Questa non è proprio una storia di redenzione ma siamo lì. Ci fu un preciso momento storico, diciamo a ridosso del 2000, nel quale un certo tipo di indie rock di radice punk (o punk di radice indie), era fatto da musicisti abbastanza dotati da riuscire a vedere possibilità di estendere la gamma dei suoni oltre le aperture melodiche dell’emocore. Il disco-manifesto di quest’idea probabilmente è The Shape of Punk to Come, poi gli At The Drive-In uscirono su Grand Royal con un disco prodotto da Ross Robinson e per qualche minuto sembrò davvero che nessuno di noi avesse mai voluto ascoltare altro in vita sua. Non era manco il disco, era proprio l’idea che si potesse fare indie rock bello e rilevante con un’impostazione jazz/prog. Nel giro di qualche anno andammo a conoscere le nuove evoluzioni di gente tipo Cave In o Blood Brothers, ma certo fanno parte del discorso anche gruppi tipo Dillinger Escape Plan o i Converge di Jane Doe, anche se su un piano diverso e più metal. E poi ovviamente qualche clone e qualcuno che ci provava, non ricordo manco bene la consecutio (i Glassjaw, tipo, erano cloni o gente che ci provava?). Insomma era un’idea abbastanza buona da invadere il mercato, ma non abbastanza da diventare un genere musicale a sè. Mentre tutti stavano tirando il fiato e cercando un modo di andare avanti, i Trail of Dead (fino a Madonna una bella promessa di botti futuri) uscirono con il loro disco di gran lunga più ispirato, che si chiamava Source Tags & Codes e portava il marchio Interscope. Era una raccolta di canzoni quasi tutte bellissime e suonate molto molto forte, roba sicuramente molto tecnica ma fatta con uno stile che il numetallaro medio in botta improvvisa con gli ATDI se lo sognava. Un paio d’anni dopo era quasi tutto finito: si era scoperto che i Mars Volta facevano sostanzialmente vomitare, i Cave In si stavano imbarcando nel disastro major di Antenna, i Dilinger Escape Plan fecero Miss Machine. I Blood Brothers erano ancora sulla rampa di lancio, ma i dischi erano sempre più bruttini.
Worlds Apart, album del 2005 a firma And You Will Know Us By The Trail Of Dead, fu una doccia fredda anche contestualizzata al periodo di stanca. Worlds Apart era come se gli ATDI fossero diventati i Mars Volta senza prima di sciogliersi: tentativi di arena-rock carichissimo alla Springsteen tirati in mezzo a contesti post punk, arpeggi senza fine, fughe strumentali e tutto il resto ma in un modo che sembrava così sbagliato e al contempo voluto da farci pensare quasi subito che avere amato Source Tags & Codes fosse stato l’errore di valutazione. O nel migliore dei casi che Worlds Apart fosse un disco di transizione verso un posto bruttissimo e tristissimo. Non fu nemmeno il punto più basso della loro carriera, quello fu il successivo So Divided (infestato da strani influssi britpop).
I due dischi successivi, usciti dopo la fine dell’avventura major dei Trail of Dead, cercano di correggere il tiro riportandosi ai livelli di Worlds Apart, cioè di un gruppo che sa cosa sta facendo (questo non lo si può negare). Fanno schifo ma meno di So Divided. Non è un gran risultato. I Trail Of Dead continuano a significare musica sbagliata che potrebbe essere giusta e sceglie di non fino a Tao of the Deadcompreso. Una cosa da considerare dei TOD è che la loro fanbase è composta per il 33% da gente che li ha sostenuti nonostante tutto e per un altro 33% da chi li ha sostenuti in quanto autori della musica da Worlds Apart in poi; l’altro 33% son quelli come me che ascoltano i dischi per vomitare stronzate tipo come si son ridotti o direttamente vaffanculo. Lost Songs, in maniera piuttosto stupefacente, è dedicato all’ultimo 33%: vale a dire un disco alla Source Tags & Codes, complesso ma tiratissimo e senza fronzoli. Costruito quasi tutto delle rullate di batteria secchissime e un po’ storte e concepito palesemente per essere suonato dal vivo con la fotta che dura un’ora intera. Non buono quanto Source Tags & Codes ma su un altro pianeta rispetto a tutti gli altri dischi venuti dopo; e sicuramente abbastanza cattivo e diretto da suonare onesto e non-paraculo. Il che tra le altre cose getta preoccupanti ombre sullo stato della musica rock attuale: dobbiamo rivedere le nostre certezze in merito all’invecchiare dei gruppi ed aspettarci nuovi dischi BUONI da gente che ha seminato indizi (o certezze) di bollitura nell’arco di più dischi? La fantasia ci spinge verso territori insidiosi e sconfinati: un bel reunion album dei Refused, un nuovo disco oscuro e disturbato dei Korn, un disco dei Radiohead alla OK Computer, i Metallica tornano al thrash, i Sangue Misto si rimettono insieme, il disco nuovo dei My Bloody Valentine sarà qualcosa di mai sentito prima, Billy Corgan in dopa, un bel disco delle Hole, Pezzali e Repetto si rimettono a scrivere assieme e viene fuori un disco meglio di Nord Sud Ovest Est, Toto Cutugno trionfa a Sanremo 2014 endorsato da Pippo Baudo, Michael Jackson è vivo, la salma di Mike Buongiorno è viva, Rifondazione col 23% alle prossime politiche, una nuova guerra punica risolve ogni conflitto in Medio Oriente, il prossimo film di Scorsese con De Niro protagonista sarà meglio di Toro Scatenato, i miei esami del sangue saranno perfetti e farò sesso consensuale con quella che mi piaceva alle elementari.