Il solo fatto che ovunque stiano tornando temperature al di sopra dei quindici gradi fa presagire l’arrivo della Primavera, che a sua volta fa presagire l’arrivo dell’Estate che a sua volta fa presagire che il revamp emo degli ultimi 3 anni sia in torsione, schienato sul fango degli inutili Atoms For Peace, del nuovo Bowie e James Blake con Brian Eno. Questa Restaurazione non la vuole nessuno, non l’ha chiesta nessuno, firma pure la mia petizione online per abolire la cassa dritta col moog rovesciato dietro, tanto sta succedendo lo stesso. Poco importa se da noi si stanno finendo di cucire toppe da capo scout come il nuovo dei Gazebo Penguins, un presunto vero disco dei La Quiete, uno split Raein/Loma Prieta che levati e l’esordio de Gli Altri che -a parte la più infelice scelta nel darsi un nome- pare interessante: guardiamoci in faccia, facciamoci un cenno e decidiamo che manca tanto poco così perchè il disagio e l’autocommiserazione suonata in quel modo lì che ci dà i calci da sotto il duodeno e all’organo della sconfitta si impolveri di nuovo.
La previsione di un doppio show di Topshelf Records al SXSW insieme a Count Your Lucky Stars leggendone il cartellone mi ha fatto lo stesso effetto di quando realizzi che l’unica roba che trovi nella buca delle lettere sono i volantini della Crai o della grande apertura di un negozio di sole sigarette elettroniche: le tue aspettative sono talmente basse che poi succede che possono solo disinteressarti.
Già nell’ultimo periodo Topshelf Records, che ricordiamo essere baluardo di roba figa da sempre, ha fatto un paio di passi fuori dal suddetto sentiero di roba figa: i CUT TEETH di cui abbiamo parlato proprio qua non è che fossero sta gran pacca, l’ultimo Prawn è bello ma non come You Can Just Leave It All o come l’EP uscito per Vagabond, i SIRS per me sono la cosa migliore dell’anno scorso ma non c’è da gridare al miracolo -anzi non c’è da gridare niente- e gli Slingshot Dakota fanno cagare. E ancora: Suis La Lune smussati, i nuovi Duck, Little Brother, Duck! sono dei regazzini che han fatto un disco piacevole ma sono da aspettare al varco, i Full Of Hell meh. Che poi l’ultima cosa che m’ha convinto realmente è stata Lift Your Burdens dei The Saddest Landscape, anzi no è All is apologized for. All is forgiven solo che quella era un’autoproduzione che conteneva il miglior pezzo emo-tutto che sia mai stato scritto:
Ottominuti&otto di schiene piegate a duecentosettantadue gradi e fiato corto, la consapevolezza di essere niente e di non volere niente.
Ciao, mi piacevano un sacco quando erano così e non facevano un disco/ep/split fiacco all’anno.