Navigarella (Q: Vinyl or Digital? A: Neither. I go straight for the vagina. You find them on women.)

FIGATONIA

ISBN Edizioni ha tirato fuori un blog che dovrebbe accompagnare l’uscita di Retromania, il nuovo librone di Simon Reynolds che cerca di analizzare per filo e per segno l’ossessione culturale per il passato che segna la nostra epoca (dall’autore che ha scritto la più celebre guida al post-punk uscita negli anni 2000, vabbè). Qualcuno è scettico, qualcuno è entusiasta. Polly  se ne sta occupando da vicino, almeno credo: quando avrà dato un’opinione definitiva e condivisibile gliela ruberò e me ne prenderò il merito.

LAST MINUTE! giusto ora inkiostro ci ha messo in contatt con NO BREASTS NO REQUESTS, un tlog sui bigliettini che vengono lasciati ai/dai dj in consolle che danno sfogo al lato più masturbativo di chiunque abbia mai messo dischi in un posto (quasi tutti: conta anche chi li ha suonati una volta alla festa delle medie del nipote della ex fidanzata). Questo mi crea una sponda già debole -o forse proprio inesistente- per linkare la prima cosa a cui la maggior parte degli esseri umani pensa quando si parla di “blog italiani”, vale a dire la serie dei cartelli che continua a venire aggiornata una o due volte l’anno su Umarells.

Questo lo commento in voti pitchfork. Avevamo lasciato Eugene Robinson e i Black Flag, rispettivamente, sull’ultimo disco degli One Dimensional Man (4.2) e sulle tette di Stacy Ferguson (7.9). Una notizia piuttosto fresca è che Eugene, dopo avere tentato per anni di riformare i Black Flag (3.8) con la formazione di Damaged (9.9) e lui alla voce al posto di Rollins (1.1), ha fondato un gruppo (ehm) nuovo di zecca con Chuck Dukowski (3.5). Segnatevelo alla voce GRUPPI CON NOMI STUPIDI e PICCOLI FANS: si chiameranno Black Face (7.8). C’è un’intervista su Vice, nella quale il caro parla di materiale registrato per un paio di sette pollici e composto da materiale inedito scritto da Dukowski più o meno ai tempi di My War. I dettagli in un’intervista su Vice americano.

PITCHFORKIANA: il disco nell’immagine è un sette pollici purtroppo già sold-out in cui Melvins e JSBX (in spolvero) fanno una cover di Black Betty a testa. L’album è comunque molto conosciuto dagli appassionati del settore (op.cit.). 9.2. Segue un EP di Fennesz intitolato La solita roba sua anche se adesso non pubblica più così spesso, 6.3, il nuovo Incubus su cui prima o poi scriverò un Tanto se ribeccamo, Boyz II Men meets Arcade Fire (2.1 a esser generosi), un bellissimo nuovo disco degli Rwake che non ho sentito e non so manco se si trova da scaricare illegalmente (7.3) e al momento mi viene in mente poca altra roba nuova che sto piazzando con insistenza nel lettore.

Sapete una cosa BELLA che dovete leggere subito? Trama. Che ovviamente sapete essere un libro illustrato di Ratigher, ma per sicurezza ve lo ricordiamo.

Questa è una storia molto vecchia, ma io non la conoscevo. Si sa da tempo della passione di Steve Albini per il poker. Una cosa cazzuta è che l’Uomo era iscritto ad un forum di poker online col suo nome e qualcuno gli ha chiesto di aprire un topic stile “chiedilo a Steve Albini“. QUI, dunque, c’è tutto un manifesto dello scibile umano. Verso metà topic s’iniziano a infilare turisti, troll e gente che non c’entra col forum. Steve si prende male ma non smette. Risponde educatamente a tutte le domande sensate, sfotte i troll e dà una panoramica a treesessanta di tutto quello di cui parla di solito, continuando a postare per più di venti giorni. Vien fuori un romanzetto: compratevi due birre e prendetevi un paio d’ore.

Valient Thorr, il video di Sleeper Awakes. LA DELICATEZZA, direbbe il mio amico Michele. Best band ever.

Simona Ventura, già conduttrice dell’Isola dei Famosi e giudice di X-Factor, lascia la RAI e passa a Sky. Ne approfitta per lasciare un’intervista a Vanity Fair in cui denuncia la desertificazione culturale della TV pubblica ad opera dello staff dirigenziale degli ultimi anni.

