Se ci facevano pagare dieci euri, forse s’era la metà

 

cronaca del casino della madonna che c’era a Firenze per il concerto di Iggy & The Stooges

Ovunque c’e’ cacca
in frenetica danza,
e trascinato
dall’onda veloce,
giungi stremato
in Santa croce:

Dante di marmo
poeta divino
mira sdegnato
l’immane casino:
o fiorentini,
m’avete esiliato,
prendete la merda
che dio v’ha mandato.

 

(Riccardo Marasco, L’alluvione)

 

L’è maiala. Quando tu vai a un concerto dove un c’è da tirare fori i’quattrino, l’è sempre maiala. Ma maiala pesa: pensi d’arrivare un par d’ore prima, anche solo per metterti in un cantuccino a sentirti la musiha in santa pace, e invece nulla, casino da tutte le parti: una cosa che ‘n confronto Santa Croce i’ sabato sera, con gli amerihani briahi le son barzellette. Già, qualcheduno credeva che la vera musica rocche di Iggy Pop venisse sonata in Santa Croce, mentre alla gente gl’è toccato andare in Piazza della Repubblica, perché quelli dell’Hard Rock Cafè avrebbero deciso hosì. Ma che se ne vol parlare dell’Hard Rock Cafè? Da quande l’hanno aperto a Firenze, per i giovini pare un esista artro che quello. Mad°nna indiana, ti vien da dire, forse peggio c’è solo Virgin Radio. Poi, uno arriva tutto pien di speranza in Piazza della Repubbliha, né troppo grossa né piccina, e oltre a un casino che forse s’era visto solo a Fiorentina – Juve di martedì sera, o sotto casa di Cecchi Gori quando fallì la Viola, e chi ti trova sul palco a presentare la serata? Ringo. Ragazzi, diamoci una diacciata: Ringo, accidenti al crocifisso. Ma sarà possibile? Qualcuno dice che un pohinino s’intenda anche di musiha, specialmente di’ punk, ma vi pare un elemento presentabile? Uno che c’ha l’età di’ mi babbo e a momenti chiacchiera uguale alla mi sorella piccina, co’ capelli ritti ossigenati e forse la cocaina anche nell’ugne delle mani. Sicché c’è di mezzo anche Virgin Radio: ti pareva! Dopo aver sentito parlare Ringo, peggio d’un dito di Gianni Morandi su pe’ i’ culo, che, come se i’ dolore non fosse di già abbastanza, bercia pure che tra gli sponsor della serata c’è anche la Fiat. A questo punto t’hai voglia di chiappare un’arma a caso dallo fuciliera di’ tu nonno e scarica’gliela  ni’ viso; ma purtroppo un si pole. Ai’ limite, quel che si potea fare, l’era un minuto di silenzio per le vittime della Uno Turbo: ma la gente l’è proprio ‘nsensibile, maremma cane. Insomma: dopo che Ringo, che pare abbia finito tutt’i’ fiato ne’ pormoni, annuncia la vincitrice del premio in palio (una Fiat punto firmata Radio Bischero) di un si sa quale concorso, vengono presentati i primi ospiti: de’ ragazzi di Brescia che riescon nella sfida di far sembrare i Modà un gruppo quasi ascoltabile. La Nazione invece scrive «Potrebbero essere i nuovi Litfiba o gli eredi dei Marlene Kuntz»: mad°nna serpente, dimmi te come si fa. A me, onestamente, questi bresciani di nome Desma parevano più una versione pop annacquata in italiano dei Dragon Force con Dodi Battaglia alla chitarra; ma io purtroppo un scrivo sulla Nazione, e sinceramente un mi garberebbe nemmeno. Grazie a iddio – come se un lo si fosse bestemmiato di già a sufficienza – la vergogna dura poco, e monta sul palco un gruppo di fiorentini che in confronto ai Desma paiono davvero i Black Keys. Un blues – rocche abbastanza onesto, forse più da Flog che da piazza. La rottura di hoglioni è comunque dietro l’angolo, noi si vole vedere Iggy Pop: ma prima è la volta d’una vecchiaccia grinzosa e forse un po’ avvinazzata che dovrebbe esser stata colei che ha inventato l’Hard Rock Cafè: uno poi un deve smadonnare, dio prete.

