A las cinco de la tarde // Lamentazione sulla vittoria della Spagna ai mondiali

Che palle, che gran par di palle, il solito finale da italiani pieno di ansie e di anelito al meno peggio: la finale dei Mondiali 2010 sarà tra quelle pippe degli olandesi – davvero inaccettabile quando sono gli altri a vincere a culo; e perdipiù, nella fattispecie, noialtri del popolo viola non possiamo sopportare che i Boeri tornino al successo in Sudafrica, ci piacevano tanto quei simpatici negri, Muslera, hai una birra pagata quando torni a Roma – e, ed è questo il brutto, il peggio, l’incubo totale e soverchiante, la SPAGNA.

La Spagna!, il che vuol dire gli spagnoli, non paghi di aver sconfitto il fascismo mentre da noi lo stesso rinasceva, non paghi di avere avuto il boom economico e di aver invaso le nostre città con le loro frangette e le magliette da fuorisede, non paghi di una musicalità che invade il mondo e contagia e non ti puoi fermare, di un sudamerica che parla la tua lingua e quindi puoi

Ma vaaaaaffanculo

andare in vacanza in Messico senza che ti diano le sòle perché parli inglese come un coglione, non paghi di potersi sposare tra maschi, di massacrare bestiole innocenti per gioco sublimando la propria omosessualità (quelli che non si vogliono sposare) nelle tutine rosa dei matador, non paghi di ballare per strada quando il boom economico è finito bevendo ORXATA e fregandosene della crisi, non paghi di avere il vezzo di diverse orgogliosissime etnie nel proprio paese, non paghi dei registi italiani bogalei che fanno i film sulla Spagna, Terra delle Libertà (in Italia solo il Popolo), non paghi degli esami da avvocato facili (anzi forse non ci stanno proprio), non paghi di Tenerife, non paghi di essere stati eliminati sì dall’Inter ma di aver aperto gli idranti rosiconi a Mourinho, non paghi dei calci di rigore agli Europei che se non era per quel tappo di Di Natale, più basso ancora degli olandesi, non sarebbero stati MAI campioni

(prendo fiato)

Non paghi nemmeno delle gote (furie?) rosse di Torres; delle ramblas; della affabilità e della simpatia; delle spiagge più belle d’Europa; della cena alle 23 (¿che dite, oggi comiamo un po’ prima che domani mi alzo presto per andare al lavoro, sì guarda, una cosa terribile, devo essere in ufficio alle 11.30 precise?); della città a misura d’uomo; dei festival musicali più fichi e indipendenti e liberi anche se attirano un sacco di italiani e perciò non è così bello andare come, ricordate, nel 2002 quando non c’erano così tanti italiani e a noi ci si rivolgevano in spagnolo così ci sentivamo un po’ di Madrid anche se preferisco Barcellona per via di Messi e del fatto che i madrileni sono fascisti mentre i catalani sono comunisti a parte i tifosi dell’Espanyol che sono fascisti e infatti sono gemellati coi tifosi della Lazio che sono fascisti mentre i romanisti sono comunisti come il Barcellona comunista e infatti è un po’ così ahahah la Roma è il Barcellona di Roma e la Lazio è l’Espanyol di Roma e c’hanno i complessi undici anni di B con Di Canio e Lotito in B vai spedito. Spagnoli comunisti. Italiani fascisti. Durante il franchismo, gli spagnoli erano tutti partigiani. I franchisti erano italiani. Franco era italiano, se no si sarebbe chiamato Pablo non Franco.  E le donne, ah, le donne spagnole; e gli uomini, ah, gli uomini spagnoli; la passione, il sangre, l’ARENA, e la sangria, il vino, la vida, la VERA VIDA! L’insegna Tio Pepe a Puerta del Sol; la movida; la fermada degli autobus deserta alle sei del mattino, ma i taxi costano poco in Spagna e ti fregano solo se sei italiano (e quindi te lo meriti); Rec, l’unico buon film horror degli ultimi 10 anni (noi quello di Zampaglione); le sagome di tori sulle autostrade e sulle nostre magliette; la strada di Barcellona con tutti i negozi di dischi (in Spagna vendono solo dischi belli e li danno via gratis, le vecchine ascoltano Isolée e i manager cattivi Wavves e Los Planetas); a Cadaques mi divertii moltissimo, ancor di più a Benicassim, meno a Lloret de Mar che è una merda di città piena di italiani. Una ragazza italiana venne uccisa proprio lì qualche anno fa, ma l’assassino era uruguaiano (gli spagnoli non uccidono ragazze, solo tori e fascisti, e per giunta ¡l’Uruguay non è in finale, la España envyece asì!); Mahòn già meglio, ci sono gli inglesi, maestri di Vacanze e di Football (loro amano arrivare al massimo agli ottavi, poi si annoiano e tornano a Southampton a mostrare agli immigrati turchi quanto sia superiore il calcio inglese. E sportivo! Italiani fallosi e sleali col catenaccio. E in Inghilterra ci sono certi ristorantini spagnoli che lèvete). La pubblicità in cui la ragazza spagnola diceva si es asì te perdono. Le italiane non perdonano, e sono brutte. E grasse perché in Italia si mangia tanto e male e i ristoranti sono cari. In Spagna invece si mangia tanto e bene e a poco. La paella non ingrassa. Se sei ciccione il cibo spagnolo ti fa dimagrire. Il pesce è tutto fresco. I calamari fritti in Spagna si chiamano “alla romana” (da noi “calamari fritti”), e in questo ci vedo un insulto ben peggiore dei significati soft-porno che otteniamo noi declinando al femminile e sostantivando l’aggettivo “spagnolo” (Italiani sessisti. In spagnolo le parole maschili si tolgono il cappello prima di essere dette, quelle femminili sono Forti e Fiere e ballano in continuazione un sensuale flamenco del cazzo).

