L’agendina dei concerti Bologna e dintorni – 9-15 maggio 2011

(elaborazione grafica di Lorenzo)

…E sente la foga libidinosa dei consiglieri regionali
che con profondo senso della gerarchia
prendono la rincorsa
per sodomizzare i consiglieri comunali
che a loro volta lo mettono in culo ai consiglieri provinciali
e anche a quelli di quartiere.
Olè! Vengaja!
(Zekkini)

Domenica si va a votare, ma nel frattempo c’è una settimana buona per prepararsi all’irreparabile e cercare di farsene una ragione (comunque vada, vincerà il peggiore). Si comincia questa sera con una gitarella fuori porta al Clandestino per il concerto dei Parts & Labor (gratis dalle 22.30), ovvero droga droga droga & noise noise noise: lesioni cerebrali a strafottere garantite anche se non ciavete i soldi per la keta. Martedì espiazione alla chiesa di S. Ambrogio di Villanova con Dustin Devics O’Halloran (quindici euro più eventuali opere di bene). Mercoledì all’Estragon i Mercury Rev eseguono tutto Deserter’s Songs (dalle 22, quindici euro) – chissà perché proprio quello poi (io avrei preferito Boces, ma comunque); a un prezzo decisamente inferiore (zero euro/gratis/a ufo) all’XM24 prosegue la rassegna MeryXM con dibattito + concerto (dalle 20.30). Qualunque sia la vostra scelta, prima tutti al Modo Infoshop per la presentazione di The Circle Is Unbroken, ovvero la bibbia definitiva dell’acid folk che farebbe schizzare il cervello su Saturno anche a Ian MacKaye. Chi l’ha detto che drogarsi fa male?
Giovedì per i matti della chitarra arriva il funambolico Steve Hackett all’Estragon (dalle 22, trenta euro): se suonate e già soffrite di qualche complesso d’inferiorità per quanto lieve è meglio che passiate la serata da qualche altra parte, è un consiglio da amico. Magari all’Onirica a Parma a vedere i Rotting Christ (dalle 22, di spalla Omnium Gatherum e un altro paio di gruppi altrettanto scadenti). Venerdì scatta il delirio: prima parte del With Love Festival alla Farm (dalle 21.30, tessera obbligatoria), PropheXy + Altare Thotemico al Blogos (dalle 21.30, cinque euro), ancora AngelicA al Teatro S. Leonardo (dalle 21.30, dieci euro), il polemico vegliardo Billy Bragg al Bronson (dalle 21.30, venti euro), e pure la prima (e finora unica) data italiana dei redivivi Happy Mondays all’Estragon (dalle 22.30, venti euro): se solo anche l’ecstasy fosse la stessa di una volta…
Sabato Beatrice Antolini in acustico al Museo della Musica (dalle 21.30, otto euro) e tali Esben & the Witch al Covo (dalle 22, ? euro), ma per gli sbarazzini della notte l’ardua scelta è tra Derrick May al Link (prezzi variabili, vedi Qui) e Ixindamix (più altri 16 dj) allo Zoom (dalle 20, dieci euro più tessera): you might stop the party, but you can’t stop the future

Gruppi con nomi stupidi: HAYAINO DAISUKI

Heilige!!!

 
Letteralmente “hayaino daisuki” significa “io amo la velocità” in giapponese. Ma “amare” non basta per rendere in italiano il termine “daisuki“: Daisuki significa ‘amore’ nel modo in cui una ragazzina di sedici anni ‘ama’ Brad Pitt. A fornire la spiegazione è Jon Chang, ex vocalist degli indimenticati Discordance Axis (una delle formazioni capitali se si vuole tentare di comprendere che cosa è diventato il grindcore nel terzo millennio), ora alla guida dei (se possibile ancora più schizzati) Gridlink; dai Gridlink provengono 3/4 degli Hayaino Daisuki (nello specifico, oltre a Chang, il virtuoso chitarrista Takafumi Matsubara già alla guida dei geniali Mortalized, e Teddy Patterson III, occhialuto bassista a quattrocento corde di Human Remains prima e Burnt By The Sun poi), alla batteria c’è una piovra schizofrenica che risponde al nome di Eric Schnee.  Non esistono foto degli Hayaino Daisuki; gli unici scatti ufficiali in circolazione (sul loro ultraminimale myspace e nella copertina del loro primo EP) ritraggono quattro ragazze che imitano varie pose degli Slayer periodo Show No Mercy-Hell Awaits-Reign In Blood. In quattro anni gli Hayaino Daisuki hanno registrato venticinque minuti scarsi di musica: in tutto otto canzoni distribuite in due EP dai titoli wertmülleriani, Headbanger’s Karaoke Club Dangerous Fire (2008) e il recentissimo Invincible Gate Mind of the Infernal Fire Hell, or Did You Mean Hawaii Daisuki?  Entrambi i dischi vengono pubblicati dalla stilosa HydraHead del grafico Aaron Turner in confezioni DVD superlusso con inclusa manicomiale fanzine (con contributi anche di rinomati disegnatori orientali – parte dell’artwork dell’ultimo è opera di Stan Sakai). Detta così sembra un’irredimibile menata per relitti universitari con gli occhiali fanatici del metallo peNsante e/o avanzi da fumetteria obesi che fregano la pensione alla nonna per andarsi a comprare l’ultima action figure di Todd McFarlane, invece, merda, i dischi degli Hayaino Daisuki sono divertenti, che si sia passata una vita ad ascoltare metal o che si ignori bellamente l’argomento, l’effetto è lo stesso: si esce come dopo aver aspirato dell’elio da un palloncino, bevuto sedici caffè, fatto quaranta giri sulle montagne russe e infine diviso un flacone di amfetamine con la mamma di Requiem for a Dream. Assoli al fulmicotone da guitar hero epilettico in una sala giochi di Tokyo, strilli acutissimi (di Chang e diversi guest più o meno influenti) da maiale bastonato a morte, una sezione ritmica che fa più danni di un carico di rulli compressori su un treno merci senza pilota lanciato a 300 kilometri all’ora contro un asilo nido, il tutto condito da deliranti liriche in giapponese stretto e un senso di frenesia da kamikaze preso bene che è assolutamente impossibile da descrivere. Questa è la nuova droga. Un album sarebbe chiedere troppo (o finire direttamente in una cella imbottita nel manicomio più vicino).