Pop Topoi

Explosion 1965-6 by Roy Lichtenstein 1923-1997

A un certo punto qualcuno mi ha chiesto se Pop Topoi fossi io. Pop Topoi è uno dei più bei blog musicali di sempre (parlo in generale, non solo in italiano o che) e io stavo iniziando a pubblicare insistentemente pezzi sulla musica pop –molto diversi dai miei, molto più consapevoli, con un piglio più diretto, meno influenzati dalla lettura di certi tomi stracarichi di fregnacce di sinistra che mi sciroppavo dall’ultimo anno di liceo in poi. Quindi intanto Pop Topoi non sono io, è un altro tizio che per quanto ne so si chiama Topoi di cognome e di cui non so nulla a parte l’indirizzo email e alcune sensazioni tipo è più giovane di me o vive all’estero o ha una vita sessuale più regolare della mia. Che basta, in ogni caso, a mettere insieme uno scambio decente di opinioni. 

Ho aperto il blog verso la fine del 2007, quando si diceva già che i blog erano morti. Il fatto che scelsi WordPress e non Splinder fa capire quanto fossi in ritardo. Era ed è sempre stato un passatempo. All’inizio era un posto per scrivere considerazioni sulle canzoni pop (raggruppate, appunto, per topos) e spedire il link a qualche amico. Non resta molto dei post di quei tempi perché non credo fossero scritti bene… Il blog ha iniziato a farsi notare più o meno tre anni dopo, grazie alle segnalazioni di altri blogger. Poi è arrivato Twitter e pian piano sono nate collaborazioni con diversi siti. È stata una cosa molto graduale, non ho mai avuto un post davvero virale né ho mai fatto grandi numeri: se tutti i giorni ho solo a che fare con persone cordiali e non ricevo mai insulti dai fan di nessun artista, vuol dire che mi leggono in pochi, è un fatto.

Beh, c’è anche la cosa che il tuo campo d’azione non è tradizionalissimo, la maggior parte dei fan che insultano chi stronca il loro gruppo preferito non hanno nemmeno un motivo di leggerti tanto per cominciare, diciamo. no? Voglio dire, alla maggior parte della gente che ascolta Madonna interessa Madonna, non come Madonna li porti ad interfacciarsi con un discorso culturale omnicomprensivo, o quel che è. Io di base pop topoi lo vedo come un buon modo di approcciarsi alla materia se si è di quell’altro gruppo, ancora abbastanza sparuto, di persone che pensano la musica pop come pensano la musica, in generale. ecco. 

Intendevo che gli insulti sono un’unità di misura per capire l’impatto di ciò che si scrive. E non c’entrano nemmeno le opinioni positive/negative sugli artisti: gli insulti semplicemente arrivano insieme alla visibilità. Non era altro che un modo per darmi dell’irrilevante da solo.

Comunque, se come dici tu il mio “campo d’azione non è tradizionalissimo”, credo ci sia una ragione molto semplice. La blogosfera musicale in origine si occupava di soddisfare nicchie ignorate dai canali tradizionali: se volevi scoprire un nuovo gruppo indie, i blog erano essenziali; il pop, invece, non si scopriva su internet, né tantomeno ti serviva un modem per approfondire. Trovo abbastanza naturale che generi musicali relativamente più oscuri abbiano prodotto siti migliori e che il pop sia finito in mano a orrendi nanopress perché non è una sottocultura, e la maggior parte delle persone si accontenta di un copia e incolla dal comunicato stampa e un embed da YouTube. Ma è anche vero, tornando al mio “campo d’azione”, che c’è una nicchia di ascoltatori o osservatori del pop che vuole sapere chi ha diretto il video/chi ha prodotto il singolo/chi ha firmato con quale casa discografica/chi ha disegnato la copertina e vuole riflettere su questi dettagli per farne un “discorso culturale onnicomprensivo” (va’ che bravo, cito tutti i punti della tua domanda).

