Pikkio Music Awards 2k14 (parte 3)

L’intro è nella prima parte e i premi minori nella seconda leggetevele se volete capire il 2k14 in musica!!!

E ora ecco i  Pikkio Music Awards presentano i DISCHI DIO DELL’ANNO 2k14 IN ORDINE ALFABETICO ANON !!! perché la classifica è un’illusione del diavolo (i titoli sono cliccabili in quanto full streaming ascoltabili!).

Aphex Twin – Syro

FINAL MASTER SYRO DIGIPAK.indd

E’ ovviamente l’unico vero disco DIO.

 

Actress – Ghettoville

ghettoville

Actress (al secolo Darren Cunningham) venne a Roma l’estate 2k14 per suonare ad un festival, ma poi non si presentò. La colpa fu mia perché lo bloccai sulla metro b per intervistarlo su Ghettoville in quanto DISCO DIO, va bene?
“Ghettoville nasce da un sogno speciale che feci, in questo sogno dopo aver fumato un botto avevo l’illusione di far parte di una certa Voodoo Posse. Ecco il disco parla di Balotelli se fosse povero a Bergamo. No anzi è come se mi rappassi me stesso attorno a me.”
A Darren ma che cazzo stai a di? Nun c’ho capito un cazzo e hai pisciato un live solo per dirmi kuesto? 6 1 grande!!! Tornando a noi Ghettoville è DISCO DIO perché il suo sgrakkio, i suoi rallentati sciolti groove fatti di polvere di mp3, trasportano in menti altrui di gente che popola lo sprawl urbano. La musica e l’ambiente di Ghettoville è quello dello speaker dello smartphone o delle cuffione rotte di sto sfattone mentre si va a prendere uno skrokkio di fango al distributore della metro dietro casa, mentre balla con la sua posse, mentre fa il romantico con la ragazza del ponte, mentre ragiona su se stesso, per poi tornare in mezzo alle enormi catapecchie di foratini e acciaio degli gnomi spacciatori. Così facendo ti fai un viaggio cyberpsychunk 20k0 particolarissimo che mostra cosa c’è sotto l’HD dei grandi agglomerati urbani: un gran casotto di scarti prodotti dal risukkio dell’instikkio; tanto pure loro (gli scarti) finiranno li nel crystal universe 049b. I HAD A SPECIAL DREAM VOODOO POSSE CHRONIC ILLUSION.

D’Angelo and The Vanguard – Black Messiah

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A fine 2k14 è arrivato, risukkiato a stekka nel mese di dicembre, sto disco MAESTOSO così: BAM!, tipo una minkia in faccia!!! D’angelo, eroe del “nu-soul” fine ’90, sbroccò dopo aver creato il riassunto delle canzoni e musica black tramite astrazione del groove in quel MONOLITE di Voodoo. D’altronde chi tocca i monoliti sbrocca sempre, figuriamoci chi li crea! Per nostra fortuna non so come (un mix di incredibile forza di volontà e gente preziosa tipo ?uestlove dei Roots) D’Angelo si è ripreso e incoronandosi giustamente come Black Messiah ci ha donato la sua visione più aperta, meno astratta, ma non meno sorprendente, de LA STORIA (pisello) RIDDIM. Ci stan sempre Sly Stone/Miles Davis/James Brown/Prince/P-Funk e mille altri, ma c’è sopratutto D’Angelo stesso e la sua voglia di riappropiarsi, a sto giro, anche del rock. Ma sopratutto c’è tanta voglia de suonà de cristo, con suoni de cristo re (il suo produttore è uno dei pochi da cui posso sorbirmi i pipponi sull’analogico visto come usa bassi a mitraglia scaturiti da non si sa quale ragionamento malato di D’Angelo e che paiono triplette footwork ma so fatti col classico metodo del nastro dei pacchi regalo), con gente de cristo re, e con pezzi de cristo re. Tutto ciò rende Black Messiah il mio disco TOTAL preferito degli ultimi 10 anni credo. Il che lo fa anche mio disco rock preferito degli ultimi 10 anni. Con buona pace dei vari ripoff total rock che ci sono in giro tipo gli …………………….. (riempite voi i puntini con qualche band di quelle tipo Arcade Fire etc.) Ogni battuta su Nino D’Angelo (e quell’altro comico cretino) verrà punita con violenza inaudita quando meno ve l’aspettate.

Fhloston Paradigm – The Phoenix

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IL disco DIO PHUTURO dell’anno e miglior disco Hyperdub mai fatto (insieme a quelli di Kode9, Burial e DVA). Questo è l’ASTROBLACK 2k14 pari merito con Afrikan Sciences di cui dicevo nel precedente PMA. Sviaggi di arpeggi cyber acidoni, ritmi techno che si scontrano con spazi bass/step come se le macchine volessero liberarsi in jam funk/jazz, tappetoni di pad tra Blade Runner e Ghost In The Shell. Ci sono persino pezzi soul/lirici di future dive pop da spazioporto. Il tutto fluisce perfettamente grazie alla colla del groove (dietro il nome Fhloston Paradigm c’è un king dei beat come King Britt) e al concept dichiaratamente sci-fi: ogni brano nasce come sonorizzazione immaginaria di film di fantascienza amati da King Britt, con vari portali a introdurci in differenti scene. Ecco immaginatevi la tradizione afrofuturista applicata come colonna sonora dei film sci-fi della vostra vita! Vero e proprio NEGROPHUTURO.

