MANCARONE – Mango morto

Courtesy of fotomontaggifattimale listato a lutto
Courtesy of fotomontaggifattimale listato a lutto

IL COCCODRILLO potrebbe essere stato il titolo di una canzone di Mango. Bè, o forse più di Zero: ma mentre al secondo è dedicata una mostra a Roma (i muri della Capitale sono tappezzati di manifesti a questo riguardo, e uno pensa subito agli attacchini, di certo facenti parte di una lobby riconducibile ai Casamonica e finanziata dalla politica cioè da NOI a cui poi non rimangono i soldi per i dischi originali ZeroSettanta e così li compriamo dai marocchini andando ad alimentare lo stesso mercato nero, in a maddening loop: Mafia Capitale SIAMO NOI), il primo è morto eroicamente stanotte, ieri sera, insomma quand’era, ma in un caso come nell’altro, lo ha fatto per un malore sul palco, su uno squallido palco di provincia, come succede ai piccoli grandi uomini, ai Morphine, o ai personaggi che potrebbero popolare gli incubi di uno sceneggiatore di cinema italiano.

Cerchi MANGO su Google e oltre alla brutta notizia e al frutto escono le foto dei Minghi, dei Rafs, delle Miette, di tutto quel sottobosco (mondo di mezzo) di pop italiano di qualità che dopo aver assaggiato lo STARDOM prima delle nostre nascite – a chi voglio darla a bere? Diciamo quando eravamo alle elementari – ha iniziato a battere i circuiti della provincia, sparendo alle nostre viste e riemergendo solo in occasione dei Sanremi, momenti liminari in cui i mondi dei vivi e dei morti (chi i vivi? Chi i morti?) entrano in contatto e la caccia selvaggia di Wotan (che immaginiamo con le fattezze di una Milva) cavalca mietendo dischi d’oro.
MANGO ti ho conosciuto sulle compile di Sanremo di mio padre, e da qualcuna di Festivalbar, e un po’ dalla tv, e MANGO non so perché mi è rimasto impresso che un tuo disco suonava in un calzolaio di Via della Lungaretta quando ancora c’erano le BOTTEGHE e non i negozi dei cinesi demmerda. MANGO avevi appena compiuto gli anni e non ci sei più e io non so come farò a mettermi a fare l’albero tra poco (“Non poteva morì Gino Paoli?”, dice mia moglie, scarmigliata, mentre scrivo). Il tuo corpo non c’è più, la tua anima ci sarà per sempre.
La nostra passione fluviale passò 
e i ponti intontiti lasciò 
Giulietta veronese 
treccina livornese 
Le nostre abitudini al di sopra di noi 
rivivono insieme così 
che le si vede spesso andare a spasso insieme 
La mia maniera con il modo tuo di fare cammina 
un guizzo muscolare e un battito di cuore vicini
(Giuseppe Mango, 1954-2014)