In realtà sto facendo un ragionamento un po’ vecchio perché non esiste più una divisione così netta tra il pop e il resto. Quello che scrisse Carles di Hipster Runoff proclamando la morte dell’indie (e che a suo tempo commentai in un post) è innegabile: i siti musicali non sono più a senso unico, quindi forse quel gruppo di “persone che pensano la musica pop come pensano la musica” non è poi così sparuto.

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Senza raccogliere certe cose tipo “orrendi nanopress” questa cosa delle divisioni che scemano tra il pop e il resto è piuttosto vera. Un punto però è che la gente come te ha dato un contributo abbastanza definitivo. mica dico sia stato tu da solo, ci mancherebbe (in italia mi viene in mente almeno Zingales su Blow Up), ma di sicuro il tuo è diventato un parere da ascoltare. tra l’altro con questa dinamica dell’indie su internet che citi è una cosa curiosa, quantomeno dal punto di vista degli ascoltatori. abbiamo passato anni (ma tanti) a cercare un’espresione definitiva di musica indipendente, qualcosa che uscisse da un garage e ci inchiodasse tutti a un pavimento, e ci abbiamo perso tutto il tempo che avevamo a disposizione e poi ci siamo ritrovati, più o meno tutti, a fare live-twitting fittissimo per sanremo e x-factor. da un punto di vista critico questa cosa non ha alcun senso, perchè sanremo e x-factor (o quel che è insomma) producono musica che qualitativamente va dall’appena decoroso all’ignobile. miracolosamente, questa cosa non sembra essere un problema. secondo me una delle ragioni è che ancora adesso il discorso del pop, nonostante tutta la musica che ascoltiamo sia pop, è ancora prettamente un discorso ditrash. nel momento in cui ammetto che Rihanna è una delle mie artiste preferite, ammetto un guilty pleasure. in realtà non è così, ma devo dare comunque per scontato che qualcuno lo pensi e prenda quel che scrivo di lei con le pinze del post (e poi diventa tutto post, ascoltare Rihanna perchè la mia mente elastica, autoassolvermi perchè ho comunque i Marnero in heavy rotation). Anche questa è una cosa che genera sottoculture abbastanza paradossali: gente che ha passato gli anni duemila ad inseguire gruppi pompati da roba tipo NME (un altro stereotipo) poi ha mollato il canale e trovato roba tipo Grimes (quindi roba a caso) e ora si divide più o meno equamente tra Ke$ha e certo afrobeat di tendenza che qui genera party con dieci partecipanti, dj compreso. C’è una spaccatura evidente, è una spaccatura che dal punto di vista critico non ha senso. oppure si ascolta semplicemente roba di cui avrà senso poi parlare. a me sembra invece che tu ne parli in modo più asciutto, di tutte queste dinamiche. e che ti rifiuti di cadere nelle trappole del pezzo piacione o della rosicata. Mi sbaglio?  

Dunque: il guilty pleasure.

C’era una bella intervista di Madeddu (toh, uno a caso) ad Andrea Nardinocchi su Rolling Stone qualche mese fa. Era intitolata “Andrea amava le Spice”, sottotitolo: “Ma già alle scuole medie, il ragazzo aveva capito che era meglio non dirlo in giro”. Parla di come dovesse più o meno nascondere la sua passione per il pop perché non era percepita come musica “seria”. Ora, visto che siamo praticamente coetanei, lui è uno dei pochi in Italia che cerca di fare pop senza spacciarlo come qualcos’altro, e io cerco di scrivere di pop senza spacciarlo come un guilty pleasure.

Credo che la traiettoria descritta nella prima frase di questa recensione di Pitchfork sia abbastanza comune: nell’adolescenza si cerca di trovare un genere che ti piaccia e al contempo non ti renda uno sfigato e, quando sei abbastanza maturo da fregartene del giudizio altrui sulla tua pila di CD, puoi finalmente scegliere ciò che ti pare e difenderne i pregi, che sia Rihanna o i Marnero (dopo li googolo, promesso).

