Death of the Canzona // Sanremo 2011, prima serata

E insomma, è pioggia ed è vento. L’eliminazione delle due migliori cantanti in gara, una Oxa inintelligibile e l’unica, vera, nuova musa della Canzona, la Tatangelo, è la sconsolante ma scontata conclusione della più triste apertura di Festival dai tempi della Carrà. Una Clerici inadeguata e fuori posto apre a un Morandi inadeguato e fuori tempo, che entra su una musica tipo Cabiria con una giaccaccia troppo stretta e una strana vocina chioccia che non si toglierà per tutta la serata.

A parte questo, ci sono due vallette antipatiche (soprattutto la Canalis: memento diffidare semper delle donne troppo secche), due idiotoni insulsi con satira politica all’acqua di tazza del cesso, e delle canzoni in gara già non si ricorda nessuno, tantomeno io, che bello e sereno come una principessa delle favole ho chiuso gli occhi sull’ingresso on stage della Marrone, per riaprirli, trafelato, ore più tardi, ormai tramutato in Tricarico – nel senso che dal mio risveglio di ieri sera ho i capelli lunghissimi, sono superstempiato e dico stronzate mentre la Maugeri mi guarda con amore -, mentre un Al Bano fuori dal tempo urlava tutto il suo dolore tipo Blixa Bargeld era Halber Mensch. A questo si aggiunga il fatto che ho bassamente dimenticato di portarmi dietro gli appunti che ho preso davanti alla tv (s’alza un coro, SFI-GA! SFI-GA!, e non sarò certo io a dargli torto), ed ecco pronto un articolo di pura fantasia che non vale i bit sui quali è scritto.

Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario

Insomma, la Canzona è morta. La Canzona è quel tipo di pezzone epico, drammatico, melodico e bolso che solo Sanremo riesce a produrre, e che ieri è stato del tutto mandato affanculo dalla storia con l’eliminazione delle due amiche di cui sopra. E’ tutto una gran vergogna, e se pure devo ammettere che la canzone meno peggio di ieri è stata quella che ho cantato io, cioè Tricarico, di cui amerei dire tutto il male possibile ma oh, non era male e ho anche pianto (non è vero questo ma ho fatto degli studi di psicolinguistica in seguito ai quali faccio un uso eufonico della lingua italiana che favorisce la lettura di quanto scrivo, il cui ritmo è peraltro comunque rovinato da lunghissimi incisi tra parentesi che, come la malaria quando vado in Africa, non riesco proprio a evitare), e che comunque, se non era una Canzona, era perlomeno sciocca e orecchiabile.

Vecchioni
Parlerei poi volentieri bene di Max Pezzali, ma mentre cantava la mia mente era già sulla via della nanna (ahahah, nanna. Amo dire la parola nanna perché mi rende tenero, e perché Nanna era anche il nome del Dio-Luna sumerico, che invece nelle lingue semitiche della Mesopotamia era detto Su’en o Sin, da cui il pezzo Sin/Nanna dei Sunn. Invece c’è un disco non dei Madredeus, ma di quel gruppo metal portoghese di cui non ricordo il nome che si chiama Sin Pecado, e che fa cacare, per inciso), e il sonno profondo mi ha tolto – oltre all’angoscia di auscultare la Marrone, di cui non voglio saper nulla (perché ho scritto “auscultare”?) – la gioia di perculare la Patty Pravo e il dolore di sostenere Madonia e Battiato, perciò resta poco di cui sproloquiare.

Per quanto riguarda il mio gusto, e dunque l’oggettiva verità, alquanto insensata la Ferreri (nonostante il testo contenga sia “fare l’amore” che “mare”, nel ritornello perdipiù, le distorsioni-scorreggia impediscono di catalogare il suo pezzo come Canzona). Abbastanza geniale Barbarossa che entra reggendo a spalla una troia ubriaca o drogata con cui canta una romanza, quasi una Canzona, che è Lola Ponce (puttana-di-strada edition) & Giò Di Tonno meet Vernice but worse, con fare all’amore a mazzetta nel testo e nella vita, salire giù giù e su su e abbraccio finale e, da parte nostra, un augurio di podio finale e una prima candidatura a Premio Bastonate 2011.