Piazza Càvour a Foggia

Ai bimbi spagnoli insegnano che Cristoforo Colombo era spagnolo, puà, ridicolo, lo sanno tutti che Cristoforo Colombo era di Foggia. E in ogni caso ha scoperto un continente DI MERDA. Se non era per lui, niente guerra in Iraq. L’Afghanistan finalmente russo. Pace in tutto il mondo. Comunismo imperante. Piano quinquennale ogni cinque anni. Soviet da Aosta a Terracina. The Power of Viet Now. Popolo viola in libertà. Niente Berlusconi, gli autobus tornano a fare la fermata di Via del Plebiscito. Ora che ci penso, Cristoforo Colombo era proprio italiano, si vede dal male che ha fatto, e ha sulla coscienza ogni palestinese morto per mano israeliana. Israele amico dell’Italia. E intanto l’attentato di Madrid ha commosso l’Europa. Quello di Roma non ha commosso nessuno, anzi, quasi nessuno se ne ricorda più. L’ETA è fica e innocente (noi solo terrorismo nero, greve e maleducato). C’è un complotto italo-sionista ai danni di Arafat. Bin Laden è nascosto a Siviglia, nella plaza de toros, con una tutina rosa, e il pubblico APPLAUDE!, e sì, lui ha distrutto le Torri Gemelle quindi questo sarebbe un bene, se non fosse che in realtà è un agente C. I. A. e questo è male. La C di C. I. A. sta per Catalogna. La A per Atlètico Madrid (comunista; Real Madrid fascista. Rayo Vallecano radicale, ma simpatico), la I per Iniesta, che sa palleggiare, è comunista e ha sposato un uomo (Xavi), in Spagna si può! In Italia non si può. In Italia non si vive, in Italia non si scopa (manco tra maschi e femmine), in Italia solo i preti e il papa, in combutta con la mafia, una storia di scandali e di miserie. In Spagna no, Isabella era cattolica ma non troppo, Hernan Cortès lo avevano messo sulle pesetas (l’unica moneta col buco, ¡è sia soldo sia ciondolo per collanina!, non come quelle brutte lire) perché il progresso non si ferma, gli Aztechi che cazzo vogliono erano imperialisti e gli altri indigeni, quelli buoni, in realtà aiutarono gli Spagnoli nella conquista di Città del Messico (bel nome, eh, hanno dato alla vecchia Tenochtitlan, strano che il Messico lo abbiano chiamato così e non semplicemente Paese) e Moctezuma morto in catene se ne stia zitto all’inferno, al massimo mandando la sua proverbiale maledizione ai turisti (italiani, che non sanno stare al mondo). Seneca era spagnolo. Spagnolo Lorca. Spagnolo Ortega y Gasset, due palle così da leggere, ma quanto stile. Spagnolo era Alessandro Borgia, l’unico papa fico. Era spagnolo Mendieta, il solo calciatore di serie A che suonava la chitarra punk rock e leggeva saggi di filosofia. Era una pippa solo perché giocava nella Lazio, lo faceva apposta, per far perdere quei fascisti. Spagnoli erano infine Cervantes, Velasquez, El Greco (a proposito, vi consiglio el greco sotto casa mia:  http://nuke.italiagrecia.com/Portals/0/Immagine%20egeo%20056.jpg); e Dalì, Gaudì, Floro Flores e Che Guevara. Josep Pla.