Flying Lotus – You’re Dead

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Dopo l’asfalto lo sciolto di Los Angeles, lo spazio tondo di Cosmogramma, e la meditazione interiore di When the Quiet Comes la nostra Lotulla Volante non poteva non esprimersi in un vero instikkio-concept. Ricordiamo come l’anno scorso i Boards Of Canada abbiano tentato l’instikkio tramite antichi rituali egizi. Giusto quindi che Flying Lotus recuperi tradizioni dei propri antichi antenati egizi! Per l’occasione il nostro ha comprato un turbocompressore dell’anima e ci ha buttato dentro tutta la sua esistenza (dall’amata free spjazz fusion agli amati videogiochi, dall’astroblack al dillatude, dallo sgrakkio rap al warpismo) per instikkiarla in una piccola puntina sonora. Quando noi andiamo a ripodurre You’re Dead questa puntina sonora ci esplode in faccia per circa 38 minuti di suoni TURBOBLASTATI in faccia, perennemente ROTEANTI, di esecuzioni live perfettamente morte dentro un’organizzazione da slittamento digitale che esplode con la vitalità di una TURBOBLASTATA in faccia che poi si va a richiudere proprio li dietro la vostra nuca, in una piccola puntina sonora. Quando andiamo a riprodurre You’re Dead questa puntina sonora ci esplode in faccia per circa 38 minuti di suoni TURBOBLASTATI in faccia, perennemente ROTEANTI, di esecuzioni ilvz perfettamente morte dentro un’organizzazione da skrikkiamento digitale che esplode con la vitalità di una TURBOBLASTATA in faccia che poi si va a instikkiare proprio li dietro la vostra nuca, in una piccola puntina sonora. Quando andiamo a riprodurre You’re Dead questa puntina sonora ci esplode in faccia per circa 38 minuti di suoni TURBOBLASTATI in lfacc, perennemente ROTEANTI, di esecuzioni kazz perfettamente morte dentro un’organizzazione da skroitamento zenitale che esplode con la vitalità di una TURBOBLASTATA in faccia che poi si va a riinstikkiare proprio li dietro la vostra nuca, in una puntina sonora.

Golden Retriever – Seer

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Synth modulare, clarinetto basso e lezioni di giovani montagne in just intonation. Ma pure pianoforti monofischi tagliaincollini. Ma anche cani fluffosi che guardano in estasi la valle che devono controllare spandersi attorno a loro, quei cani son dorati. Quel doro dei cani è materia sopraffina con cui il duo americano Golden Retriver ha creato il capolavoro di pura e cristallina eufonia che mancava alla recente generazione VIAGGIO/SVIAGGIO americana, di quelli che “er modulare/er drone”. Pare che infatti in Seer i Golden Retriever siano riusciti, attraverso particolari accorgimenti scientifici al limite dell’esoterico/alchemico, a sintetizzare in musica proprio il doro dei cani dorati. In realtà Seer è semplicemente un disco di psichedelia NaTuRaLiStA e minimalismo americano, per farci scrutare oltre al risukkio ed espandare la nostra mente verso nuovi universi.

Luke Abbott – Wysing Forest

luke

“Avete mai sentito il suono di una foresta che vive?” Me lo ripeteva sempre Guinnevere, la mia maestra dell’elementari. Noi bimbi tendevamo le orecchie verso la magica foresta che si affacciava fuori la finestra della nostra classe e rispondevamo convinti “si maestra lo stiamo sentendo proprio ora!” e lei “no quelli sono gli uccelli! la sentite la foresta che vive?” e noi ci rimanevamo male perché ‘sto phaNtoMaTico suono proprio non lo sentivamo. Finalmente a 32 anni posso ascoltare questo suono e se volete potrete ascoltarlo anche voi! E’ il suono della musica di questo DISCO DIO che Luke Abbot (druido inglese) ha creato in un ritiro nella Wysing Forest portandosi appresso il suo armamentario di sintetizzatori modulari allacciandoli al suo cervello e alle radici degli alberi per poi cavarne ritmi, melodie e magike armonie. Se il compare (e boss) James Holden aveva creato l’anno scorso (in The Inheritors) il suono dei rituali magici del moderno druido matemago, qui potrete ascoltare il risultato di uno di questi rituali: il rituale della foresta che parla, che lentamente si muove, balla persino, e che fa ovviamente sviaggiare. Wysing Forest ricrea vita di foresta anche in luoghi privi di significative foreste. Ricordo quel momento magico d’una notte di mezza estate, sull’ardeatina: Amphis (reprise) veniva riprodotta dallo scatolo dei suoni avvolgendomi mentre scivolavo nel caldo stagno blu, li in profondità la musica di Luke Abbot era in armonia con i riverberi di luce subacquea dei coleotteri notturni. Lentamente riemersi a galla a pancia in su e mi si rivelarono le stelle sopra di me mentre Wysing Forest sfumava via sentendomi parte del TUTTO. NATURALISMO.