Nathalie Giannitrapani
Vecchioni arriva urlando dai più remoti centri anziani del nord, trema di alzheimer e propone una sorta di ripoff del tardo Zero, con testo oscurantista il giusto (ce l’ha con gli ebook, senza un motivo accomunati a tutto ciò che è male, ossia a Berlusconi), purtroppo rovinato da accenni al precariato e al coraggio delle donne. Occasione persa finora, comunque buon pezzo forse destinato a crescere.
Grandissima la Tatangelo, vestita da uomo alla moda nel 1981, con una grande Canzona in tutto e per tutto che meriterebbe il primo posto per questa intelligente e simpatica sorasposa del Bassolazio che ha raccolto, lei sola, la tradizione più pura dell’italianità da Festival e la cui eliminazione gronda del rancore antipatico di no-talents totali come Ruggeri o il pessimo Elio, che una Bastardo non la scriverà mai e continuerà a nascondere la propria inettitudine alla musica dietro al dito di un’ironia che nessuno, nessuno e ancora nessuno gli ha mai chiesto. L’altra eliminata eccellente, e spiegabile solo con l’assenza di qualsivoglia gusto da parte della giuria (rivogliamo le votazioni a Sanremo date dai parlamentari, ndr), è la Oxa, che pure si presenta con un look più sporco che mai – sembra il mostro di The Ring appena uscito dal pozzo – e un testo ormai del tutto incomprensibile.
La Crus

Così, se il verdetto del popolo – in questi giorni inibito dal decidere da solo circa il proprio governo, nell’inspiegabile tripudio di tutti – non dovesse sovvertire le votazioni, questo Festival è già monco, privato delle sue più nobili Signore e più fulgide stelle. La signorina Nathalie, pallida e intellettualistica, è ancora troppo anni ’90 per sganciarsi dall’autenticamente brutto e dedicarsi davvero alla Canzona; per il resto, oltre al motivetto di Tricarico, non ci rimarrebbe altro che l’angosciantissima reunion dei La Crus, malati di peste per l’occasione o forse già morti, con un pezzo prevedibilmente orrendo e noioso che prenota il premio della critica. Ci sarebbe, a dire la verità, anche un tale Van De Sfroos che in realtà non propone altro che l’ennesima variante sul tema terzomondista dei vari, insopportabili, Mannarino, Capossela, Negrita o Modena City Ramblers, con trombette e altre stronzate tipo accenni a Sandokan, e che di buono ha solo che essendo cantato in una lingua strana il testo non si capisce.

Che pecado (sin), quando il Festival inizia male di norma prosegue peggio. Stasera, nel disincanto più totale, vedremo alcuni giovani di cui non ci sbatte una minchia e poi i pezzi di ieri, cui speriamo che il tempo dia qualche millimetro di spessore in più. Voi state pronti col televoto (chi non vota Tatangelo-Oxa è un cazzone rinomato) e fate il vostro dovere.

Gianni Morandi mangia i dischi degli Yob a colazione

 

Parte oggi la campagna per il lancio di amazon.it, testimonial d’eccezione Francesco Bianconi e la gif di un laconico cervo della verità

 

Interessante discussione iniziata da kekkoz (kekkoz non sono io, è un altro tizio) nel suo friendfeed: “tutti e tre i finalisti di X-Factor 4 sono rauchi. Quindi rauco is the new gorgheggio?” Difficile a dirsi. La voce ROTTA. Il mio vocal coach, cioè la mia fidanzata, non saprebbe che dire. Io per fare finta di saperne a pacchi decido di dare una scrollata a google. Gorgheggio è virtuosismo canoro consistente nel rapido passaggio di suoni sopra una stessa sillaba. Scusa se uso le parole di altri, ma di mio faccio già abbastanza fatica a definire cose che so cosa significhino, tipo lo sfunezzo. Io ci posso stare. Mi viene propinata una visione coatta in differita della semifinale di X-Factor, questo serva da argomento a chi pensa che avere una fidanzata sia una cosa bellissima e importante. Ho vissuto senza X-Factor fino a circa tre settimane fa, lei me l’ha imposto, capisco davvero perché funzioni presso TUTTI. C’è Elio, sostanzialmente, più una mezza dozzina di casi umani che sanno –o non sanno- cantare. Su questo punto sono molto in dubbio. Sono in dubbio anche sul fatto che Nevruz sia rauco o meno, decido di puntualizzare nel friendfeed di cui sopra –insomma, Nevruz è rauco quando urla, ma quando urlo sono rauco pure io, e fortunatamente il mio carisma mi rende rispettabile ed obbedibile anche senza che io debba alzare la voce in alcuna occasione. Se dovessi farlo sarebbe una sfiga, perché ho smesso di parlare a volume alto verso i quindici anni –e allo stato attuale se tengo la voce anche solo al normale livello di conversazione inizio a produrre saltuari suonetti striduli che fanno ridere i polli. E ci tengo a precisare che la mia edizione preferita di X-Factor era la gestione Peter David con i disegni di Larry Stroman e la squadra formata da Havoc, Guido, Wolfsbane, l’Uomo Multiplo, Lorna Dane e Quicksilver, e questa supremazia su tutti gli altri X-Factor è INDISCUTIBILE. Ecco.

