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nuxx
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Oggi è il 25 aprile, una festività che passa inosservata in tre quarti del mondo ma che ispira sempre molta fotta in posti come Santa Massenza, il lato oscuro di un’Emilia che altrove e in momenti diversi probabilmente sa godersela. La storia del maneki neko drogato e sciuiwi la skippo perché è deliziosamente calviniana ma potete trovarla sulla wiki; sulla wiki potete leggere anche che il 25 aprile in Mali si festeggia regalando buste della findus andate a male alle persone defunte, magari lasciando una dedica sulla lapide tipo “impiccati con le interiora di quelli che ascoltano Jovanotti”, come sarebbe bello fare sempre.
Venerdì ho comprato l’edizione deluxe in madreperla della biografia di Tuono Pettinato (R.I.P.), uscita qualche giorno fa. Ho detto un cazzo.
Sono abbastanza vecchio e con una memoria non ancora compromessa da ricordare Tuono Pettinato ai tempi di Ratigher vs Rat-man o di Capitan Oculus, quando divenne il Master and Commander Orientalista Nerdone Supremo del manga italiano e qualcuno da qualche parte scrisse che Tuono Pettinato aveva reso le tette sintassi e poteva essere considerato l’Allen Ginsberg italiano. Ai tempi la presi sul ridere, naturalmente, e ogni tanto ci ripensavo e sorridevo tra me e me pensando “ahahaha, l’Allen Ginsberg italiano, ahahahah”. Poi l’Allen Ginsberg italiano diventò Capra. Poi Kurt Cobain diventò il Capra statunitense. Poi il Kurt Cobain italiano diventò Johnny Mox. Ora Johnny Mox è il Pharrell italiano, 50% cascione 50% futuribile, non puoi dirgli nemmeno “basta hai rotto i coglioni” perchè Johnny ha messo le mani avanti tirando fuori un box di cinque LP che è un’autentica mazzata sui denti (ma anche pugni al cuore senza soluzione di continuità) con quell’inclinazione tipo stavolta e poi basta. Non è una teoria, è un ragionamento su un personaggio che non ho mai incrociato sulla mia strada, ma santo dio quanto mi ha cambiato la vita senza cambiarmela, m’aspettavo una ciofeca assoluta, così a caso, invece è un capolavoro abbastanza gigantesco e fuori orbita.
La verità è che siamo in una fase culturale reazionaria in cui il massimo gesto politico è morire al concerto del primo maggio durante l’esibizione dei Modena, il che pone un nuovo limite al concetto di “minimo risultato col massimo sforzo”.
Ma anche chissenefrega, peraltro la dimensione perfetta dei Modena è questa di contrappunto drammatico alle recite parrocchiali di pasqua inculcate in gola a partire dal culo.
E già che stiamo qua a rompere il cazzo, è quasi arrogante parlarvi del mio magliettone Impulse trovato su uno dei siti scariconi da cui mi rifornisco sotto effetto di roba derivativa ma acidosa comprata al Pigneto che ti scoppia la faccia peggio di Cobain dopo il trattamento Butch Vig.
Sospetto che la mentalità sia la stessa di dire “non ho gli strumenti concettuali per capirlo e comunque tutto questo pulp extra-temporale, sperimentalissimi black panther muslim islam belief, serializzazione della serialità, antropofagia witch-house, soul carpenteriano, epic quest dell’eroe in viaggio, echi starwarsiani, misticismo drogato in salsa Moebius e/o Jodorowsky, cazzeggio a mano armata in camicia di flanella, Robert Redford guarda fuori da una finestra che ride, alieni hipster ovunque mi provoca esasperanti coloratissime convulsioni dell’encefalo”.
Parlo da solo sperando di chiamarla col suo nome, pisello in mano, godendo della potenza inarrivabile della parola fine. Piccoli passi svergognati e senza ritegno verso il ridicolo più assoluto.
Ho chiuso gli occhi, lo riprendo in mano per il resto della giornata. E lo ascolto. L’effetto globale è bellissimo, ma è il modo in cui cala sul finale a farmi fuori.