Nastro – Terzo Mondo

nastro

I Nastro sono una delle mie band italiane preferite di sempre, proprio ever and evah 3000. Prima forse avevo dei motivi personali essendo band formata da due artisti, geni della vita, che conosco di persona (Manuel Cascone e Francesco Petricca) e che tanto, a loro insaputa, hanno contribuito alla mia pikkiomania. Ora però con questo disco i Nastro mi si sono instikkiati nella mente come tra i pochissimi ad affrontare e riportare la realtà odierna in musica, in maniera non codificata, estremamente personale, eppure saldamente ancorata a degli archetipi ben riconoscibili (di base tribalità ossessiva ritmica). O vi giuro che per me i Nastro battono i Black Dice sull’argomento asfalto traffic riddim, forse sarà perché hanno fatto il disco più SGRAKKIO SECCO SGRAKKIO TRAKEA che esista. Registrato con un telefonino, pentole e dark energy (e pifferi ed effetti etc.) il Terzo Mondo creato dai Nastro è un trip skrotomaniaco nell’esteso confusionario agglomerato umano/urbano di oggi. Un Terzo Mondo nato nel caos tra Roma (e i suoi trenini arruginiti ancora esistenti) e Latina (e le sue inedite campagne con immigrati che zappano il gombo) che in realtà pur non c’entrando nulla con techno/il clubbing/er cazzo uk è più vicino a Ghettoville di Actress che ad altro, condividendo entrambi un’amore per l’attuale strada che stiamo vivendo. Se in Actress però si sogna in maniera esistenziale nell’odierno sprawl, coi Nastro ci si vive per davvero senza schermi, senza scazzi, anzi partecipando e divertendocisi pure. Cellulari che rimbalzano da una parte all’altra informazioni di un tram affollato, persone che rimbalzano dentro a un camioncino scassato, il min amp portatile di un suonatore rompicojoni, pezzi di cassette di frutta, persone che si urtano perché hanno gli occhi sullo schermo, un motorino, echi di qualche musica truzza, etc. Tutto un globale incastro d’umanità sintetizzato alla perfezione in incastri ritmici, come moderno voodoo concreto delle vite 2k1x underground di tutto il mondo. E poi viene tutto risukkiato nel cesso.

Panoram – Everyone is a Door

panoram

Grazie agli esperimenti del coso che rotea particelle in svizzera si è scoperto che tutti quanti gli esseri umani sono una porta e ogni porta è un mondo. Panoram si è dunque munito della sua famigerata panoramica de gristo (che in musica si traduce in caldi tappeti melodici/sonori di synth super espressivi, e in accorti geometrici funk astrali) per documentare le viste più curiose e poetiche di alcune di queste porte. Il risultato è meraviglioso, dei bozzetti visionari che non superano mai i 3 minuti e mezzo, come un vero e proprio moderno disco di library music (no retromanie, no nostalgie) atto a trasformare le pareti della vostra stanza (o del vostro cortile, o del vostro kuore) in diversi scenari in cui perdersi. Il paragone più vicino potrebbe essere un eventuale raccolta degli skit dei Boards Of Canada, ma Everyone is a Door ha modalità e suoni diversi, c’è un personalità particolare nella trama sonora che risulta sempre lucida scintillante a volte skrokkiante, mai sfocata memoria. Il trucco è che Panoram dosa alla perfezione gli elementi nello spazio sonoro, ma questa perfezione è piena di particolari sfasature spaziali atte a mostrare cosa potrebbe esserci al di la di una certa vista, allargando l’ascolto verso ipotetiche altre porte sonore, in un risukkio continuo verso diverse dimensioni. Praticamente un compatto DISCO DIO per tutti i giorni, ma che può generare altri DISCHI DIO a seconda del vostro grado di attenzione. Un risultato più unico che raro!!! (erano anni che volevo usare quest’espressione)

