tanto se ribecchiamo: CORROSION OF CONFORMITY

L’ultimo colpo di genio dei Corrosion of Conformity risale al 2000. Esce America’s Volume Dealer, un disco influenzatissimo da certo southern metal e abbastanza poco dal resto della carriera del gruppo (che si divide in due tronconi, la fase arcòr negli anni ottanta e quella metal nei novanta). Il gruppo viene fatto abbastanza a fettine, ma il disco ha comunque una manciata di pezzi della madonna che ancora oggi viene voglia di riascoltare di tanto in tanto. Considerato lo standard qualitativo del precedente Wiseblood, tutto sommato, sembra la rinascita artistica di un gruppo, dentro il quale comunque è chiaro che al momento detti legge Pepper Keenan. A questo punto comunque i COC sono già editi da Sanctuary, una specie di informale preavviso di licenziamento artistico; il resto viene fatto da una stampa tutto sommato ostile e/o dal fatto che il southern rock, nel duemila, non tiri poi molto: i Down tornano in pompa magna due anni dopo e diventano il primo lavoro di Keenan, gli altri tirano a campare alla bell’e meglio, Reed Mullin ha già abbandonato e viene sostituito da una serie di turnisti tra cui spicca un quantomai ovvio Jimmy Bower.

Ai tempi del successivo In the Arms of God, cinque anni dopo, la band è quasi allo sfascio. Il disco è un vergognoso mea culpa, cucito alla bell’e meglio addosso ad un paio di riffoni scippati ai Down e su cui la band non si prende il disturbo di costruire un’idea di base per i pezzi.  Il disco vende comunque molto di più del predecessore, viene salutato come un ritorno alla fase più incompromissoria del gruppo e sembra aver portato a casa un risultato. Poi arriva Katrina e il gruppo semplicemente si dissolve, tra Down e incomprensioni e poca benzina rimasta.

Nel 2010 i COC ritornano insieme in formazione a tre: gli storicissimi Woody Weatherman/Mike Dean e il redivivo Reed Mullin. Iniziano a girare vecchio e nuovo continente in versione amarcord, suonando il repertorio anni ottanta, Animosity e quei dischi lì. Qualcuno che li ha visti mi ha raccontato di uno spettacolo piuttosto patetico e senza senso, ma devo ammettere di non poter dare testimonianza diretta. Per un annetto si parla di un disco nuovo al quale sembra debba collaborare anche Pepper Keenan. Ora il disco è in streaming integrale su AOL: niente Keenan, niente pezzi, niente idee di base. Si tratta di un pastone che se non sapessi di chi stiamo parlando avrei detto prima NWOBHM, ma con qualche stacco strumentale di sapore southern metal per incasinare il cervello e/o non lasciare nulla di intentato. è un disco BRUTTO di quella bruttezza così  slegata dagli standard comuni del gusto che per un momento, solo per un momento, sembra in qualche modo riuscito e persino lungimirante.

ascolta il disco.