come volevasi dimostvave.

boristorcheI Boris sono un gruppo abbastanza peculiare. La peculiarità dei Boris è data dal fatto che tutti i dischi incisi dopo gli anni novanta sono talmente insignificanti e privi di spessore che ad ogni nuova uscita ci si ritrova a perdere un paio di notti di sonno come se di punto in bianco i tre cloni giappolessi dei Melvins potessero rinsavire e tirar fuori un nuovo Absolutego e/o Amplifier Worship (da cui, piccola curiosità, gli Zu hanno estratto una sorta di momento-cover devastante nei live set più recenti). Poi magari capita addirittura di ascoltarlo, il disco nuovo, che è sempre inevitabilmente –appunto- insignificante e privo di spessore, e si cade in preda ad un mare di rimorsi e rimpianti che alle volte possono durare anche due o tre minuti –prima che il disco in questione vada giustamente a finire nel settore “disastri e mezzeseghe” della ns. collezione a scapito di tutta la concettualità post-prog con cui tutte le riviste specializzate di questa terra si riempiono la bocca e ci riempiono il cestino della carta. Giusto per raccontare, insomma, che come già anticipato in sede di congettura, anche lo split Boris/Torche, o anche The Intestino EP, va taggato alla voce sono cose che succedono e messo in bella mostra nello scaffale dei dischi con la grafica bella e la musica dispensabile. Naturalmente in tutto questo sarebbe anche importante mettere in rilievo il fatto che nel disco c’è anche un pezzo dei Torche, ma per quanto riguarda i Torche (come già anticipato in sede di congettura) è più che sufficiente non parlare o prenderli in giro senza motivo. Non è cattiveria, e non è neanche il genere che fanno (il genere è tipo Cavity prodotti di merda senza i pezzi); è che per parte mi stanno sui coglioni a pelle e per parte i dischi non riescono a cambiarmi la prima impressione.