Transmissions: the DIOBONO contest.

Domanda:

Se gli Sleep avessero inciso un altro disco, come l’avrebbero intitolato?

La mail a cui rispondermi è la solita: disappunto@gmail.com.

Le due risposte pià carine vinceranno un biglietto per OM, venerdì sera, al solito Bronson di Ravenna. Di spalla Lichens, cioè il negro cotonato dei 90 Day Men, e io SO che li avete messi in cantiere.

Il concorso si chiude la sera di giovedì 28 gennaio.

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om…sempre meglio che un titolo tipo OMmioddDIo. Vi state chiedendo come mai un blog che si chiama Bastonate copre un gruppo di ambient-drone fighetta alla moda come gli OM? Vi rispetto. In qualsiasi caso, le ragioni sono più che altro le seguenti:

1) Il pezzo sotto questo è un pezzo sui Pearl Jam, cioè qua dentro facciamo il cazzo che ci pare, cioè siamo più punk noi di Pornoriviste e Bloody Beetroots messi assieme.

2) Gli OM, come saprete, sono due Sleep su tre. E in più Al Cisneros sta facendo il piedino a tutto quel giro postaccacì del giorno del giudizio che scaturisce dai Neurosis per via di Shrinebuilder. Non che l’altro ex-Sleep stia facendo i miracoli che dicono in giro, e non è nemmeno che -come si sente spesso dire in giro- che prima degli Sleep qua ci fossero solo aranceti e merda di cavallo, ma almeno Sleep e High On Fire suonavano peso.

3) I sintomi di questo sciocco innamoramento del pianeta Terra nei confronti degli OM sono molti e ben conosciuti. Anche se c’è da dire che il pianeta Terra è bravo a mettere le mani avanti e rileva egli stesso per primo che la musica degli OM non è musica pesante quanto piuttosto peNsante (che è il peggior gioco di parole dai tempi di semi VS scemi), e che insomma se avessero voluto rimanere un gruppo di doom bruciato potevano non sciogliere gli Sleep.

Riguardo all’ultimo punto, ci (nel senso di mi) vengono fuori due domande fondamentali. La prima: infatti, perchè li hanno sciolti? La seconda: infatti, perchè non ve ne andate affanculo? Fine del post.

Che era stato aperto sull’onda di un malcelato senso del dovere di cronaca, nel senso che due giorni fa è uscito su Drag City l’ennesimo parto del duo, che si chiama Dio è buono e consta di quattro tracce tra cui un pachiderma iniziale di venti minuti. Visto che siamo arrivati fin qui: una volta arrivati a metà della prima traccia (ma è difficile, a meno che non si stia facendo altro: sitar a pioggia e parti vocali che giusto Julian Cope si esalterebbe) sembra che qualcuno si sia ripigliato e s’inizia a sentire questa gruva basso/batteria sul genere East Broadway (la traccia che conclude Visqueen, dico), giusto un po’ più India. Mentre senti che sta per arrivare l’esplosione, però, si finisce nelle tre tracce conclusive, composte di questa sorta di indopop senza pezzi nè vergogna prodotto da dio (Steve Albini) e suonato con quell’aria un po’ da geni che ha questa gente quando inizi a dargli buone recensioni invece che oppiacei. OK, a me stan sul cazzo tutti quelli che fan musica da missionari fricchettoni, ma è possibile che TUTTI si siano presi una scuffia per gente che senza alcuna vergogna piazza in linea con il resto del disco un battimani come quello di Cremation Ghat parte 1? Cosa penserebbero gli Sleep se incontrassero i se stessi di dieci anni dopo in giro per qualche concerto? Probabilmente li riempirebbero di scapaccioni e li lascerebbero agonizzanti per terra al primo demo. C’è una nota positiva: le quattro tracce di God is Good durano poco più di mezz’ora in tutto.

Piccoli Fans: SHRINEBUILDER

shr

Guarda ‘sta cazzo di foto. Oppure fai il giochino della superband perfetta come nella rubrica della posta di Metal Hammer 1994. Oppure vedi di immaginarti una roba sul genere, ehm, Scott Kelly e Wino Weinrich alla chitarra, Al Cisneros al basso e Dale Crover alla batteria. Neurosis, St Vitus/Obsessed/Spirit Caravan, Sleep/Om, Melvins/Altamont. Più tutto il resto.

Il fatto è che questo gruppo, in linea di principio, esiste davvero. I musicisti coinvolti ne raccontano come una delle migliori cose a cui hanno partecipato, come quasi sempre quando si parla di gruppi in cui partecipa Wino, e la moderata eterogeneità della formazione sembra avere qualcosa a che fare con una versione doom metal dei Mad Season formatasi a forza di bere birra al Roadburn. Il progetto si chiama Shrinebuilder, ha registrato un disco intero a fine 2008/inizio 2009 e da allora non ha fatto ancora sentire un cazzo a nessuno. Scott Kelly sembra un po’ il portavoce e ci tiene aggiornati con un post ogni sette mesi sul suo blog, oltre che con una pagina myspace che non ospita nemmeno un pezzo. Il disco è atteso verso settembre su Neurot, altra etichetta con il sito aggiornato a un anno fa. Contrariamente all’ennesimo spin-off dei Neurosis con un musicista dei Neurosis più un tecnico luci dei Neurosis e un batterista pigliato da qualche gruppo clone dei Neurosis, ‘sta cosa dà l’idea di poter essere gi-gan-te-sca.