Cosa ci succederà, cosa faremo quando non più tardi del giorno undici alle ventidue e ventidue (la numerologia ci indica per certo a che ora finirà il mondiale) la Spagna alzerà la Coppa del Mondo al cielo, completando il quadro di Nazione Perfetta, Italia Senza Difetti, primi al mondo per diritti, libertà e centrocampo? La nostra unica, flebile speranza è nell’Olanda (che nella lingua locale di chiama tipo Nerdeland, ossia “Paesi Pieni di Sicumera”), nonostante i giocatori siano così antipatici da starsi sulle palle persino tra loro, nonostante la loro corsa sgraziata dovuta agli zoccoli di legno che calzano durante il tempo libero, nonostante quell’imbecillona bionda – forse la regina – che, ebbra di gioia, saltellava salutando con la mano ad ogni goal sculato e immeritato che gli Orange segnavano al povero, eroico Uruguay.

Ma tanto lo sappiamo già che non succederà. Hanno già vinto. Un’altra lezione di civiltà dalla Spagna. Altra sangria. Quel bruttone di Puyol. Letizia Ortiz, magnatela ‘na cosa. Il nostro re ha ammazzato un innocente. Il loro anche, però poi ha fermato la rivoluzione. Jamon serrano. Tortillas. Le tapas.

Mi sento solo, spaurito, vorrei essere ancora bambino quando mia nonna romana di sette generazioni mi preparava i calamari prima di mettermi a letto. Guardo con diffidenza un cd dei Migala che ho per caso (non so che musica contenga), penso al mio povero cagnolino e al fatto che se fosse un toro e fossimo in Spagna lo prenderei a spadate.

Ma è tempo di concludere con qualcosa di propositivo.

A chiunque abbia avuto la pazienza di leggere queste righe e provi il mio stesso sgomento, dedico una formazione dell’Italia piena di sconforto: Marchetti. Zambrotta. Cannavaro vecchio. Chiellini. Criscito. Montolivo. De Rossi. Marchisio. Iaquinta, Gilardino. Tio Pepe. A un certo punto entra Camoranesi.

La fine.

cercasugoogle: QUANTO MANCA ALLA FINE DI ITALIA SLOVACCHIA

(l'immagine è pretestuosa)

Giuro su me stesso quando pesavo settanta chili: qualcuno ieri è entrato da noi cercando su Google QUANTO MANCA ALLA FINE DI ITALIA SLOVACCHIA. Purtroppo in quel momento stavamo soffrendo davanti alla TV come ai tempi di Caporetto, e non abbiamo potuto controllare le statistiche nè rispondere in tempo al navigante. Sto considerando in effetti l’idea di arruolare come stat-browser una ragazza avvenente senza interessi, così da poter segnalare in tempo reale.

Nel caso tu, caro navigante, sia ancora in dubbio davanti al computer, sappi comunque che l’ultimo match Italia-Slovacchia si è conclusa poco prima delle 18,00 del 24 giugno 2010, con un risultato di 3 a 2 per la Slovacchia stessa. Quindi nel caso puoi tranquillamente chiamare tuo padre e spernacchiarlo al telefono. Per qualsiasi problema futuro legato alla schedule dei mondiali di calcio, comunque, il consiglio è di registrarti su twitter e seguire un paio di persone tipo @enver o @dietnam o @thesleepymist (la mafia veneta, insomma). O l’aggregatore @doppiavuemme, cioè una intera ballotta di gente che twitta impressioni in tempo reale. Vedrai che non ti perdi più nemmeno le scoregge silenziose (che mio fratello chiamava Filadelfia) del quarto uomo.

Altra cosa: le partite di calcio durano 90 minuti, più 15 minuti di intervallo ed eventuali recuperi. Calcola due ore dall’inizio e sei tranquillo, così chi sta davanti alla TV si vede anche la piangola di Quagliarella.

(Nota a margine: chissà se tra Quagliarella e il senatore Quagliariello c’è un legame di parentela. Chissà se c’è anche tra Zambrotta e Fredrik Thornedal).

Per quanto riguarda invece il prossimo match Italia/Slovacchia, al momento non so risponderti. Di mio posso solo aggiungere la segreta speranza che il match in questione sia una partita di pallanuoto, perchè il Settebello certi screzi -tipo tornarsene a casa in un match con la Slovacchia- a noi non ce li fa.

Power to the vuvuzela.

