Sbattere sul palco un vecchio sciancato, esausto, prosciugato da una vita di bassa manovalanza, a malapena in grado di biascicare canzoni che solo per sudafricani un tempo oppressi (ma quelli dalla memoria particolarmente lunga) possono avere un senso che vada oltre il freak show, è qualcosa che al tempo stesso ridefinisce il concetto di circonvenzione di incapace e rappresenta con nitore agghiacciante il punto di non ritorno della retromania insensata e crudele e del karaoke senza scrupoli per morti dentro. Comunque fissa lo standard del livello di etica e moralità alla base delle scelte di chi per mestiere organizza concerti oggi.