Se mi chiedevi cosa ascoltavo al liceo, rispondevo “rock alternativo” perché era una definizione “credibile” dentro la quale potevo infilare una buona fetta dei miei artisti preferiti. Ma restava limitante perché ascoltavo anche B-side di Bertallot, seguivo Sanremo come ho sempre fatto, mi appassionava la sottocultura (perché ai tempi era quello) del mashup e guardavo siaBrand:New che TRL – anche se nessuno ammetteva di farlo. Quelli che lanciarono roba addosso ai Blink-182 all’Independent, per dire, i Blink-182 li avevano scoperti grazie a TRL, mica leggendo fanzine a San Diego. Statisticamente, quelli che con orgoglio rifiutavano la musica commerciale hanno passato più tempo ipnotizzati davanti ai video in rotazione a TRL che a lanciare roba al grido di sellout.
Ti faccio un altro esempio. (Mi dilungo anch’io, tanto il fedele pubblico del pluripremiato Bastonate mi pare abituato alle lenzuolate.) Una volta vidi Aphex Twin dal vivo, che era uno dei pochi a godere dell’ambito rispetto trasversale. Verso la fine del set, mise su una specie di skit (non so chi l’avesse fatto né chi gliel’avesse passato) in cui si sentiva una voce femminile robotica che diceva qualcosa tipo: “In giro c’e’ tanta musica di merda [frammento di “Complicated” di Avril Lavigne], non solo all’estero [frammento di “Moi, Lolita” di Alizée], e anche noi non siamo messi troppo bene [frammento di “Xdono” di Tiziano Ferro], siete pronti per un po’ di sana cerebral destruction? [pezzo generico di Aphex Twin]”. (L’unica testimonianza online a provare non sia stata una mia allucinazione è in questa recensione.) Il pubblico andò in delirio perché si sentì certo di stare dalla parte giusta, di ascoltare la musica giusta, di trovarsi all’evento giusto. Fu una scena divertente, ma ripensandoci più tardi mi diede molto fastidio. Chi cazzo sei tu per dirmi che “Windowlicker” e “Sere nere” non possono stare sullo stesso piano e non possono convivere nel mio lettore CD, e chi cazzo siete voi che vi credete migliori quando, statisticamente, avete passato più tempo ipnotizzati davanti ai video di Avril Lavigne e Tiziano Ferro che a ballare al grido di cerebral destruction.

Non mi piace l’idea che un bel brano pop, per essere accettato, debba essere catalogato come guilty pleasure. Ti assicuro che ultimamente mi vergogno molto di più a difendere le sparate concettuali di Björk che i singoli di Miley Cyrus.

(Ecco, mentre ti spedisco questa risposta, Colasanti ha scritto esattamente la stessa cosa)

Al di là di te e me, comunque, credo che sia interessante proprio la dinamica, gli automatismi, secondo cui certa musica finisce sopra e altra musica finisce sotto. ieri pranzavo da mia madre e alla TV intervistavano Uto Ughi, il quale diceva che era uno scandalo il poco spazio dato alla musica classica nelle scuole. Ora, a me l’unica musica che hanno insegnato a scuola è stata la classica e non mi ha aiutato particolarmente a innamorarmene, così ho pensato “Uto Ughi è una merda”, così, un po’ ad boiam, e poi ho pensato al fatto che Jovanotti si fosse scandalizzato ai tempi perchè all’ora di musica a scuola non ti insegnano il ritmo. Per dire, non c’è una vera e propria letteratura, a livello accademico, sulla musica popolare. è un campo abbastanza vergine, ma ci sono comunque assunti di base. Tipo: Bjork è stata al Festivalbar ma è comunque considerata una Grande Artista. è per i dischi che fa? forse non solo. Retroterra? può anche darsi. Street cred? Magari. non so. M.I.A., stessa cosa: tre dischi lunghi, sostanzialmente uguali, piuttosto noiosi se vogliamo, e non contiamo cronache matrimoni sparate a cazzo in pubblico e tutta l’altra roba odiosa, ma è ancora intoccabile per la maggior parte della gente che ascolta musica (facciamo finta di sapere cosa intendiamo). Outkast, Timberlake, Roots, Kanye eccetera: cioè, io cerco davvero di capire le differenze tra loro e un Will.I.Am, ma non mi vengono in mente. Capisco certe differenze nei risultati, ma non perchè criticamente si debba partire dall’idea che i primi siano una cosa che definisce i nostri tempi e il secondo un imbucato che succhia il sangue a qualcuno. forse sono un po’ più rispettosi di un certo concetto di soul, non so, molto ingessato. A me pare che sia abbastanza frequente il fatto che venga assegnato, in aggregato, un punteggio ex-ante da cui un artista parte. I Roots sono a +7, Katy Perry a -3, Miley Cyrus a -8. Tu ti sei mai fatto una -ehm- tassonomia? 