Ora, in tutto questo la prima cosa è ricordare che X-Factor è un baraccone di dementi. È il punto di partenza della discussione, da cui il grassetto, perché l’alternativa è considerare intrattenimento o cultura uno show condotto da dj Francesco (non sono io, è un altro tizio) in cui un calabro-albanese vestito da arlecchino canta Gioia e Rivoluzione o Perfect Day alla cazzo di cane, e parliamo del concorrente più figo. Da qui in poi si può iniziare a discuterne, ma l’unico assunto fondamentale per cominciare a parlarne è questo. Di seguito, la mia teoria è che l’indie medio spende tempo ed energia dentro ad X-Factor perché la realtà dell’indie italiano è comunque molto più punitiva ed intransigente di uno show TV dove tutto è permesso a parte che sia balzano ed ignobile. Mi spiego: i flussi fondamentali dell’indie in questo fine 2010 sono due. Da una parte abbiamo il ritorno in forze del 1998, con una situazione tragicomica in cui nel giro di due mesi escono il nuovo Marlene Kuntz, il nuovo Massimo Volume e il nuovo Verdena senza che nessuno ci trovi niente da ridire ed ANZI prenoti un posto nel paradiso delle playlist di fine anno per il secondo, giustamente tra l’altro. Vabbè. Dall’altra parte il nuovo avanza a bordate di cantautori 2.0 (nel caso di Brondi, in realtà, due punto cazzo di zero). Noi si abbozza e si guarda avanti, cioè la punta del nostro naso, sicuri del fatto che il nuovo di Beatrice Antolini sia esattamente come uno se l’aspetta (nel mio caso poca roba) e che arrivi qualche nuovo menestrello tipo Iosonouncane (che siccome LUI dichiara d’esserlo, IO non ho la minima intenzione di dargli corda e ascoltare il disco) a zittire tutti e/o buttare benzina sul fuoco del Nuovo Rock Italiano, che se ricordate è il titolo di un libro di Campo che analizzava il fenomeno di Marlene et similia dal punto di vista del critico musicale –cioè il punto di vista contrario a quello del fan, di gran moda dal 1998 ad oggi. Comunque va senz’altro registrato che IL NUOVO e IL NUOVISSIMO dell’indie italiano avanzano imperterriti ed imperiosi negli stessi giorni in cui Gianni Morandi si fa vivo nel suddetto X-Factor a buttare detti-non-detti di stampo mafioso che fungano da ponte verso il prossimo festival di Sanremo, gettando un osso ai Castaldi e ai Castoldi di tutto il pianeta e mettendo più o meno in chiaro da che parte penderà l’ago della bilancia –vale a dire che se gli Afterhours o chi per loro proveranno a presentarsi un’altra volta verranno stroncati via dal festival la prima sera e Giusy Ferrery probabilmente NO. Il lato positivo sarà che anche quest’anno Ashared sarà obbligato a scriverci sopra un paio di post. La questione più interessante in merito a Gianni, più che altro, è legata all’eterna domanda se sia o meno un coprofago, vale a dire un pattoniano. Se si degnasse di invitare Mondo Cane come special guest di Sanremo ’11 avremmo una risposta definitiva. In alternativa per gli ospiti si parla di Lady Gaga, Lady Tata (la più giovane MILF del pianeta, grazie Popto) e/o Justin Bieber rallentato dell’800%. Io non scommetto soldi su di una persona specifica, ma preferirei la seconda. Invece scommetto tutti i soldi che volete, e approfitto dell’autopalleggio per cambiare registro ed argomento, e magari vado pure a capo,