Theo Parrish – American Intelligence

theo

Per questo disco la leggenda della Detroit House Theo Parrish ha deciso di chiamare tutta l’intelligence americana e dargli la seguente missione, nome in codice: Tutto Groove. No non è vero, in realtà Theo ha deciso di rappresentare l’intelligenza americana tramite un solo imperativo: Tutto Groove. No è na cazzata. Missione di sta intelligence di due ore (su 2cd) è usare house e techno come strumenti per riassumer tutta la cultura groovosa americana (facciamo che il groove è questo). La stessa black music narrata pure nel disco di D’Angelo, solo che Theo non ci fa le canzoni ma ci si arrovella mente, anima e zervello. I più rompicazzo direbbero “ce se fa le pippe co sti ridmy theo! sto disco nun parte maiii!” io invece che sono piccolo e indifeso dico “no no vi ripeto qui vedi proprio la sfida, a volte sofferta, a volte giocosa, a volte meditativa, dell’uomo nel conquistare il groove del popolo senza imporgli dittature fasulle!!”. Potrei scrivere quindi che Theo costruisce jam con drum machine, sampler, synth in maniera cruda e diretta come certa house di origine chicagoana, ma con uno spirito proprio della techno di Detroit di spingere in avanti ritmi o andare verso giustapposizioni rischiose. Per capirci non è lo spirito techno de ste mongoplettiche ritmiche pestone con due droni preset demmerda che mo i darke der nu-millennium hanno scoperto la techno, non è nemmeno il “futurismo” a buffo (per cui io ho un debole), e nonostante le fisse di Theo per l’analogico/l’old skool non è nemmeno la house retromaniaca “er vinile ahò!” (per quello basta vederlo dietro ai piatti dare anima e corpo per sette ore facendoti godere come non mai). Volendo in certe robe di American Intelligence ci si può vedere persino un’interpretazione particolare della footwork (ovviamente rallentata a battito umano) come spazio caciara ritmica nuovo, da cui titolo del miglior pezzo del 2k14, ma non del disco, facciamo che quello invece è il brodo de polpa di cazzo fica e cervello che corrisponde al nome di Be In Yo Self. tl;dr American Intelligence è DISCO DIO di convogliare e unire recuperando lo spirito progresskrotista della storia del groove.

il listone del martedì (quello vero): I DIECI PIÙ GRANDI GRUPPI DELLA STORIA

Nel senso di gruppi, persone che si uniscono e fanno cose assieme.

LA CIURMA DI ALIENS – SCONTRO FINALE

Il segreto del successo di un survival movie a caso dal 1986 (Aliens) al 2000 (Pitch Black) è che anche quando lo rivedi per la millesima volta, c’hai il magone quando muoiono i personaggi e vorresti che le cose andassero diversamente e stai a pensare: “Dai Vasquez, striscia più veloce” o “Hicks merda, chi t’ha detto che Drake è morto solo per un po’ di acido in faccia?”. Il melting pot è fondamentale da sempre, ovviamente. Tranne che per i cinesi, i cinesi nacquero in qualche laboratorio sperduto solo alcuni anni più tardi. Ma devono esserci sempre un Frost o un Apone, meglio entrambi e meglio è se uno dei due chiama “negro” l’altro. Il codardo Hudson deve strapparci il sorrisino e la merda Burke deve farci incazzare. Poi il tenente Gorman, incompetente per definizione: se era in gamba lo declassavano sergente o lo facevano capitano. I cannon fodder Dietrich, Ferro, Spunkmeyer. La capa tosta Ripley. L’infante. Capito cosa voglio dire? Mica che l’importante per un buon film d’azione sono la caratterizzazione, le battute cool, il testosterone, i sottotesti, blablabla. No, quello che voglio dire è che in ogni survival movie post 1986 tu chiami i personaggi VasquezHicksDrakeHudsonFrost.

Santamadonna, era ora che Propp andasse in pensione. (bellycat)

IL BLACK METAL INNER CIRCLE

Insomma diocristo diciamocelo, a essere FICHI nonostante fossero brutti, sporchi ed asociali ci hanno provato più o meno tutti. Il cinema ha provato a spacciare la cosa con certi meccanismi di sospensione dell’incredulità, tipo “sono un maschio fico e palestrato, piaccio alle ragazze ma non so di piacere loro e sarà una trentenne in carriera a darmi il boost”, i musicisti elettronici si sbracciano per dare l’idea di essere annoiati in culo mentre droppano il beat –o come cazzo parlano quei tizi lì, insomma. Gli unici che ce l’hanno fatta PER DAVVERO a sembrare fighi in quanto brutti lunatici asociali e malvagi sono un gruppo di norvegesi che badavano agli affari loro e si riunivano in un’associazione criminale volta a cambiare il mondo, bruciare case/chiese e uccidersi più o meno a vicenda -oppure no, i membri dell’Inner Circle erano così fichi oscuri e malfidati da rendere più che plausibile il fatto che, come sostiene gente tipo il nostro eroe, non sia mai esistito un Inner Circle. In fin dei conti a me non è mai fregato assolutamente un cazzo manco della parte musicale e di tutta la storia so sì e no quello che sta scritto nella pagina wikipedia, ma è bello sapere che qualcuno da qualche parte è riuscito a rendere la propria noiosissima oscurità una cosa figa e magari pure a scoparcisi un ragazzino. (kekko)

I RAGAZZI DI VIA PANISPERNA

Prima di The Big Bang Theory, prima di The Social Network, dei nerd e dei geek, lo stadio ultimale del ripiegamento del sé in interessi assurdi e innocui tipo LA DISTRUZIONE DEL MONDO trovò incarnazione nel più classico degli agglomerati di perdenti che la razza umana possa produrre (dei giovani studenti di fisica) nel luogo più malefico che sia mai esistito sulla terra (Roma centro). Il tutto alla fine degli anni ’20, giusto in tempo, perciò, che i loro interessi di ex-bambini bruciatori di formiche con le lenti intercettassero un movimento folkloristico interessato a roba tipo la magia nera e lo sterminio, un gruppo peraltro simpatico e di poco o nullo impatto sulla realtà, conosciuto come il Nazismo.