Credo dipenda dalle aspettative. Negli ultimi album di Timberlake ci sono canzoni di oltre 7 minuti e nell’ultimo album di Kanye non ci sono canzoni, ma in entrambi i casi è la scelta più ovvia che potessero fare. Gli obiettivi che hanno sono gli stessi di Will.I.Am, ma devono far sembrare di averli conquistati nonostante certe scelte artistiche più o meno ardite. Alla fine potremo dire: “Accipicchia, arriva alla numero uno con canzoni oltre i 7 minuti” o “Wow, riempie le arene di gente che canta non-canzoni”. E francamente è una cosa che mi piace, che rende la materia più interessante.

Se senti “Roar”, dopo 30 secondi sai già che diventerà un successo mondiale, mentre nel caso di una “Bad Romance”, servirà una specie di sforzo collettivo per accettare quei suoni e quell’immaginario come mainstream. Ma alla fine il successo di “Bad Romance” sarà più soddisfacente di quello di “Roar”, e negli anni verrà percepito come un traguardo più importante nella musica pop. E Lady Gaga sarà considerata un’artista che, come dici tu, “definisce i nostri tempi”, mentre Katy Perry sarà una cantante famosa che “succhia il sangue a qualcuno”. Non è detto, però, che scrivere un pezzo di una precisione straordinaria come “Roar” richieda meno talento (anzi), e dal punto di vista critico, questo fattore spesso non viene considerato.

Comunque la tua idea della tassonomia andrebbe sfruttata con un sito-aggregatore: un mix di Rotten Tomatoes, Metacritic, Hype Machine e Hot or Not. Diventeremmo ricchissimi.

Boh sì ma in realtà è una tassonomia dinamica, nel senso, katy perry pre-teenage dream era molto più in basso della katy dopo teenage dream, per dire. Senti, tu ci credi alle cose che ogni tanto saltano fuori sull’indotto? tipo che, non so, che una cantante pop che fa una mossa sbagliata, tipo Miley Cyrus ai VMA di quest’anno o certi sbrocchi pubblici di MIA l’abbia copiata a man bassa, abbia poi comunque un guadagno a prescindere? Tra l’altro tu hai un premio che premia il testo più brutto dell’anno, ecco, non so, secondo te ha un senso che qualcuno faccia qualcosa di orrido per diventare un meme? La cosa di Miley mi ha sfondato la testa perchè alla fine è sintomatica di certe dinamiche della nostra epoca. che sono dinamiche di cancellamento, citando un testo dei sottopressione che spero tu non conosca, comunque voglio dire, con i VMA abbiamo ogni anno qualcuno che trionfa e in qualche modo definisce l’annata da lì in poi. se vedi Gaga che suona Paparazzi e tutta la roba che fa, ecco, sembra un anno in cui l’iconografia farà passi avanti. Se vedi Beyoncé che tira fuori il pancione è un anno di buoni sentimenti. Non so, è solo una sensazione, ma credo che qua ci toccherà leccar martelli per tutto l’anno. Da sotto si lavora come si può.

