT, Dischord 2001)
Il 2001 è l’anno in cui torna a galla il rock’n’roll come segno puro e musica per gente bene con un conto in banca non più in rosso e un curriculum di scopate del tutto rispettabile. Gli Strokes esordiscono verso fine anno, nel frattempo qualcuno ha già piantato i primi semi per il ripescaggio di ogni forma postpunk di cui si erano (grazie al cielo, ora possiam dirlo) perse le tracce nel decennio precedente. Il postrock, vagamente ricalcolato dai Fugazi dei due meravigliosi dischi di fine anni ’90 (End Hits e la colonna sonora di Instrument), è già da diverso tempo un genere musicale piuttosto codificato intorno a una direttrice orchestrale di stampo Mogwai. The Argument suona diverso da tutto quel che esce in quell’anno. L’amarissima Cashout, cantata da Ian MacKaye, proclama con orgoglio che io lo so cosa sta succedendo e fate pur finta di no. Ancora oggi, quando la suono, mi sento la ramanzina di Ian nelle orecchie.

LAGHETTO – UOMO PERA (da SONATE IN BU MINORE PER QUATTROCENTO SCIMMIETTE URLANTI, Donnabavosa et al. 2003)
Per sapere cosa si è bisogna avere chiaro cosa non si è. Fossero esistiti né prima né dopo questo disco, probabilmente li avremmo relegati al dimenticatoio. L’eco di quella voce brutta e sgraziata non s’è ancora spento. A proposito: c’è un libro sull’ultimo AntiMTVday.

AUDIOSLAVE – WIDE AWAKE (da REVELATIONS, Epic 2006)
Non ho ben chiaro quale sia il mio disco preferito negli anni duemila. Non ho dubbi, invece, che il miglior film sia Miami Vice. E chiunque abbia questa opinione non può avere che un’opinione trasfigurata di quella che nasce come inno anti-Bush in seguito all’uragano Katrina e che diventa l’apice lirico degli anni duemila come scheggia impazzita e deforme di certi ottanta troppo frettolosamente scopati sotto il tappeto. Gli stessi autori (frettolosamente e forse giustamente liquidato come un patetico supergruppo di rock cafone anni settanta nato in provetta e senza benzina) avevano musicato la scena del lupo in Collateral. Difficile scindere Michael Mann e gli Audioslave al secondo centro consecutivo.

DINOSAUR JR – OVER IT (da FARM, Jagjaguwar 2009)
Per quelli che le reunion e per quelli che erano d’accordo sul pezzo dei Fugazi. Il video con i tre Dinosaur Jr che fanno trick in skateboard/bmx in qualche sobborgo. L’incedere maestoso di tutto Farm, ad oggi l’ultimo disco dei Dinosaur Jr (e non è detto non sia un bene che rimanga tale). Voglio dire, ho cercato di usare la testa ma non vuol dire che non sappia dove batte il cuore. Ecco.

(se pubblicate le vostre liste mandatemele al solito indirizzo email, che sta nella pagina contatti)