L’agendina dei concerti Bologna e dintorni – 22-28 novembre

 
XM24 in pieno effetto. La settimana si apre con tre serate tre di fila una dietro l’altra (i dettagli li trovate sul metallurgico e cinereo flyer qui sopra) e si chiude con un eventone di cui parleremo tra una quindicina di righe all’incirca, il tutto nel centro sociale che se solo Fausto Rossi ci avesse messo piede capirebbe perchè i giovani ci entrano come in una chiesa. Inizio intorno alle 22 puntuali e ingresso quattro euro a parte mercoledì che è gratis. Fiore all’occhiello della tre giorni è Steve MacKay con il suo sax belligerante in jam molesta martedì 23, per cui (e mi rivolgo ai più attempati) lasciate perdere i Pooh col negro a Rimini e venite a carbonizzarvi i timpani assieme a noi.
Mercoledì 24 serata imperdibile per i seguaci del psych-prog-metal lisergico con tanti e repentini cambi di tempo: sulle assi del Colorado Cafè (in via S. Isaia 57 a Bologna, nulla a che vedere col programma per dementi su italia1) si esibiranno gli spinellanti Altare Thotemico e i futuribili PropheXy (dalle 21.30, cinque euro), a seguire dj-set funk-dubstep per mandare definitivamente in pappa i neuroni rimasti. Giovedì ci sono i bruttissimi The Pains of Being Pure at Heart al Covo (dalle 22.30, boh? euro) o i messianici Wovenhand al teatro Comandini a Cesena (dalle 21, parecchi euro), ma la serata da non perdere è al CSA Spartaco a Ravenna con i magnifici Chevreuil, ovvero l’equivalente sonoro di quel che si prova dopo aver bevuto una cisterna di caffè, litigato con persone a caso e ucciso a fucilate una scolaresca (dalle 21.30, cinque euro). Venerdì karaoke peso all’Estragon con gli Amorphis in show del ventennale; intellettuali accorrete, aprono gli Orphaned Land (inizio ore 20 puntuali, ingresso ventiquattro euro). Contemporaneamente, al Locomotiv i casinari Buzz Aldrin (dalle 22, cinque euro più tessera AICS) e al Covo quella pazzerellona di Beatrice Antolini (dalle 22, prezzo ignoto ma se dovessi tirare a indovinare direi dodici euro).
E arriviamo così a sabato 27, di nuovo all’XM24 come dicevamo, per una piacevole e rilassante serata in compagnia di John Duncan (dalle 22.30, quattro euro). Per i depravati e i maniaci del cazzo: sappiate che NON si lancerà contro i fili della luce e NON si scoperà un cadavere. Ma la devastazione mentale e uditiva è comunque garantita. Mi dicono che ci sono anche Charlemagne Palestine a Cesena (sempre al teatro Comandini, abbastanza euro) e il Chicago Underground Duo all’Area Sismica (dalle 22.30, boh? euro). Domenica un cazzo.
Dimenticavo: c’è il MEI.

Speciale Dischi Stupidi: Maxence Cyrin

 

Maxence Cyrin suona il piano fin da bambino. Poco più che adolescente scopre la new wave, ed è la prima folgorazione; la seconda sarà la techno, un amore vissuto con passione viscerale e coinvolgimento totale nel pieno degli anni d’oro del genere. E la fiamma non si spegne: Maxence è ancora un technoide pazzo quando conosce Laurent Garnier nei corridoi del network francese dove entrambi lavorano. Da qualche tempo sta cullando l’idea di riarrangiare pezzi techno per piano solo; accenna il suo progetto a un incredulo Garnier che lo mette sotto contratto per la sua etichetta Fcom sulla fiducia, senza avere ascoltato nemmeno una nota. Modern Rhapsodies esce nel 2005, e sulla carta sembra una gran puttanata: la scaletta è di quelle che ci si aspetterebbero da un dj set très-très chic a una festa privata tra miliardari o in localini di un certo livello, in perfetto equilibrio tra generalismo dance sofisticato (Go di Moby, l’hit planetario Don’t You Want Me di Felix, ma anche Sabres of Paradise e Windowlicker per i palati più esigenti) e improvvisi colpetti da stronzo che tradiscono una passione autentica (DJ Rolando, Sueño Latino, Laurent Garnier & Shazz, LFO), con i Massive Attack in mezzo a depotenziare e i Depeche Mode all’inizio per rompere gli indugi. E invece funziona; quasi tutte le riletture sono perlomeno interessanti nonchè perfettamente in grado di reggersi sulle proprie gambe, chi non ha mai ascoltato un pezzo techno in vita sua penserà di trovarsi di fronte a un Michael Nyman preso bene, e anche per gli introdotti ogni sospetto di gratuità dell’operazione viene spazzato via al cospetto di una Jaguar perfino commovente, tipo Steve Reich in trip ibizenco, comunque una cosa indescrivibile. Intanto l’uomo comincia a esibirsi dal vivo, ed è incontenibile, pare poter riarrangiare qualsiasi cosa, da Britney Spears agli immancabili Nirvana (ormai coverizzati in tutte le salse da chiunque) ai classici degli anni ottanta (quale che sia il genere non fa differenza), il tutto frullato dissezionato e ricomposto in un imprevedibile stream of consciousness condito spesso e volentieri da torrenziali improvvisazioni (a differenza di quel cialtrone di Allevi che non improvvisa mai un cazzo).
Per il recentissimo Novö Piano Maxence alza il tiro, titolo con umlaut e scaletta onnicomprensiva, non più soltanto limitata a un repertorio di stretta osservanza dance; il rischio è quello di trasformarsi anzitempo in un incrocio (ancora più molesto della somma delle parti) tra Tori Amos e Yanni. Rischio per ora dribblato in extremis grazie a due numeri francamente eccezionali: una malinconica, debussiana Where Is My Mind? (di gran lunga superiore all’originale) e la conclusiva, tonitruante Crazy In Love (capace di rivaleggiare con la frocesca versione di Antony). Il resto è robetta, tra scelte da francese snob del cazzo (My Bloody Valentine, Daft Punk), ciarpame attuale indifendibile (Arcade Fire, MGMT e gli orribili Justice), ancora Nirvana (Lithium) e una coraggiosa Ivo dei Cocteau Twins fortunatamente passabile. Bonus track per il solo mercato giapponese, ovviamente della Yellow Magic Orchestra. Tolti i due pezzi di cui sopra, ecco pronta la nuova colonna sonora degli aperitivi estivi più à la page: il produttore, del resto, è lo stesso dei Nouvelle Vague, e già da questo si doveva capire che sarebbe andata a finire male. Non metto link perchè praticamente tutto l’album è già finito su youtube, basta cercare.