Ora che sono passate diverse settimane dall’esibizione di Miley Cyrus, rivedere quel video non fa nessun effetto, non stupisce più. Una cosa che in molti abbiamo trovato deplorevole, ora ai miei occhi ha un suo senso e perfino una sua dignità artistica. Idem per il martello. È la dimostrazione che se sei uno bravo a fare quel mestiere (o ti fai consigliare da gente brava), sei in grado di prevedere la curva “dramma –> sdrammatizzazione –> sdoganamento”, ovvero “editoriali incazzati –> meme spiritosi –> è una cosa che esiste”.

Ieri Miley ha commentato la faccenda usando la definizione strategic hot mess, e mi sembrano le tre parole in sequenza più lucide che potesse pronunciare. Lei che sta seduta lì a ridere mentre tutti gli opinionisti per professione o diletto s’interrogano sulle conseguenze di due minuti di twerking e linguacce. Finché non arriva qualcun altro ad alzare l’asticella.

(tutto il resto) Lady Gaga. Te la stava per dare, poi ha vinto i VMA.

Una delle cose belle della società dei consumi è che ognuno può scegliere la propria droga sulla base di informazioni incomplete o inesistenti, iniziare un percorso di dipendenza e finire sul baratro del decadentismo più violento e gratuito quando le cose iniziano a mettersi male. Lady Gaga, da questo punto di vista, non è propriamente una soluzione a qualche bisogno culturale. È semplicemente, ancora prima che tu riesca a collocarla in un tuo paradigma culturale, qualcosa di cui ti chiedi come hai fatto a farne a meno fino ad oggi. E comunque se s’è capita una cosa su di lei è che ormai i MTV Video Music Awards sono casa sua più di quanto l’AntiMTVday sia casa dei Laghetto. Nel 2009 si presenta alla cerimonia per eseguire Paparazzi, un pezzo che secondo le regole dello zeitgeist in corso sembra stato scritto ventisei anni fa, e io me lo guardo settimanalmente giusto per dire WHOA. Allego video.

Naturalmente qualcuno potrebbe non essere d’accordo sulla portata dell’evento, nel qual caso lo staff consiglia di non leggere oltre e passare a quell’articolo su Mariastella Gelmini, la quale pare abbia dichiarato “Alla vigilia delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia la scuola deve ricordare Mike Bongiorno”, e perché non allargare la proposta anche a George Clooney e al tizio coi capelli flosci che parlava solo di quanto l’Italia è figa ne Le Invasioni Barbariche? O al limite cercare informazioni su un complotto della sinistra che nelle parole del presidente del consiglio ha fischiato due o tre fuorigioco inesistenti al Milan sabato sera al Manuzzi di Cesena, permettendoci di entrare nell’olimpo dei grandi con un’impresa EPICA (due pappine) che ci ha fatto piangere come e più di quella volta che Giovanni Paolo venne in visita pastorale in Piazza del Popolo e iniziò a stringere mani a uomini e donne e ad accarezzare bambini a caso –compresi certuni vicino a me che ora probabilmente lavorano a qualche ente pubblico facendo sfoggio di punti d’invalidità assolutamente immeritati. Se qualcuno ha intenzione di continuare a leggere qui, anyway, mi sento autorizzato a sparare paradigmi a caso. Tipo che il 2010 verrà soprattutto ricordato come l’anno in cui Bad Romance concorre come miglior video e si becca qualsiasi premio possibile –di contorno il povero Eminem prova a tener testa, e spunta da dietro un Justin Bieber di cui nemmeno Justin Bieber sapeva nulla, finchè un matto non ha rallentato i suoi pezzi di otto volte confezionando un bordone drone-pop che i Pyramids stanno ancora lì a chiedersi MA COME HA FATTO con l’accento di dj Pikkio, autentica opera pop della decadenza occidentale che più o meno invalida l’assioma celentaniano LENTO VS ROCK sancendo che lento is the new rock, no supernaturalcat jokes included (grazie). Detto questo, il video di Bad Romance è un gran video. Probabilmente quest’anno, se l’anno è in corso, avrei preferito dare il premio ai Dinosaur Jr di Over It o agli Uochi Toki de il pezzo in anteprima dal disco nuovo, ma non sono convinto che entrambi ci stessero dentro con i tempi. Tra le varie alternative cmq Lady Gaga rimane la più appetibile, anche se personalmente mi faccio uno sviaggio molto più concreto e tentacolare con altro materiale della popstar in questione. Tipo Alejandro, la sua Isla Bonita che punta dritto al cielo con un video costellato di perversioni nazi-sessuofobe la cui portata culturale scaraventa in otto minuti la Nuova Madonna ad un livello che era nuova Veronica Ciccone e diventa nuova Madre di Cristo, un livello nel quale Gesù si chiama Alejandro e probabilmente si adopera per far passare un decreto interpretativo per far correre la sua lista alle elezioni in Galilea. Tra l’altro non tutti sanno che Alejandro, Fernando e Roberto sono i nomi veri dei tre principali redattori di Bastonate a parte Accento Svedese, che appunto si chiama Accento Svedese, e m.c. che si chiama Vaffanculo come Alec Baldwin in Americani. Se voleste avere la decenza di fare il reboot della vostra esistenza nell’ultima settimana troverete –probabilmente- un nuovo significato a tutto. Io vado con la mia.

