DISCONE: David Lynch, The Big Dream

feat. True Detective, cinema, e altri dischi di David Lynch o abbastanza riconducibili a David Lynch
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I dischi, io, li recensisco quando li compro. Il che non vuol essere altro che un modo simpatico di esprimere il mio solito MA CHE CAZZO ME FREGA a chi mi volesse far notare che questo album è uscito troppo tempo fa, ossia diversi mesi, e appartiene cioè a quel periodo (che inizia due settimane dopo l’uscita di un disco e dura fino al quinto anno dalla pubblicazione) in cui un album, qualunque album, è ANTICAJA E PETRELLA, robaccia polverosa e invecchiata male, buona per essere dimenticata o lanciata con disprezzo in sgabuzzini infestati dai fantasmi, per l’eternità o fino al giorno in cui un media importante non la recuperi trasformandola in classico, ristampandola, e innescando di nuovo in noi la FOTTA, in un pazzo vortice di eterno ritorno e calendarizzazione Maya. È un concetto di Todorov. No forse di Nietzsche. Nietzsche, tra le altre cose, diceva se non sbaglio che luntan ‘e Napule nun se può sta’, e su uno striscione dei tifosi del Napoli ai tempi della B, se non ricordo male, si leggeva che solo chi soffre impara ad amare: e noi amiamo David Lynch perché siamo arrivati alla fine di Twin Peaks, alla grandiosa scena finale di Twin Peaks, dopo la lunga tortura della seconda stagione. Ed ecco la ragione per la quale ci siamo comprati il suo disco.

Disco che non è l’unico, tra l’altro: lo scopro oggi, eh – il mio spirito guida, quello che durante la trance mi informava sui migliori dischi relax/fuck-mainstream fino a otto o nove anni fa, è purtroppo rimasto intrappolato nel Regno Invisibile ai tempi della mia esplorazione a casa Belasco – ma lo scopro con tutto il cuore, con lo stesso JEEZ HOT LULZ! con cui ho scoperto questo The Big Dream. Bè, che disco è questo The Big Dream? In sostanza, Texas Radio and the Big Beat dei Doors portata alla lunghezza di un album intero. In sostanza, una ficata. Dai, cosa c’è di meglio di quel pezzo dei Doors? Forget the night. Live with us in forests of azure. Ed è subito caldo e DEPRE, è subito palude. È subito ambiente misterioso e tristanzuolo tipo True Detective, con un tizio taciturno e fico (Ashared Apil Ekur) che si accompagna a un fanfarone di provincia (FF), formando con lui un’inossidabile macchina investigativa. Che ficata, True Detective. Che poi, al grido di QUANDO C’ERA BERLINGUER, abbiamo tanto rotto la minchia con Twin Peaks, ma alla fine True Detective non è meglio? Tra venticinque anni, segnatevelo, questo pirla qui – intendo il tizio taciturno, intendo io –si comprerà l’album di Nick Pizzolatto. Mio figlio sarà un ballerino, o un avvocato, o un barbiere per allora. E ogni cosa sarà illuminata.

Dicevamo: c’è un sottile filo che collega la teologia cattolica, la danza sufi, le poesie esoteriche di Pessoa e True Detective. No, non è vero, né che lo dicevamo, né che ci sia questo filo, ma avevo voglia di scrivere i nomi delle cose che mi interessano al momento. Mi interessano del resto anche: la colonna sonora di Eraserhead, la colonna sonora di Twin Peaks e specificamente quel cd che si chiama Twin Peaks Season Two Songs and More, la colonna sonora di Shining fatta da Wendy Carlos avendo letto solo il libro e mai usata per il film, la ragione per la quale tutti questi cd sono introvabili e soprattutto perché, maledettamente perché ho ancora bisogno di supporti fonografici in questo mondo senza Dio? The Big Dream di David Lynch, Sacred Bones Records, molte canzoni, parecchi minuti. Compratelo.

Rev_1: Rileggendo la mia stessa recensione, puntualizzo che non sono più d’accordo con me stesso nel definire questo album “Texas Radio and the Big Beat dei Doors portata alla lunghezza di un album intero”. La definizione corretta è Texas Radio and the Big Beat dei Doors portata alla lunghezza di un album intero con un tantino di Achtung Baby qui e lì”.