Penso che viste in prospettiva e da altre persone le cose possano acquistare molti più significati di quello che potevo attribuire ad esse mentre le facevo. Insomma, dieci anni fa c’era più libertà di fare cose meno commerciali in 7″, fare CD o LP era semplicemente una spesa troppo grande da mettere a budget per tutti. Mi mettevo a pensare ad un CD o ad un LP solo se si trattava di gruppi molto attivi, che avessero intenzione di andare in tour e continuare a registrare nel futuro.
(Tom Hazelmyer intervistato da Francesco Farabegoli, Nero Magazine, una vita fa)
A fine mese esce il disco degli Whores, che è un gruppo NOISE vero e vecchio che si rifà in tutto e per tutto ad un’estetica del rock che andava abbastanza di moda negli anni novanta ed oggi è caduta in disuso. L’estetica è quella del NOISE, appunto. Era una specie di religione portata avanti da una manciata di zappaterra che a livello di abbigliamento stavano un passo dietro Tad Doyle: rock’n’roll dozzinale con un senso melodico limitatissimo e chitarroni aspri in culo. Ecco. L’estetica del NOISE è stata portata avanti in semi-esclusiva da Amphetamine Reptile, e questa cosa degli Whores è l’occasione per spiattellare la top ten dei dischi più belli mai usciti per AmRep. In altre parole, sono i dieci dischi che preferisco della mia etichetta preferita di sempre.
Alcune info di base: Amphetamine Reptile è l’etichetta di Tom Hazelmyer, messa in piedi per pubblicare i sette pollici del disco di cui suonava la chitarra, a metà degli anni ottanta. A quei tempi lo facevi e ci tiravi fuori due soldi, non dico comprarti il SUV ma quasi quasi guadagnartici da vivere sì. L’etichetta è funzionata senza intoppi fino alla fine degli anni novanta, inanellando successi e insuccessi e spargendo il verbo del NOISE in giro per il mondo della musica. I gruppi AmRep suonano sporco e senza compromessi. Senza compromessi include anche le regole di genere di punk e heavy metal: vestiti, suoni di chitarra, strutture ritmiche. I musicisti in forza ai gruppi AmRep erano perlopiù personaggi inguardabili con i pantaloncini e un brutto berretto da baseball che attaccavano le chitarre e vedevano cosa poteva succedere, il suono più reale che si sia ascoltato negli anni novanta. Le copertine dei dischi, opera dello stesso Hazelmyer, erano la cosa più bella della storia.
Regole per la compilazione:
1) sono considerati solo gli LP o gli EP lunghi. Questo esclude le compilation, che sono un casino, e i singoli che sono più o meno il pane quotidiano dell’etichetta. È limitante (per dire, vengono sacrificati gli Halo of Flies), ma semplifica di molto il lavoro di compilazione.
2) Un disco al massimo per ogni gruppo. Questa cosa ci costringe a rendere la cosa più fluida e a non concentrarci sull’intera discografia dei Cows anche se magari ne avremmo voglia. Andiamo con i titoli, due righe di spiegone per ognuno. I dischi vanno in ordine alfabetico di gruppo: è già difficile sceglierne dieci, figuriamoci metterli in ordine di gradimento.
3) prenotatevi il disco degli Whores.
CHOKEBORE – MOTIONLESS
L’ordine alfabetico mi incula e mi fa partire dal cosiddetto lato pop di AmRep, diciamo così. è un lato pop incredibilmente simile al suo lato non-pop: gruppi ugualmente devastati ma che provano a mettere insieme dei pezzi che tra virgolette potremmo definire da classifica. Ecco, di questa declinazione tra le varie ipotesi scelgo Chokebore per due motivi: il primo è che sceglierli mi permette di parlare del fatto che stanno uscendo riedizioni in vinile dei dischi del gruppo e che il prossimo mese il gruppo si riformerà per delle date-super-mega-evento in un tour europeo mozzafiato (venti persone a data, saranno l’11 novembre al Freak Out di Bologna); il secondo è che i Chokebore sono sia meglio che più AmRep dei vari Love666 (bravissimi ma monocordi in culo e troppo mosci sulla voce) e Boss Hog anche se Christina Martinez negli anni novanta andava un casino. Ecco. Una volta vidi Troy Balthazar solista di spalla a Maximilian Hecker senza sapere che fosse Troy Balthazar dei Chokebore. Fu un concertino pop abbastanza curioso, a posteriori se ci penso è tutto abbastanza LOL.
