Lou Reed, 1942-2013

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che poi quando muore un eroe assoluto ti accorgi che, nonostante lui abbia parlato a tanti oltre che a te (non particolarmente a te), e puoi quindi essere stato geloso dei Velvet Underground ma fino a un certo punto, e ai concerti c’era il pubblico generico, e talmente tanto ne parlava addirittura Repubblica quando usciva The Raven, ed era in fondo un po’ così essere l’autore senile dell’ennesimo progetto artistico ispirato a Poe; e i greatest hits, i concerti con il pubblico generico, Antony, essere i soli ad aver davvero capito Heroin – nonostante tutto questo, quando muore un eroe il vuoto è improvviso, e più grande. Sono anni che mi dico, e cosa faccio quando muore Bob Dylan?, e in qualche modo ero pronto. Non ero preparato alla morte di Lou Reed (quanto è banale dirlo? Ma non credevo fosse possibile). Cè una foto all’interno del terzo disco dei Velvet Underground, quello omonimo, in cui lui avrà molti anni in meno di me adesso e naturalmente non sa ancora tutto quello che si scriverà e si racconterà su quello che stava facendo in quei giorni – non sa nulla di tutte le band che verranno, e gli onori – tutta quella enorme, vana influenza (nessuno arriverà mai più in alto). Non sa ancora, in quella foto, che il 2013 e lo stava aspettando, e aveva i denti.

Quello che non sappiamo noi, invece, è che cosa ci resta da fare adesso.

Who loves the sun?
Who cares that it is shining?
Who cares what it does since you broke my heart?