Stringiamoci a corte // Il drammatico prepartita di Italia-Slovacchia


Si fa un gran parlare di coppa del mondo quando si gioca la coppa del mondo, e in questi frangenti davvero chiunque si sente in dovere di dire la sua. Così abbiamo pareri di tifosi, di anti-tifosi, di tifosi intelligenti, di tifosi intellettuali, di annoiati del calcio, marini bartoletti, nostalgici di epopee sportive mai vissute, simpatizzanti del Ghana; e anche se io, come Bartleby lo scrivano, preferirei di no, in realtà sono costretto ad ammettere che sotto sotto anche il mio parere – gratuito ma non più di altri, perché lo zero ha di buono che non ha più e non ha meno – è già compilato in corpo dodici e pronto ad essere servito alle centinaia di migliaia di lettori di Bastonate, che in questi giorni hanno intasato tutte le nostre caselle di posta (ah, a proposito: la mia rimane gianfrfini@camera.itvadoatrans@gov.it non la uso più e rischiate di veder perso il vostro messaggio) chiedendomi cosa ne pensassi del Brasile, del Giappone, delle tre Coree e di quei culi di piombo dell’Italia. Cosa devo pensarne? Spunto di riflessione per me e per gli altri sia la scritta che, fino a pochi mesi fa, “imbrattava” il monumento ai caramba nei pressi di Porta Pia a Roma (“bersaglieri”, ecco, “bersaglieri”), e che incitava il passante con amara acutezza: “Dai, buttati, diventa anche tu un Manara!”. Lì accanto, il bassorilievo raffigurante l’autore della nostra marcetta nazionale ferito a morte, come quello sfigato di Buffon con l’ernia, o quel bassissimo Cannavaro che non stacca più da terra, o quel chiunque che sbaglia le parole di Fratelli d’Italia nel solito punto, ma quasi quasi la colpa andrebbe data più a chi ha scritto parole incomprensibili e vuote di significato piuttosto che a un Totò Marchisio (non so come si chiami Marchisio e non me ne frega un cazzo) che le sbaglia e involontariamente incita noi falsi repubblicani a stringerci attorno al trono Savoia. Comunque non siamo altro che una nazione di bifolchi malgovernati da piemontesi storti e corrotti, allenati da Lippi e presi dal panico perché stiamo per essere eliminati – bene che vada ce ne restano due – nonostante il girone più facile della storia dei mondiali. Cristo di un Dio, questa volta non c’è speranza alcuna, non c’è il solito Baggio o Totti che fa schifo al primo turno ma poi esce fuori segnando all’ultimo minuto degli ottavi, evitandoci l’eliminazione con un avversario ridicolo, e in seguito fa la voce grossa con una squadretta dell’est e poi si rieclissa ma chi se ne frega, ormai la gloria eterna a livello locale (Roma o Firenze) è assicurata.

Che miseria dilagante, che sconforto crudele, e non che io voglia essere un Gianni Mura qualsiasi che vede nella nazionale pippona lo specchio di un paese alla deriva, ma come si fa, guardando una Italia-Nuova Zelanda (ma a proposito – chiedo perché non ho voglia di cercare su wikipedia -: esiste dunque una vecchia Zelanda?) a non avercela a morte con Mazzini, la Giovine Italia e tutta quella storia di merda con cui continuano a tormentare generazioni di studenti italiani, che poi si lamentano che gli italiani non studiano, e ti credo, gli altri ragazzi hanno storie fiche di imperi in paesi esotici, o sensi di colpa clamorosi legati al nazismo, o bei romanzi da leggere e in generale tutto ciò che c’è di rilevante al mondo scritto nella loro lingua o in una affine, mentre noialtri poveri stronzi a cosa dobbiamo ridurci? Al verboso D’Annunzio, a Pascoli il malato con le sue psycho-sorelle e a Marchisio che vaga per il campo alla ricerca dello scomparso fratello giovanni! Totò Di Natale che traversa la maremma toscana, i moti carbonari, la presa di porta pia (dai, buttati…!) con paraguayani che arrivano da tutte le parti e alla fine Roma liberata, ma con l’angoscia crescente del rendersi conto che averne abbattuto le mura è servito soprattutto a far fuoriuscire i preti… Ragazzi, com’è la Slovacchia??! E’ scarsissima, VERO?!?