Lunedì 6 settembre la mia vita fa sostanzialmente schifo, ho una pancetta prominente e un’alitosi che potrebbe andare agli europei 2012. Ascolto in anteprima, si fa per dire, il nuovo disco degli Interpol e dei No Age. Il primo è una ciofeca di classe epic fail che sta al disco precedente come quello stava ai primi due E sta ai primi due come i primi due stanno a Unknown Pleasures e Closer. Quello dei No Age non è da buttar via ma solo perché ormai dio cristo qua s’è imparato a riciclare tutto. Sto in fissa con il nuovo Black Mountain. Al lavoro piovono casini. La sera è finita la birra. La mia fidanzata mi passa l’oroscopo di Breszny, secondo il quale dovrei smettere di frequentare persone noiose e iniziare a pensare a un giro di amici che sia come un circolo di intellettuali. Martedì 7 e mercoledì 8 sono grigi come la canzone dei Cure e io sono così grasso che se mi mettessi il rossetto e una parrucca potrei passare per Robert Smith. Il mercoledì tra l’altro passa via interminabile e gravoso con gente che si danna a ricordare che -ehi!- oggi è datato 08/09/10 e quindi qualcosa di FIGO dovrà succedere, roba che credevamo avesse avuto la sua caporetto ai tempi di mIRC o Myspace. Giovedì 9 la critica indie italiana si divide tra chi sta per tagliarsi le vene per la possibilità che piova al concerto dei Deus e chi cerca forsennatamente di ascoltarsi Y del Pop Group per far finta di essere un fan della prima ora al Locomotiv. Il venerdì 10 lo passo lavorando nell’attesa di mangiare una schiacciatina con cipolla E P I C A al CZ di Conventello (RA), probabilmente l’anno zero del post rock. Nel frattempo Silvio Berlusconi rilascia dichiarazioni in cui si dipinge come demiurgo della fine della guerra fredda -una palese idiozia, tra l’altro: noi sappiamo BENISSIMO la verità, e cioè che, come giustamente osserva Nanni Cobretti, il clima di tensione tra USA e URSS è stato stemperato da Rocky Balboa la sera dell’incontro a Mosca con Ivan Drago- e consigliano i giovani italiani a fare esperienze di lavoro all’estero per vedere com’è fatto il mondo.

