Tema: IL MIO ULTIMO CONCERTO. Svolgimento:

Rubata al prode Manicardi.

Oh, i Public Image Limited! Proprio loro! Ti dico, per me sono musica minore, tarata. Vedi, tutti questi gruppi new wave partono da presupposti troppo minimali. È musica da tinello.
(Enrico Brizzi, Bastogne)

Sono stato a vedere i PiL. Non avevo mai visto John Lydon in carne e ossa fino ad ora e ho pensato che fosse arrivato il momento di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Vorrei poter dire essere stato al Filthy Lucre tour nel 1996, non tanto per i Sex Pistols ma perché questo avrebbe comportato vedere i Sepultura con Max Cavalera quando ancora i Sepultura erano i re del mondo, i Paradise Lost in uno stadio alle tre del pomeriggio, ma soprattutto gli Slayer alle prese con un repertorio di cover di pezzi hardcore marcissimi per la prima e unica volta nella loro carriera – perlomeno in Italia (era il tour di Undisputed Attitude); ma mentirei, ero un ragazzino e l’esborso fuori da ogni costrutto e Milano una metropoli da romanzo di Isaac Asimov, lontana galassie, anni luce, nella pratica irraggiungibile. I Sex Pistols mi hanno sempre detto poco della mia vita. Ovviamente questa cosa mi fa sentire colpevole e sporco dentro e profondamente sbagliato peggio di un bambino appena violentato da un ciccione travestito da pagliaccio, ma paragonato all’impatto che hanno avuto i PiL sulla mia vita i Sex Pistols sono stati zero e questo è un fatto. Probabilmente la disgrazia (se di disgrazia si può parlare, ma io direi piuttosto il contrario) è stata aver scoperto, tramite un film – Hardware – che da solo basta a spalancare le porte della percezione come manco Mosè sul Mar Rosso, The order of death prima di God save the queen, e di conseguenza Second Edition, Flowers of Romance e Abum prima di Never Mind the Bollocks (a questo si aggiunga poi la visione di Copkiller prima di The great rock’n’roll swindle e il quadro è completo). Verso John Lydon nutro un rispetto che sconfina nella devozione e vedere per la prima volta l’uomo in una dimensione che non fosse quella di uno schermo fa un effetto strano, come vedere materializzarsi Dio se fosse vero e portasse i capelli come tagliati da Stevie Wonder e un’orrenda tunica a quadri da druido strafatto di metanfetamina e porridge. È la caricatura vivente della vecchia zia completamente andata dopo ripetute sessioni di elettroshock e parcheggiata dai nipoti in una sala Bingo in mezzo al nulla ma lo capisci all’istante che è più acuto e intelligente di quanto tutti noi messi assieme saremo mai, ha le movenze di Satana in una giornata pessima e una voce che non è mai stata così tonante e cristallina e evocativa e arcigna. Sembra Dorian Gray con la pancia da birra. Terrorizza. La musica è un groove alieno che nasce e cresce in non-luoghi tipo l’Interzona di Burroughs, un funk trasfigurato e reso scheletrico dal recente trattamento rivitalizzante, tipo la vecchia liftata di Brazil ma con una pacca che farebbe saltare anche i morti al cimitero, come una jam tra Fela Kuti e uno squadrone di androidi, in mezzo improvvisi squarci angelici di luce pura da far scappare via piangendo i Popol Vuh. Basso e batteria sono una cosa sola e il chitarrista sembra Giovanni Lindo Ferretti con i capelli lunghi e viene da pensare che c’è qualcosa che accomuna John Lydon a Giovanni Lindo Ferretti qui da noi: si può sindacare fino allo sfinimento su scelte che diresti incomprensibili (l’isola dei famosi, la pubblicità del burro da una parte, la deriva baciapile dall’altra), metterlo in discussione fino a rinnegarlo ma tanto alla fine vince lui, ha sempre vinto lui. La differenza è che Ferretti dal vivo dopo i CCCP è ben poca cosa e Lydon invece un caimano che sembra essersi sparato in vena l’elisir di eterna giovinezza: quasi due ore e parrebbe più fresco di prima di cominciare. Non avendo mai visto i PiL dal vivo prima d’ora mi sfugge il senso della presenza fissa a bordo palco, tipo piantone, di un tizio di mezza età in divisa tra il cameriere e il paramilitare; immobile, incombente per tutto il concerto, dopo i bis va via col gruppo applaudendo verso il pubblico come fosse uno di loro. Sto ancora aspettando che qualcuno mi spieghi cosa significa.

Setlist:

1. Deeper water
2. Albatross
3. This is not a love song
4. poptones
5. careering
5. The order of death
6. Warrior
7. Reggie song
8. Death disco
9. Out of the woods
10. One drop

11. Public image
12. Rise
13. Open up