Nelle segrete stanze di Via Panisperna, i giovani fisici Amaldi, Segré e Rasetti iniziarono i loro studi agli ordini del grande maestro nero Enrico Fermi (un cognome, un ordine), prima di essere raggiunti dal regista-attore Bruno Pontecorvo, dal chimico-dj Oscar D’Agostino e, soprattutto, da Ettore Majorana, l’unico ancora vivente, di cui abbiamo detto e scritto più volte.

Il movimento si sciolse quando Rasetti scoprì che la seconda serie degli Exogini era in realtà una taroccata della Mattel, all’epoca “Mattelli” per via del fascismo, che aveva comprato dei pupazzetti giapponesi a cazzo di cane rivendendoli ai ragazzi italiani (ci avrebbero riprovato con alterne fortune negli anni ’80). D’Agostino la prese sul personale e sapete come so’ ste cose, i Reservoir Dogs di Fermi si azzannarono a vicenda e tutto andò prevedibilmente in merda. Fermi morì di dispiacere pochi anni dopo, quando scoprì che gli alieni non esistevano. Rasetti e Segrè, l’unico che gli rimase fedele, progettarono con successo una serie di nuovi manga. D’Agostino continuò a pubblicare dischi, Majorana, al soldo del nazismo, fuggì in Argentina simulando la morte per suicidio. E sugli altri, se me ne sono scordato qualcuno, trovate comunque centinaia di libri.

Addio ragazzi, la vostra eredità di morte continua a illuminare le notti italiane di minacciosa luce radioattiva! (asharedapilekur)

QUELLI CHE FIRMARONO LA PACE DI VERSAILLES

1919: dopo quattro o cinque anni di guerra rovinosa e logorante e vinta più o meno a tavolino dalla triplice intesa (voglio dire, alla fine della seconda guerra mondiale ai tedeschi e ai giapponesi gli avevano ROTTO IL CULO, la prima s’erano rotti tutti quanti il culo a vicenda e la guerra s’è vinta al ballottaggio, voglio dire, siamo riusciti a vincere con il generale Diaz (omonimo del Diaz che vinse uno scudetto con l’Inter di fine anni ottanta, paradossalmente spinto al successo da dei tedeschi e dal ben più conclusivo Aldo Serena) ODDIO, doppia parentesi, la chiudo così a caso senza editare) i sopravvissuti si sono incontrati a Versailles e han fatto ballotta per qualche mese decidendo le condizioni della pace e creando con un certo successo le condizioni alla base degli eventi cardine del ventennio successivo (crisi del ’29, fascismo, nazismo, i presidenti francesi tra le due guerre, guerra civile spagnola, anschluss, seconda guerra mondiale e discesa in campo di Gabriele d’Annunzio in un memorabile video con calza su una telecamera). Finisce in questa lista perché annovera tra i protagonisti una sacco di rosiconi e un sacco di gente figa E sancisce nel modo più assoluto quanto le circostanze e gli eserciti possano rendere schiacciante una irragionevolissima vittoria ideologica dei primi (Orlando, Clemenceau, Lloyd George) sui secondi (Wilson, un furiosissimo Max Weber e soprattutto John Keynes, di cui qualcuno in facoltà lo dipinse come estremamente critico nei confronti delle sanzioni alla Germania per via del fatto che si stava scopando un banchiere tedesco che se  non sbaglio si chiamava Carl Melchior). Con l’aggiunta del fatto che il primo ministro italiano Vittorio Emanuele Orlando era costantemente mobbato da Sidney Sonnino, il più grande fan dello Statuto Albertino ever. Voglio dire, mancavano solo tipo Scilipoti e Obelix. (kekko)

