Il primo capoverso della recensione di Pitchfork tradutto con Google:
La più grande bugia punk rock è che chiunque può farlo. Certo, chiunque può fare schifo roccia punk, ma c’è una multa per l’arte di prendere una musica alimentata da impulsi distruttivi e la costruzione che duri. Toronto potenza trio Metz suonarono il loro primo show alla fine del 2007, e da allora, hanno effettivamente applicato la teoria di Malcolm Gladwell sul Beatles – vale a dire, che ci vuole ben 10.000 ore di pratica per diventare loro – a un sottogenere non esattamente nota per la sua studiosità: post-hardcore-punk dei fanghi. Che cinque anni tra il loro debutto dal vivo e registrata non è un prodotto di pigrizia, ma di precisione, mentre Metz rapidamente affermati come la band più brutale della città, il processo di traduzione che l’essenza in un disco che suonasse ogni bit come devastanti e disorientante di fuori dei confini di una fossa cerchio era più lunga e deliberata. Dopo un paio di piccole serie 7 “‘s, e una serie di sessioni timonata da parte dei produttori tra cui Owen Pallett / Dusted associato Leon Taheny, Crystal Castles ingegnere Alex BONENFANT, e Graham Walsh di Holy Fuck, hanno distillato loro set-list norme in 29 minuti di puro caos, ma ad arte resa.
Il resto della recensione è una variazione sul tema di “il rock anni novanta è tornato in auge”. A un certo punto dice che una canzone (Wasted) suona come se i Nirvana avessero registrato Nevermind su Touch&Go. Anche a prescindere dall’assurdità del paragone in sé, QUANTO È PATETICA questa cosa? Il principe massimo del come se applicato al rock è Claudio Sorge, e nel suo caso ha pure senso perché a volte ne spara di talmente assurde che ti costringono a mettere in moto il cervello. Power of the Carbonella (ipotetico disco di normalissimo rock’n’roll copiato pari pari da Highway to Hell) suona come dei Pantera non nazisti con Angus Young al posto di Dimebag Darrell. Ma in generale sparare una cosa tipo “il disco di questo suona come se quest’altro uscisse su quest’altra etichetta ancora” sono tentativi patetici e senza senso di arrivare a duemila battute, in cui i giornalisti musicali continuano ad indulgere perché continua a non essere stabilito per legge che non dovrebbero. Che poi cosa vuol dire? I Nirvana su T&G sono qualsiasi gruppo melodico su T&G, cioè di base al netto del tono da militare il tizio sta dicendo che “i Metz suonano come un qualsiasi gruppo Touch&Go a parte forse i Man Or Astro-Man”. Postilla: dal 25ennale in poi trovare i dischi T&G in sconto nei negozi è una cazzata.
Più in generale il disco dei Metz non è tutto ‘sto gran disco. Ha una produzione che non c’entra, come i Jesus Lizard di Goat prodotti da William Orbit invece che da Steve Albini, e per metà dei pezzi è semplicemente una robetta che negli anni in cui il noise era in auge sarebbe uscita senza clamore per un’etichetta di seconda levatura facendosi seppellire da una serie di altre uscite come i Today Is The Day di Willpower ma senza le influenze metal e Steve Austin in organico.
Prima di spirare dopo una vita di stenti e alcolici fatti in casa mio nonno mi chiamò al suo capezzale e mi disse di diffidare delle ragazze truccate e delle auto con lo spoiler e dei dischi la cui copertina consta di un nome scritto in grande a mo’ di design in mezzo a una foto pretestuosa e nient’altro. A ragion veduta mio nonno aveva ragione, anche se per motivi anagrafici non l’ho mai conosciuto: di questi tempi tra l’altro la cosa del nome sparato a caratteri ciccioni in mezzo alla pagina è un problema vero, quell’effetto stile i concerti della Blogotheque che ora sta buttando un sacco in tutti quei video hip-electro di merda alla Pompo nelle Casse (che poi in realtà io sono un fan assoluto della tizia dei Power Francers e le chiederò un appuntamento non appena sarà uscita dalla minore età), e insomma le parentele sono ingombranti. Non ho moltissimo da dire del disco, insomma: l’ho ascoltato ed è una robetta a metà tra le cose che si dice sopra e piomba addosso prima che io abbia l’occasione di vedere dal vivo i Metz, gente i cui concerti hanno la fama di essere un bagno di violenza e sudore che non saranno e a cui comunque un disco così medio rende un pessimo servizio di introduzione. E tra le altre cose sfugge il senso generale di Sub Pop che piazza sotto i riflettori un nuovo caso Pissed Jeans, nel senso che 1 non mi sembra che i Pissed Jeans abbiano fatto poi tutti ‘sti numeri, 2 i Pissed Jeans sono ancora in attività e 3 i Pissed Jeans sono dieci volte meglio e hanno Spent nel repertorio. Il punto alla fine è tutto qui: mi gira il cazzo che l’unico disco noise di un gruppo nuovo di cui si parla un briciolo, da due anni a questa parte, sia roba che sta pesantemente sotto la media a cui ti porta una ricerca a caso del tag NOISE ROCK su Bandcamp.