L’estate sta finendo soltanto sul calendario: stando agli infallibili vaticinii de ilmeteo.it è infatti previsto fin dalle prossime ore e per tutta la settimana un ritorno di prepotenza dell’anticiclone africano, a spazzar via quell’anticiclone delle Azzorre che tanti giorni freschi e piovosi ci ha donato dalla fine di luglio a oggi, con punte di 33-35 gradi durante il giorno in tutta l’Emilia Romagna. Se siete appena tornati dalle ferie sappiate che per i prossimi sette giorni ci penserà l’afa emiliana a rendere ancora più sgradevole il vostro rientro. Meglio concentrarsi sui prossimi appuntamenti sul fronte concertistico e non: per i più introspettivi l’appuntamento questa sera è al bagno Hana-Bi a farsi triturare i maroni con il folk intimista di Laura Veirs, mentre per le teste techno diventa assolutamente imprescindibile il “Magic Monday” dell’Echoes, alla console c’è Francois Kevorkian. Non credo ci sia bisogno di aggiungere ulteriori commenti. Tanto più che martedì non c’è un cazzo di niente e si può quindi restare spalmati sul divano a smascellare nel tentativo di gestire il down senza il rimpianto di stare perdendo qualcos’altro da qualche altra parte.
Si riparte di slancio mercoledì 25 al Voodoo Club di Comacchio con l’unica data italiana dei 50 Lions; aprono Grave Maker, Antagonist A.D., Step On Memories, The Human Archetype più altri guest da confermare. Dopo questa scorpacciata di metalcore dall’Oceania vi verrà voglia di farvi tatuare anche il buco del culo e di vestirvi come un taglialegna accaldato anche in pieno inverno, garantito. Se però tra il pubblico incrociate Jake la Furia saranno cazzi amari. Giovedì 26 rispolverate il gilet di jeans fetido con le toppe rancide di gruppi crust dimenticati da Dio e dagli uomini, ci sono i Bloody Phoenix all’Atlantide; aprono gli You Suck! da Cremona, più altre band in via di definizione, inizio concerti intorno alle 22. Venerdì 27 riapre (si fa per dire, visto che tutte le finestre devono rimanere sprangate) il Nuovo Lazzaretto, per la gioia dell’iracondo e sbirraiolo vicinato; a inaugurare la stagione i nuovi protégé della Nitro di Dexter Holland, in data unica italiana i giovani Hit The Switch, di spalla Our Time Down Here + guests ancora da annunciare; per i più facoltosi c’è Melissa Auf der Maur che suona all’Estragon per quindici euracci. Sabato sempre all’Estragon c’è Marracash; il concerto rientra tra le date comprese nella “summer card”, un unico biglietto cumulativo. Per ora il programma fa un po’ schifo, però più avanti ci sono i Real McKenzies che da soli valgono qualsiasi esborso (ancora non è dato conoscere il prezzo).
Venerdì 27 e Sabato 28 c’è anche il Tafuzzy Days a Riccione.
Dennis Ferrer (o quel che ne resta) - Copyright DjMagTV
Glory, glory, hallelujah: non solo ha rinfrescato veramente, ma per tutta la settimana sono previsti temporali un po’ dappertutto nonchè un brusco calo generale delle temperature. Si torna a respirare (almeno per il momento); forse entro sera accumuleremo perfino il coraggio necessario per entrare nell’inferno del Nuovo Lazzaretto e restarci per più di dieci secondi di fila senza collassare o passare direttamente allo stato gassoso causa repentina autocombustione. In cartellone oggi lunedì 26 luglio una gragnuola di bordate hardcore courtesy of Confronto, Daggers e At Daggers Drawn; a quel punto per fare l’en plein avrebbero potuto chiamare anche i DaggerSpawn, ma non si può avere tutto dalla vita. Ingresso gratuito per chi si presenta alla cassa con una copia del fumetto di Cloak & Dagger (sto scherzando). Le persone di un certo livello possono invece recarsi al Modo Infoshop per la XHOL Night, dove si potrà interagire con il leggendario Sabu Toyozumi sorseggiando un Cosmopolitan e parlando male delle videoinstallazioni degli altri. Poi tutti in pellegrinaggio all’Echoes a pagare il giusto tributo al titanico Dennis Ferrer (sperando – per lui – che sia un minimo più in forma psichicamente rispetto all’ultima Winter Music Conference).
Martedì 27 si resta in zona: al CSA Grotta Rossa di Rimini suonano i Valient Thorr: concerto a dir poco imperdibile, prima di una due giorni di vuoto assoluto. I Best Coast, previsti per mercoledì 28 ai giardini di via Filippo Re, hanno annullato la data per ‘motivi famigliari’ (come si scriveva nelle giustificazioni il giorno dopo aver fatto sega a scuola), mentre giovedì non c’è semplicemente un cazzo da nessuna parte (includerei anche la gif della palla di fieno ma non so come si fa). Venerdì i bandana-thrashers dell’ultim’ora potranno sollazzarsi al Grotta Rossa con il festivalino Speed Cave (tutte le info Qui o Qui); ovviamente obbligatori pantaloni lunghi strizzapalle, scarpe da ginnastica bianche ecc. ecc.