LA BALLOTTA DEI GUAGLIONI

Nella jam in due parti I Messaggeri 1 e 2 un bel po’ di quel che c’è da sapere a proposito di alcuni degli anni più felici per l’hip hop italiano, gli ultimi prima di Merda&Melma che ne sarà la pietra tombale. Gli anni del Link e della Zona Dopa al Livello, dei SangueMisto in heavy rotation su Radio Deejay courtesy of la longa manus di Albertino, che del genere è stato il John Peel, il Greg Shaw, delle jam dei Cammelli, che hanno rivoluzionato la sintassi stessa della scienza doppia acca e della lingua italiana (i concetti di dissing e freestyle senza averli mai sentiti all’opera semplicemente non hanno alcun senso), di Bologna sulla mappa come Detroit per il soul (e la techno). La ballotta (scritto proprio così, con due ‘l’) dei guaglioni era al contempo collettivo tipo Wu-Tang Clan, Factory warholiana se la Factory avesse prodotto qualcosa oltre a trans problematici e schizzati borderline a random, motore della scena e aggregatore naturale in tempi in cui le cabine telefoniche funzionavano a gettoni, il cellulare era roba da magnaccia e i social network fantascienza che neanche nel più paranoico dei romanzi di Philip Dick. Tra i nomi più rappresentativi di questo mastodontico squadrone della presa a bene: Neffa, Deda, DJ Gruff, Soul Boy, Carry D, Kaos, Yared, Galante, prima Radical Stuff e Speaker Dee’Mo. Poi tutto finisce così come era iniziato, Neffa Molla il colpo nel 1999, lo stesso anno di Merda&Melma, Chicopisco l’addio alla scena, da allora soltanto macerie. (m.c.)

I LEMMINGS

Ecco, diciamo che se questa lista era concepita pensando a gruppi che si uniscono e fanno grandi cose, probabilmente è stata concepita apposta per citare il più grandioso inno al comunismo mai partorito da una società capitalistica, vale a dire i LEMMINGS inteso come i personaggi del gioco del Commodore, perfetto paradigma di una società in cui ognuno mette il proprio mestiere a disposizione di uno scopo più grande e del raggiungimento di un obiettivo, senza che nessuno si ribelli ed anzi mettendone qualcuno nella condizione di suicidarsi scavando un pozzo senza fondo in nome della rivoluzione. Voglio dire, manco i ciellini affogano il sé con così tanto entusiasmo.  (kekko)

I DODICI APOSTOLI

Quand’ero piccolo piangevo amaramente ogni volta che, per essere fico, dichiaravo di non credere in Dio, ricordando a me stesso la figura di merda di Simon Pietro che, cacandosi sotto al pensiero dei feroci romani, rinnegò di conoscere Gesù Cristo prima del canto del gallo. Ora che ci penso, anche io in fondo ho paura dei romani quando rinnego, e ce l’ho in realtà anche in generale quando sono in mezzo al traffico col motorino cinquanta sfigato, cosa di cui ho paura già di per sé, e mi aspetto che da un momento all’altro il traffico stockhauseniano della Capitale si sublimi in uno di quegli ingorghi fatti sì di lamiera, ma anche e soprattutto di vaffanculi e di rauche grida tipo AHO’ VO’ GAMMINA’ TE VOI MOVE? lanciate nella sgraziata lingua di questa città di merda.

Detto questo, dubito che io mi farò crocifiggere a testa in giù, come poi alla fine fece il povero Pietro redimendosi e confermandosi tutto sommato abbastanza fico, come fichi erano i suoi compagni, Luca, Levi, Taddeo, Arogrande, Beuma, Saro, Andromaca, Filippo, Matteo e Giovanni. Il dodicesimo era poi Giuda di cui sappiamo tutto, ma che alla fin fine ha storicamente almeno il merito di averci mostrato quanto sia vile il DANARO e di aver ispirato il film eponimo più clamoroso della cinematografia cristologica, che vi consiglio di vedere quanto prima perché nessuna descrizione renderà mai la scena di Lazzaro che esce dalla tomba con l’asciugamano sui fianchi e la faccia da minchione.

E così, nella torrida Palestina, in un mondo innamorato del mainstream filisteo-pagano e tutto preso dai sacrifici dei primogeniti, dodici amici non mollarono mai, e in un miracolo di hipsterismo senza uguali credettero in Gesù, realizzando il più clamoroso IO L’AVEVO DETTO/IO C’ERO DA PRIMA della storia della musica. Poi le cose andarono come al solito, la fama, la gloria, abbastanza carini i primi, merda tutto il resto, e così via – ma il seme era ormai stato gettato e l’albero della fede rigoglioso cresce ancora e ancora e ANCORA, e non c’è nulla che voi atei possiate davvero fare. (aharedapilekur)

X-FACTOR (di Peter David)