C’è una playlist di classic rock cascione truccato, curata da Washed Out e in streaming su Mixcloud. Via Stereogum.

Quella cosa che leggevate sotto su Nevermind diventerà un ebook, o comunque lo vogliate chiamare. Abbiamo immagazzinato qualche altro contributo, al momento siamo intorno ai quindici. Se volete aggiungervi avete tempo fino a fine agosto, dopodiché si tira a concludere. Il bando di concorso è “scrivimi tre righe sulla prima e l’ultima volta che hai sentito Nevermind”. disappunto(a)gmail.com è la mia mail, vi prego di mandarmi il vostro contributo e/o girare la voce che voglio un contributo. GRAZIE. Un’out-take in regalo:
G. era alto, silenzioso e magrissimo. G. Aveva un negozio di dischi a Lambrate. Un negozio in cui mi fermavo dei pomeriggi interi senza dire niente a guardare le copertine e i booklet dei cd e ascoltare quello che G. decideva di mettere su o che qualcuno gli chiedeva di sentire. Un negozio di dischi che i dischi li vendeva anche-ma-non-solo, per dire. Quell’estate era uscito In Utero. L’avevamo sentito in radio in montagna, la sera. A Planet Rock avevano trasmesso alcune tracce delll’album in anteprima. Il giorno in cui l’ho riportato a G., lui mi ha messo in mano il resto (quello che aveva), come faceva quando gli dicevo che mi era piaciuto qualcosa. Bleach, Incesticide e quel disco con una (brutta, si può dire?) copertina azzurra. Io arrivavo a casa e registravo i cd su cassette che poi giravano tra il walkman e la piastra in camera. Mi è capitato di ritrovare la TDK bianca di In Utero nel cruscotto della macchina dei miei qualche mese fa in un viaggio verso Genova. Si sentiva male, consumata dal tempo e dal sole e dal freddo e. Continuava a piacermi. Quella di Nevermind invece non saprei dove cercarla. Probabilmente è stato l’ultimo disco di Nirvana che ho comprato e -forse- è anche il disco dei Nirvana che ho sentito meno, dimenticato chissà dove insieme alle cose che si possono perdere e dimenticare in (quasi) 20 anni, tra le cassette che non ascolto più, la VHS dell’unplugged per MTV, il libro di Azerrad, i bootleg live comprati a 2700 lire e “no, non vengo al Palatrussardi”.
Tomm

 

(tutto il resto) Lady Gaga. Te la stava per dare, poi ha vinto i VMA.

Una delle cose belle della società dei consumi è che ognuno può scegliere la propria droga sulla base di informazioni incomplete o inesistenti, iniziare un percorso di dipendenza e finire sul baratro del decadentismo più violento e gratuito quando le cose iniziano a mettersi male. Lady Gaga, da questo punto di vista, non è propriamente una soluzione a qualche bisogno culturale. È semplicemente, ancora prima che tu riesca a collocarla in un tuo paradigma culturale, qualcosa di cui ti chiedi come hai fatto a farne a meno fino ad oggi. E comunque se s’è capita una cosa su di lei è che ormai i MTV Video Music Awards sono casa sua più di quanto l’AntiMTVday sia casa dei Laghetto. Nel 2009 si presenta alla cerimonia per eseguire Paparazzi, un pezzo che secondo le regole dello zeitgeist in corso sembra stato scritto ventisei anni fa, e io me lo guardo settimanalmente giusto per dire WHOA. Allego video.