COWS – CUNNING STUNTS
Se parliamo di declinazioni rock’n’roll-marciume della faccenda, la discografia AmRep è particolarmente fornita e qualsiasi competizione tra i gruppi dell’etichetta viene annullata dalla discografia dei Cows di Shannon Selberg. Nella quale discografia scegliere un disco è sostanzialmente impossibile, a meno di non uccidersi di dolore nel processo e uscirne matti. Per quanto mi riguarda vado su Cunning Stunts anche se di primo acchito vorrei piazzare Whorn che è il primo disco che ho ascoltato e il più bel riff di tromba in apertura a un disco, e poi struggermi di dolore per non avere considerato né Peacetika né Sexy-Pee Story. Sticazzi. Cunning Stunts maggior opera del rock anni novanta.
HAMMERHEAD – EVIL TWIN
Gli Hammerhead di Minneapolis sono la quintessenza del gruppo rock anni novanta in generale e la quintessenza del gruppo AmRep in particolare: chitarra basso amplificatore, pezzi appena abbozzati, riffoni come il cemento e basso sbleng bleng sotto. È difficile da spiegare, cercatevi i pezzi sul tubo; vi basti sapere che mettere gli Hammerhead significa in qualche modo scegliere di lasciar fuori grupponi tipo Tar o Vertigo. La storia del gruppo si è chiusa tra deliri solipsistici senza alcuna base concettuale e reboot quasi-apocrifi baciati di un briciolo di hype, nella fattispecie Vaz (su Load) e Todd, fondati da un tizio che è stato negli Hammerhead per circa dieci minuti e tra i massimi alfieri della tradizione NOISE propriamente detta negli anni duemila. Essendo impossibile scegliere uno dei tre dischi lunghi vado su quello a cui sono più affezionato, vale a dire l’EP lungo Evil Twin. Bassissima macelleria senza stile, rispetto alla roba tipo Chokebore parliamo di un’impostazione più basilare e aspra, tipo la quintessenza del gruppo. Probabilmente se avessero saputo farlo avrebbero suonato come i Chokebore. E invece.
HELMET – BORN ANNOYING
Mettere Born Annoying e non Strap it On da una parte è barare (Born Annoying è una raccolta di singoli e rarità), e dall’altra un gesto provocatorio, considerato anche il fatto che un buon ottanta per cento della loro fanbase pensa (come Scaruffi del resto) che il primo disco del gruppo sia indubitabilmente il migliore e/o l’unica prova degna di nota della carriera del gruppo. A me gli Helmet piacciono in ogni disco fino allo scioglimento: su Born Annoying, il mio preferito, fanno bella mostra di sé il miglior pezzo mai registrato dagli Helmet (la strumentale Rumble), due versioni diverse della title-track (la seconda è roba violentissima), una cover dei Killing Joke da infarto e un sacco di altra roba ugualmente figa. Potrebbe essere tranquillamente il mio disco preferito in assoluto, secondo la regola che misi nel pezzo sui Nirvana.
JANITOR JOE – BIG METAL BIRDS
Pare ci sia stato un periodo in cui per riprendersi dalla dipendenza di eroina Kristen Pfaff abbia lasciato le Hole, sia entrata in clinica e di seguito si sia rimessa in tour con il suo vecchio gruppo. Che si chiamava Janitor Joe, sempre da Minneapolis, e in formazione con lei aveva fatto uscire un grandioso disco dal titolo Big Metal Birds, una raccolta di standard NOISE propriamente detti che richiamano vagamente la svolta aggro degli Helmet di Meantime ma in salsa più equo-solidale. Il gruppo sopravviverà all’abbandono e alla morte di Kristen Pfaff (la quale è inclusa in quella menata del 27 Club) con l’aggiunta di un bassista maschio e brutto (vale a dire simile agli altri due membri della band), una formazione che inciderà l’altrettanto strepitoso Lucky. A scrivere questo paragrafo mi sento un po’ come se fossi K Billy e questo fosse il Supersound degli anni Settanta.
LUBRICATED GOAT – PLAYS DEVIL’S MUSIC
Dal punto di vista artsy-fartsy il progetto Lubricated Goat (una specie di solo-project allargato dell’australiano Stu Spasm) forse è più stimolante perfino della discografia dell’ex-Chrome Helios Creed. Tra i vari dischi scelgo Plays Devil’s Music, una roba genuinamente scrausa e spaventosa, forse un po’ troppo Birthday Party per passare spesso nel mio stereo quanto i dischi degli Hammerhead. Nondimeno.