ròm màh uhmammàh

La notte del venerdì, non riuscendo a prendere sonno, decido di seguire il suo consiglio e riesco a trovare un posto come cuoco di metanfetamine in uno squat a Stavanger di cui non riesco manco a copincollare il nome per problemi di font. Ammetto di avere un po’ mentito sul curriculum. Sabato 10 mi alzo, vado al mercato, trovo una camicia a quadretti di misura XXXL che mi sta attillata (giuro) e decido di comprarla comunque. Sofia Coppola vince il Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia. Qualche ora dopo muoiono Claude Chabrol (mancarone), un panda, tre pettirossi e un vecchio catarroso che aveva posato in 4 post degli Umarells -uno dei quali candidato ai Blog Awards in tempi non sospetti. Nel frattempo l’intera popolazione di un arcipelago che non saprei comunque collocare geograficamente viene sfollata e mandata in un’altra isola, probabilmente abbastanza vicina. Probabilmente gli eventi non sono collegati al Leone d’oro di Sofia Coppola. La notte mi ritrovo a suonare dischi a una festa il cui pubblico è composto al 25% da fricchettoni, al 25% da indieblogger e al 50% da ultras del Cesena ingranatissimi per via della doppietta in culo al Milan. Concepisco una scaletta di raffinatissimo pop d’autore inciso in anni favorevoli al senso civico del rock scranno come il ’92 e il ’96, ma quando mi ritrovo davanti ai piatti non ho niente di meglio da sparare che un singolone a caso di Gaga, ovviamente Bad Romance. Torno a casa il mattino dopo, decido di imbarcarmi nella visione di Breaking Bad, mi ritrovo a vedere per la prima volta il video di Waka Waka -ovviamente scoppio a piangere nei primi dieci secondi. Butto via mezzo pomeriggio a guardare scene epiche ambientate in campi da calcio tipo i dieci migliori goal di Roberto Baggio (il mio premio oscar), me ne vado a una fiera del sale a Cervia RA e mi trovo faccia a faccia con un’opinione pubblica rigidamente romagnola e drammaticamente divisa tra una maggioranza assoluta di mangiatori di cozze ed una nicchia di appassionati di mora romagnola a cui io e la mia fidanzata decidiamo scientemente di unirci. Torno a casa e mi addormento mentre penso di riguardarmi Capitalism: A Love Story. La mattina dopo scopro che Lady Gaga, la quale -ricordiamo- in realtà si chiama Stefani Angelina Germanotta, ha raccolto onori e gloria nel Gotha del Rosicone. Subito dietro Eminem, il cui ultimo disco è brutalmente incentrato sulla difficoltà di essere te stesso quando te stesso sono sei o sette persone diverse, nessuna delle quali potrei mai pensare di invitare a bere una birra. Torno al lavoro con la stessa pancia e lo stesso alito del lunedì 6. Esce fuori che i Mogwai hanno firmato con Sub Pop. In tutto questo, naturalmente, l’EP Monster di Lady Gaga è una delle opere pop più poderose che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni tre mesi, non che io sia queso collezionista di opere pop poderose -actually, non so manco che cazzo significhi- e questo post è solo un modo come un altro per farmi passare l’attesa di un qualche parere veramente interessante sulla faccenda, con tutta probabilità di Pop Topoi. Passo un paio d’ore a fare feedback. Esce la mia rece dei Black Mountain, la Marina dice che quasi quasi ascolta il disco. Le faccio notare che le uniche due cose che piacciono a entrambi sono la musica di Lady Gaga e il fisico dello zio Henry. Per traccheggiare un po’ mi metto a guardare una quindicina di versioni live di Campfire Kansas. Il premio oscar:

Aggiornamento del giorno successivo: Pop Topoi non sembra intenzionato a scrivere nulla sulla faccenda, rimanga quindi questo l’unico giusto e sensato parere ufficiale di un indieblogger su Lady Gaga che straborda ai VMA. I gotta feeling uuh uuh that tonight’s gonna be a good good night.