Naturalmente qualcuno potrebbe non essere d’accordo sulla portata dell’evento, nel qual caso lo staff consiglia di non leggere oltre e passare a quell’articolo su Mariastella Gelmini, la quale pare abbia dichiarato “Alla vigilia delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia la scuola deve ricordare Mike Bongiorno”, e perché non allargare la proposta anche a George Clooney e al tizio coi capelli flosci che parlava solo di quanto l’Italia è figa ne Le Invasioni Barbariche? O al limite cercare informazioni su un complotto della sinistra che nelle parole del presidente del consiglio ha fischiato due o tre fuorigioco inesistenti al Milan sabato sera al Manuzzi di Cesena, permettendoci di entrare nell’olimpo dei grandi con un’impresa EPICA (due pappine) che ci ha fatto piangere come e più di quella volta che Giovanni Paolo venne in visita pastorale in Piazza del Popolo e iniziò a stringere mani a uomini e donne e ad accarezzare bambini a caso –compresi certuni vicino a me che ora probabilmente lavorano a qualche ente pubblico facendo sfoggio di punti d’invalidità assolutamente immeritati. Se qualcuno ha intenzione di continuare a leggere qui, anyway, mi sento autorizzato a sparare paradigmi a caso. Tipo che il 2010 verrà soprattutto ricordato come l’anno in cui Bad Romance concorre come miglior video e si becca qualsiasi premio possibile –di contorno il povero Eminem prova a tener testa, e spunta da dietro un Justin Bieber di cui nemmeno Justin Bieber sapeva nulla, finchè un matto non ha rallentato i suoi pezzi di otto volte confezionando un bordone drone-pop che i Pyramids stanno ancora lì a chiedersi MA COME HA FATTO con l’accento di dj Pikkio, autentica opera pop della decadenza occidentale che più o meno invalida l’assioma celentaniano LENTO VS ROCK sancendo che lento is the new rock, no supernaturalcat jokes included (grazie). Detto questo, il video di Bad Romance è un gran video. Probabilmente quest’anno, se l’anno è in corso, avrei preferito dare il premio ai Dinosaur Jr di Over It o agli Uochi Toki de il pezzo in anteprima dal disco nuovo, ma non sono convinto che entrambi ci stessero dentro con i tempi. Tra le varie alternative cmq Lady Gaga rimane la più appetibile, anche se personalmente mi faccio uno sviaggio molto più concreto e tentacolare con altro materiale della popstar in questione. Tipo Alejandro, la sua Isla Bonita che punta dritto al cielo con un video costellato di perversioni nazi-sessuofobe la cui portata culturale scaraventa in otto minuti la Nuova Madonna ad un livello che era nuova Veronica Ciccone e diventa nuova Madre di Cristo, un livello nel quale Gesù si chiama Alejandro e probabilmente si adopera per far passare un decreto interpretativo per far correre la sua lista alle elezioni in Galilea. Tra l’altro non tutti sanno che Alejandro, Fernando e Roberto sono i nomi veri dei tre principali redattori di Bastonate a parte Accento Svedese, che appunto si chiama Accento Svedese, e m.c. che si chiama Vaffanculo come Alec Baldwin in Americani. Se voleste avere la decenza di fare il reboot della vostra esistenza nell’ultima settimana troverete –probabilmente- un nuovo significato a tutto. Io vado con la mia.

Lunedì 6 settembre la mia vita fa sostanzialmente schifo, ho una pancetta prominente e un’alitosi che potrebbe andare agli europei 2012. Ascolto in anteprima, si fa per dire, il nuovo disco degli Interpol e dei No Age. Il primo è una ciofeca di classe epic fail che sta al disco precedente come quello stava ai primi due E sta ai primi due come i primi due stanno a Unknown Pleasures e Closer. Quello dei No Age non è da buttar via ma solo perché ormai dio cristo qua s’è imparato a riciclare tutto. Sto in fissa con il nuovo Black Mountain. Al lavoro piovono casini. La sera è finita la birra. La mia fidanzata mi passa l’oroscopo di Breszny, secondo il quale dovrei smettere di frequentare persone noiose e iniziare a pensare a un giro di amici che sia come un circolo di intellettuali. Martedì 7 e mercoledì 8 sono grigi come la canzone dei Cure e io sono così grasso che se mi mettessi il rossetto e una parrucca potrei passare per Robert Smith. Il mercoledì tra l’altro passa via interminabile e gravoso con gente che si danna a ricordare che -ehi!- oggi è datato 08/09/10 e quindi qualcosa di FIGO dovrà succedere, roba che credevamo avesse avuto la sua caporetto ai tempi di mIRC o Myspace. Giovedì 9 la critica indie italiana si divide tra chi sta per tagliarsi le vene per la possibilità che piova al concerto dei Deus e chi cerca forsennatamente di ascoltarsi Y del Pop Group per far finta di essere un fan della prima ora al Locomotiv. Il venerdì 10 lo passo lavorando nell’attesa di mangiare una schiacciatina con cipolla E P I C A al CZ di Conventello (RA), probabilmente l’anno zero del post rock. Nel frattempo Silvio Berlusconi rilascia dichiarazioni in cui si dipinge come demiurgo della fine della guerra fredda -una palese idiozia, tra l’altro: noi sappiamo BENISSIMO la verità, e cioè che, come giustamente osserva Nanni Cobretti, il clima di tensione tra USA e URSS è stato stemperato da Rocky Balboa la sera dell’incontro a Mosca con Ivan Drago- e consigliano i giovani italiani a fare esperienze di lavoro all’estero per vedere com’è fatto il mondo.

