Gente che ne sa: ATOM HEART for beginners.

Stile.

Uwe Schmidt è un gran cazzone. Di quelli poco appariscenti, che di sicuro non noti sul posto di lavoro e che magari alle feste aziendali nemmeno aprono bocca, per il semplice fatto che nessuno si prende la briga di rivolgergli la parola; ma che, se interpellati, se ne uscirebbero subito con la battuta più sgradevole e caustica possibile sul momento. Ha la faccia di un impiegato sull’orlo dello sbrocco dopo nove ore in compagnia di una fotocopiatrice difettosa e la postura ingessata e fremente di chi sta per combinare uno scherzo terribile, tipo cospargere la sedia di puntine da disegno, incollare l’una sull’altra con l’attak le pagine di documenti importantissimi o versare di nascosto un lassativo nel caffè che stai per bere; quell’espressione e quel modo di fare non lo abbandonano mai. Ha anche l’aria di uno capace di ironizzare su qualsiasi cosa, dal cancro alle tasse ai porno con animali alla coda alle poste all’ischemia miocardica, il tutto sempre e comunque con lo stesso sguardo vitreo e lo stesso sogghignetto appena accennato sotto quegli improbabili baffoni da motociclista frocio, unico elemento stravagante in un profilo che altrimenti sarebbe la personificazione assoluta del concetto di ordinario. Forse Uwe Schmidt è anche un genio, chi lo sa; troppo sterminata e perennemente sfuggente la sua produzione per poter azzardare anche solo un accenno di visione d’insieme. Quel che in compenso è certo è che il suo modo di operare ha del manicomiale; quella pazzia pericolosa perché metodica, implacabile, che fa paura perché segue schemi e traiettorie indecifrabili per chiunque non ne sia l’autore. Un esempio? Più di cinquanta pseudonimi diversi possono bastare? Personalmente mi ci sono voluti anni soltanto per scoprirne alcuni e ricondurne altri che magari conoscevo benissimo ma non avevo la minima idea che coinvolgessero la sua persona; come Lassigue Bendthaus ha sonorizzato i miei peggiori incubi cibernetici di bimbo plagiato da William Gibson, Il Tagliaerbe e i ClockDVA, come Atom Heart mi ha accompagnato alla scoperta della techno (prima) e dell’ambient più molesta e drogata (poi – in particolar modo nel terminale Second Nature realizzato assieme a Bill Laswell e Tetsu Inoue, per anni colonna sonora irrinunciabile per le più spericolate esplorazioni tossiche), come Señor Coconut Y Su Conjunto mi ha regalato innumerevoli ore di allegria al suono di quello che probabilmente rimane il tribute album più geniale di sempre in senso assoluto (alla pari soltanto con l’ugualmente folle The Moog Cookbook, dove però – per una volta – Schmidt non c’entra nulla). Questo per citare soltanto alcuni dei misfatti dell’uomo che abbiano rivestito una qualche importanza nella mia vita. Ce ne sono almeno altrettanti che ignoro del tutto. Probabilmente il capolavoro definitivo di Uwe Schmidt sta tra quei dischi che ancora non sono riuscito a trovare, figuriamoci a sentire. Sicuro che sta lì. Intanto lui continua la sua folle corsa verso la destrutturazione dei rancidi cascami alla base di, beh, più o meno qualunque sottogenere della musica elettronica; tocca ancora alla minimal techno nel recente Music Is Better Than Pussy (pubblicato come Atom™, tra i suoi alias più longevi), titolo assolutamente geniale (doppiato in chiusura di scaletta da una temibile Suck My Groove, nientemeno) e copertina da autentici sociopatici racchiudono una serie di numeri in cui il suono che – assieme all’electroclash – più ha fatto danni nello scorso decennio viene impietosamente sminuzzato con metodica tenacia, da omicida seriale, e blandamente ridicolizzato anche tramite l’uso di sinistri loop circolari e inserti vocali piuttosto perturbanti. Vince anche soltanto perché si intitola La musica è meglio della fica, ma non guasterà sapere che nonostante la durata di cinquanta minuti il disco viene venduto al prezzo di un EP perché la tracklist è di soli sei pezzi. Che gli dèi lo conservino.

pensieroso

Naturalmente i suoi live corrispondono a quel che c’è dentro la sua musica a livello speculare; chi lo ha visto al Dissonanze l’anno scorso potrà ben testimoniarlo. Questo sabato Atom™ suonerà a Palazzo Re Enzo nell’ambito del Robot Festival. Sapete cosa fare.