Sabato ancora al Nuovo Lazzaretto per l’ultima mazzata grindcore prima dell’orgia ultrasonica di feedback lancinanti e pezzi di dieci secondi del prossimo September to Dismember: oltre ai micidiali giapani Encroached in data unica italiana, anche i danesi hardcore Love Potion e i thrashers padovani Minkions freschi reduci dall’Obscene Extreme.
E ora le brutte notizie:
– Il concerto dei Cro-Mags di domenica 1 agosto al Rock Planet è stato annullato.
– Quegli zombi dei New York Dolls (quelli non ancora finiti sottoterra perlomeno) hanno annullato il tour italiano; di conseguenza, la quarta edizione del Glam Fest prevista per domenica 8 agosto al Velvet di Rimini è stata cancellata.
Ricordiamo infine che nel corso della settimana si svolgeranno i seguenti festival:
PS: Le news dalla romagna ad integrare (settimana STRACOLMA):
Stasera c’è Badly Drawn Boy all’Hana-Bi. Credo che andrò: stanotte ha fatto il temporale e Damon Gough potrebbe suonare con la papalina in testa senza morire di caldo.
Domani c’è Mercury Rev a Verucchio, al festival diretto da Ludovico Einaudi già segnalato da m.c. Se volessi spostarmi nel riminese a vedere un concerto sarebbe quello di Valient Thorr (anche questo già segnalato da m.c.), ma il mio masochismo segue vie imperscrutabili, e questa è l’ultima volta che dico imperscrutabili su questo blog. Segnalo anche Civet all’Hana-Bi, una band punk rock di quattro ragazze formatasi a Long Beach secondo la Wiki italiana. Non so nulla di loro ma l’ultimo disco è su Hellcat, suppongo basti a renderle meglio delle Plastiscines e delle Pipettes e di qualsiasi altro gruppo di quattro ragazze che inizi per P.
Mercoledì: The Get Up Kids alla rocca di Cesena, dove tutto finisce e tutto ricomincia, chiusi in casa a bere il sughino alla pera piangendo perchè la tipa della terza B sperimentale che mi piace è andata con quello che fa lo speaker al Vidia, cantare come dei disperati fingendo di avere vent’anni, abbracciare i miei vicini in prima fila in quanto parte di un club esclusivo autodeterminatosi, where did all respectable convictions go, Matt Pryor coi rotolini, un cuore puro e un cazzo dritto. Per chi non ama la musica, categoria che di solito non arriva al decimo paragrafo di un post su un blog musicale, c’è modo di rodersi il fegato andando sempre all’Hana-Bi a sentire Antonio Padellaro, ex-direttore della miglior Unità dell’ultimo decennio e attuale direttore del Fatto Quotidiano. Suppongo si parlerà male di Berlusconi, il che ovviamente ha un senso.
Giovedì è il mio day-off, perchè tengo famiglia e debiti di gioco. Suonano i Ronin all’Hana-Bi. L’Hana-Bi ha un concerto a sera da qui a quando non torneranno gli ibis mignattai nelle valli di Comacchio.
Venerdì: A Hawk And a Hacksaw, sempre all’Hana-Bi, violino e fisarmonica su Leaf (sulla carta sembrano una palla mostruosa ma dal vivo sono un gruppo gigantesco, è il -boh- settimo concerto loro che vedrò). Di spalla Clever Square, beniamini locali che suonano indiepop e ascoltano rock scranno anni ’90. Cena compresa nel prezzo, che è -ovviamente- il solo prezzo della cena.
Sabato: pare che i Suneatshours ora si chiamino The Sun e suonino al Rock Planet. Li ignoravo quando avevano il nome lungo e credo di continuare su questa strada, non adempiendo alla mia vocazione di tuttologo.
Domenica: Il disordine delle cose al RetroPop di Cesenatico: anche loro, non ho idea di chi siano ma posso fare ipotesi.
Negli ultimi tre giorni la temperatura si è mantenuta costantemente sui trentasei gradi (trentatre durante la notte): troppo caldo anche solo per azzardare un accenno di pensiero coerente. Forse oggi rinfresca (almeno così dicono gli ultimi dispacci dal centro Epson, parole a cui ci aggrappiamo con tutte le forze che ci restano). Nel frattempo, lobotomizzatevi insieme a noi con questa bella gif che ho pescato chissà dove. Colonna sonora consigliata: Yoshi Wada – Earth Horns with Electronic Drone (ovviamente nella versione integrale in triplo LP per la durata totale di due ore e quaranta). A risentirci.