ròm màh uhmammàh

La notte del venerdì, non riuscendo a prendere sonno, decido di seguire il suo consiglio e riesco a trovare un posto come cuoco di metanfetamine in uno squat a Stavanger di cui non riesco manco a copincollare il nome per problemi di font. Ammetto di avere un po’ mentito sul curriculum. Sabato 10 mi alzo, vado al mercato, trovo una camicia a quadretti di misura XXXL che mi sta attillata (giuro) e decido di comprarla comunque. Sofia Coppola vince il Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia. Qualche ora dopo muoiono Claude Chabrol (mancarone), un panda, tre pettirossi e un vecchio catarroso che aveva posato in 4 post degli Umarells -uno dei quali candidato ai Blog Awards in tempi non sospetti. Nel frattempo l’intera popolazione di un arcipelago che non saprei comunque collocare geograficamente viene sfollata e mandata in un’altra isola, probabilmente abbastanza vicina. Probabilmente gli eventi non sono collegati al Leone d’oro di Sofia Coppola. La notte mi ritrovo a suonare dischi a una festa il cui pubblico è composto al 25% da fricchettoni, al 25% da indieblogger e al 50% da ultras del Cesena ingranatissimi per via della doppietta in culo al Milan. Concepisco una scaletta di raffinatissimo pop d’autore inciso in anni favorevoli al senso civico del rock scranno come il ’92 e il ’96, ma quando mi ritrovo davanti ai piatti non ho niente di meglio da sparare che un singolone a caso di Gaga, ovviamente Bad Romance. Torno a casa il mattino dopo, decido di imbarcarmi nella visione di Breaking Bad, mi ritrovo a vedere per la prima volta il video di Waka Waka -ovviamente scoppio a piangere nei primi dieci secondi. Butto via mezzo pomeriggio a guardare scene epiche ambientate in campi da calcio tipo i dieci migliori goal di Roberto Baggio (il mio premio oscar), me ne vado a una fiera del sale a Cervia RA e mi trovo faccia a faccia con un’opinione pubblica rigidamente romagnola e drammaticamente divisa tra una maggioranza assoluta di mangiatori di cozze ed una nicchia di appassionati di mora romagnola a cui io e la mia fidanzata decidiamo scientemente di unirci. Torno a casa e mi addormento mentre penso di riguardarmi Capitalism: A Love Story. La mattina dopo scopro che Lady Gaga, la quale -ricordiamo- in realtà si chiama Stefani Angelina Germanotta, ha raccolto onori e gloria nel Gotha del Rosicone. Subito dietro Eminem, il cui ultimo disco è brutalmente incentrato sulla difficoltà di essere te stesso quando te stesso sono sei o sette persone diverse, nessuna delle quali potrei mai pensare di invitare a bere una birra. Torno al lavoro con la stessa pancia e lo stesso alito del lunedì 6. Esce fuori che i Mogwai hanno firmato con Sub Pop. In tutto questo, naturalmente, l’EP Monster di Lady Gaga è una delle opere pop più poderose che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni tre mesi, non che io sia queso collezionista di opere pop poderose -actually, non so manco che cazzo significhi- e questo post è solo un modo come un altro per farmi passare l’attesa di un qualche parere veramente interessante sulla faccenda, con tutta probabilità di Pop Topoi. Passo un paio d’ore a fare feedback. Esce la mia rece dei Black Mountain, la Marina dice che quasi quasi ascolta il disco. Le faccio notare che le uniche due cose che piacciono a entrambi sono la musica di Lady Gaga e il fisico dello zio Henry. Per traccheggiare un po’ mi metto a guardare una quindicina di versioni live di Campfire Kansas. Il premio oscar:

Aggiornamento del giorno successivo: Pop Topoi non sembra intenzionato a scrivere nulla sulla faccenda, rimanga quindi questo l’unico giusto e sensato parere ufficiale di un indieblogger su Lady Gaga che straborda ai VMA. I gotta feeling uuh uuh that tonight’s gonna be a good good night.