In una mattinata mantica, piena di segni premonitori, ho attraversato la realtà resa supporto scrittorio per gli dei e ho visto a Piazza Vittorio due indiani che si picchiavano mentre un terzo saltellava tenendo un casco da scooter a mò di scudo. Cosa significherà mai – perché qualcosa significherà -? Forse il pareggio, forse la sconfitta, forse addirittura la vittoria: chi è l’Italia, l’indiano a terra o quello vincente? E chi la Slovacchia, chi il Paraguay, o divinità celesti e crudeli, perché non parlate chiaro? Quanto dista, quanto tempo fino al momento giusto, un cross di Pepe e Iaquinta che si butta, diventa anche lui un Manara e gonfia con ardimento la rete straniera? Quanto fino allo strozzato annuncio di Civoli che da un’altra parte, su un altro campo, attenzione, la Nuova Zelanda è in vantaggio!, e questo vuol dire che SIAMO ELIMINATI perché è il settantaquattresimo e siamo zero a zero però no, un secondo, Marchisio si invola, Pepe rosica in conferenza stampa, Iaquinta si butta, diventa un Manara, manca la palla ma dalla notte dei tempi sbuca Totò Schillaci ed è il settantottesimo e come vent’anni fa Lindenberger raccoglie il pallone in fondo al sacco e noi SIAMO IN VANTAGGIO! e siamo i Campioni del Mondo, fino ai prossimi calci di rigore!! No, non ho cercato il nome del portiere austriaco di Italia ’90 su google, è che il panico affina la mente e in questo momento so che il portiere degli Stati Uniti era Tony Meola, che Omam-Biyik segnò per il Camerun contro l’Argentina nella gara inaugurale e in porta c’era Pumpido, che per via della papera venne sostiuito da un tale Goicoecèa che non si scriveva così ma così si leggeva e in questo modo parò i rigori per la gioia dei napoletani. E forse qualcuno al mondo ricorda la Costa Rica che indossando la maglietta della Juve semina il panico nel gruppo del Brasile e passa addirittura il turno?

Ma oggi è oggi, non il 1990 anche se stamattina ho scoperto che alle 7 trasmettono Beverly Hills (un altro segno?) e Brenda aveva dei jeans tagliati a vita altissima, mentre il generazionale Dylan come tutti gli sghici vestiva da teddyboy anni ’50 in attesa della morte, qualche serie più in là; e dunque, come direbbero gli uruguaiani (a proposito: io ho puntato sull’Uruguay campione del mondo, nel qual caso Bastonate regalerà un iPad su cui leggere altro a tutti quelli che ci manderanno una mail con oggetto “Ruben Sosa” la notte stessa della finale), Orientales! O la patria o la muerte, nel senso che se dovesse andar male a Pepe lo aspetto io a Ciampino per imbarcarlo su un volo Ryanair e mandarlo a Bratislava a fare il cameriere per i grassi slovacchi. Slovacchia, lo spelling del terrore puro.

A.I.U.T.O.!

P. S.: Seguono note sparse e riflessioni tecnico-tattiche pensate per un pubblico specialistico.

– Quei fregnoni della Germania, invece di fare di tutto per arrivare secondi, hanno dato ulteriore prova della loro nota stupidità beccandosi il primo posto e la conseguente Inghilterra agli ottavi. Alles genau.

– Mi pare di capire, guardando il tabellone, che necessariamente una tra Uruguay, Corea del Sud, Ghana e Stati Uniti sarà almeno semifinalista. E’ fantastico, no? A parte l’Uruguay, che è la mia nazionale del cuore da quando ero bambino, mi piacciono gli Stati Uniti perché non sono comunista, odio ovviamente la Corea e disprezzo con tutto il cuore il calcio africano e la generale convinzione che “siano forti”, quando è evidente che la potenza sessuale sia inversamente proporzionale alla resa nel gioco del calcio, sport effemminato e perciò adatto alle graziose brasilianine, alle olandesi con i loro zoccoli (pronte a eliminare noialtri machi latinos qualora arrivassimo secondi nel nostro girone) o alle ragazze biancocelesti di Maradon(n)a.

STREAMO: Cat Claws – 90 Minutes

Cover by Giudit (gl-amour.tumblr.com)

Quest’oggi lo troverete un po’ dappertutto, come è giusto che sia. I Cat Claws, gruppo indie romano che vanta la presenza di dj Pikkio alla chitarra, entrano in scena a gamba tesa sul mondiale con un singolone pop dedicato. Il singolone anticipa, o non anticipa, il nuovo disco che uscirà fra qualche mese. La longa manus di 42 Records (poteri forti) vede, provvede e sponsorizza. Il succitato dj Pikkio, interpellato dallo staff di Bastonate in merito, ha commentato con un laconico “DA PAURA”.

[bandcamp track=3479740861 size=venti bgcol=FFFFFF linkcol=4285BB]

…e questo è. Stasera, per la partita, la trattoria La Marcegaglia offre spinaci e fegato per tutti. Prezzo d’ingresso 160 euro, consumazione illimitata.