Born Villain

“Born Villain” è un disco che accosta diversi elementi che stridono tra loro, immersi in un mondo orgiastico di elementi grotteschi, antisociali e misantropi, ormai semplice contenitore e archivio di magie ed effetti speciali. Un’attitudine corporea che è passata dagli innesti e dalle mutazioni a un approccio più diretto e rock. Una serie di episodi ripetitivi e “già sentiti”, che si accosta a composizioni vibranti di una riuscita introspezione.

Il problema fondante è l’assenza di una vera estetica agglomerante che possa dare nuova sintesi vitale a un progetto che si è prosciugato nel suo aspetto più espressivo. Se le parole di Brian Warner continuano il loro lavoro crudo, dissacrante, l’insieme non mostra più un messaggio composito. Rimane solo una semplice collezione di giochi maligni, alcuni dei quali ancora affascinanti.

Il tizio che ha scritto i due capoversi sopra si chiama Michele Guerrini e pubblica su Ondarock, metto la citazione solo perchè nello scorso mese ho pubblicato due pezzi in croce e quacuno ha avuto la faccia di insultarmi perchè butto giù cinquemila battute su un disco senza manco avere un’opinione. Naturalmente è vero, tra l’altro: sto brutalmente rimettendo in discussione me stesso e/o sacrificando sulla strada per la VITA un’opinione qualsiasi in merito a qualunque artista. Marilyn Manson, dicevamo: se cerchi su Google il suo nome viene suggerito prima di Marilyn Monroe, e questo di per sè è un risultato lusinghiero: ho fatto la prova con il mio nome e il primo risultato è Francesco Monte, un tronista del quale devo ammettere di avere ignorato l’esistenza prima di due minuti fa, e quindi insomma il blog bastonate.wordpress.com sta languendo in una penuria di aggiornamenti mai vista prima d’oggi mentre il paese reale si spacca tra notti fantastiche in delirio clamoroso in cui Francesco Monte balla Ai Se Eu Te Pego all’Alexander Disco Club di Campobasso e un tizio su Ondarock pubblica una recensione da 5.5 in cui spiega che l’attitudine corporea di Marilyn Manson è passata dagli innesti e dalle mutazioni a un approccio più diretto e rock. Qualcuno tra i più scafati di voi si è senz’altro già chiesto come possa si possa considerare cambiamento l’interruzione di un processo di mutazione, ma cristo di un dio se avete delle domande mandatemele via email così almeno ripeschiamo la posta del cuore di Bastonate e ricominciamo ad aggiornare che a quanto sembra a me alla musica non sta succedendo un cazzo di niente.

A riprova del tutto, è uscito un nuovo disco di Marilyn Manson. Si chiama Born Villain e se devo essere sincero non è un granchè, un po’ una manfrina di quelle che se fossero uscite negli anni novanta avresti dovuto cantare in reggicalze per differenziarti dagli altri, poi è arrivato Marilyn Manson e tutti quanti hanno iniziato ad andarsene in giro in reggicalze perchè funzionava più del previsto. In quel momento Marilyn Manson era Satana: servizi in TV, gruppi religiosi che facevano i sit-in ai loro concerti e qualche scoppiato in giro per il mondo che trucidava la propria fidanzatina per il LOAL e si faceva sgamare con una copia di Antichrist Superstar in cameretta. Le necessarie caratterizzazioni da discepolo del Maligno e/o nuovo messia di un’America non allineata che pretendeva -anche in modo molto adolescenziale e scrauso- un briciolo d’attenzione lo bruciarono anzitempo, cioè ben prima che chiunque riuscisse a farsi un’idea chiara dei dischi (niente di che, ma nemmeno troppo brutti); nel frattempo la comunità metal aveva doverosamente preso le distanze a qualsiasi livello, voglio dire sia la critica che i lettori, accusandolo a spada tratta di essere posticcio (uno che cantava con addosso una guepière) e di aver copiato quasi tutto dai NIN (uno che è stato scoperto e lanciato da Trent Reznor). La fiamma del suo personaggio si spense circa un lustro dopo, ma il pubblico si divide ancor oggi tra chi pensa ancora che Marilyn Manson sia un idiota per via del fatto che non è un genio e chi pensa ancora che Marilyn Manson sia un genio per via del fatto che non è un idiota.

Non è che vogliamo entrare a fare il Grande Centro, sia ben chiaro: l’ultimo disco di Marilyn Manson è robetta fuori moda per la quale -in quanto fuori moda, appunto- viene un po’ voglia di fare il tifo. La cosa più divertente dell’ultimo Marilyn Manson, comunque, è confrontare il suo percorso con quello del mentore Trent Reznor e rilevare che tutto sommato, mentre mr. Nine Inch Nails ha progressivamente ammorbidito il proprio suono fino a renderlo un’unico e tutto sommato tristissimo monolite ambient-IDM per non introdotti così sciatto e normativo da far suonare il suo discorso di accettazione dell’Oscar la cosa più naturale del mondo, Brian Warner continua a battere la lingua sul dente malato e a riproporsi sempre uguale a se stesso, sempre più solo e patetico e quindi in qualche modo fedele ad una missione che negli anni più caldi della sua carriera sembrava solo quella di rastrellare una montagna di schei alle spalle di qualche adolescente confuso con la bibbia di Satana sotto al letto. E invece no: gli adolescenti confusi in rivolta di allora hanno mollato lamette e candele, hanno messo su famiglia, guardano alle loro foto con un briciolo d’imbarazzo e comprano biglietti in prevendita a duecento euro per vedere gli Stones a San Siro, o quel che è. Marilyn Manson non molla e rilancia sulla posta: la cover di You’re So Vain è la ciliegina sulla torta, micidiale Starfuckers, inc. al contrario che a dispetto della sua sostanziale sciatteria da compitino a casa potremmo tranquillamente eleggere a punto di aggregazione di tutto quel che è venuto da Manson Reznor e chi per loro dopo The Fragile. Massimo rispetto.