Stavo per scrivere questa frase: “C’è poca roba questa settimana; sarà perché è estate, sarà perché a Bologna fa più caldo che altrove, sarà perché hanno sgomberato il Lazzaretto (lo dice anche Nicola Manzan su Blow Up) e quello nuovo è peggio di una trappola per topi idrofobi”. Poi mi sono reso conto che non è vero un cazzo: di roba ce n’è a strafottere, è casomai la voglia di vivere che manca nel pieno di questa estate più torrida di tutta la storia dell’umanità. Dunque, via alla sarabanda; mi raccomando bere molta acqua, bagnare spesso e con acqua fredda tempie e polsi, evitare bibite gassate e cibi grassi e prediligere anzi pasti leggeri a base di frutta e verdura, e soprattutto tra le 11 e le 18 restare a casa se non in caso di assoluta necessità e non uscire neanche in quel caso.
Si comincia questa sera lunedì 19 luglio ai giardini di via Filippo Re proprio con Nicola Manzan, che ripropone l’efferato e spasmodico one-man show di Bologna Violenta: in programma, come di consueto, un sacco di tirate grind di venticinque secondi intervallate da samples presi da film di serie Q o mondo-movies dimenticati da Dio e dagli uomini con tanto di voce narrante robotica di prammatica, grida sconnesse, contorcimenti da epilettico, gran battere di suole sulle assi del palco e, da qualche parte in mezzo al set, immancabile cover per violino del tema principale di Milano trema: la polizia vuole giustizia. Poi tutti all’Echoes, c’è DJ Sneak: che per le teste house è come dire che questa sera la Messa verrà officiata dall’apostolo Paolo in persona.
Martedì la piccola oasi di villa Mazzacorati farà da cornice al live del timido, introspettivo e indietronico Populous; contemporaneamente, al bagno Hana-Bi a Marina di Ravenna, qualcuno scoprirà se quel pazzerellone di Wavves è finalmente in grado di portare a termine un concerto senza cadere in preda al delirio da astinenza di psicofarmaci. In entrambi i casi l’ingresso è gratuito e i live termineranno entro mezzanotte.
Mercoledì il delirio: New York Ska Jazz Ensemble ai giardini di via Filippo Re, Fucked Up all’Hana-Bi, e soprattutto Zekkini in Patriottismo psichedelico ad aria condizionata, tra le accoglienti stanze del Jamboree, a Bologna in via del Rondone, 4. Dovunque decidiate di andare, l’ingresso è ancora una volta gratuito.
Giovedì si riaprono i cancelli dell’XM24 per il temerario (viste le temperature) Midsummer Soul Party: tutte le informazioni Qui. Per chi invece avesse voglia di vedere vecchi leoni all’opera, i Deep Purple suonano allo Stadio di Reggio Emilia.
Venerdì era in programma una seconda serata del Midsummer Soul Party (in cartellone Gerda, Lady Tornado, d.u.n.e. e Mother Propaganda), ma da tempo la data è scomparsa dal sito e non si è più saputo nulla (perlomeno da queste parti); per evitare di fare il bis dopo il pacco immotivato dei Dysrhythmia meglio fare come se l’XM sia chiuso e, al limite, farsi venire l’orchite con i Turin Brakes ai giardini di via Filippo Re (almeno è gratis). Sabato sarà una serata a dir poco epica grazie ai Napalm Death ricollocati (probabilmente così, tanto per il LOAL) al Boulevard di Misano Adriatico; ah, per la serie “e sticazzi nun ce li metti“, al Rock Planet suonano i Papa Roach (quanti paganti totalizzeranno secondo voi? Due? Tre?). Gran finale domenica 25 all’Atlantide con un appuntamento irrinunciabile per le salamandre (o per i revivalisti senza un perchè del thrash metal anni ottanta con azoto liquido nelle vene al posto del sangue): in una botta sola i calligrafici Violatore Fueled By Fire, assieme a Carlos Dunga (complimenti per il nome) e Isolamento. Selezione all’ingresso: chi non indossa pantaloni strettissimi strizzapalle, scarpe da ginnastica bianche orribili, gilet di jeans sdrucito e stinto con tante tante toppe dei D.R.I. e bandana verrà lasciato fuori.
