LO SO che il disco dei Pyramids è un disco stupido e/o (probabilmente) una ciofeca, ma non riesco a non andarci fuori come un bambino. Davvero. Per prima cosa, nella gamma dei comportamenti possibili di un gruppo contrattato da Hydrahead nell’ultimo lustro, la modalità incido un disco pensando a come lo inciderebbe Kevin Shields nel ’93 dopo aver cacciato via a calci in culo tutti gli altri My Bloody Valentine e senza prendermi il disturbo di scrivere prima le canzoni è molto meglio di provo a declinare il classico suono grosso/pulito/doomcore alla neurisis cercando di venderlo come un approccio inedito e/o aumentando di un altro po’ la lunghezza dei pezzi, o anche di ho sciolto il mio gruppo figo e ho messo in piedi una formazione a due per agganciare qualche metal-minimalista. Comunque sia, era il classico one-shot. Copertina figa, psichedelia marcissima senza senso, affanculo gli A Place to Bury Strangers, anche a me piace l’ultimo Justin Broadrick e tutto il resto. Una specie di dichiarazione politica. Sta lì da una parte, pronto ad essere considerato – non necessariamente ascoltato- ogni volta che devo dimostrare che mi piace anche qualche gruppo che è uscito dopo il 2005.
Il che naturalmente, giusto per non ottemperare al sacro diktat dei professionisti del settore ADSL che dividono quasi tutto in capolavoro assoluto o nefandezza, non significa che ogni altro disco che i Pyramids manderanno in terra sarà una rivelazione o la testimonianza di un’attitudine sincera e perfetta. Non sono abbastanza fighi per riuscire a dir fregnacce sui loro dischi. Tutto questo per preparare il pubblico all’ingestibile emozione causata dal fatto che il principale gestore del marchio Pyramids, un bruciato di nome R.Loren, ha già messo in piedi uno spin-off solista chiamato, e qui voglio sentire la cazzo di ola, Marinai con le ali di cera. In originale Sailors With Wax Wings, o più amichevolmente Sailors WWW (probabile informale omaggio al concetto di download illegale, così utile quando parliamo di side. Qualsiasi cosa significhi il nome, c’è un disco in arrivo e puzza di cazzata lontano un chilometro. I due indizi che mi permettono di dirlo:
- la camionata di ospiti previsti, come in tutti i dischi impostati sul timbrare il cartellino dell’avant-post-apocalittico: Prurient, Ted Parsons, James Blackshaw, l’ovvio Aidan Baker, persino -cristo- Simon Scott, Marissa Nadler, gente degli Unwound,
- il pezzo su Stereogum, anteprima del prossimo disco, un pachiderma di sette minuti che più Jesuiano di così è impossibile.
Magari il disco intero è meglio, ma allo stato attuale non credo che ci sia da stare alzati finchè non arriva. Sarò prevenuto.