sul fatto che se fossi stato al concerto dei National martedì a Milano mi sarei rotto il cazzo in modi talmente rumorosi ed arroganti che probabilmente anche wordpress.org mi avrebbe cacciato via l’account gratuito a calci in culo. Interessanti in tal senso certi pareri che vado a leggere in giro per la rete, tipo “Sono sicuro che non sia piaciuto a molti, esattamente per i motivi che io ho trovato incredibili. Senza fare paragoni impropri, a me è venuto in mente Dylan che sul palco “delude” sempre le aspettative del pubblico essenzialmente per far fare così O_O.” Sta qui. Ora io ho una teoria che parte da lontano, vale a dire dai concerti di Bob Dylan che nel 1966 deludeva i loro fan e comprende svariati altri gruppi in giro per la storia della musica. La teoria dice semplicemente che tali e tanti musicisti fossero deludenti perché dal vivo FACEVANO SCHIFO AL CAZZO, cosa corroborata dal vedere i Suicide dal vivo ai tempi di American Supreme (che magari nel frattempo t’immagini che imparino pure a suonare). Altro che più punk del punk o la gente voleva evadere dalla quotidianità e noi ce li facevamo ritornare, è che FAI SCHIFO AL CAZZO. Ecco. Tipo il live dei National di martedì, poi magari sono pure disposto ad ammettere che i National sono un buon gruppo e che l’unica volta che li ho visti han fatto un bel concerto. Chi invece ha fatto un live davvero ENORME sono tali Black Breath, cagatissimi supereroi di ultima generazione sotto Southern Lord (che in quanto cagatissimi hanno suonato al Nuovo Lazzaretto di Bologna di fronte a trentacinque persone, venti delle quali gestivano il posto e/o suonavano di spalla. Mi sono comprato una maglietta che ha la scritta BLACK BREATH in caratteri gotici accanto a un diavolo con il corpo da donna e una bega barzotta tipo Fab Corona dentro Videocracy.

 

GRAVITONI

 

Passando ad altro, nel momento in cui scrivo questa riga sto cercando di mettere insieme le idee per fare altre cinque o sei righe. Un’alternativa è riconsigliarvi di venire stasera IN MASSA a vedere gli Shrinebuilder, perché io e m.c. suoniamo dischi prima –tra cui Then Comes Dudley dei Jesus Lizard, spoiler. Oppure ricominciare a parlare dei Social D e del fatto che tra due mesi esce il loro disco nuovo dopo sei anni (stavolta è andata bene, per quello prima ce ne sono voluti otto). Ieri sera tornato dalla birra ho fatto una session di youtube dedicata ai Social D, a cui è dedicato il prossimo SUONARE –probabilmente con una Prison Bound del ’91 circa- e ho trovato persino una versione di Ball and Chain con Ed Vedder alla voce, la quale in barba alla teoria di kekkoz in materia sembra stabilire in via definitiva che rauco is the OLD gorgheggio e/o rauco will save us all. In other news il programma del Roadburn 2011 contiene il solito e tutto sommato deprimente cast di superstar dello stoner/doom/drone, compresi i Godflesh performing Streetcleaner (specificato: interamente, coi pezzi in fila e compreso anche Tiny Tears) e DIOCRISTO gli Yob che eseguiranno interamente The Unreal Never Lived, suppongo per il LOAL, con pochissime punte fuori giro tipo Woven Hand (che sono fighi e capitali ed enormi ma preferisco vedermeli in solitaria giovedì a sei chilometri da dove vivo) e quelle robe tipo Black Mountain. Non ho niente contro nessuno, ma SONO VECCHIO e paruretico, quindi al Roadburn mi sa che tiro il pacco come tutti gli anni. Suppongo l’unica alternativa rimasta sia NUXX.

Piccoli fans: EAGLE TWIN

eagletwinBeh nulla, immaginati che arrivi un gruppo per cui sia lecito pensare che tutta la derivazione postcore à la Converge/Botch eccetera eccetera non sia materiale sprecato in imitazioni pedisseque ma una sorta di base di partenza per recuperare tutto il buono che c’è stato negli ultimi vent’anni di musica negativa e depressa e rimontarlo in un formato quanto più dinamico possibile. Ok, vi piacerebbe. Comunque anche se non è questo il caso, in qualche modo ci stiamo avvicinando. Gentry Densley, il boss degli Iceburn (un gruppo di quelli che per noi si dovrebbero beccare un giorno nel calendario al posto dei santi), era già entrato nel giro Sunn (o)))/Southern Lord ai lontani tempi degli Ascend, cioè sei mesi fa. Oggi gli Ascend sembrano una prova generale per l’arrivo di Eagle Twin, gruppo messo su assieme a tale Tyler Smith alla batteria, una roba pesantissima divisa tra derivazioni di doom metal stupido e interminabile alla Teeth Of Lions Rule The Divine, un impianto che sembra una versione per analfabeti dell’ultima parte della carriera dell’Iceburn Collective e un paio di scappate prog stile Storm&Stress in botta sludge. Sostanzialmente riffoni ribassati, e giusto un po’ per romperci i coglioni c’è anche un assaggino di linee vocali maligne e viziose che sembrano entrarci come il crodino a colazione. Un assaggino sta qui, il resto arriva in un 12″ prodotto da Randall Dunn e licenziato dal solito Greg Anderson. E in questi giorni se ne stanno pure andando in giro di spalla ai Sunn (o))).