EDIT DELL’ULTIM’ORA: la serata del Midsummer Soul Party di venerdì 23 luglio all’XM24 si farà come da programma. Per sommovimenti telematici incomprensibili alla mente umana, il browser installato sul mio pc antidiluviano da un certo momento in poi si è rifiutato di visualizzare la pagina web corrispondente, che da un qualsiasi altro pc risultava (e risulta) ancora esattamente al suo posto, dove del resto è sempre stata. Forse è giunta l’ora di passare a un navigatore più aggiornato del vetusto Internet Explorer 6 che da eoni mi ostino a usare… Qui sotto il flyer del festival al completo. (Mille grazie ad Alessandro per la segnalazione)
Le sei del mattino. Questa notte la temperatura, già assurdamente folle durante il giorno, non è scesa di un grado. O meglio, se anche è scesa, un permanente e impenetrabile tasso di umidità che avrebbe mandato in paranoia la più tenace delle zanzare di Singapore non ci ha permesso di registrare comunque alcuna variazione. Si gronda al minimo movimento, muri e pareti sono ancora roventi (per non parlare dell’asfalto), immettere aria dentro ai polmoni diventa roba da sfiancare Carl Lewis, sembra di stare respirando della ghiaia; nei giorni scorsi almeno per due-tre ore nel pieno della notte la combinazione letale afa+umidità concedeva una tregua, la morsa si allentava, ad aver fortuna si alzava perfino un infinitesimale alito di vento. Si poteva perlomeno tornare ad annaspare senza per questo cadere preda di visioni mistiche; si riusciva addirittura a dormire qualche ora, e i più temerari potevano cimentarsi nel tentativo di tirare una cagata decente senza poi svenire. Non questa notte. L’afa emiliana vive di vita propria: non è paragonabile a niente, non risponde a schemi o regole di sorta, è implacabile, non conosce rimedi né scappatoie. Ci hanno provato a raccontarla ma nessuno c’è riuscito, semplicemente perché non può essere spiegata: è così e basta. L’effetto a livello psichico è paragonabile soltanto a un insostenibile stato di allucinazione perenne, un senso di paralizzante angoscia cosmica che anche Lovecraft, nella più particolareggiata e malsana delle sue descrizioni, è riuscito soltanto a sfiorare. Solo chi è molto fortunato possiede gli anticorpi necessari per contrastarne parte della molestia; tutti gli altri possono soltanto continuare a subire rantolando nel fango, rassegnarsi a rinunciare definitivamente alla dignità del vivere, arrancando pietosamente giorno dopo maledetto giorno nella vana speranza che il supplizio non si protragga oltre la soglia dell’umanamente tollerabile. E i bollettini meteorologici non portano nessuna buona nuova; pochi minuti fa ho sentito Giuliacci annunciare che da lunedì arriverà l’anticiclone africano (il che nel linguaggio dei comuni mortali significa che farà ancora più caldo), come se quelle degli ultimi giorni fossero state temperature da Polo Nord.
Visto che gli scorsi rimedi per combattere l’afa hanno portato fortuna (il giorno dopo si è scatenato un temporale durato quarantotto ore ininterrotte che ha abbassato le temperature di almeno dieci gradi), e che considerata la situazione ci si aggrappa a tutto, ecco un altro consiglio musicale che non fallisce mai (perlomeno da queste parti) nel portare l’inverno almeno nella nostra testa. La cosa bella (per noi) è che questa volta non si tratta di un singolo brano bensì di un disco intero – il che significa durata più lunga, il che significa sollievo maggiore; ed è The White Birch, ultimo (in tutti i sensi) lavoro dei Codeine. Personalmente lo preferisco di gran lunga al pluricelebrato (da quelli che pensano di capirne di musica più degli altri) Frigid Stars, un gran disco ma decisamente ancora troppo allegro e positivo nonché impregnato di fastidiosi umori ‘siderali’ degni piuttosto di qualcuno dei miliardi di cloni incapaci degli Spacemen 3. The White Birch è un’altra cosa; è un disco capace di rovinare la giornata e far precipitare nel gorgo dei rimpianti e dei ricordi senza ritorno anche il più ricco arrogante fottuto pornodivo sulla faccia della terra. Uno straordinario capolavoro di sconforto, rassegnazione e dolore elevati alla massima potenza, nonché – ed è quel che ci interessa qui – uno dei dischi dal suono più gelido che io conosca; credetemi, non esiste black metal band al mondo che riesca a portare le folate di vento della più incarognita delle tempeste di neve direttamente nel salotto di casa come sono riusciti a fare i Codeine. Ogni riff, ogni variazione di tono, ogni passaggio è come se trasportassero nell’epicentro di una tormenta in cui a uccidere è il gelo che lentamente penetra nelle ossa, la visibilità ridotta a una decina di metri (ma tanto non servirebbe a un cazzo comunque), il ghiaccio che entra negli occhi e li fa lacrimare, le dita delle mani ormai blu. Oltre a fungere da megafono per dare voce ai deboli e agli umiliati di tutto il mondo (i testi sono tra i più tristi, empatici e universali di sempre), The White Birch è anche probabilmente il resoconto più fedele in musica delle fasi finali dell’ipotermia. L’ideale da mettere su in queste interminabili giornate terrificanti. Buon fine settimana, ovunque voi siate.