Dopo la vecchia, che se iddio vole s’è levata di hulo dopo pohi minuti, ci sono finalmente Iggy & The Stooges. Chi gioca in prima squadra ni’ Monte de’ Paschi di Siena, di sihuro ha potuto vedere bene da dove mi trovavo io, ossia non troppo lontano dal mixer, mentre i piccini come me hanno solo sentito e nemmen troppo bene. Sehondo me, i volumi erano bassini; anche se, volendo, la batteria rimbombava fino a via Tornaboni, ma questo l’è un artro discorso. Fatto sta che la scaletta l’è stata bella un monte, e i’ concerto ha fatto piuttosto il paniho. Iggy gl’ha una forma smagliante: dalle foto, a occhio pareva Donatella Versace, ma il fisihaccio e la voce tengono botta parecchio, facendo fare la figura delle paste tiepide un po’ a tutti noi giovincelli, che come al solito siamo mal rappresentati quande si tratta di musiha dai’ vivo, specie se a ufo. A momenti, l’atmosfera l’era quella di un concerto della Bandabardò: davvero troppa gente coi rasta, troppi vini ni’ cartone (che si sa, i’vino ni’ cartone l’è un po’ come leccare la fiha con le mutande, stessa cosa), gente che un si lava da quindici giorni; altra che forse l’ultimo concerto che ha visto l’è quello che fecero senza motivo (sempre gratis eh!) Elio e le storie tese più d’una decina d’anni fa in piazza a Figline. Una miriade di persone che un movono le gambe o i piedini sulle note di “No fun”, tanto pe’ buttare lì una delle meglio hose della serata. Sul primo pezzo, “Raw Power” un po’ di degenero c’è stato, ma miha perché a que’ grulli gli garbava la canzone: massìe, l’era la contentezza di’momento! E poi, tutte queste pehore, questi rospi di fossa ribeuti a chiedere a gran voce “The Passenger”: oh, alla fine l’Iguana l’ha accontentati. Ma Iggy, accidenti alla tovaglia dell’ultima cena, come direbbe il Sommo liutaio Chiari: perché tu l’hai fatta? Un potevi fare a meno? Dopo delle versione parecchio tirate, rumorose e punk di “I Wanna Be Your Dog”, “1970”, “Search And Destroy”, “Gimme Danger” ce n’era bisogno? Forse sì: ti sei accorto che s’era solo io, il mio amico e altri due o tre ripresi dalla piena a cantare le canzoni degli Stooges (perché alla fine, Iggy, non fare tanto i’ bono, l’era un concerto degli Stugis, mica solo tuo!) , e allora hai pensato di fare il più sputtanato dei tuoi brani, anche il meno bello del disco “Lust For Life”. Ma t’importa una sega a te, tanto, se tutti cantavano il «La la la la la la » anziché «Radio Burnin’ up above»: i soldi da noi un gl’hai presi di certo, ma da i’comune, da Virgin Radio, dall’Hard Rock e compagnia (brutta) chissà quanti tu n’avrai buscati.

A chi c’era, come me, senz’altro l’esibizione non avrà fatto di certo cahà. Certo, io a veder  chi c’era sul palco ci sono riuscito solamente quando un brindellone di un metro e novanta m’ha fatto i’piacere di sollevarmi per farmi dare un’occhiata. Poi, per il resto, solo buio, capi, ascelle ni’ muso e la gigantesca scritta Pensione Pendini. Un diho che vada bene hosì, solo perché l’era gratis: un minimo di gnegnero nell’organizzazione c’andava messo. Perché un è possibile vedere persone scappare e infilarsi da tutte le parti: chi avanti, chi indietro, chi a destra e a sinistra, chi in culo. Quando ho visto una bella muccona tedesca passare con il gelato alla cioccolata, allora ho pensato che davvero, in queste circostanze, c’è solamente da rassegnarsi. Il fatto è che i concerti, soprattutto quelli di qualità, sarebbe bene costassero poco, ma qui un c’è via di mezzo: si tira su un evento più che interessante, e si finisce pe’ farlo diventare un carrozzone per ascoltatori della domenica (che la domenica ascoltano solo la serie C nella radiolina) e per gente che aveva solo la voglia di moversi di casa e dirigersi verso i’ capoluogo toscano, che l’è una città piccina ma l’è sempre bellissima, eh. Ma come l’è bella Firenze? Come sarà bella Firenze? Si va a giro pe’ i’ mondo ma una città bella home Firenze in do’ tu la trovi. E ora ci sono stati anche gli Stugis. E domenica c’erano i Radiohead, che però eran già venuti a piazzale Mihelangelo (che, ricordiamolo, c’ha i’panorama più bello di’mondo!) ni’ dumilatre e che costavano comunque sessanta sacchi ma valevan la pena, e forse c’era meno gentaccia di merda.

Come ho sentito dire a tanta gente ier sera: se si pagava anche solo dieci o quindici euri, alla fine s’era la metà. Ed è la tristissima verità, purtroppo. Ma lo sapete cosa: io la prossima volta che ci sarà un concerto gratuito in Piazza della Repubbliha, mi piglio una stanza alla Pensione Pendini. Mi faranno vendere anche le mutande, dovrò fare un mutuo con finanziamento a tasso zero, ma volete mettere come si vede bene da lassù? Se c’ero andato anche ieri, forse ce la facevo anche a vederela tipa  tutta gnuda che è montata sul palco. Iggy, accidenti a to ma’, tutte a te le fortune.

 

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(il mio amico Marco vive a Figline Valdarno, scrive su indieforbunnies e thenewnoise e si è gentilmente prestato alla mia richiesta di scrivere nella sua lingua dell’invasione della sua terra in occasione del concerto di etc etc. la foto della tizia nuda è qui anche se sembra un falso clamoroso)