Non credo che tra i vari affari miei di cui ho parlato ci sia anche la mia passione per i dischi farlocchi. Dico passione e non ossessione perchè conosco qualcuno che invece ci va sotto e ne fa il principale punto d’onore della propria carriera. Ma insomma, i dischi farlocchi hanno comunque il loro fascino malato a prescindere. Si intende per disco farlocco qualsiasi disco che non sia di studio o live o boh, greatest hits. I dischi farlocchi sono cose tipi Incesticide dei Nirvana, la raccolta degli EP dei My Bloody Valentine chiamata The EPs e cose simili. Il disco farlocco è una raccolta più o meno apocrifa (e più o meno no) di versioni alternative, out-take, cover, b-side dei singoli, raccolte di dieci pezzi senza senso per tirare la volata a un solo inedito figo, selezioni messe insieme da qualche anonimo genio e caricate su torrent a diventare la miglior uscita dell’artista in questione, eccetera eccetera. Tra le prossime liste che faremo ci sarà senza alcun dubbio una lista dei miei dieci dischi farlocchi preferiti, il cui migliore sarà comunque Born Annoying degli Helmet (su questo non ho davvero nessun dubbio, fatemeli venire voi nel caso scrivendomi al solito disappunto(a)gmail.com).
Tutto il cappello per dire che il disco di cui parlo è un disco farlocco. Si chiama Micah P. Hinson and the Junior Arts Collective, è appunto un disco di Micah P. Hinson e non è uscito per davvero. Si tratta di una raccolta di versioni alternative, cover, out-take e cose simili messa insieme come CD allegato ad una rivista di musica spagnola che si chiama Rockdelux, un po’ a spalla del recente tour autunnale dell’Uomo che ha toccato anche l’Italia per una mezza dozzina di date in acustico.
Junior Arts Collective è il miglior disco di Micah P. Hinson dai tempi di Opera Circuit. Gli altri dischi di Hinson erano buoni e a tratti strepitosi, ma è sempre stato sufficiente vederselo dal vivo in uno dei suoi passaggi annuali per farsi l’idea che le canzoni contenute in cose tipo Pioneer Saboteurs o il disco di cover avevano tutto un altro potenziale di miseria e decadenza ed avrebbero meritato un trattamento più scarno. L’attacco di violino della versione solo-strumentale di I Keep Havin’ These Dreams basta a capire com’è l’andazzo in tutto il lavoro: senso di vuoto ed inadeguatezza, piangersi addosso per giorni interi, apro gli occhi e intorno vedo solamente mostri, mi sveglio e faccio schifo, uomini che si preoccupano continuamente delle guerre degli altri così nascondono la propria guerra dentro ognuno di loro e via di tag di Bastonate. Il cantautore texano, in forma smagliante, infila un numero dietro l’altro. Punte di strazio assoluto la 7 Horses Seen e Beneath The Rose prese in acustico in una stanza stracarica di echi, roba che ti basta a giustificare da sola un altro anno di musica. La versione hinsoniana di Can’t Help Falling in Love straccia quella di Elvis Presley, il resto è contrappunto di quelli che oggi il tuo pezzo preferito è quello e domani quell’altro. Non fosse rimbalzato per qualche m-blog, di Micah P. Hinson and the Junior Arts Collective non sarebbe rimasta traccia. Un po’ un peccato per quello che -se i dischi farlocchi non fossero squalificati per puro principio ed evidente miopia dei giornalisti ruock- sarebbe potuto essere il disco di cantautorato americano del 2012. L’uomo ha promesso un ritorno in brevissimi tempi con gruppo al seguito, una ragione come un’altra per tirare a campare oltre l’inverno.
Martedì scorso, il primo gennaio, è nata la mia prima bimba. Avevo compilato una lista dei dischi da farle ascoltare per l’imprinting, ma poi s’è deciso che l’ultimo di Micah sarebbe stato soddisfacente.