MELVINS – HONKY
AmRep è anche l’etichetta dei Melvins. È limitante pensarla in questi termini ed è l’ultimo gruppo a cui si pensa quando si pensa ad AmRep, ma nondimeno su AmRep sono usciti singoli dei Melvins a quintalate e qualche disco lungo e raccolte lussuosissime che di base sono tra i principali motivi per cui Haze ha ricominciato a pubblicare cose. Dei dischi lunghi scelgo Honky: il gruppo è stato appena scaricato da Atlantic e registra un disco nuovo in fretta e furia, costruito su drone devastanti, rumore bianco ed elettronica industriale dozzinalissima, cinque o sei giorni di lavoro. Tra i dischi più fuori asse di sempre del gruppo e –a risentirlo- in megaanticipo su un sacco di cose successe dieci anni dopo.
NASHVILLE PUSSY – LET THEM EAT PUSSY
Blaine Cartwright (un essere umano paradossale di quelli col berrettino i capelli lunghissimi e la pelata, tipo un Bonnie Prince Billy del punk) mette insieme i Nashville Pussy dopo lo scioglimento dei Nine Pound Hammer. La musica grossomodo è la stessa, rock’n’roll anni settanta suonato come fosse punk anni ottanta, ma il grado di pecoreccio aumenta a dismisura. I Nashville Pussy si fregiano di un paio di ragazze in formazione tra cui la moglie di Cartwright, chitarra solista e tute di latex. Dal vivo sono tra le cose più allucinanti che sia dato di vedere, di classe Turbonegro per capirci. Let Them Eat Pussy è il loro capolavoro e un successo commerciale di Amphetamine Reptile, la quale in qualsiasi caso chiuderà i battenti alla fine dell’anno per mancanza di stimoli del proprietario.
TODAY IS THE DAY – WILLPOWER
A sentire tutto quello che è stato prodotto da Sadness Will Prevail in poi, si rischia di rovinare il ricordo dello Steve Austin più genuinamente austero e malato. Se ti ascolti Willpower, d’altra parte, ti rendi conto in circa un minuto che una persona capace di concepire musica come quella contenuta in quel disco può solo scegliere se uccidersi o risolversi i conflitti e iniziare a parruccare. Tutto sommato sono abbastanza felice che Austin abbia scelto di non uccidersi. Willpower comunque è una faticaccia, un calvario, quei dischi che ascolti per farti del male o quantomeno godere delle disgrazie altrui –e in questo uno dei massimi capolavori del metal anni novanta e il più bel disco di metal estremo mai pubblicato da Amphetamine Reptile.
UNSANE – SCATTERED, SMOTHERED & COVERED
La prima volta che ascolti gli Unsane ti senti come se una mano uscisse dall’amplificatore, ti prendesse per i capelli e ti sbattesse la testa contro un muro fino a spaccartela. Il tizio del negozio di dischi mi fa “senti io questo te lo registro in cassetta ma te lo devi mettere su in un impianto gigante senza nessuno che ti rompe il cazzo”, io gli dico che ho un mangianastri e lui mi dice di metterlo in cuffia o qualcosa così. Gli Unsane sono una cosa molto dozzinale e molto vera, servono soprattutto a riscalare il resto della musica (la quale è meno violenta, sanguinosa e reale della musica degli Unsane). Scattered, Smothered & Covered non è il più bel disco degli Unsane (darei la palma al successivo Occupational Hazard, uscito su Relapse più o meno a giochi fatti, claustrofobico come pochissime cose uscite prima e nessuna uscita dopo). Probabilmente è l’unico disco fino allo scioglimento in cui il gruppo cerca in qualche modo di parlare al pubblico invece di cercare di ammazzarlo. Il video di Scrape consta di tre minuti di evoluzioni fallite in skate, gente che cade e si fa male e tutto il resto. Per uno che lo vede in un VHS a vent’anni è –né più né meno- una chiamata alle armi. Completano l’opera Alleged e Out, che ancor oggi continuano a venir eseguite dal vivo alla fine degli show e fare morti in pista. Dei morti sempre più ultratrentenni e patetici, ma non vuol dire.