1991: rimpasto degli X-Men urbi et orbi con il lancio di due squadre divise, una mezza dozzina di nuove testate mensili e la gestione Jim Lee a fare il brutto e il cattivo tempo. Un periodo sospetto di transizione dello strapotere dalla casa editrice al disegnatore, diventato ai tempi una specie di rockstar a cui la gente si donava con amore da tifosi di calcio, il tutto dietro al culo di gente come Chris Claremont e gli scrittori in blocco. La serie regolare di X-Factor viene svuotata di tutti i personaggi e rifondata dall’inizio: Marvel la mise in mano a Peter David che creò un gruppo governativo di cinque o sei supereroi con cui non voleva avere a che fare manco Fabian Nicieza: Havok, Polaris, Forzuto, l’Uomo Multiplo, Quicksilver e Wolfsbane. Wolfsbane tra l’altro è il gruppo da cui veniva Blaze Bailey, che andò a sostituire Bruce Dickinson negli Iron Maiden ai tempi della realizzazione di X-Factor e ditemi voi se questa cosa non è IL MINDFUCK della vostra settimana. X-Factor di Peter David è grossomodo il miglior fumetto mai scritto, in un periodo di crisi nera del fumetto americano scritto. Poco dopo la fondazione la serie venne tolta dalle mani del disegnatore Larry Stroman e messa in mano a un’altra futura superstar di nome Joe Quesada. David mollò dopo n paio d’anni, Quesada divenne il gran capo di Marvel Comics dopo qualche tempo e in uno slancio di Fede Assoluta riassoldò David verso il 2005 per ripescare i personaggi e dare vita a una Rifondazione di Rifondazione X-Factor. La serie continua a tutt’oggi in barba alle rockstar e a quei fighetti di merda dei fan degli X-Men, molti dei quali hanno mollato il colpo alla prima avvisaglia di crisi creativa e crossover aziendali ad libitum, tipo me. (kekko)

IL SECONDO TRIUMVIRATO

Diciamocela tutta, la storia romana è una gran rottura di palle. Tra decine e decine di persone chiamate esclusivamente Germanico o Crasso (gridavi “Germanico!” al Colosseo e se giravano tutti, li gran mortacci loro! Tranne i Cristiani e i leoni, ovviamente), e continui eventi minori consistenti in rivolte e sedizioni in luoghi chiamati perlopiù Mutina (dalla famosa frase dei Commentarii di Giulio Germanico Cesare, “seditio est ad Mutinam” viene il termine “ammutinamento”), i libri sul tema sono tutti notorie, granitiche torture per i poveri studenti intrappolati dal fatto che, affascinati da piccoli da rovine grandiose tipo l’Arco di Crasso o il Circo Germanico, in men che non si dica si sono ritrovati a dare durissimi esami con quello stronzo di Carandini.

In questa valanga di carta inutile e tormentosa, le uniche pagine liete per tutti sono quelle relative ai due triumvirati, il primo (Cesare, Pompeo e, guarda caso, Crasso) finito gloriosamente in merda, e il secondo (Ottaviano, Antonio e un terzo di cui a chiunque sfugge il nome, che mi pare fosse Germanico) finito anche peggio. La storia è questa: a un certo punto, a Roma si decise che avrebbero comandato in tre. A questo scopo, vennero scelti tre tifosi delle principali squadre della capitale (Ottaviano per la Roma, Antonio per la Lazio e Germanico per la Lodigiani)  che si spartirono il regno – l’impero, quello che era – tagliando a cazzo di cane una grande cartina (si vede nella serie tv) e prendendo un pezzo ciascuno, Ottaviano l’Olimpico, Antonio l’Egitto e, quanto a Germanico, di lui nessuno sentì parlare mai più. Gira che ti rigira, scoppiò una feroce guerra che mise contro Ottaviano e Antonio, ricordata nei secoli successivi dalla ballata dei Limp Bizkit “I did it all for the nookie” e incentrata sulla figura storica di Cleopatra, la famosa puella defututa della poesia di Catullo. E qui sono vagonate di cultura che si sprecano.

Tito Pullo si allontanò con un bambino in una via semideserta di Roma. (asharedapilekur)

GLI SLAYER

La differenza principale tra gli Slayer e tutti gli altri grupi di persone incontratisi per fare musica assieme è che gli Slayer hanno registrato i dischi degli Slayer. (kekko)

IL LISTONE DEL MARTEDÌ: dieci foto di gruppi che giustificano da sole la deprecabile arte del fotografare i gruppi

Torna l’appuntamento con il listone del martedì. Questa settimana vorrebbe essere una cosa disimpegnata, ma forse anche boh. Dieci foto che danno un senso parziale ai duemila euro che avete speso per la reflex e il lomokino. E ovviamente la prima della lista è

QUALSIASI FOTO DI JASON NEWSTED
Questa cosa risale ai tempi dei forum e delle webzine metal, sarebbe troppo complicato spiegarla e spiegare come mai tra i più grandi rimpianti della nostra vita ci sia passare notti insonni al computer rompendo i coglioni ai moderatori del forum di metallus.it e derivati.

LA COPERTINA DI LONDON CALLING
Le biografie ufficiali raccontano che Paul Simonon è finito dentro ai Clash nonostante non sapesse suonare, perché era un figo e stava bene col basso a tracolla. Qualche anno dopo viene fotografato nell’atto di spaccare il basso a terra (oppure no) e sbattuto in una copertina che vorrebbe essere lo spoof di un disco di Elvis Presley. Non so se l’ho mai detto qui ma io odio tre o quattro gruppi al massimo quanto odio i Clash. La foto finisce dentro perché in qualche modo poi t’ascolti il disco e pensi diobono, se mi limitavo alla copertina. No, scherzo. No, non scherzo. Continue reading IL LISTONE DEL MARTEDÌ: dieci foto di gruppi che giustificano da sole la deprecabile arte del fotografare i gruppi

“PISAPIA FA RIMA CON UN SACCO DI MALATTIE” (Brainstorming post-natalizio pre-befanico)

è con malcelato entusiasmo che sono ad annunciare che (nonostante la riluttanza dello staff e di alcuni hater non ben identificati) Bastonate procede a gonfie vele ed è diventato il blog di musica più letto, importante ed influente d’Italia. Questo incredibile risultato si deve alla dedizione dello staff, ad un’azzeccatissima politica editoriale di lungo periodo, all’alacre dedizione della nostra fanbase (siamo l’unica cosa al mondo la cui esistenza è riconosciuta su internet ma non ha una fanpage su facebook, per dire) e soprattutto all’elaborazione di una teoria culturale volta a squalificare qualsiasi altro blog musicale più letto/importante/influente di Bastonate in quanto FAKE o incentrato su musica FAKE e quindi in via d’estinzione. Detto questo, siete davvero UN SACCO a chiedere delucidazioni a Google in merito agli argomenti disparati, e questo ci consente di glissare una volta di più sulla nostra mancanza di argomenti in cambio di un post fluviale in cui celebriamo la nascita di Cristo e del nuovo anno rispondendo ad alcuni dei vostri quesiti più significativi.

AMORE BLOG “TI AMO” PASSIONE “ANNI FA” “IN MACCHINA” GIAPPONE MOGLIE
Ti invio i pdf via mail. 15 dolla uno.

AMPLIFICATORI BONSON
Non conosco la marca, a quanto ne so Marshall è migliore.

ANDATE TUTTI A FANCULO
(riceviamo e volentieri pubblichiamo)

BASTONATE MARIA ANTONIETTA
Oppure NON FATELO.

BLOG DA COLLEZIONISTA DI DISCHI
Suggerisco di evitare nodata.tv

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EXTREME 8 BIT TERROR (Sonic Belligeranza)

 
Il metal è quella cosa che ti inchioda il culo e ti fa fare le cornine ruttando, la corsia preferenziale dalle quattro pareti di una cameretta verso la vita, un corso accelerato alle meraviglie e agli orrori del mondo, per molti l’unica scuola veramente formativa; comunque roba seria, e in quanto tale da trattare come si conviene, con rispetto, dedizione e devozione. L’8-bit metal (come pure l’8-bit rock, o l’8-bit pop, o l’8-bit polka) di per sé è una roba abbastanza semplice da imbastire nell’era del digitale e dell’incorporeo, basta rastrellare qualche base MIDI da qualche archivio freeware in giro per la Rete, modificarla attraverso programmini freeware pure loro e il gioco è bell’e fatto: una veloce ricerca, un po’ di smanettamenti col mouse e tempo cinque minuti (dieci per i perfezionisti) e più o meno qualsiasi canzone sulla faccia della Terra diventa un possibile sottofondo per il penultimo livello di Castlevania. Un misero giochino retronostalgico, un’innocua cazzatella ricreativa da e per nerd zuzzurelloni degna giusto di un commento nonsense su youtube. Ma DJ Balli e i suoi cenobiti conoscono bene l’argomento, troppo bene per pensare di potersela cavare con un giretto di ricognizione in Rete e qualche preset plasticoso del cazzo: piuttosto, gameboy modificati a sfare, Sound Forge a palla e un’attitudine che è figlia di un amore autentico per la musica da cui prende le mosse. Non c’è traccia di spregio nelle deferenti riletture di Bulldozer e Vanadium ad opera di Micropupazzo, nello spettacolare Iron Maiden medley di Mat64 così vicino in spirito e riuscita all’indimenticato (perlomeno da queste parti) Powerslaves – il migliore tribute album alla Vergine di Ferro che io abbia mai ascoltato – e che dire delle nervose, schizzate rendition di Regurgitate, Napalm Death e ancora Iron Maiden del fumettistico Dr. Pira e di una colossale War Ensemble che previa Balli trattamento diventa un monolite breakcore tetrissimo e straniante, da acido salito male, quattro minuti e mezzo che piacerebbero anche a Kerry King (in tutto questo c’è anche una cover di quel povero cristo di Richard Benson, ma sticazzi). Extreme 8 Bit Terror non è roba per chi non ha mai ascoltato, preferibilmente in tenera età, almeno un disco degli Iron Maiden, e men che meno per chi non ha saputo guardare oltre le mutande leopardate dei Manowar e ignora o deride o stigmatizza dall’alto della sua discografia dei Wilco (nome a caso sostituibile agevolmente con quello di qualunque altro fiacco gruppo da morte del cuore) l’unica cosa vera con cui entrerà mai in contatto. È il 2011 e lo spirito continua.

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